
Ilaria de Seta
Ilaria de Seta si è formata all’Università di Napoli Federico II, ha perfezionato gli studi e insegnato all’University College Cork; già Visiting Professor all'Università degli Studi dell'Aquila e assegnista di ricerca in Storia Contemporanea all'Università di Verona è attualmente Research Associate in Literary Studies alla KU Leuven, gruppo di ricerca MDRN e Suppléante et Maitre de Conferences à l'Université de Liège. Le sue prime ricerche in letteratura italiana vertono sulla rappresentazione dello spazio nella narrativa italiana otto-novecentesca, con pubblicazioni su Nievo, De Roberto, Pirandello, Svevo e Tomasi di Lampedusa. Borsista all’Istituto Italiano per gli Studi Storici ha intrapreso una ricerca su Giuseppe Antonio Borgese. Si è fin qui interessata dei suoi libri di viaggio e delle novelle, dei rapporti con Croce, Pirandello e Tozzi, dei diari americani, dell’attivismo antifascista e mondialista negli Stati Uniti. Recentemente si è occupata delle opere di Federigo Tozzi nella sua dimensione extranazionale e del personaggio medico nella letteratura europea moderna e contemporanea. Attualmente prepara la pubblicazione dei Diari americani di Giuseppe Antonio Borgese. Editor per la casa editrice Peter Lang. E' stata membro della giuria del premio Strega.
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Papers by Ilaria de Seta
mette a punto un nuovo aspetto della sua poliedrica identità intellettuale,
quello di “statista” - secondo una definizione di un ministro dell’epoca
- animato da passione politica. Siciliano nativo delle Madonie, affermatosi come critico letterario, giornalista e docente di letteratura tedesca, nel 1917 svolge una serie di incarichi per conto del ministro Vittorio Emanuele Orlando. Inviato in Francia, in Albania e Macedonia e infine in Svizzera, dove incontra i fuoriusciti jugoslavi, documenta le proprie missioni con relazioni, fotografie e lettere. Attraverso la pubblicazione di tali documenti inediti questo volume ricostruisce le tappe della riflessione di Borgese fino al Congresso delle nazioni oppresse dall’Austria-Ungheria, il cosiddetto “Patto di Roma”.
a Pirandello e Svevo, il più grande narratore del primo Novecento
italiano ‒ ha tratto dalla vita di provincia un’epica del quotidiano,
moderna e internazionale. Questa è la ragione di un libro dedicato
non solo alla multidisciplinare cultura europea dello scrittore senese,
ma anche alle convergenze, talora sorprendenti, con le arti e i grandi
autori modernisti, da Joyce a Virginia Woolf, da Musil a Kafka e a Roth.
Il volume raccoglie contributi di Romano Luperini, Matteo Palumbo,
Massimiliano Tortora, Riccardo Castellana, Giuseppe Episcopo, Valeria
Taddei, Ilaria de Seta, Valeria Merola, Marco Menicacci, Federico
Boccaccini.
Introduce e presiede Renato Camurri, Università di Verona
Con l’autrice intervengono Marino Biondi, Università di Firenze Sandro Gentili, Università di Perugia
tra ekphrasis, de-scrizione e riflessione
Il corso è rivolto a studenti di Dottorato e Laurea Magistrale. Negli studi teorici il focus è prevalso a lungo sulla dimensione tempo con attenzione alla successione degli eventi nella narrazione (Weinrich); la dimensione spazio e la sua descrizione hanno costituito invece e successivamente l'oggetto degli studi di Hamon, poi ripresi in Italia da Pellini e altri. Se lo spazio è complementare al tempo (Bachtin), come intendere le arti visive e il paesaggio nella letteratura italiana moderna e contemporanea?
UN SECOLO DI PAESAGGI ITALIANI CONTROCORRENTE
“Vedere il panorama! ecco una maniera un po’ rozza di consumare il paesaggio, di tracannare la bevanda senza sentirne il gusto” Queste le parole di Filippo Rubé protagonista del romanzo omonimo di Giuseppe Antonio Borgese pubblicato nel 1921. Singolare che proprio nel 1922 venisse emanata la Legge Croce sul paesaggio. Quali altri autori della letteratura italiana riflettono intorno a questi temi in quegli anni? Cosa hanno a che fare con l'ideologia fascista le conferenze Romagna di Alfredo Panzini e Trieste di Silvio Benco al Lyceum di Firenze rispettivamente nel 1931 e 1932? Possiamo considerare il Reportage di Pasolini del 1959, La lunga strada di sabbia un punto di snodo e un’ibridazione di un genere letterario? Va considerato invece un punto di arrivo il culto del paesaggio ipercontemporaneo industriale e post-industriale ispirato da scrittori del Nord Est, uno per tutti Vitaliano Trevisan?
Il panel intende esplorare il punto di vista non stereotipico degli scrittori nostrani sul paesaggio italiano nel corso degli ultimi cento anni. Si sollecitano anche riflessioni teoriche.
Francia, Giornata di studi, Università Paris Nanterre, venerdì 29 gennaio 2021