Studia Archaeologica, 254, L'Erma di Bretschneider, Roma-Bristol , 2022
The book deals with many aspects of seamanship in the ancient world, as well as the culture of se... more The book deals with many aspects of seamanship in the ancient world, as well as the culture of seafaring peoples, through historical and archaeological documentation and comparative reading with ethnographic data. Table of Contents Foreword The Philosopher and the Sailor Ch. 1. Little theory and much practice 1.1. What 'sailing' meant to the ancients 1.2. Living in the natural elements: the marine sense 1.3. Between history and ethnography Ch. 2. Seafaring people 2.1. Experience and steadfastness of spirit 2.2. Order and vocabulary to ward off dangers at sea 2.3. Seafarers' feeling for their boats 2.4. Sailors and priests: the nautical role of the temple 2.5. Mariners and geographers: practical experience at the service of scholars 2.6. Inland navigation and boatmen Ch. 3. Sails 3.1. Va' a l'orza! The pace of sailing boats 3.2. The ancient square sail: efficiency and manoeuvre 3.3. The sprit sail 3.4. The lateen sail 3.5. Pole sails and enigmatic sails Ch. 4. Orientation at sea 4.1. Marine environment and orientation 4.2. The sky and the stars of ancient mariners 4.3. East or north orientation? 4.4. Orienting with the bottom of the sea Ch. 5. The right time to sail 5.1. The seasons of navigation 5.2. Practical meteorology Ch. 6. Coping with the Storm 6.1. St Paul's voyage and shipwreck 6.2. The spiera 6.3. The oil to lessen the waves Chap. 7. Periploi, Portolans and Cartography 7.1. Distinguishing between periploi and pilot books 7.2. The Conception of Geographical Space and the Sea Route 7.3. Portolans and cartography Conclusion: saving a unique heritage Glossary of maritime terms Bibliography This book originates from a my earlier work, published in 2004 again by L'Erma ("De rebus nauticis - l'arte della navigazione nel mondo antico"), as a new revised, updated and considerably expanded version.
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Papers by Stefano Medas
from the Vrina plain, providing the city with a protected and optimal location for the exploitation of lagoon resources and the control of inland routes. Deposition of sediments from the Pavlla River, colluvium from the uplands in the mouth area, sea-level changes and bradyseism accelerated the formation of the Vrina plain and produced large backwaters. Settlement strategies and economic system in the territory of Butrint reveal a prevailing preference towards wetlands for economic exploitation and for shielding hilltop settlements to avoid the effect of swamping. In the dynamism of the coastal landscape, human action plays a key role: after the deduction of the Roman colony, the town expands on the now drained Vrina plain and becomes accessible by land through a bridge crossing the lagoon. This contribution presents settlement dynamics in the territory of Butrint and the possible access routes to the Acropolis in relation to the variations of the wetlands, from a diachronic perspective and in light of the latest surveys of the Butrint Project (University of Bologna and Archaeological Institute of Tirana). Special focus will be given to the
discussion of the preliminary results of the underwater survey in the Vivari channel, which uncovered the collapsed remains of the Roman bridge.
from the Vrina plain, providing the city with a protected and optimal location for the exploitation of lagoon resources and the control of inland routes. Deposition of sediments from the Pavlla River, colluvium from the uplands in the mouth area, sea-level changes and bradyseism accelerated the formation of the Vrina plain and produced large backwaters. Settlement strategies and economic system in the territory of Butrint reveal a prevailing preference towards wetlands for economic exploitation and for shielding hilltop settlements to avoid the effect of swamping. In the dynamism of the coastal landscape, human action plays a key role: after the deduction of the Roman colony, the town expands on the now drained Vrina plain and becomes accessible by land through a bridge crossing the lagoon. This contribution presents settlement dynamics in the territory of Butrint and the possible access routes to the Acropolis in relation to the variations of the wetlands, from a diachronic perspective and in light of the latest surveys of the Butrint Project (University of Bologna and Archaeological Institute of Tirana). Special focus will be given to the
discussion of the preliminary results of the underwater survey in the Vivari channel, which uncovered the collapsed remains of the Roman bridge.
Introduzione
1. Navi e barche nel Mediterraneo antico
1.1. Le navi da trasporto
1.1.1. Iconografia e relitti / 1.1.2. Navi da trasporto greche ed etrusche /
1.1.3. Navi da trasporto fenicio-puniche / 1.1.4. Navi da trasporto ro
mane
1.2. Le navi da guerra
1.2.1. Rostri e relitti / 1.2.2. Il pentecontoro / 1.2.3. La trireme / 1.2.4. La
quadrireme e la quinquereme / 1.2.5. La liburna
2. Alberi, vele, timoni e ancore
2.1. Le alberature
2.2. Le vele
2.3. I timoni
2.4. Le ancore
3. La navigazione
3.1. Stagionalità della navigazione e meteorologia
3.2. Orientamento e direzione di rotta
3.3. I peripli, tra nautica e geografia
3.4. Viaggi di esplorazione e di “colonizzazione”
3.5. Oltre le Colonne d’Ercole
3.6. Religiosità e superstizione
Conclusioni
Bibliografia
Glossario
Appendice. Nomenclatura essenziale delle navi antiche
Indice degli approfondimenti online:
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Approfondimento 1. Dalle origini all’età del Bronzo
A.1.1. L’uomo inizia a navigare
A.1.2. Il clima nelle fasi glaciali e le variazioni del livello mari
no: paleogeografia e prime navigazioni
A.1.3. Testimonianze indirette delle prime navigazioni
A.1.4. Il commercio dell’ossidiana nel Mediterraneo e l’inizio
della navigazione su lunghe distanze
A.1.5. Le “famiglie” delle imbarcazioni preistoriche
A.1.6. Gli sviluppi della navigazione nel Mediterraneo tra il iii
e il ii millennio a.C.
Bibliografia
Approfondimento 2. Elementi di costruzione navale antica
A.2.1. Concezione e principio costruttivo degli scafi antichi
A.2.2. Il metodo costruttivo “a cucitura”
A.2.3. Il metodo costruttivo “a tenone e mortasa”
A.2.4. La persistenza del metodo “a cucitura” nell’alto Adriatico
e l’esistenza di tradizioni costruttive nel Mediterraneo
A.2.5. Evoluzione e cambiamenti nella costruzione navale
Bibliografia
Approfondimento 3. Il combattimento navale nel mondo antico
Bibliografia
Approfondimento 4. Navigare con maltempo
Bibliografia
Approfondimento 5. La navigazione nelle acque interne
Bibliografia
During years 2017-2018 the Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna ordered a series of protection, excavation and investigation activities connected to the construction of an underwater power line by Terna S.p.a. in the northern lagoon of Venice. Underwater archaeological investigations, finds analyses and the framing of the pre-Roman and Roman sites documented in the course of the work have enhanced our knowledge of the lagoon population in ancient times.
In questo volume sono contenuti articoli e poster che spaziano sui più diversi argomenti: scoperte di nuovi relitti, studi e approfondimenti su relitti già noti, studi sull’attrezzatura navale, sull’iconografia, sulle fonti storiche, sulle tecniche costruttive, sulla storia della navigazione marittima e nelle acque interne, sulle tradizioni marinaresche, sulla conservazione del patrimonio archeologico ed etnologico, su quella della cultura materiale e immateriale legata al mondo della marineria, sui musei e sul restauro. Dal punto di vista cronologico, i contributi spaziano dalla preistoria all’età greco-romana, dall’epoca tardo-antica al Medioevo, dall’età moderna a quella contemporanea, per giungere fino al secolo scorso e ai nostri giorni con i temi legati all’etnologia e alla museografia.
Vele di famiglia
Litus - I Quaderni del Museo della Regina Cattolica 1
Il primo numero di Litus, rivista on-line edita dal Museo della Regina di Cattolica, è dedicato alla marineria tradizionale, tema storico-etnografico di primaria importanza per questa città, scalo nautico di origini antiche che conobbe il suo grande sviluppo a partire dalla metà circa del XIX secolo, sia come importante centro cantieristico, particolarmente noto per la costruzione di trabaccoli, lance e lancioni, sia come porto che ospitò una delle principali flotte pescherecce dell’alto Adriatico. Lo studio di questa marineria, che come tutte le marinerie tradizionali ha conservato fino a tempi recenti un orizzonte tecnico e culturale sostanzialmente “arcaico”, passa attraverso le sue vele. Caratteristiche di tutto l’alto Adriatico, ma comprendendo anche buona parte dei litorali a sud di Ancona, furono infatti le vele “al terzo” dipinte, ciascuna delle quali identificava una famiglia di pescatori attraverso la diversa composizione di segni, simboli e colori. Questa particolarità assumeva anche un evidente significato comunicativo, che consentiva di identificare a distanza l’imbarcazione.
Nelle comunità marinare, infatti, distinguere nell’immediato una barca e i suoi proprietari era di estrema importanza per la vendita del pescato. Per questo motivo si puntava soprattutto al riconoscimento tempestivo della vela, dunque della famiglia, a cui veniva sempre attribuito un soprannome “parlante”.
La ricerca contenuta in questo primo numero di Litus intende ripercorre, attraverso le vele ritratte su otto tavole di Sebastiano Mascilongo, la storia delle barche presenti nel porto di Cattolica e di Gabicce tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, muovendo in primo luogo dal soprannome che la vela stessa assumeva all’interno della comunità marinara. Ne emerge un panorama articolato e di estremo interesse, che consente di risalire anche ai decenni precedenti, ricostruendo così la realtà storica e sociale della comunità di pescatori della prima metà del Novecento. Numerosi e diversi per tipologia sono stati i documenti impiegati per ricostruire questa araldica delle vele cattolichine, tra cui si segnalano, per la loro importanza, i registri storici conservati dalla Guardia Costiera presso l’Ufficio Locale Marittimo di Cattolica.
Editore. Museo della Regina di Cattolica
Anno di pubblicazione: 2018
Collana: Litus I Quaderni del Museo della Regina Cattolica, 1
72 p; ill.
ISBN 9788885731011
Monograph on the painted "al terzo" sails of the fishing fleet of Cattolica (northern coast of Adriatic Sea, Italy), 1920-1950, first issue of the journal Litus - I Quaderni del Museo della Regina, Cattolica, available in open source at the web address
Riassunto Italiano. Lo Stadiasmo o Periplo del Mare Grande, è un testo greco anonimo che si conserva frammentario all’interno di un solo codice manoscritto, il Matritensis Graecus 121 della Biblioteca Nazionale di Madrid. Il testo è rimasto finora poco studiato, nonostante la sua straordinaria importanza sia dal punto di vista geografico che nautico. Alla prima edizione del codice, pubblicata dall’Iriarte a Madrid nel 1769, seguirono quelle del Gail (1828) e dell’Hoffmann (1841); le correzioni filologiche all’edizione del Gail realizzate dal Letronne (1829); le successive correzioni del Miller (1844). Risale al 1855 l’edizione dello Stadiasmo curata dal Müller nel primo volume dei suoi Geographi Graeci Minores (testo greco con traduzione latina e note), a cui facciamo riferimento nel nostro lavoro. A questa seguirono, cinquant’anni più tardi, l’ampio commento e le correzioni del Cuntz.
Se la compilazione del codice su pergamena sembra riconducibile al X secolo o agli inizi dell’XI, le diverse ipotesi di datazione hanno inquadrato il nostro testo entro un range cronologico molto ampio, compreso nell’arco di cinque secoli tra l’inizio dell’età imperiale e l’epoca tardo-antica. Recentemente, diversi elementi interni del testo hanno permesso di fornire una datazione compresa nel I secolo d.C., precisamente intorno alla metà del secolo.
I contenuti e le caratteristiche formali dello Stadiasmo permettono di considerare questo testo come il più antico portolano finora conosciuto, cioè come un testo di carattere chiaramente tecnico e pratico, realizzato sulla base dell’esperienza dei naviganti, che anticipa di molti secoli i primi portolani di epoca medievale. A tale proposito riteniamo importante sottolineare la sostanziale differenza che distingue un portolano da quei documenti antichi noti col nome di peripli. Al contrario di questi, che hanno un carattere geografico-letterario, i portolani sono documenti destinati all’uso pratico dei naviganti; non presentano abbellimenti formali e altre notizie che non siano strettamente utili ai fini della navigazione e della sua sicurezza; sono documenti ufficiali, di stile scarno ed essenziale, sempre chiarissimo alla lettura, ordinati in modo sistematico e costantemente aggiornati, con l’attenzione rivolta a descrivere in modo analitico tutte le caratteristiche dei litorali significative per guidare il corso delle navi. Tra le caratteristiche più evidenti incontriamo gli avvisi e i consigli rivolti direttamente al lettore-navigante, con i verbi nella seconda persona singolare dell’imperativo (fai attenzione ! accosta ! ormeggia ! etc.), le indicazioni precise sui porti e sugli approdi (porto adatto per sole imbarcazioni di piccole dimensioni, porto adatto per il ricovero invernale, porto adatto solo nella stagione estiva, etc.), oltre alla ripetizione sistematica delle informazioni. Insomma, con i portolani siamo di fronte ad un genere di documenti che, per impianto formale e stilistico, oltre che per la tipologia delle notizie, avrebbe avuto uno scarso interesse letterario, se non in una forma profondamente rielaborata come quella che ritroviamo nei peripli. Non sarà casuale, allora, il fatto che uno dei primi studiosi ad identificare il carattere portolanico dello Stadiasmo sia stato proprio un esperto uomo di mare, il comandante di marina D. Gernez (1947-1949: 31). In definitiva, per la tipologia dei contenuti e per lo stile il nostro documento appare molto più simile ai portolani medievali che ai peripli antichi.
Il testo dello Stadiasmo ci è giunto però in stato frammentario. Quanto sopravvive della versione originale si può suddividere in quattro sezioni principali, probabilmente composte da diversi nuclei di istruzioni nautiche: 1. la costa nordafricana da Alessandria a Utica (1-127); 2. le coste della Siria e dell’Asia Minore, da Arado fino alla Caria, nella zona di Alicarnasso e di Mileto (128-296); 3. il periplo di Cipro (297-317); 4. il periplo di Creta (318-355). A queste si aggiungono, in corrispondenza della parte sulla Caria, i pieleggi da e verso le isole, in particolare quelli che interessano Rodi e Delo, che possiamo considerare come una sottosezione della seconda (271-284). Le differenze nella qualità dei contenuti (la prima sezione è quella con i caratteri tecnico-nautici più spiccati) e nella forma espositiva indicano che lo Stadiasmo è un’opera composita, redatta attraverso l’uso di diversi portolani e di diversi nuclei di istruzioni nautiche che abbracciavano distinti settori regionali del Mediterraneo. Il carattere tecnico – pratico dello Stadiasmo emerge chiaramente attraverso l’analisi dettagliata dei contenuti, cioè identificando tutti i riferimenti specifici che compaiono in ciascun paragrafo. A questo fine, abbiamo suddiviso i contenuti in quattordici argomenti, che qualificano altrettante categorie di informazioni utili per i naviganti: direzioni e orientamenti; morfologia dei litorali; promontori; isole e scogli; fiumi; bassifondi e batimetrie; città e villaggi; porti, approdi e ancoraggi; templi, torri, fortezze e altri edifici; punti di acquata (dove è possibile fare rifornimento); avvisi di pericolo e consigli utili per la navigazione; tipologie della navigazione; distanze e somma delle distanze.
Il solo elenco degli argomenti permette già di apprezzare il carattere del documento. Aggiungiamo che si tratta dei soli argomenti presenti nel testo; questo, in sostanza, è completamente privo di ogni abbellimento formale e di ogni informazione che non sia strettamente necessaria ai fini della navigazione e della sua sicurezza. La somiglianza con i peripli antichi è dunque solo apparente; al contrario, risulta evidente la somiglianza con i portolani medievali, come confermano i confronti che abbiamo tratto dal Compasso da Navigare e dal Portolano di Grazia Pauli, opere italiane del XIII e del XIV secolo rispettivamente, a cui lo Stadiasmo si avvicina non solo per impostazione formale ma anche per contenuti, tipologia delle informazioni e specificità della terminologia marinaresca.
Presentiamo qualche esempio che ci permette di inquadrare meglio la questione. In Stad. M. M., 73 incontriamo un riferimento molto preciso ad un alto scoglio che si trova a quindici stadi di distanza dalla costa e che ha “la forma simile ad un elefante”. Qui emerge con evidenza il carattere pratico dello Stadiasmo; la prospettiva è sempre quella dei naviganti, che spesso qualificano determinati elementi geomorfologici col nome di particolari oggetti o di animali, per ottenere un’identificazione topografica chiara e immediata, dunque per riconoscere i luoghi. Anche nei portolani medievali incontriamo similitudini di questo tipo, come accade nel Portolano di Grazia Pauli dove si ricorda uno scoglio chiamato Orsa perché ha la forma simile a quella di un’orsa (pietra una ditta Ursa, ed è simile ad orsa).
I riferimenti ai porti, agli approdi e agli ancoraggi presentano spesso delle informazioni destinate a qualificarne meglio le caratteristiche. In Stad. M. M., 125, per esempio, viene ricordato un porto adatto per trascorrere l’inverno, dunque attrezzato, nel quale le grandi navi possono affrontare la sosta invernale. Ancora una volta, è interessante riscontrare che la qualifica di “porto adatto per trascorrere l’inverno” o, più semplicemente, di “porto per svernare”, compare nei portolani medievali, come attesta ancora il Portolano di Grazia Pauli dove è ricordato il portto vernatore, in cui l’aggettivo vernatore è evidentemente derivato dal sostantivo verno, che significa inverno. In Stad. M. M., 297, invece, incontriamo la descrizione del porto di Paphos, a Cipro, costituito da tre bacini (letteralmente definito “porto triplice”) e adatto per trovare riparo con ogni vento. Al contrario, in Stad. M. M., 309 si ricorda che la città di Arsinoe Cipria possiede un porto “deserto”, dunque abbandonato, che viene agitato dal vento di borea, cioè che risulta non protetto quando soffiano i venti da nord-nordest.
Un’altra informazione destinata specificamente ai marinai è quella relativa ai punti di rifornimento di acqua dolce (dove è possibile fare acquata). A questo scopo viene utilizzato il sostantivo “acqua”, prevalentemente da solo ma, cosa molto significativa, anche con aggettivi che qualificano la tipologia dell’acqua (dolce, salmastra, di ottima qualità, di cisterna, piovana, di fonte, di fiume).
È evidente che informazioni di questo tipo non avrebbero rivestito alcun interesse se non all’interno di un documento destinato all’uso pratico dei naviganti. Nello stesso senso conducono gli avvisi di pericolo e i consigli su come condurre la navigazione.
Le lezioni si svolgeranno in modalità telematica e per poter partecipare è necessario inviare la richiesta di iscrizione con i propri dati (nominativo, corso di studi, numero di matricola, università di appartenenza) entro il 25 settembre 2020 al seguente indirizzo e-mail: [email protected].