Papers by Vitalba Azzollini

Istituto Bruno Leoni, 2019
Da anni il tasso di natalità in Italia continua a calare. Le politiche finora praticate a support... more Da anni il tasso di natalità in Italia continua a calare. Le politiche finora praticate a supporto della maternità e della famiglia non hanno incrementato le nascite.
Servirebbe, da un lato, adottare misure per la parità tra i genitori nella suddivisione dei compiti nella cura dei figli; dall'altro, considerare la correlazione positiva fra incremento della natalità, lavoro femminile e strutture per l’infanzia.
Una recente mozione parlamentare impegna il governo a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare, finalizzato a razionalizzare i diversi istituti vigenti a sostegno della natalità e della genitorialità.
A tale fine, è previsto l’impegno il governo ad adoperarsi in sede di Unione europea per chiedere maggiore flessibilità di bilancio. Per un Paese fortemente indebitato come l’Italia questa non sembra una buona soluzione: gli interventi a sostegno della maternità e della famiglia possono avere un impatto forte nel medio-lungo termine solo se i futuri genitori si aspettano che siano duraturi nel tempo. Avere conti pubblici in ordine può essere, quindi, una precondizione indispensabile per far sì che gli aumenti di spesa a favore delle famiglie abbiano l’effetto sperato sul tasso di fecondità.

La scarsità di fondi pubblici e gli interventi di cui necessita il patrimonio artistico nazionale... more La scarsità di fondi pubblici e gli interventi di cui necessita il patrimonio artistico nazionale richiedono l’apporto di capitali privati anche per il tramite di canali diversi dal mecenatismo.
A tal fine, le sponsorizzazioni culturali rappresentano uno strumento importante, in quanto atte a soddisfare sia l’esigenza dello Stato di fruire di fonti alternative di finanziamento, sia l’interesse delle imprese a realizzare investimenti che consentano loro la promozione del marchio e il miglioramento della reputazione aziendale.
Tuttavia, questo strumento è poco utilizzato: l’intento del legislatore di favorire il supporto privato all’arte e, al contempo, di proteggere quest’ultima dal “privato” stesso e da una malintesa logica del profitto si è tradotto in una regolamentazione complessa, molto onerosa e poco attrattiva.
E’ indispensabile una semplificazione normativa, che riduca gli appesantimenti operativi e incentivi il ricorso all’istituto. La concorrenza tra gli sponsor, elemento di efficienza anche nel settore culturale, va agevolata mediante poche regole, chiare e di facile applicazione. Nella lotta alla burocrazia, iniziare dalla “cultura” rappresenterebbe una buona mossa, in più di un senso.
Stampa e pluralismo: tra valore e costi
Il giornale ha storicamente
rappresentato il primo mezzo
di diffusione di notizie,
idee e opinio... more Il giornale ha storicamente
rappresentato il primo mezzo
di diffusione di notizie,
idee e opinioni.
• A tutela del pluralismo informativo,
l’ordinamento ha
apprestato strumenti quali
la normativa in materia
antitrust e quella relativa ai
contributi statali alla stampa.
Tali strumenti non sono
esenti da critiche.
• In particolare, le sovvenzioni
pubbliche ai giornali, pur
se finalizzate all’arricchimento
del panorama dell’informazione,
di fatto hanno
ostacolato la competizione
fra operatori meritevoli, consentendo
la sopravvivenza di
soggetti non sempre idonei a
esprimere contenuti di qualità
o di generale interesse.
• Nel settore dell’editoria on
line può forse svilupparsi
un’effettiva concorrenza
fondata sulle capacità di chi
vi opera, a condizione che a
tale ambito non vengano applicate
le misure assistenzialistiche
hanno finora minato
il settore della stampa cartacea.

Quote di genere: una scelta di merito? Considerazioni e proposte alternative
La legge n. 120/2011 (c.d.
“Legge Golfo-Mosca”) ha destinato
alle donne, sia pure
per un periodo... more La legge n. 120/2011 (c.d.
“Legge Golfo-Mosca”) ha destinato
alle donne, sia pure
per un periodo transitorio, alcuni
posti in organi di amministrazione
e controllo delle
società quotate in mercati
regolamentati e delle società
non quotate controllate da
pubbliche amministrazioni e,
da poco, anche negli enti locali
e territoriali.
• Si tratta di una impostazione
che, prescindendo da qualunque
valutazione comparativamente
qualitativa, sembra
andare in direzione opposta
alla valorizzazione del merito,
quale criterio di base nella
scelta di candidati a qualunque
posizione. Peraltro, essa
va a limitare la discrezionalità
organizzativa dell’imprenditore
nelle scelte riguardanti la
gestione aziendale.
• Il ricorso allo strumento
dell’autoregolamentazione
al fine di disciplinare l’accesso
di esponenti di diverse categorie
poco rappresentate
non solo ai vertici, ma altresì
a livelli inferiori della struttura
aziendale, avrebbe consentito
un più adeguato contemperamento
degli interessi coinvolti
ed una più ampia flessibilità
operativa, senza rinunciare
alla sanzionabilità della violazione
degli obblighi assunti
dall’imprenditore.
Uploads
Papers by Vitalba Azzollini
Servirebbe, da un lato, adottare misure per la parità tra i genitori nella suddivisione dei compiti nella cura dei figli; dall'altro, considerare la correlazione positiva fra incremento della natalità, lavoro femminile e strutture per l’infanzia.
Una recente mozione parlamentare impegna il governo a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare, finalizzato a razionalizzare i diversi istituti vigenti a sostegno della natalità e della genitorialità.
A tale fine, è previsto l’impegno il governo ad adoperarsi in sede di Unione europea per chiedere maggiore flessibilità di bilancio. Per un Paese fortemente indebitato come l’Italia questa non sembra una buona soluzione: gli interventi a sostegno della maternità e della famiglia possono avere un impatto forte nel medio-lungo termine solo se i futuri genitori si aspettano che siano duraturi nel tempo. Avere conti pubblici in ordine può essere, quindi, una precondizione indispensabile per far sì che gli aumenti di spesa a favore delle famiglie abbiano l’effetto sperato sul tasso di fecondità.
A tal fine, le sponsorizzazioni culturali rappresentano uno strumento importante, in quanto atte a soddisfare sia l’esigenza dello Stato di fruire di fonti alternative di finanziamento, sia l’interesse delle imprese a realizzare investimenti che consentano loro la promozione del marchio e il miglioramento della reputazione aziendale.
Tuttavia, questo strumento è poco utilizzato: l’intento del legislatore di favorire il supporto privato all’arte e, al contempo, di proteggere quest’ultima dal “privato” stesso e da una malintesa logica del profitto si è tradotto in una regolamentazione complessa, molto onerosa e poco attrattiva.
E’ indispensabile una semplificazione normativa, che riduca gli appesantimenti operativi e incentivi il ricorso all’istituto. La concorrenza tra gli sponsor, elemento di efficienza anche nel settore culturale, va agevolata mediante poche regole, chiare e di facile applicazione. Nella lotta alla burocrazia, iniziare dalla “cultura” rappresenterebbe una buona mossa, in più di un senso.
rappresentato il primo mezzo
di diffusione di notizie,
idee e opinioni.
• A tutela del pluralismo informativo,
l’ordinamento ha
apprestato strumenti quali
la normativa in materia
antitrust e quella relativa ai
contributi statali alla stampa.
Tali strumenti non sono
esenti da critiche.
• In particolare, le sovvenzioni
pubbliche ai giornali, pur
se finalizzate all’arricchimento
del panorama dell’informazione,
di fatto hanno
ostacolato la competizione
fra operatori meritevoli, consentendo
la sopravvivenza di
soggetti non sempre idonei a
esprimere contenuti di qualità
o di generale interesse.
• Nel settore dell’editoria on
line può forse svilupparsi
un’effettiva concorrenza
fondata sulle capacità di chi
vi opera, a condizione che a
tale ambito non vengano applicate
le misure assistenzialistiche
hanno finora minato
il settore della stampa cartacea.
“Legge Golfo-Mosca”) ha destinato
alle donne, sia pure
per un periodo transitorio, alcuni
posti in organi di amministrazione
e controllo delle
società quotate in mercati
regolamentati e delle società
non quotate controllate da
pubbliche amministrazioni e,
da poco, anche negli enti locali
e territoriali.
• Si tratta di una impostazione
che, prescindendo da qualunque
valutazione comparativamente
qualitativa, sembra
andare in direzione opposta
alla valorizzazione del merito,
quale criterio di base nella
scelta di candidati a qualunque
posizione. Peraltro, essa
va a limitare la discrezionalità
organizzativa dell’imprenditore
nelle scelte riguardanti la
gestione aziendale.
• Il ricorso allo strumento
dell’autoregolamentazione
al fine di disciplinare l’accesso
di esponenti di diverse categorie
poco rappresentate
non solo ai vertici, ma altresì
a livelli inferiori della struttura
aziendale, avrebbe consentito
un più adeguato contemperamento
degli interessi coinvolti
ed una più ampia flessibilità
operativa, senza rinunciare
alla sanzionabilità della violazione
degli obblighi assunti
dall’imprenditore.
Servirebbe, da un lato, adottare misure per la parità tra i genitori nella suddivisione dei compiti nella cura dei figli; dall'altro, considerare la correlazione positiva fra incremento della natalità, lavoro femminile e strutture per l’infanzia.
Una recente mozione parlamentare impegna il governo a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare, finalizzato a razionalizzare i diversi istituti vigenti a sostegno della natalità e della genitorialità.
A tale fine, è previsto l’impegno il governo ad adoperarsi in sede di Unione europea per chiedere maggiore flessibilità di bilancio. Per un Paese fortemente indebitato come l’Italia questa non sembra una buona soluzione: gli interventi a sostegno della maternità e della famiglia possono avere un impatto forte nel medio-lungo termine solo se i futuri genitori si aspettano che siano duraturi nel tempo. Avere conti pubblici in ordine può essere, quindi, una precondizione indispensabile per far sì che gli aumenti di spesa a favore delle famiglie abbiano l’effetto sperato sul tasso di fecondità.
A tal fine, le sponsorizzazioni culturali rappresentano uno strumento importante, in quanto atte a soddisfare sia l’esigenza dello Stato di fruire di fonti alternative di finanziamento, sia l’interesse delle imprese a realizzare investimenti che consentano loro la promozione del marchio e il miglioramento della reputazione aziendale.
Tuttavia, questo strumento è poco utilizzato: l’intento del legislatore di favorire il supporto privato all’arte e, al contempo, di proteggere quest’ultima dal “privato” stesso e da una malintesa logica del profitto si è tradotto in una regolamentazione complessa, molto onerosa e poco attrattiva.
E’ indispensabile una semplificazione normativa, che riduca gli appesantimenti operativi e incentivi il ricorso all’istituto. La concorrenza tra gli sponsor, elemento di efficienza anche nel settore culturale, va agevolata mediante poche regole, chiare e di facile applicazione. Nella lotta alla burocrazia, iniziare dalla “cultura” rappresenterebbe una buona mossa, in più di un senso.
rappresentato il primo mezzo
di diffusione di notizie,
idee e opinioni.
• A tutela del pluralismo informativo,
l’ordinamento ha
apprestato strumenti quali
la normativa in materia
antitrust e quella relativa ai
contributi statali alla stampa.
Tali strumenti non sono
esenti da critiche.
• In particolare, le sovvenzioni
pubbliche ai giornali, pur
se finalizzate all’arricchimento
del panorama dell’informazione,
di fatto hanno
ostacolato la competizione
fra operatori meritevoli, consentendo
la sopravvivenza di
soggetti non sempre idonei a
esprimere contenuti di qualità
o di generale interesse.
• Nel settore dell’editoria on
line può forse svilupparsi
un’effettiva concorrenza
fondata sulle capacità di chi
vi opera, a condizione che a
tale ambito non vengano applicate
le misure assistenzialistiche
hanno finora minato
il settore della stampa cartacea.
“Legge Golfo-Mosca”) ha destinato
alle donne, sia pure
per un periodo transitorio, alcuni
posti in organi di amministrazione
e controllo delle
società quotate in mercati
regolamentati e delle società
non quotate controllate da
pubbliche amministrazioni e,
da poco, anche negli enti locali
e territoriali.
• Si tratta di una impostazione
che, prescindendo da qualunque
valutazione comparativamente
qualitativa, sembra
andare in direzione opposta
alla valorizzazione del merito,
quale criterio di base nella
scelta di candidati a qualunque
posizione. Peraltro, essa
va a limitare la discrezionalità
organizzativa dell’imprenditore
nelle scelte riguardanti la
gestione aziendale.
• Il ricorso allo strumento
dell’autoregolamentazione
al fine di disciplinare l’accesso
di esponenti di diverse categorie
poco rappresentate
non solo ai vertici, ma altresì
a livelli inferiori della struttura
aziendale, avrebbe consentito
un più adeguato contemperamento
degli interessi coinvolti
ed una più ampia flessibilità
operativa, senza rinunciare
alla sanzionabilità della violazione
degli obblighi assunti
dall’imprenditore.