L'anarco-ecovegfemminista pattrice jones* (citata nella storia dell'ecovegfemminismo che annalisa... more L'anarco-ecovegfemminista pattrice jones* (citata nella storia dell'ecovegfemminismo che annalisa zabonati ha splendidamente esposto durante questo evento) afferma che gli/le attivisti/e devono essere loro stessi ponti, ponti di congiunzione e attraversamento tra le varie lotte contro le oppressioni e per la liberazione. Lei stessa ci tiene a definirsi anarcovegfemminista/antispecista, per i diritti e la liberazione LGBTQI, e si fa ritrarre con in braccio una gallina che vive nel suo rifugio per polli negli Stati Uniti. Una persona quindi che vive le sue giornate accanto agli animali altri da umani, che ha contribuito a liberare, che lotta per la sua libertà di lesbica e di donna, una persona che ho sentito eccezionalmente accanto alla mia biografia. Da quando infatti ho intrapreso il mio percorso di transizione da femmina a maschio (un modo un pò medicalizzato di dire che sono un uomo transessuale), ho cominciato ad esperire sulla mia pelle cosa sia lo stigma, l'essere considerato non umano, l'avere meno importanza degli altri della mia specie, l'essere inferiore insomma, e l'avere a volte anche paura di ciò, ed essere condizionato da questa situazione nelle mie risposte e nelle mie reazioni agli abusi. Avevo qualcosa che mi accomunava a tutti gli ospiti e le ospiti del rifugio per animali da reddito che ho fondato nel 2008, dove ho lavorato per il benessere di queste creature, che per la società sono solo animali da reddito, quindi oggetti da trasformare in cibo o in abbigliamento o da sfruttare come forza lavoro e mai essere senzienti con un loro valore come individuo. Ho visto la connessione tra la mia e la loro condizione, ed ho pensato che quelle persone che sono impegnate giornalmente, che vivono quotidianamente dentro varie lotte, sono preziosissime per i movimenti, che invece tendono ad essere mono blocchi e a non vedere altro che quello che considerano la loro lotta, e quindi la lotta per eccellenza, l'unica importante, l'unica da alimentare qui ed ora. Emblema di questa mia idea è anche il titolo dell'intervista a Breeze Harper, che troverete qui:"Intersezioni". Harper è un'altra ecovegfemminista che ha creato un progetto Sistah vegan, in cui il femminismo delle donne afroamericane ed il colonialismo viene rivisto e studiato nell'ottica della scelta etica vegan antispecista. Così ci parla di come venne fatta della vivisezione sulle schiave nere dal padre della ginecologia, il dott. Sims, e come questo sia potuto accadere perchè figlio della stassa mentalità che oggi condanna alla vivisezione milioni di animali altri da umani, perchè anch'essi oggetti, esseri che possono essere sacrificati ad una causa più alta. Nel settembre del 2012, per l'ultimo incontro di "Liberazione animale" svolto in Italia, ho presentato una relazione sugli animali da reddito, ed ho parlato della legge che vige in Italia sulla detenzione (purtroppo si dice proprio così) di questi animali da parte delle persone, che devono diventare per forza allevatori, perché è una legge molto coercitiva, che intralcia il lavoro dei rifugi e di coloro che vorrebbero assicurargli una vita, invece del macello. Si cominciava a riflettere tra i rifugi antispecisti della possibilità di lavorare su questa legge, ed io, che in quel periodo mi approcciavo anche alle beghe della legge 164, che dal 1982 rende possibile il "cambio di sesso" in Italia, ho visto le incredibili similitudini tra le due, grazie anche alla lente dell'ottica antispecista. Entrambe sono leggi che catalogano dei corpi, le imbrigliano in destini ineludibili e sono molto sanguinose. Un animale da reddito non può oltrepassare quella linea che lo rende tale, pena la morte e la distruzione come scoria pericolosa, e, per le personi transessuali, dopo una durissima repressione che prevedeva anche il confino e l'essere definito "socialmente pericoloso" (e quindi ritiro della patente e del diritto al voto), una legge che permette una riassegnazione tramite un "obolo di sangue", fatto di operazioni chirurgiche, perizie mediche, TSO mascherati, soministrazione di psicofarmaci quasi di prassi, sentenze in tribunale.
L'anarco-ecovegfemminista pattrice jones* (citata nella storia dell'ecovegfemminismo che annalisa... more L'anarco-ecovegfemminista pattrice jones* (citata nella storia dell'ecovegfemminismo che annalisa zabonati ha splendidamente esposto durante questo evento) afferma che gli/le attivisti/e devono essere loro stessi ponti, ponti di congiunzione e attraversamento tra le varie lotte contro le oppressioni e per la liberazione. Lei stessa ci tiene a definirsi anarcovegfemminista/antispecista, per i diritti e la liberazione LGBTQI, e si fa ritrarre con in braccio una gallina che vive nel suo rifugio per polli negli Stati Uniti. Una persona quindi che vive le sue giornate accanto agli animali altri da umani, che ha contribuito a liberare, che lotta per la sua libertà di lesbica e di donna, una persona che ho sentito eccezionalmente accanto alla mia biografia. Da quando infatti ho intrapreso il mio percorso di transizione da femmina a maschio (un modo un pò medicalizzato di dire che sono un uomo transessuale), ho cominciato ad esperire sulla mia pelle cosa sia lo stigma, l'essere considerato non umano, l'avere meno importanza degli altri della mia specie, l'essere inferiore insomma, e l'avere a volte anche paura di ciò, ed essere condizionato da questa situazione nelle mie risposte e nelle mie reazioni agli abusi. Avevo qualcosa che mi accomunava a tutti gli ospiti e le ospiti del rifugio per animali da reddito che ho fondato nel 2008, dove ho lavorato per il benessere di queste creature, che per la società sono solo animali da reddito, quindi oggetti da trasformare in cibo o in abbigliamento o da sfruttare come forza lavoro e mai essere senzienti con un loro valore come individuo. Ho visto la connessione tra la mia e la loro condizione, ed ho pensato che quelle persone che sono impegnate giornalmente, che vivono quotidianamente dentro varie lotte, sono preziosissime per i movimenti, che invece tendono ad essere mono blocchi e a non vedere altro che quello che considerano la loro lotta, e quindi la lotta per eccellenza, l'unica importante, l'unica da alimentare qui ed ora. Emblema di questa mia idea è anche il titolo dell'intervista a Breeze Harper, che troverete qui:"Intersezioni". Harper è un'altra ecovegfemminista che ha creato un progetto Sistah vegan, in cui il femminismo delle donne afroamericane ed il colonialismo viene rivisto e studiato nell'ottica della scelta etica vegan antispecista. Così ci parla di come venne fatta della vivisezione sulle schiave nere dal padre della ginecologia, il dott. Sims, e come questo sia potuto accadere perchè figlio della stassa mentalità che oggi condanna alla vivisezione milioni di animali altri da umani, perchè anch'essi oggetti, esseri che possono essere sacrificati ad una causa più alta. Nel settembre del 2012, per l'ultimo incontro di "Liberazione animale" svolto in Italia, ho presentato una relazione sugli animali da reddito, ed ho parlato della legge che vige in Italia sulla detenzione (purtroppo si dice proprio così) di questi animali da parte delle persone, che devono diventare per forza allevatori, perché è una legge molto coercitiva, che intralcia il lavoro dei rifugi e di coloro che vorrebbero assicurargli una vita, invece del macello. Si cominciava a riflettere tra i rifugi antispecisti della possibilità di lavorare su questa legge, ed io, che in quel periodo mi approcciavo anche alle beghe della legge 164, che dal 1982 rende possibile il "cambio di sesso" in Italia, ho visto le incredibili similitudini tra le due, grazie anche alla lente dell'ottica antispecista. Entrambe sono leggi che catalogano dei corpi, le imbrigliano in destini ineludibili e sono molto sanguinose. Un animale da reddito non può oltrepassare quella linea che lo rende tale, pena la morte e la distruzione come scoria pericolosa, e, per le personi transessuali, dopo una durissima repressione che prevedeva anche il confino e l'essere definito "socialmente pericoloso" (e quindi ritiro della patente e del diritto al voto), una legge che permette una riassegnazione tramite un "obolo di sangue", fatto di operazioni chirurgiche, perizie mediche, TSO mascherati, soministrazione di psicofarmaci quasi di prassi, sentenze in tribunale.
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