Papers by Porcu Gaias Marisa
Un sacro Graal in Sardegna?, 2012
Testo della Conferenza tenuta al Dipartimento Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territori... more Testo della Conferenza tenuta al Dipartimento Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell'Università di Cagliari sulla presenza dei cistercensi in Sardegna all'epoca delle Crociate; descrizione del calice medievale rinvenuto a Monti, provincia di Sassari, e di un dipinto custodito a Sassari, attribuito a Joan de Joanes che raffigura il calice di Valencia, considerato il Sacro Graal,
Studi di Storia ecclesiastica e civile in onore di Giancarlo Zichi, 2024
Vicende costruttive e arredi dell'oratorio del Rosario di Florinas nell'arco di tre secoli
estratto da: Deputazione di Storia della Sardegna, Studi in memoria di Renata Serra a cura di Luisa d'Arienzo, vol. II, Cagliari 2023, 2023
Storia di alcuni argenti, dal 1400 al 1700 che hanno viaggiato da e per la Sardegna
La piazza d'Italia di Sassari, 2005
Analisi storico urbanistica, con riferimento alla configurazione originaria, e indagine conosciti... more Analisi storico urbanistica, con riferimento alla configurazione originaria, e indagine conoscitiva sull’identità dei luoghi e i caratteri consolidati del tessuto urbano, relativamente alla piazza d’Italia di Sassari
La chiesa della Conversione di San Paolo a Codrongianos. Storia di una "fabbrica" moderna e dei suoi arredi, 2000
Il palazzo dell'antico studio. L'espansione novecentesca e gli edifici dell'ateneo [sassarese], 2010
FMR, new series n. 30, March-April 2009, pp. 71-84, 2009
Short history of jewels in Sardinia, from Middle age to XVIII century
Argenti di Sardegna. La produzione degli argenti lavorati in sardegna dal medioevo al primo ottocento, 2016
immagini fotografiche e schede di catalogo relative ai manufatti illustrati nel Capitolo Ii del t... more immagini fotografiche e schede di catalogo relative ai manufatti illustrati nel Capitolo Ii del testo.

L'attività degli argentieri attivi in Sardegna nel Cinquecento non riguardava soltanto la produzi... more L'attività degli argentieri attivi in Sardegna nel Cinquecento non riguardava soltanto la produzione dei preziosi arredi liturgici e dei gioielli che ornavano i simulacri dei santi, commissionati dal clero o donati dai fedeli, ma anche degli argenti d'uso domestico e dei gioielli per ornamento personale, riservati ai ceti abbienti. Il numero stesso degli artigiani operanti nelle due principali città produttrici, Sassari e Cagliari, è indice del lusso di cui amava circondarsi il ceto dominante, composto dalle oligarchie cittadine, dai feudatari e dal ceto cavalleresco, dal clero ma anche dai funzionari dell'Amministrazione regia, dai ricchi mercanti e finanzieri, dal ceto togato e mercantile, mentre il tenore di vita delle classi subalterne restava miserabile. Il dono e il possesso di suppellettili d'argento, più spesso che nel passato contraddistinte dal proprio emblema araldico, rappresentava un vero e proprio status symbol sia per i prelati che per le casate di antica o recente nobiltà.
Argenti di Sardegna. La produzione degli argenti lavorati in Sardegna dal Medioevo al primo Ottocento, 2016
Immagini fotografiche e schede di catalogo allegate alla prima parte del Capitolo II del testo.

Argenti di Sardegna. La produzione degli argenti lavorati in Sardegna dal medioevo al primo ottocento, 2016
Il CINQUECENTO L'attività degli argentieri attivi in Sardegna nel Cinquecento non riguardava solt... more Il CINQUECENTO L'attività degli argentieri attivi in Sardegna nel Cinquecento non riguardava soltanto la produ-zione dei preziosi arredi liturgici e dei gioielli che ornavano i simulacri dei santi, commissionati dal clero o donati dai fedeli, ma anche degli argenti d'uso domestico e dei gioielli per ornamento perso-nale, riservati ai ceti abbienti. Il numero stesso degli artigiani operanti nelle due principali città pro-duttrici, Sassari e Cagliari, è indice del lusso di cui amava circondarsi il ceto dominante, composto dalle oligarchie cittadine, dai feudatari e dal ceto cavalleresco, dal clero ma anche dai funzionari dell'Amministrazione regia, dai ricchi mercanti e finanzieri, dal ceto togato e mercantile, mentre il tenore di vita delle classi subalterne restava miserabile. Il dono e il possesso di suppellettili d'argento, più spesso che nel passato contraddistinte dal proprio emblema araldico, rappresentava un vero e proprio status symbol sia per i prelati che per le casate di antica o recente nobiltà. Del fasto delle classi dominanti, rivelato dagli inventari cinquecenteschi, è un'indiretta testimo-nianza la ricchezza delle vesti e dei gioielli che ornano sante e santi nelle pale del pittore fiorentino Baccio Gorini e della sua cerchia, operante nel Sassarese e nel Meilogu tra la fine del Cinquecento e il primo trentennio del Seicento. Erano dunque i ceti privilegiati i committenti dei maestri argentieri e gli acquirenti delle mercanzie di lusso che, nel nord della Sardegna, giungevano soprattutto nel porto di Alghero, secondo scalo commerciale per importanza nella rotta per le isole dopo quello di Palermo, e, nel sud dell'isola, nel porto di Cagliari più che in quello di Oristano. L'eterogeneità delle provenienze degli oggetti d'uso e degli indumenti trovati nelle case di mer-canti catalani e liguri residenti ad Alghero è rivelatrice della vivacità degli scambi commerciali e dell'apertura agli influssi esterni della Sardegna settentrionale alla fine del Cinquecento. 1 Una certa varietà di provenienze, anche se purtroppo non specificata dalle descrizioni, sembra caratterizzare anche le suppellettili d'argento di cui amavano circondarsi i ricchi algheresi e, certamente, anche il ceto agiato sassarese dello stesso periodo. Lo stesso discorso può essere fatto per i ceti abbienti ca-gliaritani, in particolare per i nobili e i mercanti. La ricchezza dei corredi da tavola dei nobili algheresi è evidenziata negli inventari dalla presenza di oggetti d'argento lavorato e dorato, accanto a quelli di argento liscio. Possiamo supporre che le corrispondesse una altrettanto raffinata produzione degli argentieri del Capo di Logudoro, di cui, purtroppo, restano solo rare testimonianze documentarie. Le importazioni e il loro influsso sulle produzioni locali Alla produzione locale doveva certamente affiancarsi quella importata dalla Spagna, dall'Italia e, perfino dalla Germania o dalle Fiandre. Fra gli argenti sopravvissuti, alcuni sono di notevole pregio, come il bel calice con coperchio, col marchio di Augsburg, di Santa Maria della Neve a Cuglieri in tutto simile a quelli prodotti dalla bottega di Melchior Bayer tra la fine del XVI secolo e il principio del XVII, 2 o la pisside ricavata da una noce di cocco, con bugne, piede e coperchio d'argento, del duomo di Cagliari 3 (n° 1), che potrebbe essere tedesca, piuttosto che proveniente dalle 'Indi È o dal Portogallo. È stato purtroppo trafugato il piatto col trionfo di Anfitrite del duomo di Cagliari 4 1 M.

Argenti di Sardegna
Il volume, frutto della collaborazione di due qualificate storiche dell’arte e appassionate studi... more Il volume, frutto della collaborazione di due qualificate storiche dell’arte e appassionate studiose della materia, si configura come una sintesi storico-artistica ad ampio respiro delle vicende relative alla produzione argentaria sarda, dal Medioevo al primo Ottocento, che non trascura l’influsso esercitato dai modelli di importazione e si sostanzia di un’ampia indagine negli archivi isolani. Emerge dai documenti l’estesa diffusione dei manufatti d’argento ed il loro uso nelle varie classi sociali, oltre che nell’ambito ecclesiastico; risalta inoltre il ruolo svolto dalla committenza nella realizzazione delle opere di maggiore importanza.
Come per le altre manifestazioni dell’arte in Sardegna, anche la produzione argentaria va inserita nell’ambito vasto della circolazione mediterranea ed europea degli influssi culturali e degli scambi commerciali. Dall’analisi della vasta produzione residua, infatti, emergono influssi stilistici provenienti dall’area iberica, dalla Provenza,
dal nord Europa e da varie regioni italiane: Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania
e Sicilia. Questa pluralità di linguaggi artistici è conseguenza sia dei rapporti politici ed economici che dell’importazione di manufatti da queste aree ma anche della attiva e stimolante presenza all’interno delle maestranze locali di artefici forestieri che da tali regioni provenivano.
Col suo ampio apparato iconografico, il volume Argenti di Sardegna si propone di colmare una lacuna storiografica come un vero e proprio manuale che offre a studiosi, collezionisti, antiquari ed appassionati una chiara e accessibile classificazione dei manufatti argentei prodotti in Sardegna distinti per epoche, autori, stili e tipologie.
San Pietro di Silki, 1998
Il saggio illustra storia e caratteristiche degli arredi sacri, dal '400 all'800, presenti nella ... more Il saggio illustra storia e caratteristiche degli arredi sacri, dal '400 all'800, presenti nella chiesa di San Pietro di Silki a Sassari, nel volume di autori vari ad essa dedicato.
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Come per le altre manifestazioni dell’arte in Sardegna, anche la produzione argentaria va inserita nell’ambito vasto della circolazione mediterranea ed europea degli influssi culturali e degli scambi commerciali. Dall’analisi della vasta produzione residua, infatti, emergono influssi stilistici provenienti dall’area iberica, dalla Provenza,
dal nord Europa e da varie regioni italiane: Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania
e Sicilia. Questa pluralità di linguaggi artistici è conseguenza sia dei rapporti politici ed economici che dell’importazione di manufatti da queste aree ma anche della attiva e stimolante presenza all’interno delle maestranze locali di artefici forestieri che da tali regioni provenivano.
Col suo ampio apparato iconografico, il volume Argenti di Sardegna si propone di colmare una lacuna storiografica come un vero e proprio manuale che offre a studiosi, collezionisti, antiquari ed appassionati una chiara e accessibile classificazione dei manufatti argentei prodotti in Sardegna distinti per epoche, autori, stili e tipologie.
Come per le altre manifestazioni dell’arte in Sardegna, anche la produzione argentaria va inserita nell’ambito vasto della circolazione mediterranea ed europea degli influssi culturali e degli scambi commerciali. Dall’analisi della vasta produzione residua, infatti, emergono influssi stilistici provenienti dall’area iberica, dalla Provenza,
dal nord Europa e da varie regioni italiane: Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania
e Sicilia. Questa pluralità di linguaggi artistici è conseguenza sia dei rapporti politici ed economici che dell’importazione di manufatti da queste aree ma anche della attiva e stimolante presenza all’interno delle maestranze locali di artefici forestieri che da tali regioni provenivano.
Col suo ampio apparato iconografico, il volume Argenti di Sardegna si propone di colmare una lacuna storiografica come un vero e proprio manuale che offre a studiosi, collezionisti, antiquari ed appassionati una chiara e accessibile classificazione dei manufatti argentei prodotti in Sardegna distinti per epoche, autori, stili e tipologie.