Papers by Vincenzo Ruggiero Perrino
Lykeios, Dec 2024
Si tratta di un saggio - apparso sul semestrale padovano "Lykeios" in tre puntate - che fa percor... more Si tratta di un saggio - apparso sul semestrale padovano "Lykeios" in tre puntate - che fa percorrere al lettore un viaggio (cronologico e geografico), muovendosi tra ritualità e spettacolarità.
Ciociaria Oggi, Dec 2024
Raccolta delle puntate 1-51 (3 gennaio – 18 dicembre 2024), apparse nell'omonima rubrica settiman... more Raccolta delle puntate 1-51 (3 gennaio – 18 dicembre 2024), apparse nell'omonima rubrica settimanale del quotidiano "Ciociaria Oggi"
Trinacria. I colloqui di Senecio. In memoria di Emilio Piccolo, Jul 2024

Senecio, May 2024
La pratica di approntare florilegi letterari nel mondo greco ci è spiegata da Platone, che in Leg... more La pratica di approntare florilegi letterari nel mondo greco ci è spiegata da Platone, che in Leg. VII 811a, sull'impiego delle antologie in generale, ci racconta: «οἱ δὲ ἐκ πάντων κεφάλαια ἐκλέξαντες καί τινας ὅλας ῥήσεις εἰς ταὐτὸν συναγαγόντες, ἐκμανθάνειν φασὶ δεῖν εἰς μνήμην τιθεμένους, εἰ μέλει τις ἀγαθὸς ἡμῖν καὶ σοφὸς ἐκ πολυπειρίας καὶ πολυμαθίας γενέσθαι». Con particolare riferimento all'ambito teatrale, come scrive il Tedeschi, «sezioni tragiche in metri recitati o recitativi erano proposte in esecuzioni meliche, brani originariamente corali erano trasformati in parti monodiche astrofiche, preesistenti strutture strofiche o astrofiche erano ripresentate con alterazioni ritmiche; queste, che consistevano in evidenti variazioni polimetriche, servivano ad accentuare il patetismo esecutivo» 1 . Perciò, accanto alla riproposizione di drammi classici e di spettacoli degli altri generi di maggior "consumo", il teatro dell'epoca ellenistica conobbe la pratica, che il Gentili, con acume, definisce "teatroantologia" 2 . In queste antologie erano raccolte selezioni di parti significative di una o piú opere di uno o più autori, oppure estratti concernenti un medesimo tema, o ancora un particolare personaggio. Al tema dell'uccisione dei figli è dedicata la silloge contenuta nelle quattro colonne di P. Strasb. W.G. 304-307 (250 a.C. circa), che mettono insieme parti liriche estratte da Medea, Ino e Fenicie 3 . Un'antologia sull'amicizia come sommo bene, composta da cinque versi desunti dalla Danae e da un distico (versi 1155-1156) dell'Oreste euripideo ci viene restituita da P.Ross. Georg. I 9 (II a.C.). Invece, il recto di un palinsesto di un volume trascritto per uso privato ci fa conoscere un florilegio di parziali ῥήσεις euripidee tratte dalla
Rivista Cistercense, Dec 2023
co- autori: Arduino Maiuri e Felice Vinci. Una nuova ipotesi sull'enigmatico verso dantesco "Pape... more co- autori: Arduino Maiuri e Felice Vinci. Una nuova ipotesi sull'enigmatico verso dantesco "Pape Satàn, Pape Satàn, Aleppe!"
Ciociaria Oggi, Dec 2023
Raccolta delle puntate 1-50 (11 gennaio – 27 dicembre 2023), apparse nell'omonima rubrica settima... more Raccolta delle puntate 1-50 (11 gennaio – 27 dicembre 2023), apparse nell'omonima rubrica settimanale del quotidiano "Ciociaria Oggi"
Pax Arva Colat. I colloqui di Senecio. In memoria di Emilio Piccolo, May 2023
Studi Cassinati, Mar 2023
Studi Cassinati, Nov 2022

Senecio, Dec 2022
Dall'argine che sovrasta la nona bolgia infernale Dante vede la figura raccapricciante di un dann... more Dall'argine che sovrasta la nona bolgia infernale Dante vede la figura raccapricciante di un dannato squarciato dal mento all'ano (Inf. XXVIII 22-24). La terribile pena, che per contrappasso tocca ai «seminator di scandalo e di scisma» (35), non impedisce al personaggio di presentarsi («vedi come storpiato è Maometto!») e di indicare davanti a sé il cugino e genero Alì, che se ne «va piangendo», «fesso nel volto dal mento al ciuffetto» (31-33). Nell'udire che Dante è vivo («né morte 'l giunse ancor», v. 46), «più fuor di cento» delle anime intorno s'arrestano stupefatte «obliando il martiro» (vv. 52; 54). Alla vista di Dante, Maometto si apre il petto con le mani per meglio chiarire la sua pena e invita il poeta a osservare Alì, il cui volto è spaccato in due dal mento alla fronte. In sostanza, rispetto a quella di Alì, la punizione di Maometto è più atroce, perché agli occhi di un cristiano appare più grave la lacerazione religiosa da lui prodotta. Il Profeta spiega pure a Dante che i dannati di quella bolgia sono costretti a percorrere una «dolente strada» (v. 40) durante la quale le ferite si rimarginano, finché non appare un demone armato di spada che crudelmente sottopone ciascuno al medesimo supplizio assegnatogli 1 . Più avanti (vv. 58-59), dal momento che il Poeta è ancora vivo e quindi tornerà sulla Terra, Maometto gli chiede di raccomandare a fra Dolcino di armarsi «di vivanda», ovvero di provvedere a copiose scorte alimentari in modo che la «stretta di neve», cioè il blocco delle vie provocato dalla neve, «non rechi la vittoria al Noarese» (cioè al vescovo di Novara). Vittoria che invece il Noarese ottenne proprio per le ragioni qui addotte. Fra Dolcino con i suoi si era rifugiato sulle montagne del Biellese, ma un inverno rigidissimo e con molta neve li costrinse, stremati dalla fame, ad arrendersi. Questo avvenne nel marzo 1307. Tutti i commenti sottolineano con meraviglia «la precisa conoscenza che Dante aveva dei fatti più importanti del suo tempo, fin nei dettagli militari», senza notare invece un fatto molto più significativo, e cioè che Dante mette in bocca a Maometto queste parole "profetiche", attestando perciò sostanzialmente il suo status di Profeta 2 . In ogni caso, nella generale incredulità dei dannati rispetto a un vivo che viaggia nell'Oltretomba, solo Maometto sembra non dare segno di sorpresa. La sua indifferenza, in contrasto con lo stupore 1 Cfr. G. Berti, Dante e l 'Islam, in
De Reditu Nostro. I colloqui di Senecio. In memoria di Emilio Piccolo, Jun 2022
Nuova Temi Ciociara, Dec 2021
Infinito Leopardi, Jul 2021
B. Brecht, Barbara e altri racconti inediti, Sep 2020

Senecio, Sep 2020
Intorno al V sec. a.C. si verificò un graduale passaggio nella Campania etruschizzata di elementi... more Intorno al V sec. a.C. si verificò un graduale passaggio nella Campania etruschizzata di elementi "prescenici" e ludici di matrice etrusca nella farsa atellana. Infatti, come messo in luce da alcuni studiosi, alcune figure che decorano i dinoi capuani (risalenti appunto al V sec. a.C.) ritraggono coppie di satiri danzanti, o anche figure connesse al mondo degli agoni (corridori, discoboli, saltatori) o dell'addestramento equestre 1 . Del resto anche la produzione ceramografica a figure nere, iniziata grosso modo sul finire del VI sec. a.C., ha restituito scene di carattere dionisiaco e satiresco, nonché scene di simposii e di danza armata. Si tratta di testimonianze che ci offrono un quadro della penetrazione dei ludi etruschi e tutte le forme correlate in Campania 2 . Un'altra suggestiva traccia di legame tra il Meridione d'Italia e l'esperienza etrusca proviene da un'oinochoe del pittore ceretano di Castellani (databile al IV sec. a.C.), sulla quale sono raffigurati un Papposileno e una scena riconducibile alla vicenda mitica di Anfitrione. È noto che la storia di Anfitrione venne rielaborata da Plauto, ma fu anche molto sfruttata dai due massimi autori di atellane, Pomponio (Macci gemini priores) e Novio (Duo Dosseni); e inoltre fu anche il soggetto per un'ilarotragedia di Rintone, autore siciliano sul quale torneremo nelle pagine che seguono. In più, nei teatri delle città della Magna Grecia si rappresentava il cosiddetto fliace, un genere di farsa le cui scenette brevi di soggetto mitico potevano avere un'influenza sulla formazione della farsa osca 3 . Nel VI e V sec. a.C. il villaggio di Atella faceva parte della dodecapolis, federazione dei dodici villaggi e città campane delle quali la più potente fu Capua. Perciò, come detto poc'anzi, non possiamo escludere una probabile influenza etrusca sull'atellana. Nel 343 a.C. i Romani conquistarono Capua con la quale Atella manteneva importanti rapporti politici e commerciali. Ad Atella l'influenza romana andò crescendo, e nel I sec. a.C. vi furono costruite terme, anfiteatro, teatro e ville di lusso. Si diceva che Cesare Augusto avesse lì una villa imperiale, e che, viaggiando dalla battaglia vittoriosa di Anzio, fosse passato per Atella, dove Virgilio, in presenza di Mecenate, gli presentò per la prima volta i suoi Georgica.
L'antico nel presente. I colloqui di Senecio. In memoria di Emilio Piccolo, Jul 2020
Studi cassinati, Jun 2020
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