Papers by stefano Pierguidi

Tra il dicembre 1605 e il marzo 1606 Caravaggio eseguì, per l'Arciconfraternita di Sant'Anna dei ... more Tra il dicembre 1605 e il marzo 1606 Caravaggio eseguì, per l'Arciconfraternita di Sant'Anna dei Palafrenieri, una pala d'altare raffigurante la Madonna e il Bambino nell'atto di schiacciare il serpente del Peccato originale alla presenza di Sant'Anna, nota come Madonna del serpe o Madonna dei Palafrenieri (Roma, Galleria Borghese [ . Il dipinto era destinato ad ornare un altare della nuova basilica di San Pietro in Roma, ma il 16 aprile 1606, ad appena una settimana dalla sua installazione, la pala venne rimossa. 1 Le ragioni che portarono a quella decisione sono state a lungo dibattute dalla critica, ma non sono mai state completamente chiarite. Il dipinto poteva essere stato rimosso a causa della raffigurazione fin troppo ostentata della nudità di un Cristo non proprio bambino, ma già fanciullo, o per il carattere popolano della Madonna stessa, e quindi per una generica mancanza di decoro. Oppure la pala sarebbe stata riti-Desidero ringraziare Anne-Lise Desmas per le preziose osservazioni. 1 RICE 1997, pp. 43-45. 2 Lo studio fondamentale sulla vicenda del 'rifiuto' della Madonna dei Palafrenieri rimane quello di SPEZZAFERRO 1974, pp. 125-137. Più recentemente tutta la questione è stata riesaminata nei saggi pubblicati in COLIVA 1998. Cfr. anche BELTRAMME 2001, pp. 72-79. 3 SPEZZAFERRO 1974 Il dipinto oggi al Louvre, commissionato da Laerzio Cherubini nel 1601, era stato pagato 280 scudi, e venne acquistato dalla corte di Mantova nel 1607 per 350 scudi (nei quali erano però probabilmente comprese anche le LA 'MADONNA DEI PALAFRENIERI' DI CARAVAGGIO Horti Hesperidum, VI, 2016, II 377
The article analyzes the loss of interest in the study of human anatomy through dissection of cad... more The article analyzes the loss of interest in the study of human anatomy through dissection of cadavers that characterizes the Baroque period, and that distinguishes the Baroque from the Renaissance and from Neoclassicism. It is a change that can be a key to understanding the aesthetics of the seventeenth and early eighteenth centuries, when the almost obsessive study of the draperies replaced that of the anatomy. The contest between Carlo Maratti and Carlo Cesi within the Academy of St. Luke was an important turning point in this process.

Around 1751, Cochin pointed out that the best painters then in Rome were Masucci, Mancini, Batton... more Around 1751, Cochin pointed out that the best painters then in Rome were Masucci, Mancini, Battoni and " le chevalier Corado ". Cochin's statement would seem to be one of the most meaningful indications of the artist's fame. Modern criticism, however, tends not to distinguish between the nature of Giaquinto's and Masucci, Mancini and Batoni's success: while the latter three artists had definitively established themselves as history painters in oil and could work for international patrons without leaving Rome, Giaquinto never succeeded in asserting himself in that capacity and in this medium. Indeed, in his letter Cochin mistook Corrado for the more famous and well-known knight Sebastiano Conca. Being summoned to Madrid was certainly a great achievement for Giaquinto, but leaving Rome was somehow a forced choice because in the 25 years he had spent there since 1727, the painter had never achieved the success to which he aspired.

Tra le figure in gesso e stuccoforte della raccolta di Marco Mantova Benavides, confluite nel Mus... more Tra le figure in gesso e stuccoforte della raccolta di Marco Mantova Benavides, confluite nel Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova, è un Apollo di 59 cm di altezza ( , attribuito a Girolamo Campagna (1549-1617) da Bruce Boucher 1 . Giudicata fino ad oggi come un'opera d'invenzione, l'Apollo è in realtà una replica dal dio raffigurato da Raffaello Sanzio ( ) in una delle nicchie dell'architettura dell'affresco con la Scuola di Atene nella Stanza della Segnatura in Vaticano (1509Vaticano ( -1511. Presentandosi come un gesso cavo, la figura attesta la fortuna in area veneta, probabilmente nell'ambito delle botteghe degli artisti, di quell'invenzione all'antica dell'Urbinate, confermando quanto riportato da Ludovico Dolce (1508-1568) nel suo dialogo L'Aretino (Venezia, Giolito de' Ferrari, 1557), dove si attribuiva a Raffaello il primato nella raffigurazione del corpo umano nudo in ragione della sua stretta adesione al naturale e all'antico 2 . L'Apollo è stato inserito, nel recente catalogo della collezione Mantova Benavides, tra le sculture rinascimentali 3 . Rispetto agli altri pezzi di quel nucleo della raccolta, si pensi ad esempio alla Sapienza in stuccoforte colorato di Bartolomeo Ammannati o all'Architettura in terracotta riferita ad Alessandro Vittoria 4 , la figura qui in esame si differenzia per essere un gesso cavo, e da questo punto di vista è meglio associabile alle molte repliche dall'antico, soprattutto da busti ritratto (il caso più significativo è il calco dal celebre Vitellio Grimani, nello Statuario Pubblico di Venezia), che costituivano uno dei vanti del Museo Mantova Benavides. Questi gessi sembra provenissero da botteghe di artisti patavini, con i quali l'illustre giureconsulto doveva essere in rapporto diretto, e comunque la loro funzione doveva essere quella di replicare modelli da studiare e copiare 5 . Ora è davvero significativo che tra quei modelli ci fosse una replica dall'Apollo della Scuola di Atene, un'invenzione così straordinariamente vicina allo spirito degli antichi, che più volte se ne è tentato di individuare la fonte in una statua che poteva essere nota a Raffaello 6 . Della stima di cui godeva l'Urbinate nella Venezia di pieno Cinquecento, L'Aretino di Dolce rimane il documento più significativo. Nel dialogo, come noto, Michelangelo veniva più volte accusato, in reazione all'edizione torrentiniana delle Vite di Vasari (1550), di aver ecceduto nella raffigurazione di nudi muscolosi, mentre quelli di Raffaello "han questo di più, che dilettano maggiormente". Alla domanda di Pietro Aretino su quale sia la regola per giudicare i nudi più belli, Giovan Francesco Fabrini risponde che la regola si deve "cavar (come havete detto) dal vivo, e dalle statue de gliantichi", e Aretino conclude quindi: "Confesserete, adunque, che i nudi di Raffaello hanno ogni bella e perfetta parte: perché egli di rado fece cosa, nella quale non imitasse il vivo, o l'antico. Onde si veggono nelle sue figure teste, gambe, torsi, braccia, e piedi, e mani stupendissime" 7 . E quindi, nel noto disegno raffigurante Michelangelo tiene una lezione di anatomia agli artisti di Bartolomeo Passerotti (Parigi, Musée du Louvre; ), mentre il Buonarroti è nell'atto di dissezionare un cadavere, con in mano un coltello, Raffaello si limita a prendere con le mani un braccio di quel corpo, discettando di fronte agli allievi, ma senza agire in prima persona; e in secondo piano, infine, gli artisti veneti stu-diano una statuetta sansovinesca 8 , che si immagina come un modello di terracotta o gesso sul tipo di quelli della collezione Mantova Benavides (anche le dimensioni sono comparabili). Lo statuto di modello all'antica dell'Apollo raffaellesco, equiparabile alle Nobilia opera del Belvedere o di villa Medici, sarebbe stato poi sancito, intorno al 1680, dalla nota Accademia ideale di Carlo Maratti, incisa da Nicolas Dorigny, in cui quel nudo maschile veniva appunto accostato alla Venere dei Medici e all'Ercole Farnese ( 9 . Nell'inventario della collezione Mantova Benavides del 1695 l'Apollo era riferito genericamente a un "buon raro Scultore" 10 . A Girolamo Campagna il suddetto inventario riferiva esplicitamente solo una figura allegorica della Vigilanza, perduta 11 . La statuetta, verosimilmente in terracotta, dalla quale venne ricavato il gesso ancora oggi a Padova doveva essere stata modellata da un artista capace di immaginare tridimensionalmente la figura dell'affresco di Raffaello (nota attraverso incisioni di traduzione) 12 , ed è effettivamente possibile che l'autore di quel modello fosse proprio Campagna 13 . Ma è senz'altro più probabile che si trattasse di un altro scultore attivo a Padova in quegli anni, primo fra tutti Francesco Segala 14 . A quest'ultimo si deve infatti un'Abbondanza, collocata in una nicchia della Scala d'Oro di Palazzo Ducale a Venezia, che dipende chiaramente, co-1. Apollo. Padova, Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università. me riconosciuto da Luca Siracusano, dall'Apollo raffaellesco 15 . La scultura dovrebbe essere databile agli anni ottanta del Cinquecento, ma a giudicare dalla Santa Caterina d'Alessandria in terracotta della basilica di Santa Giustina a Padova, del 1564, tra le più antiche opere note dell'artista, una figura giocata sullo stesso motivo della mano appoggiata a un sostegno all'altezza dell'anca, si direb-be che Segala conoscesse l'invenzione dell'Urbinate fin dai primissimi anni della sua attività 16 . A ogni modo l'importanza dell'Apollo di Padova è eccezionale prima di tutto perché costituisce l'unica replica cinquecentesca a tutto tondo oggi nota da quella felice e fortunata invenzione raffaellesca.
Il rapporto di Giovanni Pietro Bellori con quello che noi oggi comunemente chiamiamo 'barocco' è ... more Il rapporto di Giovanni Pietro Bellori con quello che noi oggi comunemente chiamiamo 'barocco' è tema complesso. Il canone degli artisti inclusi nel primo volume delle Vite, pubblicato nel 1672 (il secondo non vide mai la luce), è stato più volte analizzato proprio con l'obiettivo di chiarire la posizione critica dell'antiquario romano 1 , ed in questo senso è utile anche prendere in esame il rapporto di Bellori con il crescente successo di quelle che venivano indicate come 'macchine', ovvero le opere d'arte di grande dimensioni, generalmente i cicli ad affresco di carattere decorativo, e quello con le incisioni di traduzione da tali 'macchine'.
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