Papers by don Giuseppe Guliti
INCONTRI, 2019
L’area sepolcrale fuori la porta di Aci: le chiese di S. Maria la Grotta,
S. Maria di Bethlem e l... more L’area sepolcrale fuori la porta di Aci: le chiese di S. Maria la Grotta,
S. Maria di Bethlem e la memoria di S. Leone
Taumaturgo, vescovo di Catania

Questo lavoro nasce dal ritrovamento presso l’Archivio Storico Nazionale di Toledo (Spagna) di un... more Questo lavoro nasce dal ritrovamento presso l’Archivio Storico Nazionale di Toledo (Spagna) di un antico manoscritto redatto nel 1608 dall’Arciprete di Taormina Melchiorre Coniglio, riguardante gli eventi miracolosi che si stavano verificando presso l’antica chiesetta di S. Venera, situata nell’omonima contrada della suddetta città. Il documento, composto da dieci fogli recto e verso, è la relazione minuziosa delle guarigioni inspiegabili operate da una fonte d’acqua prodigiosa che scaturiva nelle vicinanze della chiesa, del successivo rinvenimento attorno ad essa di numerosi reperti umani di soggetti che verosimilmente avevano subito il martirio e di come la città di Taormina, le diverse contrade e terre della Sicilia reagirono alla dilagante notizia dei miracoli che ivi accadevano.
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.
Incontri, 2018
La chiesa di S. Antonio di Padova, sacrario della famiglia Di Giovanni, il
cui capostipite Domeni... more La chiesa di S. Antonio di Padova, sacrario della famiglia Di Giovanni, il
cui capostipite Domenico acquistò il florido casale etneo nel 1640
INCONTRI , 2017
Ritrovato l’antico ospizio medievale, citato nella pergamena di Ruggero II del 1125, ove nel 1348... more Ritrovato l’antico ospizio medievale, citato nella pergamena di Ruggero II del 1125, ove nel 1348 cercò ricovero Giovanni d’Aragona, crocevia di popoli e importante luogo strategico
Le reliquie «maggiori» della Cattedrale di Catania, patrimonio sacro della città etnea nel medio... more Le reliquie «maggiori» della Cattedrale di Catania, patrimonio sacro della città etnea nel medioevo.
Le vicissitudini che hanno portato alla costruzione della chiesa di S. Domenico ad Acireale e il ... more Le vicissitudini che hanno portato alla costruzione della chiesa di S. Domenico ad Acireale e il culto della Madonna del Rosario.
La costruzione della chiesa madre di Viagrande (CT) dopo il terremoto del 1693 e la figura di don... more La costruzione della chiesa madre di Viagrande (CT) dopo il terremoto del 1693 e la figura di don Giabattista Barbagallo, sacerdote viagrandese, promotore e curatore dell'opera.
Le origini del culto e la costruzione della Chiesa dedicata a S. Maria della Catena nel Comune di... more Le origini del culto e la costruzione della Chiesa dedicata a S. Maria della Catena nel Comune di Aci Catena (CT) su PAESI ETNEI OGGI - FEBBRAIO 2016
“Paesi Etnei Oggi”—Dicembre 2015
Books by don Giuseppe Guliti

Questo lavoro nasce dal ritrovamento presso l’Archivio Storico Nazionale di Toledo (Spagna) di un... more Questo lavoro nasce dal ritrovamento presso l’Archivio Storico Nazionale di Toledo (Spagna) di un antico manoscritto redatto nel 1608 dall’Arciprete di Taormina Melchiorre Coniglio, riguardante gli eventi miracolosi che si stavano verificando presso l’antica chiesetta di S. Venera, situata nell’omonima contrada della suddetta città. Il documento, composto da dieci fogli recto e verso, è la relazione minuziosa delle guarigioni inspiegabili operate da una fonte d’acqua prodigiosa che scaturiva nelle vicinanze della chiesa, del successivo rinvenimento attorno ad essa di numerosi reperti umani di soggetti che verosimilmente avevano subito il martirio e di come la città di Taormina, le diverse contrade e terre della Sicilia reagirono alla dilagante notizia dei miracoli che ivi accadevano.
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.
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S. Maria di Bethlem e la memoria di S. Leone
Taumaturgo, vescovo di Catania
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.
cui capostipite Domenico acquistò il florido casale etneo nel 1640
Books by don Giuseppe Guliti
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.
S. Maria di Bethlem e la memoria di S. Leone
Taumaturgo, vescovo di Catania
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.
cui capostipite Domenico acquistò il florido casale etneo nel 1640
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae; alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo. Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.