Essays & Book Chapters by Massimo Favilla - Ruggero Rugolo

in M.Favilla - S.Grinzato - D.Mazzetto - R.Rugolo, VILLA DUODO CORREGGIO ORA POLETTI A PALUELLO, Dolo (VE), Rotary Club Venezia Riviera del Brenta, 2024
Sopravvissuta alle ingiurie del tempo e degli uomini, villa Duodo Correggio ora Poletti a Paluell... more Sopravvissuta alle ingiurie del tempo e degli uomini, villa Duodo Correggio ora Poletti a Paluello sulla Riviera del Brenta (già conosciuta con il nome di villa Gritti) viene in questa sede letteralmente ‘riscoperta’ e nuovamente interpretata.
In virtù di una ricerca attenta e scrupolosa, fugate le leggende, dissipati i malintesi, emendati gli errori, si è finalmente ristabilita la verità storica sulle origini e sulle articolate vicende che hanno interessato questo manufatto architettonico di straordinario valore.
Gli autori, che hanno proficuamente collaborato alla stesura del volume, restituiscono con efficacia un processo di stratificazione lungo oltre seicento anni: dal 1374 ai nostri giorni. Una pluralità di temi e di chiavi di lettura e un approccio rigoroso e metodologicamente esemplare permettono quindi al lettore di apprezzare al meglio la complessità di un contesto assai raro nel panorama delle ville venete. Un’opera di risarcimento utile e necessaria.
in LUOGHI E ITINERARI DELLA RIVIERA DEL BRENTA E DEL MIRANESE, Vol. XIII, a cura di M. Manfrin, Castelfranco Veneto (TV), Panda Edizioni, 2023
In copertina: Martin pescatore o Alcione. Dettaglio della tempera di Millo Bortoluzzi presente in... more In copertina: Martin pescatore o Alcione. Dettaglio della tempera di Millo Bortoluzzi presente in una stanza al piano terra di villa Brusoni-Scalella a Sambruson di Dolo. Foto di Elena Romanin.
in ROSALBA CARRIERA: MINIATURE SU AVORIO, catalogo della mostra (Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, 13 ottobre 2023 - 9 gennaio 2024), a cura di A. Craievich, Verona, Scripta edizioni, 2023
in ROSALBA CARRIERA: MINIATURE SU AVORIO, catalogo della mostra (Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, 13 ottobre 2023 - 9 gennaio 2024), a cura di A. Craievich, Verona, Scripta edizioni, 2023

in COME LA MAREA: successi e sconfitte durante il dogado di Leonardo Loredan (1501-1521), atti delle giornate di studi “Leonardo Loredan: in occasione..." (Venezia, 25-26 novembre 2021), a cura di D.Calabi - G.Gullino - Gh.Ortalli, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2023
The former country residences of the Loredans and the Pisanis still stand at Stra on the Riviera ... more The former country residences of the Loredans and the Pisanis still stand at Stra on the Riviera del Brenta, close to one another on opposite sides of the waterway. There is a similar situation in Venice, too, where their two city palaces face one another in Campo Santo Stefano. It is known that Doge Leonardo never lived in the Venetian palace, as the original building on the site was not purchased by his grandsons until 1536, while the villa at Stra came into family ownership in 1498 as part of the dowry of Marina Bernardo, who married Gerolamo Loredan, Leonardo’s second son. The doge certainly stayed in the Stra villa for three days in July 1506, guest of his son and daughter–in–law, as recorded in Marin Sanudo’s Diarii. This paper outlines the long period that led to its significant and entire ‘restoration’ in the mid-eighteenth century, carried out under the dukedom of Francesco Loredan (1752–1762). Archive documents confirm the original presence of a single building, now privately owned and previously registered as an “antica habitatione del fu serenissimo doge Lunardo Loredan” (former residence of the deceased most Serene Doge Lunardo Loredan), to which a second and almost ‘twin’ distinct residential body was added while the doge was still alive, now owned and occupied by the Stra municipality. The Villa Loredan complex at Stra thus forms a significant and early episode - in the pre–Palladio period - of the Venetian ruling class’s fascination with the mainland, which became desirable not only for the leisure it offered to “mudar ajere” (a change of air), but primarily for economic reasons related to agriculture.
in PALAZZO MOROSINI A VENEZIA. La dimora dell’ultimo eroe della Serenissima, a cura di S. Guerriero e V. Mancini, Venezia, Marsilio Editori, 2020
4 5 6 7 13 39 75 99 125 Nel 1846 Gianjacopo Fontana descriveva palazzo Morosini in campo Santo St... more 4 5 6 7 13 39 75 99 125 Nel 1846 Gianjacopo Fontana descriveva palazzo Morosini in campo Santo Stefano con queste vibranti parole:
in FRANCESCO MOROSINI 1619-1694. L’UOMO, IL DOGE, IL CONDOTTIERO, a cura di B. Buratti, Roma, Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano, 2019
in I PAVIMENTI BAROCCHI VENEZIANI, a cura di L. Lazzarini, M. Piana e W. Wolters, Caselle di Sommacampagna (Verona) - Venezia, Cierre edizioni - Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2018
in VENEZIA GLI EBREI E L'EUROPA 1516-2016, catalogo della mostra (Venezia, 19/06-13/11/2016), a cura di D. Calabi, Venezia, Marsilio, 2016
in LA MADONNA DELLA MISERICORDIA DI MONTEGIARDINO RESTITUITA AL SUO ORIGINARIO SPLENDORE, San Marino (RSM), Asset Banca, 2016
LA MADONNA DELLA MISERICORDIA DI MONTEGIARDINO RESTITUITA AL SUO ORIGINARIO SPLENDORE ,SAN MARINO(RSM), Asset Banca, 2016
IL RESTAURO DEL DIPINTO
in CHIESA, IMPERO E TURCHERIE. GIUSEPPE ALBERTI PITTORE E ARCHITETTO NEL TRENTINO BAROCCO, a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli e E. Mich, 2016
in ANTONIO BALESTRA NEL SEGNO DELLA GRAZIA, a cura di A. Tomezzoli, Verona, Scripta edizioni, 2016
in ANTONIO BALESTRA NEL SEGNO DELLA GRAZIA, a cura di A. Tomezzoli, Verona, Scripta edizioni, 2016
in ANTONIO BALESTRA NEL SEGNO DELLA GRAZIA, a cura di A. Tomezzoli, Verona, Scripta edizioni, 2016
in LA CHIESA E L’OSPEDALE DI SAN LAZZARO DEI MENDICANTI. ARTE, BENEFICENZA, CURA, DEVOZIONE, EDUCAZIONE, a cura di A. Bamji, L. Borean, e L. Moretti, Venezia, Marcianum Press, 2015
In copertina: Domenico e Giuseppe Valeriani, Gloria di angeli, cupola del presbiterio, Venezia, C... more In copertina: Domenico e Giuseppe Valeriani, Gloria di angeli, cupola del presbiterio, Venezia, Chiesa degli Scalzi © Per gentile concessione dell'Ufficio per la Promozione dei Beni Culturali del Patriarcato di Venezia l'Editore ha cercato con ogni mezzo i titolari dei diritti di alcune immagini senza riuscire a reperirli; resta a disposizione per l'assolvimento di quanto occorra nei loro confronti.
in A COMPANION TO VENETIAN HISTORY, 1400-1797, ed. by Eric R. Dursteler, Leiden-Boston, Brill, 2013
in LA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO E LA COMUNITÀ TEDESCA A VENEZIA, a cura di N. Bonazza, I. di Lenardo e G. Guidarelli, Venezia, Marcianum Press, 2013
in TIEPOLO NERO. OPERA GRAFICA E MATRICI INCISE, catalogo delle mostre (Chiasso, Roma, Venezia, 2 febbraio - 14 ottobre 2012), a cura di L. Puppi e N. Ossanna Cavadini, Milano, Mazzotta, 2012
in ATENEO VENETO 1812-2012, UN’ISTITUZIONE PER LA CITTÀ, a cura di M. Gottardi, M. Niero e C. Tonini, Venezia, Lineadacqua, 2012
Uploads
Essays & Book Chapters by Massimo Favilla - Ruggero Rugolo
In virtù di una ricerca attenta e scrupolosa, fugate le leggende, dissipati i malintesi, emendati gli errori, si è finalmente ristabilita la verità storica sulle origini e sulle articolate vicende che hanno interessato questo manufatto architettonico di straordinario valore.
Gli autori, che hanno proficuamente collaborato alla stesura del volume, restituiscono con efficacia un processo di stratificazione lungo oltre seicento anni: dal 1374 ai nostri giorni. Una pluralità di temi e di chiavi di lettura e un approccio rigoroso e metodologicamente esemplare permettono quindi al lettore di apprezzare al meglio la complessità di un contesto assai raro nel panorama delle ville venete. Un’opera di risarcimento utile e necessaria.
In virtù di una ricerca attenta e scrupolosa, fugate le leggende, dissipati i malintesi, emendati gli errori, si è finalmente ristabilita la verità storica sulle origini e sulle articolate vicende che hanno interessato questo manufatto architettonico di straordinario valore.
Gli autori, che hanno proficuamente collaborato alla stesura del volume, restituiscono con efficacia un processo di stratificazione lungo oltre seicento anni: dal 1374 ai nostri giorni. Una pluralità di temi e di chiavi di lettura e un approccio rigoroso e metodologicamente esemplare permettono quindi al lettore di apprezzare al meglio la complessità di un contesto assai raro nel panorama delle ville venete. Un’opera di risarcimento utile e necessaria.
Si tratta di una collezione assai ricca (sono qui censiti in totale 280 pezzi) e ‘trasversale’: pur essendo il nucleo di gran lunga più consistente legato al Museo Correr nella specifica classe inventariale II, la stessa particolarità di questo genere ha fatto sì che vari nuclei o anche singoli esemplari siano presenti in altre classi (Cl. I Dipinti, Cl. XLV Risorgimento) e in varie sedi museali (Ca’ Rezzonico, Palazzo Mocenigo, Cà Pesaro, Museo Vetrario di Murano). Una buona occasione per una ricognizione a 360°, oltre che per una contemporanea necessaria campagna conservativa, funzionale alla migliore valutazione critica.
Ma non solo: in tempi recenti la collezione dei ritratti in miniatura dei Musei Civici Veneziani è stata arricchita dall’arrivo di un importante nucleo collezionistico – ben 49 pezzi – dovuto al colto e appassionato cercare, riunire e ‘salvare’ di Paola Sancassani, veronese d’origine, ma veneziana di adozione.
Il catalogo delle opere è introdotto da un ampio saggio monografico che offre una panoramica temporale e geografica, da cui si scende alle proposte di delineazione di singole personalità di artisti, discepoli e creati, ambiti e scuole locali, con l’aggiunta a confronto di non poche opere inedite. Il saggio ha poi guardato alla natura ‘genetica’ della raccolta, ricostruendone i diversi nuclei costituitivi, da quello già presente all’interno della grande collezione di Teodoro Correr, fino agli ultimi apporti (ad esclusione del gruppo, piccolo ma prezioso, di miniature familiari legate nel 2020 da Maria Francesca Tiepolo, ultima della illustre stirpe patrizia veneziana, pervenute a impaginato già chiuso e che perciò figurano in coda al catalogo in una loro piccola sezione). Analogamente sono state ricostruite le vicende museali ed espositive degli ultimi due secoli, con le alterne fortune e il totale oblio novecentesco.
La figura della bambina pare un automa colto nell’atto perturbante di animarsi e, nell’atmosfera, già annuncia il mondo inquieto di Francisco Goya.
"I Quaderni dell’Albero d’Oro" intendono offrire studi sintetici su singole opere, privilegiando la provenienza da collezioni private, che normalmente sono poco o per nulla fruibili da un largo pubblico. Palazzo Vendramin Grimani diventa quindi punto di incontro e di conoscenza, aprendo i propri spazi espositivi a episodi dell’arte, in particolare veneziana, altrimenti ignoti
Sopravvissuti al furore iconoclasta che si accanì contro i simboli della Repubblica di Venezia dopo la sua caduta nel 1797 e rimasti a lungo nell’oblio, i ritratti dei dogi e dei provveditori veneti costituiscono una preziosa testimonianza della devozione di Asola verso la Serenissima. I dipinti restituiscono i sembianti dei provveditori Giovanni Marco Michiel (1686), Alberto Gozzi (1687) e Gasparo Luca (1688?); a questi si aggiungono le effigi dei dogi Alvise Pisani (1735-1741) e Francesco Loredan (1752-1762). Un caso singolare è costituito dal ritratto del “protettore” della comunità di Asola Marcantonio Dolfin (1755). Un’opera nella quale avrebbe dovuto cimentarsi Giambattista Tiepolo, ma che alla fine fu assegnata all’amico Fortunato Pasquetti, uno dei più quotati ritrattisti sulla piazza veneziana dell’epoca. Lo studio diretto delle opere, corroborato da un’escavo negli archivi e da un opportuno restauro, ha consentito di gettare una nuova luce su un ricco contesto e sulle sue implicazioni con la dominante Venezia.
With a personal “ narrated” tour and a narrative that never loses sight of scientific rigour, the authors take us through the magnificent rooms in a journey that weaves together, with careful reconstruction, the history of the families and collections once hosted in the palazzo.
Il palazzo, con questo volume, è diventato finalmente oggetto di uno studio monografico grazie al contributo della Fondazione di Venezia e alla felice sinergia innescata tra il Museo Storico della Guardia di Finanza e l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
Risulta denso di scoperte il capitolo di Gianmario Guidarelli dedicato alla storia architettonica dell’edificio, offrendoci una lettura ‘ravvicinata' della fabbrica e del suo sito. Massimo Favilla e Ruggero Rugolo ricostruiscono i complessi passaggi che interessarono, attraverso i secoli, gli apparati decorativi e le collezioni d’arte dei Corner, dando un particolare risalto alla figura di Giambattista Tiepolo
Una copiosa documentazione d’archivio e fotografica arricchisce il volume, insieme a un capitolo, firmato da Rita Deiana, sulle indagini termografiche ad infrarosso (IR) eseguite in più punti dell’edificio.
Due fondamentali sezioni, a cura di Bruno Buratti, sono dedicate alla storia della Guardia di Finanza a Venezia e al processo di recupero degli ambienti del palazzo, avviato negli ultimi anni, attraverso restauri mirati anche alla fruizione pubblica. La secolare permanenza della Guardia di Finanza a palazzo Corner Mocenigo costituisce un simbolo del forte legame con la città di un organo statale che, a differenza di altre istituzioni, non ha abbandonato Venezia per la terraferma.
L’arte di Giambattista Tiepolo trova infatti il proprio geniale elemento fondante nel disegno, aspetto che lo vide esprimersi come fecondissimo artefice, e insieme cifra con la quale seppe organizzare e dirigere la diversificata produzione di una singolare bottega famigliare, guidando l’attività grafica dei figli Giandomenico e Lorenzo in quello che fu l’ultimo grande esempio di una secolare tradizione veneziana di atelier d’arte.
Dunque al cromatismo del disegno tiepolesco e alla gamma delle sue molteplici tipologie, tecniche e tematiche, si è voluta dedicare la presente occasione, che trova la propria ragione nella felice possibilità di riunire una scelta di opere da raccolte italiane rimaste assai meno conosciute al grande pubblico, con fogli sinora raramente – o mai – esposti, ma eloquenti della natura multiforme di questa attività grafica, aspetto che costituisce di per sé un fatto rilevante.
Nata in collaborazione in special modo con i Civici Musei d’Arte e Storia di Trieste, la mostra vede provenire un nucleo centrale e consistente di opere dalle collezioni triestine del Museo Sartorio, mentre un’ulteriore selezione viene proposta dai fogli ben noti del Museo di Bassano del Grappa e del fondo Fiocco dell’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Ma essa ambisce anche a presentarsi come un’occasione di novità nell’accostare, a quelli, i disegni di Tiepolo appartenuti a tre grandi collezionisti attivi a Firenze tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento: Frederick Stibbert, Herbert Percy Horne e Stefano Bardini, le cui raccolte, oggi opportunamente musealizzate, restano però malauguratamente trascurate non solo dai grandi flussi turistici ma spesso anche dall’interesse degli studiosi. E ancora, un piccolo gruppo di vivaci invenzioni mitologiche di Giandomenico testimonia quella che fu l’importantissima raccolta di fogli veneziani del Settecento riunita all’inizio del secolo scorso dal pittore d’origine goriziana Italico Brass, oggi in parte dispersa.
Le quattro sezioni della mostra riuniscono quindi i disegni e una scelta di acqueforti secondo i nuclei tematici salienti, declinandole al contempo attraverso la gamma delle loro modalità tecniche: dal progetto ai ‘pensieri’, dai ‘ricordi’ ai ‘divertimenti’ e alle repliche sempre variate e inventive di Giandomenico e Lorenzo, come esercizio emulativo dell’opera paterna. A essi si aggiunge una calibrata selezione di dipinti, con il compito di introdurre e in qualche modo rappresentare gli esiti pittorici di ciascuna tipologia grafica. Alcuni molto noti, altri invece riemersi o riconosciuti solo dalle ricerche più recenti, tutti contribuiscono a penetrare le dinamiche del linguaggio dei Tiepolo, la cui eccezionale fertilità immaginativa non esclude una costante innovazione nell’iterazione dei modelli.
A distanza di oltre un secolo, in molti continuano a ritenere necessario ‘modernizzare’ Venezia per inserirla nel tempo del terzo millennio.
Agli onori fastosi tributati dai contemporanei e alla costruzione mitico-celebrativa del personaggio succede un lungo periodo di oblio, prima della rivalutazione dello straordinario primato.
In the first case they enter the Corner Palace in San Polo, where the painter worked for several years, in particular in the first half of the 1740s, when he painted the canvas of the ceiling of the so-called Cabinet of Mirrors. It depicts the Allegory of Marital Concordia, which, together with the canvases on the walls of the room, represents the complex ideology of one of the oldest, proudest and most powerful families in the history of the Venetian Republic.
On the contrary, for the Manins, who became part of the aristocracy of Venice only in 1651 after a large donation to the Marciano State, Tiepolo painted a ceiling in which the fundamental role of wealth in order to reach the nobility was highlighted, and at the same time it is affirmed that richness must be followed by generosity to be confirmed (Scrooge docet!).
The Mocenigo family was certainly older than Manins, although much less than the Corners. For a ceiling of Mocenigo Palace in San Samuele, Tiepolo painted a canvas that intended to emphasize the fundamental value of the aristocratic origin for the continuity and greatness of the Mocenigos’ name.
Organizirano na Oddelku za umetnostno zgodovino Filozofske fakultete Univerze v Ljubljani in v sodelovanju s Slovenskim umetnostnozgodovinskim društvom. / Organised at Art History Department of Faculty of Arts, University of Ljubljana, in collaboration with Slovenian Association of Art Historians.
Le pavimentazioni dei monumenti pubblici, religiosi e privati di Venezia – talvolta straordinariamente ricche, di insolita bellezza e spesso disegnate dagli architetti più attivi e famosi operanti nel Veneto – sono parte integrante della fabbrica e concorrono in misura non trascurabile a caratterizzare il volto delle architetture cittadine.
Il convegno intende chiudere una prima serie di studi dedicata ad un argomento finora poco indagato e stranamente trascurato dalla maggior parte degli studiosi che in passato si sono dedicati all’architettura veneziana. L’Istituto Veneto ha già organizzato due convegni sul tema: il primo (curato da Lorenzo Lazzarini) dedicato ai pavimenti in terrazzo, il secondo (curato da Lorenzo Lazzarini e Wolfgang Wolters) a quelli lapidei del Rinascimento. I due volumi che raccolgono le relazioni esposte in tali convegni sono divenuti riferimenti fondamentali per la materia. Assieme al volume degli atti del presente convegno, dedicato ai pavimenti apparsi tra il Seicento e l’Ottocento, formeranno un prezioso strumento sia per gli studi specialistici, sia di supporto all’attività di conservazione e restauro. Prevalentemente rivolte all’esame degli artefatti lagunari, le relazioni del convegno toccano anche altre esperienze peninsulari – romane, fiorentine, napoletane e siciliane – e illustrano alcuni casi esemplari di restauri condotti su pavimentazioni di età barocca.
Nella Venezia del XVI secolo la percezione degli interni di molte chiese, scuole e edifici pubblici era in ampia misura condizionata dalla presenza di soffitti piani decorati con dipinti illusionistici inseriti in sontuose cornici intagliate e spesso dorate. Nel tardo Cinquecento e durante il XVII secolo questa caratteristica matrice decorativa del soffitto veneziano divenne un modello diffuso in tutta Europa. Le giornate di studio si articolano attorno ai momenti più significativi di questa tipologia, ma contemporaneamente esse la pongono in un più ampio contesto storico. Saranno considerati gli antefatti medievali e quattrocenteschi, così come si indagheranno gli sviluppi successivi durante il XVII e il XVIII secolo. Frutto di una cooperazione tra il Kunstgeschichtliches le giornate di studio intendono stimolare gli scambi scientifici tra studiosi di lingua tedesca e italiana. L'iniziativa è sostenuta dalla Fritz Thyssen Stiftung für Wissenschaftsförderung.
A 400 anni dalla nascita di Francesco Morosini "il Peloponnesiaco" (1619-1694) diverse istituzioni veneziane celebrano l'avvincente figura del capitano generale da mar e doge. Il Museo Correr è luogo essenziale poiché custode dell'intero patrimonio storico del Morosini, acquisito nel 1895 dall'ultima erede e proveniente dal suo palazzo in campo Santo Stefano. Cimeli, documenti e opere d'arte che mostrano aspetti peculiari della persona e della dimensione storica di Morosini. Oggetti personali, libri, portolani, globi, reperti d'arte classica greca ne testimoniano il carattere e le passioni. Documenti militari, modelli navali e di fortezze, trofei, armi sottratte agli ottomani tratteggiano l'uomo di guerra e le sue imprese, specie la conquista del Peloponneso (1683-1688). Ritratti, monete, medaglie, pubblicazioni elogiative evocano l'aura mitica che avvolse ancora in vita l'ammiraglio-doge, ultimo eroe veneziano. Morto da doge in battaglia, la sua postuma celebrazione durò a lungo, affidata a irrealizzati progetti monumentali dell'architetto Antonio Gaspari e ad apparati come quello realizzato nel palazzo familiare e richiamato nell'allestimento permanente del Correr. Con l'epica figura di Morosini la mostra rievoca l'illusione del ritorno alla gloria della Serenissima potenza militare e marittima nel Mediterraneo.
Nelle Sale Napoleoniche di quello che fu il Palazzo Reale, ora Museo Correr, una nuova donazione consente di esporre un gruppo di ritratti in miniatura della prima metà dell'Ottocento, soprattutto italiani ma anche di scuola francese e inglese, e vari cimeli di interesse napoleonico. Le miniature ci restituiscono i volti di uomini e donne vividamente presenti grazie alla raffinata arte della miniatura: una specializzazione che nel XIX secolo fu assai ricercata e apprezzata, con veri artisti anche rinomati. Molti di questi volti oggi sono per noi anonimi; altri appartengono a personaggi noti o protagonisti dell'età napoleonica, a iniziare dallo stesso imperatore. In Europa e non solo, durante l'Impero e dopo la sua fine, l'epopea e il mito del grande corso hanno ispirato una vera e propria "Napoleone-mania", tradottasi negli oggetti più svariati. L'idea di ritrovare e conservare anche solo alcuni frammenti evocativi di quel momento cruciale ha ispirato la collezione della veronese Paola Sancassani-veneziana d'elezione e grande appassionata di storia-ora generosamente offerta ai Musei Civici di Venezia. Al Museo Correr si potranno dunque scoprire affascinanti miniature-ritratto di Napoleone, dei suoi familiari e generali e di anonimi contemporanei, il delizioso portaprofumo in oro e smalti che fu pegno d'amore di Orazio Nelson a Lady Hamilton, dipinti e stampe di battaglie, medaglie commemorative e monete, che ci parleranno di un'età breve e contraddittoria la quale, tuttavia, ha segnato una svolta decisiva nella storia moderna.
Per la prima volta a Roma, viene descritta in maniera organica la dinamica inventiva e produttiva di uno dei maggiori incisori e pittori del Settecento veneziano, grazie all'esposizione di un cospicuo numero di fogli provenienti da istituzioni museali, fondazioni e collezioni private.
Nella storia della cultura figurativa europea l’impressionante quantità e varietà dei disegni dei Tiepolo si staglia come un grandioso monumento della grafica settecentesca.
L’arte di Giambattista Tiepolo trova infatti il proprio geniale elemento fondante nel disegno, aspetto che lo vide esprimersi quale fecondissimo artefice e insieme cifra con la quale seppe organizzare e dirigere la produzione di una singolare bottega famigliare, guidando l’attività grafica dei figli Giandomenico e Lorenzo in quello che fu l’ultimo grande esempio di una secolare tradizione veneziana di atelier. Tale inesauribile vena narrativa, intesa per lo più come esercizio autonomo, si compone di un’estesa varietà di registri calibrati dall’artista in rapporto alle diverse funzionalità della sua produzione. In tal senso la gamma delle molteplici tipologie, tecniche e tematiche dà luogo a un ‘colore del disegnò. A questa peculiare angolazione del poliedrico mondo tiepolesco si è voluta dedicare la presente occasione che trova la propria ragione nella felice possibilità di riunire una scelta di opere provenienti da raccolte italiane rimaste poco conosciute al grande pubblico, con fogli sinora raramente se non mai esposti.
Le quattro sezioni della mostra riuniscono quindi disegni e una scelta di acqueforti secondo nuclei tematici salienti, declinandole al contempo secondo la gamma delle loro modalità tecniche: dal progetto ai ‘pensieri’, dai ‘ricordi’ ai ‘divertimenti’ e alle repliche sempre originali di Giandomenico e Lorenzo, come esercizio emulativo dell’opera paterna. Ad essi si aggiunge una calibrata selezione di dipinti, con il compito di introdurre e in qualche modo rappresentare gli esiti pittorici di ciascuna tipologia grafica.