Papers by Massimo Caon

Spazio e tempo, democrazia e conflitto (a cura di Simone Oggionni e Andrea Della Polla. Edizioni Efesto. ISBN: 9788833816197, 2024
La democrazia rappresentativa occidentale, ed in particolare l’Unione europea quale sua significa... more La democrazia rappresentativa occidentale, ed in particolare l’Unione europea quale sua significativa e problematica concretizzazione storica, è giunta alla seconda decade del XXI secolo in condizioni di profonda precarietà. Progetto politico sospeso tra la possibilità di una Costituzione e le spinte centrifughe degli Stati Membri, l’UE ha oramai sottratto allo Stato-nazione il primato effettivo sulle politiche locali e continentali, come le vicende storiche del continente a partire dalla Crisi del 2008 mostrano: scelte di incommensurabile portata vengono compiute attraverso l’interazione di istituzioni comunitarie ufficiali e NOMIS (nella letteratura scientifica in lingua inglese: non-majoritarian institutions, quali Agenzie, Banche Centrali, Autorità ecc.), mentre i rappresentanti politici nazionali, sebbene prossimi al proprio elettorato, non sono più nelle condizioni di rispondere alle sue esigenze, rivelando una rottura della dialettica tra giudizio politico e giudizio epistemico senza precedenti nella storia della società moderna. Nella prima parte del presente articolo sarà
proposta una definizione delle nozioni di “prossimità deliberativa” e “distanza epistemica”, ipotizzate in quanto diade concettuale in grado di offrire una feconda interpretazione del deficit di legittimità
democratica oggi rilevato nella polity europea; nella seconda sezione sarà mostrato come tracce di tale dualità e della profonda convergenza teorica dei suoi elementi siano rinvenibili nella bibliografia
della deliberative theory e degli European studies.
Oltre la seconda modernità. La teoria sociologica di fronte alla digitalizzazione, il cambiamento climatico e i nuovi rapporti sud/nord del mondo (a cura di Francesco Antonelli e Anna Maria Paola Toti)., 2024
È sempre più discusso se i fattori di mutamento storico oggi al centro della ricerca scientifico-... more È sempre più discusso se i fattori di mutamento storico oggi al centro della ricerca scientifico-sociale sembrino indicare l'avvento di una terza fase del moderno. Contrariamente a tale intuizione, il presente contributo esamina le nozioni di "razionalità scientifica" e "razionalità politica" come categorie analitiche in grado di mostrare la profonda continuità sussistente tra la seconda fase del moderno e quella attuale (in contrasto con la differenza tra prima e seconda modernità rilevata dalla tradizione sociologica), pur essendo quest'ultima segnata certamente, ad esempio, da innovazioni tecnologico-comunicative di rilevanza epocale.

Trauma and Memory, 2022
Public reason's paradigm, configured by John Rawls in Political Liberalism [1 st Or. ed. 1993, 20... more Public reason's paradigm, configured by John Rawls in Political Liberalism [1 st Or. ed. 1993, 2005], is increasingly criticised for its limits in regulating a deliberative praxis able to deal with democratic pluralism. In fact, deliberative theorists usually tend to stretch and modify the ideal of a political use of public reason in order to point out the consequences of Rawls' theses in multicultural societies, so that the philosopher's paradigm turns out to be weakened from a normative point of view; this approach paves the way to aporias as the one between cultural minorities' freedom of expression and normativity of communication. In the first section of the present article I begin my analysis from a recent publication by Monique Deveaux [Deliberative Democracy and Multiculturalism, 2018] to study an example of public reason's theoretical weakening and its aporetic effects; in the second section new research perspectives are hypothesised in order to offer an alternative proposal to the removal of liberalism's criteria in multicultural democracies. More specifically, I propose the concept of "history" as a point of balance between democratic inclusion and normativity of communication in contemporary liberal democracy.
Conference Presentations by Massimo Caon
I workshop danno diritto a due crediti formativi. Gli studenti e le studentesse sono invitati a p... more I workshop danno diritto a due crediti formativi. Gli studenti e le studentesse sono invitati a portare il proprio computer personale. Workshop aperti a chi ha frequentato il primo incontro

XIII Doctoral conference - Faculty of Humanities, University of Rome "Tor Vergata"; my presentati... more XIII Doctoral conference - Faculty of Humanities, University of Rome "Tor Vergata"; my presentation dealt with deliberative democracy and its research perspectives on studying democratic legitimacy in EU's contemporary integration and administration processes.
Abstract (Italian):
La presente proposta di intervento invita ad una riflessione sociologica sulla distanza nella comunicazione democratica europea, alla luce dei profondi mutamenti epistemici e geo-storici che coinvolgono la democrazia contemporanea. Se il concetto di “distanza” in tale ambito richiama immediatamente il fecondo dibattito degli ultimi decenni sull’equo riconoscimento di valori e sfere culturali differenti entro la cornice politica liberale (“distanza politico-culturale”), meno risonanza ha avuto invece il concetto di “distanza epistemica”; quest’ultimo rimanda alla tensione tra legittimità e competenza che le istituzioni politiche occidentali sempre meno riescono a ricondurre a unità, e che nel caso storico dell’Unione Europea assume una rilevanza del tutto peculiare. Progetto politico dalla portata ambivalente, sospeso tra la possibilità di una Costituzione e le spinte centrifughe degli Stati Membri, dopo la Crisi del 2008, la deflagrazione del Covid-19 ed il conflitto russo-ucraino, l’UE ha oramai sottratto allo Stato-nazione il primato effettivo sulle politiche locali e continentali, come gli eventi appena citati mostrano. All’orizzonte dei cittadini europei si presenta così una società politica profondamente mutata: scelte di incommensurabile portata vengono compiute attraverso l’interazione di istituzioni comunitarie ufficiali e NOMIS (nella letteratura scientifica inglese non-majoritarian institutions, quali Agenzie, Banche Centrali, Autorità ecc.), mentre i rappresentanti politici nazionali, sebbene prossimi al proprio elettorato, non sono più nelle condizioni di rispondere alle sue esigenze, rivelando una rottura della dialettica tra giudizio politico e giudizio epistemico senza precedenti nella storia della società moderna. È in tale contesto che la teoria democratico-deliberativa, nel suo pluridecennale -ed ancora in essere- percorso teoretico attorno al rapporto tra comunicazione e validità, offre l’occasione per integrare la complessità epistemica delle politiche contemporanee con le pretese di legittimità sollevate dalla società europea: alternativa sia alla democrazia diretta che alla tecnocrazia, la diade prossimità deliberativa-distanza epistemica può dischiudere nuovi scenari all’Unione Europea del XXI secolo.
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Papers by Massimo Caon
proposta una definizione delle nozioni di “prossimità deliberativa” e “distanza epistemica”, ipotizzate in quanto diade concettuale in grado di offrire una feconda interpretazione del deficit di legittimità
democratica oggi rilevato nella polity europea; nella seconda sezione sarà mostrato come tracce di tale dualità e della profonda convergenza teorica dei suoi elementi siano rinvenibili nella bibliografia
della deliberative theory e degli European studies.
Conference Presentations by Massimo Caon
Abstract (Italian):
La presente proposta di intervento invita ad una riflessione sociologica sulla distanza nella comunicazione democratica europea, alla luce dei profondi mutamenti epistemici e geo-storici che coinvolgono la democrazia contemporanea. Se il concetto di “distanza” in tale ambito richiama immediatamente il fecondo dibattito degli ultimi decenni sull’equo riconoscimento di valori e sfere culturali differenti entro la cornice politica liberale (“distanza politico-culturale”), meno risonanza ha avuto invece il concetto di “distanza epistemica”; quest’ultimo rimanda alla tensione tra legittimità e competenza che le istituzioni politiche occidentali sempre meno riescono a ricondurre a unità, e che nel caso storico dell’Unione Europea assume una rilevanza del tutto peculiare. Progetto politico dalla portata ambivalente, sospeso tra la possibilità di una Costituzione e le spinte centrifughe degli Stati Membri, dopo la Crisi del 2008, la deflagrazione del Covid-19 ed il conflitto russo-ucraino, l’UE ha oramai sottratto allo Stato-nazione il primato effettivo sulle politiche locali e continentali, come gli eventi appena citati mostrano. All’orizzonte dei cittadini europei si presenta così una società politica profondamente mutata: scelte di incommensurabile portata vengono compiute attraverso l’interazione di istituzioni comunitarie ufficiali e NOMIS (nella letteratura scientifica inglese non-majoritarian institutions, quali Agenzie, Banche Centrali, Autorità ecc.), mentre i rappresentanti politici nazionali, sebbene prossimi al proprio elettorato, non sono più nelle condizioni di rispondere alle sue esigenze, rivelando una rottura della dialettica tra giudizio politico e giudizio epistemico senza precedenti nella storia della società moderna. È in tale contesto che la teoria democratico-deliberativa, nel suo pluridecennale -ed ancora in essere- percorso teoretico attorno al rapporto tra comunicazione e validità, offre l’occasione per integrare la complessità epistemica delle politiche contemporanee con le pretese di legittimità sollevate dalla società europea: alternativa sia alla democrazia diretta che alla tecnocrazia, la diade prossimità deliberativa-distanza epistemica può dischiudere nuovi scenari all’Unione Europea del XXI secolo.
proposta una definizione delle nozioni di “prossimità deliberativa” e “distanza epistemica”, ipotizzate in quanto diade concettuale in grado di offrire una feconda interpretazione del deficit di legittimità
democratica oggi rilevato nella polity europea; nella seconda sezione sarà mostrato come tracce di tale dualità e della profonda convergenza teorica dei suoi elementi siano rinvenibili nella bibliografia
della deliberative theory e degli European studies.
Abstract (Italian):
La presente proposta di intervento invita ad una riflessione sociologica sulla distanza nella comunicazione democratica europea, alla luce dei profondi mutamenti epistemici e geo-storici che coinvolgono la democrazia contemporanea. Se il concetto di “distanza” in tale ambito richiama immediatamente il fecondo dibattito degli ultimi decenni sull’equo riconoscimento di valori e sfere culturali differenti entro la cornice politica liberale (“distanza politico-culturale”), meno risonanza ha avuto invece il concetto di “distanza epistemica”; quest’ultimo rimanda alla tensione tra legittimità e competenza che le istituzioni politiche occidentali sempre meno riescono a ricondurre a unità, e che nel caso storico dell’Unione Europea assume una rilevanza del tutto peculiare. Progetto politico dalla portata ambivalente, sospeso tra la possibilità di una Costituzione e le spinte centrifughe degli Stati Membri, dopo la Crisi del 2008, la deflagrazione del Covid-19 ed il conflitto russo-ucraino, l’UE ha oramai sottratto allo Stato-nazione il primato effettivo sulle politiche locali e continentali, come gli eventi appena citati mostrano. All’orizzonte dei cittadini europei si presenta così una società politica profondamente mutata: scelte di incommensurabile portata vengono compiute attraverso l’interazione di istituzioni comunitarie ufficiali e NOMIS (nella letteratura scientifica inglese non-majoritarian institutions, quali Agenzie, Banche Centrali, Autorità ecc.), mentre i rappresentanti politici nazionali, sebbene prossimi al proprio elettorato, non sono più nelle condizioni di rispondere alle sue esigenze, rivelando una rottura della dialettica tra giudizio politico e giudizio epistemico senza precedenti nella storia della società moderna. È in tale contesto che la teoria democratico-deliberativa, nel suo pluridecennale -ed ancora in essere- percorso teoretico attorno al rapporto tra comunicazione e validità, offre l’occasione per integrare la complessità epistemica delle politiche contemporanee con le pretese di legittimità sollevate dalla società europea: alternativa sia alla democrazia diretta che alla tecnocrazia, la diade prossimità deliberativa-distanza epistemica può dischiudere nuovi scenari all’Unione Europea del XXI secolo.