Books by Vincenzo Amorosi
al castello al naturale, aperto di nero, merlato alla guelfa e fiancheggiato da due torri finestr... more al castello al naturale, aperto di nero, merlato alla guelfa e fiancheggiato da due torri finestrate di nero e parimenti merlato, terrazzato sulla pianura di verde attraversata in palo dalla strada di accesso al naturale. Il tutto sormontato da una stella d'argento a cinque punte". La figura è inserita in uno scudo cinto da due rami di alloro e di quercia, annodati. Sopra la figura, si trova una corona a cinque punte a forma di torre, che rappresenta il titolo di Città.

Guido Vitale di Pontagio Il FACILE PRINCEPS 1874-1904, 2022
Today of prof. Guido Amedeo Vitale of Pontagio diplomat and sinologist, perhaps one of the most... more Today of prof. Guido Amedeo Vitale of Pontagio diplomat and sinologist, perhaps one of the most famous, has not written enough, indeed little or nothing has been written about him. The existence of a substantial and interesting historical archive, deliberately opened by the heirs in order to make it available to scholars with more diligence and knowledge, prompted me to publish this book. In it through: images, photographs, transcriptions taken from diaries with interesting situations and historical considerations experienced firsthand, the human experience of the man, the diplomat, the father of a family and the irreducible scholar of Sinic language and culture is told . For too long forgotten and forgotten both by Italic history and by the academic world one hundred and three years after his death, Wei-Dà-Leì (Guido Vitale) is today officially considered the Father of the Fatherland for the entire Chinese people. He was the one who anticipated and made known the importance Pro-Cipuan folk literature, renewing the popular language of Baihua after the abandonment of the classical Wenyan language.
E' severamente vietata la riproduzione d' immagini appartenenti a collezioni private e dei testi,... more E' severamente vietata la riproduzione d' immagini appartenenti a collezioni private e dei testi, anche solo in parte, se non previa autorizzazione degli autori SOMMARIO PREFAZIONE pag. 5 CHIESA DI S.TERESA DI GESU' pag. 6 CHIESA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE pag. 12 CHIESA DELLO S. SANTO O DEL CARMINE pag. 29 VILLA FUSCO E VILLA PARNASO pag. 47 ROVIGLIANO pag. 64 LA REAL FABBRICA D'ARMI DI TORRE ANNUNZIATA pag. 73 FILIPPO SEVERATI NEL CIMITERO DI TORRE ANNUNZIATA? pag. 80 TORRE ANNUNZIATA "NEL CUORE" le ville in cartolina, collezione di G.Mesisca 86 VILLA FILANCIERI pag. 88 VILLA GIORDANO pag. 92 VILLA DIANA pag. 94 VILLA GUARRACINO pag. 95 TORRE ANNUNZIATA "NEL CUORE" marine e spiaggie pag. 99 'A STRADA D''A SALUTE pag. 115 CONCLUSIONI pag. 121 FONTI E BIBLIOGRAFIA pag. 122

L'Archivio storico della Parrocchia Ave Gratia Plena, Basilica pontificia di Maria SS. della Neve, in Torre Annunziata. Inventario, 2014
Come possiamo descrivere l’emozione che lo studioso prova nella riscoperta di un antico manoscrit... more Come possiamo descrivere l’emozione che lo studioso prova nella riscoperta di un antico manoscritto, in particolar modo di prima mano? E’ una sensazione unica. Solo gli specialisti del campo o gli appassionati e attenti scrutatori delle vicissitudini di un tempo, specialmente se legate ad una determinata argomentazione che rivela ciò che era il proprio luogo d’origine, possono farci percepire le sensazioni che prevalgono da quanto di magnifico avviene nel proprio essere quando si tocca con mano ciò che altre mani, nel più dei casi, secoli addietro, avevano impresso nella cellulosa.
E il ritrovamento di un archivio, di un fondo di documenti, ancora in parte inesplorato o disperso e poi riaffiorato, è sempre da considerarsi una vittoria che lo studioso riporta nei confronti dell’effetto degradante e annientante del tempo.
La vittoria consiste nel poter riscrivere fatti “incontaminati”, dare nuove motivazioni di rivalsa ad una questione oramai creduta estinta, o, semplicemente, poter narrare agli interlocutori parte della loro storia arricchita dei particolari nuovi e affascinanti sepolti nella polvere dei secoli.
E alla vittoria della scoperta, ancor più a soddisfare lo studioso, in maniera fantastica, e se Iddio lo volesse, occorrebbe il ringraziamento di tutti quegli uomini, i personaggi, di un tempo che hanno permesso l’accatastamento di centinaia e centinaia di metri lineari di carte, di storie remote. E loro, riesumati anche per un solo momento, grazie al lavoro certosino di quanti si appassionano alla ricerca archivistica, ritornando alla ribalta, da gran protagonisti, sulle loro labbra e nei pensieri, si renderanno nuovamente attori di quelle antiche venture.
Insomma, il rispolvero e la risistemazione di un antico fondo archivistico rimangono un modo fondamentale per far rivivere in maniera eccezionale non solo dei fatti, ma anche degli uomini.
Papers by Vincenzo Amorosi
La conoscenza spesso viene onorata da curiosità storiche che difficilmente troviamo nei libri. Qu... more La conoscenza spesso viene onorata da curiosità storiche che difficilmente troviamo nei libri. Queste stranezze saltano fuori perentoriamente a chi si dedica, per passione o per studio, alla ricerca negli archivi.
La possibilità di consultare un archivio privato di cui, in un certo senso, faccio parte come dis... more La possibilità di consultare un archivio privato di cui, in un certo senso, faccio parte come discendente collaterale, mi ha dato l'opportunità di scoprire legami essenziali tra personaggi che hanno caratterizzato in parte la storia politica, sociale e diplomatica della nostra Italia.
E’questo un contributo storico-araldico-genealogico dedicato ad un personaggio importante, il p... more E’questo un contributo storico-araldico-genealogico dedicato ad un personaggio importante, il professore Guido Amedeo Vitale. Dimenticato dalla storia ufficiale e amaramente caduto in oblio, viene stranamente ricordato solo in ambito accademico universitario. In occasione del centenario della sua morte avvenuta il 10 maggio 1918,questo articolo rende il dovuto merito alla sua memoria traendolo dal’ umano ed inesorabile oblio.
L'araldica è colore, creazione, un caleidoscopio policromo e festoso fatto di scudi, simboli, fi... more L'araldica è colore, creazione, un caleidoscopio policromo e festoso fatto di scudi, simboli, figure, svolazzi, cimieri, corone, ecc. Insomma un'armonia, che si può godere anche in bianco e nero, leggendo il tutto attraverso il codice del Pietrasanta.
Strano come l'irrefrenato gusto di scrivere materializza immagini evanescenti, pensieri ed emozio... more Strano come l'irrefrenato gusto di scrivere materializza immagini evanescenti, pensieri ed emozioni che solo la mente sa partorire sull'onda dei ricordi. Sono essi un susseguirsi di flash improvvisi, un continuo carosello di colori, odori, rumori, che non ho mai dimenticato ed il riviverli è sempre più intenso, come se fossero per l'ultima volta. Con il tempo mi ritrovo un po' tardo, riflessivo, ponderato. L'entusiasmo sopravvive, l'energia di desiderare c'è ancora, l'ostinazione nel perseverare nella vita non è sopita anzi si è rafforzata.

Stemma di famiglia : d'oro alla marca di casa in nero piantata su di un monte a tre verde posto n... more Stemma di famiglia : d'oro alla marca di casa in nero piantata su di un monte a tre verde posto nella punta dello scudo marca in nero di casa. Descrizione da quest'ultima presso l'Archivio di Stato dei Grigioni, Coira. Familiennamenbuch der Schwez, il casato risulta come antica e patrizia di Malans e di Lo stemma riprende un'antica marca di casa o "noda", che serviva a contrassegnare le proprietà della famiglia. Doveva poi essere depositata presso la casa Comunale La famiglia Item una imprenditorialità svizzera sul territorio campano (Vincenzo Amorosi) Stemma cantone di Gri d'oro alla marca di casa in nero piantata su di un monte a tre nella punta dello scudo. Cimiero: mezzo volo del color dello scudo, caricato dalla Descrizione tratta dal certificato di provenienza della famiglia, ricerca fatta da quest'ultima presso l'Archivio di Stato dei Grigioni, Coira. Infatti dal volume Familiennamenbuch der Schwez, il casato risulta come antica e patrizia di Malans e di Lo stemma riprende un'antica marca di casa o "noda", che serviva a contrassegnare le proprietà della famiglia. Doveva poi essere depositata presso la casa Comunale o Municipio del Luogo.
Arma: di rosso al leone d'oro coronato dello stesso, con una fascia azzurra in divisa attraversan... more Arma: di rosso al leone d'oro coronato dello stesso, con una fascia azzurra in divisa attraversante sul tutto. Lo scudo sannitico timbrato da un elmo avente come cimiero cinque piume degli smalti dello scudo.

Quel che ammiriamo oggi è ben poca cosa di quel che erano i giardini della proprietà Avallone di ... more Quel che ammiriamo oggi è ben poca cosa di quel che erano i giardini della proprietà Avallone di Villa Storta denominata e conosciuta più comunemente come Villa del Parnaso o Cristo Re. La mitologica denominazione fu suggerita sicuramente dall'ubertoso luogo a picco sul mare, con l'affaccio su di esso aggraziato da un frontespizio classicheggiante di epoca settecentesca composto da: timpani, archi , nicchie, bugne laterali, il tutto alternato da terrazze con vista sulla marina e successivamente da un fabbricato adibito ad abitazione. Grazie all'esproprio forzato di una parte del giardino, operato dal comune di Torre Annunziata nel 1872 per il costruendo porto mercantile, abbiamo memoria e conoscenza di tanta bellezza. Infatti nell'archivio comunale esiste l'apprezzo e la descrizione di questo sito ad opera dell'architetto Eduardo Giordano che, per tale rilevamento, ottenne nel 1869 la somma di settecento lire come diritto trattato di perizia. L'intero incartamento è veramente interessante. Vi si legge la protesta scritta della nobildonna Carolina de Gennaro ereditiera del sito, nonchè l' opposizione all'esproprio di Don Angelo Avallone amministratore della proprietà della moglie che dichiara tale sito come :… giardino delle delizie non già fondi di cave… e invito perentoriamente l'appaltatore a servirsi delle pietre laviche lungo la spiaggia dell'Oncino larga circa cinque chilometri di lunghezza…. L'esproprio interessò anche il fondo delle sorelle Rachele e Carolina dell'Aquila confinante con i de Gennaro-Avallone. I due fondi furono dichiarati di pubblica utilità il 2 giugno del 1865 con numero di prot. 2359, quello delle sorelle era prevalentemente selvatico e pietroso e i dell'Aquila accettarono l'indennizzo di lire 5.600 pagato il 26 dicembre 1869 per l'estrazione delle pietre. Tra l'altro l'incartamento contiene: una bella pianta acquerellata a colori dalla quale si possono distinguere le diverse inseminazioni del giardino e la suddivisione limitativa dell'esproprio, un disegno delle opere architettoniche affaccianti sul mare che esistevano nella proprietà risalenti agli inizi del 1700. Si deve alla passione storica del compianto geometra Luigi Prota, impiegato dell'ufficio tecnico, se oggi ravvisiamo in bellissime tavole a colori l'incanto della probabile struttura descritta nell'apprezzo. Riporto di seguito le parti salienti della descrizione dell'architetto E. Giordano per dare un' idea dei giardini. " Il giardino delle delizie " Struttura architettonica settecentesca visibile ancora nel 1872

Con il restauro del manufatto edilizio di Villa Parnaso risalente al XVIII secolo e con la cessio... more Con il restauro del manufatto edilizio di Villa Parnaso risalente al XVIII secolo e con la cessione in comodato d'uso al Comune di Torre Annunziata avvenuto il 30 marzo 2017, la cittadina viene a godere di un meraviglioso spazio verde rinchiuso in un parco comunemente conosciuto come Parco Cristo Re. La denominazione deriva dal fatto che quest' ordine religioso rilevò, a seguito di un esproprio forzato, parte del giardino appartenente alla Villa Storta proprietà di Donna Carolina di Gennaro moglie del Capitano della Guardia Nazionale Don Angelo Avallone. L'esproprio avvenne nel 1872 da parte del Comune perché questo fondo serviva per l'estrazione di pietra vulcanica necessaria al costruendo Porto Mercantile della città. La verità, trapelata attraverso lo studio di alcuni incartamenti d'archivio è che l'Avallone, amministratore delle proprietà della moglie, non regolarizzò alcuni ingenti debiti di gioco; di conseguenza fu alienata "ufficialmente" parte della proprietà muliebre con il "titolo di pubblica utilità" per evitare il conseguente discredito al nome del Capitano. Risulta tra altro che don Angelo fu indennizzato con una somma di 6.100 lire, di allora, e precisamente il 26 dicembre 1869, per essere poi liquidato alla fine con la somma di 17.576,65 lire. Sintomatico il fatto che oggi si parli ancora del famoso "tesoro degli Avallone" divenuto ormai una fantasiosa leggenda metropolitana. Gli Avallone appartengono ad un antico casato napoletano, insignito della Baronia di Mariglianella (NA). Don Vincenzo fu investito del feudo il 26 aprile 1788 per successione di Don Mariano, suo padre. Nel Santuario Maria Santissima della Sanità a Mariglianella, sono ancora oggi visibili tre lapidi che ne attestano il possesso. Don Michele fu controllore della Direzione Generale dei Reali lotti dei domini di qua dal faro. Il Primo Tenente Don Felice Avallone, fu Cavaliere di Grazia del Real Ordine Militare di S. Giorgio della Riunione. Lo stemma dei baroni di Mariglianella è: d'azzurro, a tre bande d'argento in divisa e ritirate verso il capo, accompagnate nell'angolo destro della punta da un monte di tre vette movente da un lembo dello scudo, con un aspide uscente dallo stesso monte, il tutto d'oro. Tra le parentele più importanti contratte da questa famiglia nel corso dei secoli vanno ricordate quelle con i d'Urso, Nobili di Massa Lubrense; Tajani, Nobili di Vietri e Patrizi di Cava; i Chiarizia, Nobili molisani; i Guariglia, Baroni di Vitusso; i de Martino; Nobili Salernitani; i Pagliara, Nobili a Capriglia di Pellazzano; i Guerritore, Patrizi di Ravello.
Il Diomede che può considerarsi l'albergo più antico di Pompei, iniziò la sua attività nel 1840 d... more Il Diomede che può considerarsi l'albergo più antico di Pompei, iniziò la sua attività nel 1840 dalla trasformazione dell'antichissima "Taverna del lapillo". Quest'ultima era già in funzione quando nell'Aprile del 1748, Re Carlo III di Borbone fece iniziare gli scavi per ricerche archeologiche nella località detta Civita appartenente al comune di Torre Annunziata. La taverna infatti, si affacciava sulla strada provinciale delle Calabrie ed era luogo di sosta per i calessieri ed i carrettieri che quotidianamente la percorrevano.
Capitolo estratto dalla pubblicazione " Visioni oplontine"
Stemmi e sigilli in un manoscritto cavese seicentesco inedito

Bastò l'aumento del prezzo della frutta fresca, che il 7 luglio del 1647 sotto la reggenza del Vi... more Bastò l'aumento del prezzo della frutta fresca, che il 7 luglio del 1647 sotto la reggenza del Vicerè spagnolo Rodigro Ponce de Leo duca d'Arcos, scoppiasse a Napoli la famosa sommossa di Masaniello. La rivolta durò fino al 6 aprile del 1648 con la soppressione definitiva dell'effimera Repubblica Napoletana. Il nuovo Vicerè De Guevara, conte di Ognate, decise così di trasferire lontano da Napoli, in una zona più tranquilla, la fabbrica di polveri per cannoni ubicata presso le mura di Porta Nolana. Nel 1652 la polveriera fu costruita a Torre Annunziata, sfruttando la forza motrice delle acque del canale Conte di Sarno. Un'opera grandiosa, quest'ultima, fortemente voluta dal Conte Muzio Tuttavilla feudatario di detta cittadina, potenzialità d'altronde già sperimentata con la realizzazione della Real Zecca per battere moneta nel 1621. Tuttavia nel 1758 Carlo III di Borbone decretò l'istituzione della Fabbrica d'Armi a Torre Annunziata nei pressi della Real Polveriera. Facendo seguito ad una provvisoria struttura di produzione, l'opera architettonica definitiva fu affidata a Francesco Sabatini, allievo del Vanvitelli e fu successivamente terminata dall' architetto Ferdinando Fuga. Lo stesso Vanvitelli ne seguì poi i lavori della Real Fabbrica D'Armi, come attestano alcuni documenti di archivio, ovvero una serie di lettere che lo stesso architetto inviò al fratello.
A Peppe e a Dado, mie care dirette -propaggini‖
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E il ritrovamento di un archivio, di un fondo di documenti, ancora in parte inesplorato o disperso e poi riaffiorato, è sempre da considerarsi una vittoria che lo studioso riporta nei confronti dell’effetto degradante e annientante del tempo.
La vittoria consiste nel poter riscrivere fatti “incontaminati”, dare nuove motivazioni di rivalsa ad una questione oramai creduta estinta, o, semplicemente, poter narrare agli interlocutori parte della loro storia arricchita dei particolari nuovi e affascinanti sepolti nella polvere dei secoli.
E alla vittoria della scoperta, ancor più a soddisfare lo studioso, in maniera fantastica, e se Iddio lo volesse, occorrebbe il ringraziamento di tutti quegli uomini, i personaggi, di un tempo che hanno permesso l’accatastamento di centinaia e centinaia di metri lineari di carte, di storie remote. E loro, riesumati anche per un solo momento, grazie al lavoro certosino di quanti si appassionano alla ricerca archivistica, ritornando alla ribalta, da gran protagonisti, sulle loro labbra e nei pensieri, si renderanno nuovamente attori di quelle antiche venture.
Insomma, il rispolvero e la risistemazione di un antico fondo archivistico rimangono un modo fondamentale per far rivivere in maniera eccezionale non solo dei fatti, ma anche degli uomini.
Papers by Vincenzo Amorosi
E il ritrovamento di un archivio, di un fondo di documenti, ancora in parte inesplorato o disperso e poi riaffiorato, è sempre da considerarsi una vittoria che lo studioso riporta nei confronti dell’effetto degradante e annientante del tempo.
La vittoria consiste nel poter riscrivere fatti “incontaminati”, dare nuove motivazioni di rivalsa ad una questione oramai creduta estinta, o, semplicemente, poter narrare agli interlocutori parte della loro storia arricchita dei particolari nuovi e affascinanti sepolti nella polvere dei secoli.
E alla vittoria della scoperta, ancor più a soddisfare lo studioso, in maniera fantastica, e se Iddio lo volesse, occorrebbe il ringraziamento di tutti quegli uomini, i personaggi, di un tempo che hanno permesso l’accatastamento di centinaia e centinaia di metri lineari di carte, di storie remote. E loro, riesumati anche per un solo momento, grazie al lavoro certosino di quanti si appassionano alla ricerca archivistica, ritornando alla ribalta, da gran protagonisti, sulle loro labbra e nei pensieri, si renderanno nuovamente attori di quelle antiche venture.
Insomma, il rispolvero e la risistemazione di un antico fondo archivistico rimangono un modo fondamentale per far rivivere in maniera eccezionale non solo dei fatti, ma anche degli uomini.