
Pietro Piro
Pietro Piro (Termini Imerese 1978) is a sociologist at the Don Calabria Foundation for Social E.T.S. He is the founder and director of the Veni Creator Spiritus Library (Library entirely based on the practice of gift giving and sharing). He is a member of the Directorate of the Diocesan Pastoral Council and of the diocesan team for the Synod of Palermo.
After graduating from high school he moved to Urbino where he studied psychology, philosophy and theology. He graduated in philosophy with a thesis on "Pythagoras and the harmony of the Cosmos". After graduating he specialized in "Anthropological Sciences of Religion". Visiting researcher at the UNED in Madrid and the Filmoteca Espanola, he obtained his PhD in "Political Communication" with a thesis on "Construction of the myth of Francisco Franco". Subsequently, thanks to a scholarship, he was able to obtain a Master of Arts in Social Research with a thesis on Max Weber. He studied and directly practiced yoga, macrobiotic nutrition, Zen meditation, staying in various Buddhist monasteries and comparing himself with masters of various traditions. He was an assistant professor in Sociology at the University of Roma Tre and a member of the Italian Society of the History of Religions. He conceived and directed the six editions of the "Popular Seminar on Far Eastern Thought". He has carried out research in the sociological field with particular reference to the media representation of marginality, migratory phenomena and the consequences of unemployment. I worked as an educator in social services in the field of measures to combat poverty and social inclusion. He has translated unpublished works by José Ortega y Gasset and Santiago Ramón y Cajal from Spanish into Italian. For several years he has been studying the culture of Christian monasticism trying to apply it to everyday life. His relationship with young people is particularly intense thanks to numerous courses and educational projects held in schools, training centres, prisons, recovery centers for drug addicts.
After graduating from high school he moved to Urbino where he studied psychology, philosophy and theology. He graduated in philosophy with a thesis on "Pythagoras and the harmony of the Cosmos". After graduating he specialized in "Anthropological Sciences of Religion". Visiting researcher at the UNED in Madrid and the Filmoteca Espanola, he obtained his PhD in "Political Communication" with a thesis on "Construction of the myth of Francisco Franco". Subsequently, thanks to a scholarship, he was able to obtain a Master of Arts in Social Research with a thesis on Max Weber. He studied and directly practiced yoga, macrobiotic nutrition, Zen meditation, staying in various Buddhist monasteries and comparing himself with masters of various traditions. He was an assistant professor in Sociology at the University of Roma Tre and a member of the Italian Society of the History of Religions. He conceived and directed the six editions of the "Popular Seminar on Far Eastern Thought". He has carried out research in the sociological field with particular reference to the media representation of marginality, migratory phenomena and the consequences of unemployment. I worked as an educator in social services in the field of measures to combat poverty and social inclusion. He has translated unpublished works by José Ortega y Gasset and Santiago Ramón y Cajal from Spanish into Italian. For several years he has been studying the culture of Christian monasticism trying to apply it to everyday life. His relationship with young people is particularly intense thanks to numerous courses and educational projects held in schools, training centres, prisons, recovery centers for drug addicts.
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Books by Pietro Piro
doveva intitolarsi: Contributi per la comunità concreta. Il titolo del volume voleva omaggiare l’intuizione comunitaria di Adriano Olivetti. Intuizione che rinnova la fiducia nell’uomo di poter costruire una comunità responsabile che sappia vivere, amare e lavorare, non solamente per produrre benessere economico ma anche per elevare le coscienze. La Comunità immaginata da Olivetti è operosa, concreta, relazionale, partecipata, eterogenea, in continua formazione e alla ricerca ostinata di un senso che sia valido per l’uomo. Non è forse in questa direzione che dobbiamo provare ad indirizzare i nostri sforzi? Nel costruire realtà sociali che mettano al centro la persona e i valori positivi che riesce ad esprimere? Oggi viviamo in una fase del capitalismo consumistico in cui la produzione industriale alimenta lo spreco e l’inquinamento. Dentro questa dinamica perversa, l’uomo si sente parte integrante di questo inutile spreco perché si rende conto che è soltanto una minuscola ruota di un potente ingranaggio che lo stritola e lo rende sempre più disumano. Oggi manca una visione organica della persona che includa le dimensioni del produrre, dell’abitare, del fare cultura, storia e memoria. È per questo motivo che la comunità concreta è tutta ancora da costruire. Le basi ideali sono state gettate ma è urgente che ci si innamori nuovamente di queste basi per farle fiorire ancora e poi ancora.
Ignazio Silone, La sfinge del benessere
Sin embargo, me pregunto, no sin una ligera angustia: ¿son pronunciadas también en el corazón de los hombres? ¿Han superado el caparazón emocional que rodea al hombre-masa contemporáneo? ¿Siguen todavía vivos?
INTRODUZIONE di Pietro Piro.
Pietro Piro - Perché guardare Oriente nell’epoca della Tecnica?
EAST AND WEST
Ramkrishna Bhattacharya - Prehistory of Geometry in the East and the West.
María Teresa Román Lopez - ¿Oriente y Occidente?
VICINO ORIENTE
Alberto Samonà - Esicasmo ed Energie increate nella Cristianità d’Oriente: una porta verso se stessi.
Marco Miano - Musica e letteratura nell’esperienza spirituale della cultura religiosa dell’Islām.
INDIA
Luca Canapini - Meditazioni sulla Bhagavad Gita: l’anima e le tre influenze.
Igor Spanò – Cosmogonia cromatica: dalle Upaniṣad al Sāṃkhya.
Valentino Bellucci - La pratica del Bhakti-Yoga secondo la tradizione Vaishnava.
Krishna del Toso - Tutto in questa vita: considerazioni sull’etica e la morale dei Cārvāka/Lokāyata.
CINA
Giusi Tamburello– Via con te di Liu Ruoying, lettura in prospettiva di un romanzo cinese contemporaneo.
GIAPPONE
Aldo Tollini - Il pensiero di Dogen Zenji (1200-1235) nella prospettiva dell’uomo moderno.
Daniela Sadun - Da Van Gogh a John Galliano. Influenze giapponesi nell’arte occidentale.
Giuseppe Vitello – Shohei Imamura. Il profondo desiderio degli uomini.
PSICOTERAPIA , FILOSOFIA, LETTERATURA IN DIALOGO CON IL PENSIERO ORIENTALE
Antonio Sperandeo- La declinazione del tempo in psicoterapia quale legame tra cura e meditazione.
Giovanni Nancini - Riflessioni sull’Oriente a partire da H. Bergson.
Mariana Urquijo Reguera -Tagore e Bergson: Cammini antagonisti e convergenti tra Oriente e Occidente.
Gianfrancesco Iacono - Gabriele D’Annunzio e Kawabata Yasunari, due esteti a confronto: impressioni di un lettore occidentale.
PREFAZIONE - MEMORIE DI UN CURATORE (Pietro Piro) » p. 13
PROLEGOMENI
PROLEGOMENI PER UNA CRITICA ALLA CULTURA.
(Rolando Ruggeri) » p. 21
TRISTI TOPOI. NOTERELLE PER UNA FILOLOGIA FUTURA
(Gianfrancesco Iacono) » p. 39
PER UNA CRITICA DELLA RAGIONE CHIMICA
(Daniele A. Morello) » p. 47
DISILLUSIONI FILOSOFICHE
ILLUSIONE. ROTTURA E COSTRIZIONE
(Giulio Randazzo) » p. 53
L’UOMO SENZA ILLUSIONI. CRITICA E
ATTACCAMENTO ALLA VITA.
(Fabio Treppiedi) » p. 65
LA MORALE DELLA STORIA - PER UN’ETICA
MATERIALISTICA
(Andrea Luigi Mazzola) » p. 83
MA CHE MODI SONO? CAPITALISMO COME
(MANCANZA DI) STILE DI VITA.
(Giacomo Pezzano) » 103
BREVI NOTE SU SVILUPPO TECNICO,
FATICA E PROGETTO DI VITA.
(Giovanni Nancini) » p. 121
ECCITAZIONI
DINAMICHE DELL’ESPROPRIO ESISTENZIALE
(Ruggero d’Alessandro) » p. 133
IL MOMENTO IN CUI IL FILO PENZOLA LIBERAMENTE
TRA DUE PUNTI, E SORRIDE ALCUNE NOTE A
MARGINE SU GIOCO, POSSIBILITÀ, LEGGEREZZA
(Viviana Vacca) » p. 151
INFINITO MALINCONICO.
NOTE DAL PRESENTE IN DISSOLVENZA
(Valentina Rametta) » p. 161
LA VACCA GRASSA È BULIMICA.
IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO
NELL’EPOCA DEI NATIVI DIGITALI.
(Giuseppe Vitello) » p. 173
CONCLUSIONI
UN UOMO QUASI NUOVO
(Marcello Marchetti) » p. 193
SU UNA PRESUNTA SCUOLA DI CUI QUESTO
LIBRO SAREBBE IL FRUTTO
(Pietro Piro) » p. 199
GIOCHI MARGINALI
SCACCO ALL’IMBRUNIRE
(Loreto Cimino) » p. 205
LITURGIA DEL FUOCO
(Vincenzo Celano) » p. 206
LA BALLATA DELLA CITTÀ NUOVA
(Franca Albergamo) » p. 207
L’eccesso assoluto di ogni cosa, il debordare schizofrenico di ogni messaggio, la frenesia di ogni vita accelerata sino alla disintegrazione, induce il pensiero a farsi semplice ronzio, eco quasi impercettibile di suoni di macchine.
Pensare, poetare, sognare, diventano attività marginali e inattuali, inservibili al funzionamento di un enorme macchinario in cui l’uomo svolge la sua docile funzione d’ingranaggio. A questa logica puzzolente e mortifera, non si può fare altro che contrapporre una febbrile attività improduttiva come leggere e rileggere il Don Quijote, immedesimandomi a piacere in Sancio o nel Cavaliere della Trista Figura; giocare a fare la parte del tonto e fingersi pazzo, elaborare lutti, sognare, escogitare piani rivoluzionari, piani di fuga, piani di resistenza. Amare i propri amici e pregare affinché i nemici rimangano tali. Girovagare senza meta e senza scopo e infine pensare. Il dovere di continuare a pensare non ha nessun carattere costrittivo. Si tratta di sperimentare la gioia del vivere.
Sentirla, coltivarla, diffonderla."
la pigrizia mentale, la mediocrità, la bulimica asfissia dell’appiattimento sul quotidiano. Il quijotismo di Cajal, inteso come lo slancio eroico e indomito verso i più alti ideali della scienza, delle lettere e della politica, diventa il movimento necessario e imprescindibile al quale la nuova Spagna, affranta e abbruttita dalla perdita dello spazio coloniale, può affidarsi per ritrovare la strada per essere ancora all’altezza del confronto con le nazioni più avanzate nella tecnica e nello spirito.
Se è vero che con il termine Marginalia s’intendono le annotazioni,
gli scritti e i commenti fatti da un lettore a margine di un libro, questa raccolta non poteva trovare nessun altro titolo che la definisse in maniera più rappresentativa. La lettura di un libro, quando si tratta di un opera degna di questo nome (e non di quelle operazioni di mercato studiate a tavolino per riempire i carrelli di annoiati consumatori), non può che essere fonte di riflessioni, considerazioni, rimandi, rinvii. Il testo diventa allora una zattera per poter attraversare il fiume del tempo, un tronco al quale aggrapparsi nelle ripide del divenire. Ma il testo – che per sua natura altro non è che un condensato di esperienze e riflessioni vive, la cui naturalità si spegne nella struttura rigida del foglio –, deve essere abbandonato quando si giunge ad una sua visione più complessa, e ad una comprensione più profonda di se stessi e della natura medesima dell’attraversata
doveva intitolarsi: Contributi per la comunità concreta. Il titolo del volume voleva omaggiare l’intuizione comunitaria di Adriano Olivetti. Intuizione che rinnova la fiducia nell’uomo di poter costruire una comunità responsabile che sappia vivere, amare e lavorare, non solamente per produrre benessere economico ma anche per elevare le coscienze. La Comunità immaginata da Olivetti è operosa, concreta, relazionale, partecipata, eterogenea, in continua formazione e alla ricerca ostinata di un senso che sia valido per l’uomo. Non è forse in questa direzione che dobbiamo provare ad indirizzare i nostri sforzi? Nel costruire realtà sociali che mettano al centro la persona e i valori positivi che riesce ad esprimere? Oggi viviamo in una fase del capitalismo consumistico in cui la produzione industriale alimenta lo spreco e l’inquinamento. Dentro questa dinamica perversa, l’uomo si sente parte integrante di questo inutile spreco perché si rende conto che è soltanto una minuscola ruota di un potente ingranaggio che lo stritola e lo rende sempre più disumano. Oggi manca una visione organica della persona che includa le dimensioni del produrre, dell’abitare, del fare cultura, storia e memoria. È per questo motivo che la comunità concreta è tutta ancora da costruire. Le basi ideali sono state gettate ma è urgente che ci si innamori nuovamente di queste basi per farle fiorire ancora e poi ancora.
Ignazio Silone, La sfinge del benessere
Sin embargo, me pregunto, no sin una ligera angustia: ¿son pronunciadas también en el corazón de los hombres? ¿Han superado el caparazón emocional que rodea al hombre-masa contemporáneo? ¿Siguen todavía vivos?
INTRODUZIONE di Pietro Piro.
Pietro Piro - Perché guardare Oriente nell’epoca della Tecnica?
EAST AND WEST
Ramkrishna Bhattacharya - Prehistory of Geometry in the East and the West.
María Teresa Román Lopez - ¿Oriente y Occidente?
VICINO ORIENTE
Alberto Samonà - Esicasmo ed Energie increate nella Cristianità d’Oriente: una porta verso se stessi.
Marco Miano - Musica e letteratura nell’esperienza spirituale della cultura religiosa dell’Islām.
INDIA
Luca Canapini - Meditazioni sulla Bhagavad Gita: l’anima e le tre influenze.
Igor Spanò – Cosmogonia cromatica: dalle Upaniṣad al Sāṃkhya.
Valentino Bellucci - La pratica del Bhakti-Yoga secondo la tradizione Vaishnava.
Krishna del Toso - Tutto in questa vita: considerazioni sull’etica e la morale dei Cārvāka/Lokāyata.
CINA
Giusi Tamburello– Via con te di Liu Ruoying, lettura in prospettiva di un romanzo cinese contemporaneo.
GIAPPONE
Aldo Tollini - Il pensiero di Dogen Zenji (1200-1235) nella prospettiva dell’uomo moderno.
Daniela Sadun - Da Van Gogh a John Galliano. Influenze giapponesi nell’arte occidentale.
Giuseppe Vitello – Shohei Imamura. Il profondo desiderio degli uomini.
PSICOTERAPIA , FILOSOFIA, LETTERATURA IN DIALOGO CON IL PENSIERO ORIENTALE
Antonio Sperandeo- La declinazione del tempo in psicoterapia quale legame tra cura e meditazione.
Giovanni Nancini - Riflessioni sull’Oriente a partire da H. Bergson.
Mariana Urquijo Reguera -Tagore e Bergson: Cammini antagonisti e convergenti tra Oriente e Occidente.
Gianfrancesco Iacono - Gabriele D’Annunzio e Kawabata Yasunari, due esteti a confronto: impressioni di un lettore occidentale.
PREFAZIONE - MEMORIE DI UN CURATORE (Pietro Piro) » p. 13
PROLEGOMENI
PROLEGOMENI PER UNA CRITICA ALLA CULTURA.
(Rolando Ruggeri) » p. 21
TRISTI TOPOI. NOTERELLE PER UNA FILOLOGIA FUTURA
(Gianfrancesco Iacono) » p. 39
PER UNA CRITICA DELLA RAGIONE CHIMICA
(Daniele A. Morello) » p. 47
DISILLUSIONI FILOSOFICHE
ILLUSIONE. ROTTURA E COSTRIZIONE
(Giulio Randazzo) » p. 53
L’UOMO SENZA ILLUSIONI. CRITICA E
ATTACCAMENTO ALLA VITA.
(Fabio Treppiedi) » p. 65
LA MORALE DELLA STORIA - PER UN’ETICA
MATERIALISTICA
(Andrea Luigi Mazzola) » p. 83
MA CHE MODI SONO? CAPITALISMO COME
(MANCANZA DI) STILE DI VITA.
(Giacomo Pezzano) » 103
BREVI NOTE SU SVILUPPO TECNICO,
FATICA E PROGETTO DI VITA.
(Giovanni Nancini) » p. 121
ECCITAZIONI
DINAMICHE DELL’ESPROPRIO ESISTENZIALE
(Ruggero d’Alessandro) » p. 133
IL MOMENTO IN CUI IL FILO PENZOLA LIBERAMENTE
TRA DUE PUNTI, E SORRIDE ALCUNE NOTE A
MARGINE SU GIOCO, POSSIBILITÀ, LEGGEREZZA
(Viviana Vacca) » p. 151
INFINITO MALINCONICO.
NOTE DAL PRESENTE IN DISSOLVENZA
(Valentina Rametta) » p. 161
LA VACCA GRASSA È BULIMICA.
IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO
NELL’EPOCA DEI NATIVI DIGITALI.
(Giuseppe Vitello) » p. 173
CONCLUSIONI
UN UOMO QUASI NUOVO
(Marcello Marchetti) » p. 193
SU UNA PRESUNTA SCUOLA DI CUI QUESTO
LIBRO SAREBBE IL FRUTTO
(Pietro Piro) » p. 199
GIOCHI MARGINALI
SCACCO ALL’IMBRUNIRE
(Loreto Cimino) » p. 205
LITURGIA DEL FUOCO
(Vincenzo Celano) » p. 206
LA BALLATA DELLA CITTÀ NUOVA
(Franca Albergamo) » p. 207
L’eccesso assoluto di ogni cosa, il debordare schizofrenico di ogni messaggio, la frenesia di ogni vita accelerata sino alla disintegrazione, induce il pensiero a farsi semplice ronzio, eco quasi impercettibile di suoni di macchine.
Pensare, poetare, sognare, diventano attività marginali e inattuali, inservibili al funzionamento di un enorme macchinario in cui l’uomo svolge la sua docile funzione d’ingranaggio. A questa logica puzzolente e mortifera, non si può fare altro che contrapporre una febbrile attività improduttiva come leggere e rileggere il Don Quijote, immedesimandomi a piacere in Sancio o nel Cavaliere della Trista Figura; giocare a fare la parte del tonto e fingersi pazzo, elaborare lutti, sognare, escogitare piani rivoluzionari, piani di fuga, piani di resistenza. Amare i propri amici e pregare affinché i nemici rimangano tali. Girovagare senza meta e senza scopo e infine pensare. Il dovere di continuare a pensare non ha nessun carattere costrittivo. Si tratta di sperimentare la gioia del vivere.
Sentirla, coltivarla, diffonderla."
la pigrizia mentale, la mediocrità, la bulimica asfissia dell’appiattimento sul quotidiano. Il quijotismo di Cajal, inteso come lo slancio eroico e indomito verso i più alti ideali della scienza, delle lettere e della politica, diventa il movimento necessario e imprescindibile al quale la nuova Spagna, affranta e abbruttita dalla perdita dello spazio coloniale, può affidarsi per ritrovare la strada per essere ancora all’altezza del confronto con le nazioni più avanzate nella tecnica e nello spirito.
Se è vero che con il termine Marginalia s’intendono le annotazioni,
gli scritti e i commenti fatti da un lettore a margine di un libro, questa raccolta non poteva trovare nessun altro titolo che la definisse in maniera più rappresentativa. La lettura di un libro, quando si tratta di un opera degna di questo nome (e non di quelle operazioni di mercato studiate a tavolino per riempire i carrelli di annoiati consumatori), non può che essere fonte di riflessioni, considerazioni, rimandi, rinvii. Il testo diventa allora una zattera per poter attraversare il fiume del tempo, un tronco al quale aggrapparsi nelle ripide del divenire. Ma il testo – che per sua natura altro non è che un condensato di esperienze e riflessioni vive, la cui naturalità si spegne nella struttura rigida del foglio –, deve essere abbandonato quando si giunge ad una sua visione più complessa, e ad una comprensione più profonda di se stessi e della natura medesima dell’attraversata
Anche se nella mia mente la sua presenza è forte e viva, sento che questo tentativo di restituzione non può che essere parziale e frammentario.
Ho pensato molto in questi giorni agli incontri, alle parole, agli sguardi e ai silenzi. Ho pensato a quanto sia complesso l’incontro con un’altra persona.
a tutti che le forme esterne della Chiesa cambiano sotto l’influsso dei tempi.
È questo il nostro compito principale: imparare a sperare!!!
Se fossi un po’ meno abituato a parlare con voi, mi sarei scoraggiato subito e avrei emesso uno di quei giudizi - tanto superficiali quanto velenosi - sulla totale apatia dei cosiddetti giovani. Ma io non ho mai conosciuto “un giovane” in tutta la mia vita. Ho sempre incrociato volti, sguardi, storie, lacrime e sorrisi.
Ho parlato con Daniele, con Luca, con Elisa, con Sabrina, con Giorgio, con Giuseppe, con Maria, con Sara. Ecco, parlando con voi, io credo di accorgermi di molte cose. Di quello che dite, certo, ma soprattutto di quello che non dite. Di certi sguardi che si perdono, di certi legami che si potrebbero creare ma che noi respingiamo perché siamo troppo impegnati a sopravvivere e, infine, della rabbia che accumulate ogni giorno che passa.
Vedete, se voi vi vestite con le ultime novità dettate dalla moda, se mangiate nei ristoranti o andate al cinema, se usate l’ultimo modello di smartphone, se impazzite per lo sport, se viaggiate in giro per il mondo, se siete dei seguaci delle serie tv o degli innamorati delle ultime tendenze della vita social, se uscite per andare a ballare o ordinate una pizza o un paio di scarpe da un sito internet noi adulti siamo contenti.
Siamo contenti quando siete dei docili consumatori del mondo che abbiamo pensato per voi. D’altronde, noi adulti vi abbiamo creato un confortevole, levigato e omologato mondo che dovete abitare con allegria, gratitudine e spensieratezza. Abbiamo pensato a tutto noi.
Oggi avete chiamato un sociologo per parlare di un articolo della nostra Costituzione. Ma di cosa si occupa un sociologo? Sé fra i suoi compiti c'è quello di analizzare, comprendere e monitorare i fenomeni sociali, allora, è necessario e urgente che "faccia il mio mestiere" e quindi aiutarvi a comprendere questo articolo come espressione di un fenomeno sociale.
Come mai quel che si produce instancabilmente sotto i nostri occhi, ed è il dato più effettivo, è palese, certo, ma non si vede?
La domanda è carica di profonda inquietudine e Jullien cerca di dare una sua personalissima risposta, attingendo a un rigoroso bagaglio culturale che abbraccia principalmente la cultura filosofica greca e cinese. Tuttavia, leggendo il suo libro: Le trasformazioni silenziose, scritto con gran mestiere e con intelligenza creativa, se ne ricava un’immagine – a nostro avviso – che tende a dare troppa importanza alla tradizione filosofica e a trascurare la realtà quotidiana cinese dall’antichità ad oggi. "
Il termine "valori" sembra propagandare un vago relativismo opposto al "vero scientifico".
Il moderno ha separato i fatti dai valori, e questo è il mondo qual'è, quello in cui viviamo.
In realtà questo non è "tutto" il mondo, ed anche nel nostro mondo il moderno non ha il successo che si vorrebbe.
Qualcosa resiste al moderno, qualcosa dell'uomo e del mondo e che noi viviamo come crisi della contemporaneità.
L'antagonismo del moderno verso la tradizione non è di per sé un concetto culturalmente plausibile, neppure ormai più dal punto di vista scientifico.
L'incertezza paurosa del futuro ci impone nuove riflessioni sui miti che hanno caratterizzato il moderno.
Alla Libreria Punto 52 di Termini Imerese (PA),
Presentazione del libro di:
Santiago Ramón y Cajal
Psicologia del Don Quijote e il Quijotismo
Tradotto e curato da Pietro Piro
Introduce: Gianfranco Consiglio
(Centro Internazionale Studi sul Mito).
Ne discutono: Armando Savignano
(Università di Trieste),
Pietro Piro (Filosofo).
Armando Savignano è ordinario di Filosofia Morale presso l'Università di Trieste. Le sue ricerche scientifiche riguardano la filosofia morale e la bioetica con speciale riferimento ai problemi epistemologici e alle questioni metodologiche relative ala bioetica delle virtù e all'etica medica, di cui ha anche approfondito i temi della comunicazione tra medico e paziente. Ha indagato inoltre su alcuni problemi relativi all'etica e alla deontologia della comunicazione. Si occupa inoltre del pensiero filosofico spagnolo e iberoamericano. È direttore scientifico della collana "Etica pratica" dell'Editore Guida, Napoli; e della collana di "Ispanismo Filosofico", ed. Saletta dell’Uva, Caserta. È condirettore della rivista "Rocinante". Fa parte del Consejo asesor della rivista "Antigona" (Málaga), e della Comissão Externa Permanente de Aconselhamento Científico del CEFi, Centro de Estudos de Filosofia da Faculdade de Ciências Humanas da Universidade Católica Portuguesa (Lisboa). Inoltre, collabora e fa parte del comitato scientifico di numerose riviste nazionali ed internazionali. Savignano presenta il suo libro edito da Rubettino Don Chisciotte. Illusione e realtà Il libro è stato pubblicato in occasione del quarto centenario della pubblicazione di "Don Chisciotte", e propone una chiave di lettura del capolavoro di Cervantes per molti versi ancora inedita. Don Chisciotte, secondo l'autore, non è tanto e solo un romanzo, ma una vera e propria opera filosofica sul senso della grandezza e della caduta dell'uomo, tradotta in metafore per la necessità di sottrarsi alla rigida censura dell'Inquisizione spagnola.
Introduce e modera la serata il filosofo Pietro Piro."
Ore 10.00: Introduce: Pietro Piro (Università di Enna Kore-UNED Madrid).
Il dovere di continuare a pensare anche quando non c’è più tempo per l’uomo.
Ore 10.30; Sezione: Il tempo dell’uomo nella filosofia.
Presiede: Giovanni Nancini (Filosofo).
Interventi:
- Fabio Treppiedi (Università di Palermo, Visiting Scholar at CIEPFC [ENS, Paris], BNF Mitterand [Paris]).
- Andrea Luigi Mazzola (Scuola Normale Superiore di Pisa).
- Giulio Randazzo (Università di Pisa).
Ore 11.45; Sezione: Il tempo dell’uomo nell’arte, nel cinema e nella letteratura.
Presiede: Valentina Rametta (Dipartimento di Studi Culturali-Arti storia comunicazione, Università degli Studi di Palermo).
Interventi:
- Giuseppe Vitello (Storico del Cinema).
- Ignazio Sauro (Poeta – Docente di Materie Letterarie Istituti Superiori).
- Alberto Amodeo (Scultore).
- Gianfrancesco Iacono (Scrittore).
POMERIGGIO
Ore 16.00; Sezione: Il tempo dell’uomo nel diritto, nel lavoro, nella politica.
Presiede: Andrea Nino Caputo (Vice Prefetto Aggiunto-Prefettura di Viterbo).
Interventi:
- Giacomo Gargano (Avvocato-Università di Enna Kore).
- Filippo Giunta (Libraio).
- Pietro Quattrocchi (Imprenditore).
Ore 18.00; Sezione: Il tempo dell’uomo nella psichiatria, nella psicoterapia e nella psicoanalisi.
Presiede: Giovanni Iannuzzo (Psichiatra-Università di Messina).
Interventi:
- Daniele Morello (Psicanalista).
- Alessandro Arrigo (Psicoterapeuta).
- Antonio Sperandeo (Psicoterapeuta).
""
in Via Vann'Antò 16 a Palermo, si terrà la presentazione del volume di Pietro Piro, L'uomo nell'ingranaggio. Occasioni di critica, La Zisa, Palermo 2019. Introduce e modera: Davide Romano - Editore. Intervengono: Salvatore Cavaleri - educatore e attivista, Charlie Barnao - sociologo e docente Università di Catanzaro. Sarà presente l'autore.
Il workshop si terrà Lunedì 24 Febbraio dalle 10:00 alle 13:00 presso la Meeting Room del Centro Studi Opera Don Calabria a Termini Imerese in Via Ugo Foscolo 8.
Causa limitata disponibilità di posti è gradita una conferma. Grazie.
L’Italia torna ad essere un paese di emigrazione come in passato con elementi di continuità (disoccupazione, diseguaglianza, ignoranza, mancanza di futuro) e discontinuità (individualismo migratorio, livelli di scolarizzazione alta, presenza significativa delle donne).
Una prima analisi del materiale disponibile sulla nuova emigrazione italiana in Germania, Francia e Inghilterra mostra come gli immigrati italiani siano più preparati culturalmente dei loro antenati, emigrino più donne e intere famiglie. Tutti sono accomunati dalla ricerca di nuove opportunità di lavoro e di vita. L’analisi dei dati statistici favorisce una maggiore comprensione del fenomeno. Fenomeno che deve essere inquadrato in una prospettiva globale.
Y nosotros que estamos dispuestos con el objetivo de filosofar, ¿sentimos que se incluyen en una lógica eterna que no hace más que repetir sus gestos reiterativos o estamos lanzados como un cohete hacia un destino desconocido?
Quando l’alienazione è realizzata e perfetta, la dimensione della cura è annientata e i meccanismi di solidarietà sono ridotti al grado zero.
È per questo motivo che spesso osserviamo il dispiegarsi di distruttività nichiliste e prive di senso – in realtà il senso è proprio nella realizzazione di una perfetta alienazione – anche dove apparentemente i bisogni materiali sono soddisfatti.
Noi siamo convinti che solo se la nostra democrazia evolve verso una social-democrazia matura e consapevole dei rischi di un individualismo esasperato e consumistico, sarà possibile uscire dal pantano del berlusconismo. Pantano che ha fatto sprofondare il nostro Paese in un regno dominato dal Carnevale. Un regno in cui concedendo più volte al giorno attimi di rovesciamento e d’inversione di tutti i valori, si confonde e debilita l’individuo, rendendolo incapace di stabilire su quale piano di realtà avvengono gran parte degli eventi nel quale è coinvolto.
Possiamo ancora uscire da quest’eterna infanzia carnevalesca ma a patto di avere il coraggio di guardare al mondo con occhi adulti, limitando i nostri desideri puerili, riconoscendo nettamente ciò che è necessario e ciò che c’è imposto unicamente per arricchire le tasche di qualche astuto manipolatore, rimettendo il conflitto nella dinamica politica e non introiettandolo come dimensione personale, cominciando a guardare l’Altro come una possibilità di crescita e di sviluppo, studiando e approfondendo di più ciò che determina realmente le nostre vite.
Noi siamo una comunità, un insieme di relazioni, una pluralità di storie che ogni giorno generano nuove storie.
Quando si dimentica che si è eletti per servire, per interpretare soprattutto il grido che emerge dalle case più povere e da quella parte della comunità che vive costantemente nel pericolo di essere disintegrata dalle logiche del denaro, del profitto e del sopruso, ecco, allora, che si presenta il demone del potere.
Un potere vuoto che non è legittimato da nulla se non da se stesso.
Il partito da luogo di elaborazione teorica e cornice antropologica che forma e informa gli individui, si trasforma in cassa di risonanza delle istanze nevrotiche inespresse, delle delusioni accumulate, delle frustrazioni. La violenza diventa uno strumento di aggregazione che sostituisce l’idealità e senza il furore dell’attacco frontale, la partecipazione appare insensata e immotivata.
È solamente con lo scoppio della guerra che la sua posizione assume il ruolo della centralità spettacolare e la sua immagine diviene icona riconosciuta e riconoscibile - soprattutto all’Estero - della guerra stessa.
Prima del 1936, Franco appare come uno dei protagonisti di un’epoca, ma non certamente l’unico. Franco è un comprimario, un’immagine che compare – spesso sullo sfondo - nella complessa serialità del montaggio.
Quando la telecamera si fissa sulla sua figura lo fa per evidenziare un momento della narrazione, un capitolo di una storia che non si è ancora polarizzata su Franco. Lo studio dei documentari anteriori al 1939 è molto importante per definire i criteri estetici che saranno da fondamento per la successiva elaborazione narrativa del mito di Franco.
Prima del 1936 - e poi per tutta la durata della Guerra Civile - Franco è sempre ripreso in operazioni militari. Franco è un soldato, un generale che si occupa delle sue truppe e delle “sue” battaglie. Non è ancora stato investito da quella carica emozionale che lo farà identificare successivamente come un Salvatore.
F. Pentassuglio
Ci si chiede – a volte – se in un mondo che cambia così velocemente, abbia ancora senso costruirsi una identità – e quindi necessariamente riconoscersi in una storia sociale, politica, filosofica – quando le vere identità sono sempre più trattate dai poteri dominanti come un ostacolo e un fardello in un sistema-mondo che richiede la massima disponibilità del corpo e la minima rivendicazione identitaria.
In una società burocratizzata e tecnocratica dove ogni individuo è ricondotto alla logica della funzione utile ed efficace, le possibilità offerte alla filosofia sembrano essere almeno due.
La prima è la professionalizzazione intesa nel senso di Marconi. La seconda è il passaggio al bosco di jüngeriana memoria.
È dunque necessario che lo scandalo del lavoro precario avvenga, per mettere in moto il pensiero critico, per innescare logiche di resistenza, per dare vita a un nuovo potere costituente.
Senza questo scandalo non si riuscirebbe a sbirciare dietro la maschera per vedere il vero volto del capitalismo selvaggio. Una potente locomotiva che corre su binari d’oro, messi in posa da schiavi senza volto.
Tra gli anni ’70 e gli anni ’90 del secolo scorso, Francesco Carbone, intellettuale di grande spessore umano e culturale e di forte impegno civile, svolse un’intensa opera di sensibilizzazione e di stimolo a partire dalla città di Palermo e dalla sua provincia, ma fornendo un notevole apporto al dibattito artistico e culturale a livello regionale e nazionale. Egli, oltre a creare il museo etno-antropologico “Godranopoli” ed una ricca Pinacoteca di arte contemporanea, diede vita, nel corso degli anni, a diverse pubblicazioni. Oltre a “Nuova presenza”, “Tempo sud”, “Cartaggini” fondò, assieme ad un gruppo di collaboratori, un ”aperiodico” che si proponeva “l’attivazione socio-politica del territorio”, con sede a Godrano, a 40 chilometri dal capoluogo. Ad esso diede la testata “Busambra”, per sottolineare che quello che nasceva proveniva da (e, soprattutto, voleva dar voce a un’ampia area geografica gravitante attorno al rilievo montuoso di Rocca Busambra, comprendente più di venti centri abitati dell’hinterland a sud di Palermo: Baucina, Bolognetta, Campofelice di Fitalia, Cefalà Diana, Ciminna, Corleone, Ficuzza, Godrano, Lercara Friddi, Marineo, Mezzojuso, Misilmeri, Piana degli Albanesi, Prizzi, Santa Cristina Gela, Ventimiglia di Sicilia, Vicari, Villafrati.
L’area culturale ed umana così delimitata presenta alcune caratteristiche comuni, pur nella particolarità di ciascun paese o di ciascuna cittadina. Essa appartiene ad una parte dell’isola che non è più la costa con i suoi grandi agglomerati e le sue tipiche attività produttive e commerciali, ma non è neppure la Sicilia dei grandi latifondi che soffre maggiormente l’isolamento e la lontananza dagli stimoli delle grandi città. Una lunga serie di vicende unisce le popolazioni di questo territorio, con la grande epopea per la cacciata dei Borbone, ma anche la nascita della mala pianta mafiosa e la lotta contro di essa, le rivolte anti-sabaude, la fondazione e la repressione dei Fasci dei lavoratori, la diaspora delle massicce migrazioni in America, in Europa, nell’Italia del Nord, un’ampia scolarizzazione di massa dagli anni’60 in poi, la presenza di mentalità, usi e costumi, modi di dire, tradizioni civili e religiose, l’intrecciarsi continuo di scambi di ogni genere e la frequente circolazione delle persone.
A distanza di trent’anni dall’iniziativa di Carbone, pur con gli inevitabili mutamenti dei contesti regionali, nazionali ed internazionali, la realtà socio-economica e culturale di tale area presenta ancora gravi ritardi su piano dello sviluppo civile e culturale, con il perdurare di fenomeni come il clientelismo, la disoccupazione di vasti strati della popolazione, l’esodo di intere generazioni, un ceto politico inadeguato, il mancato sviluppo di attività produttive, l’uso privatistico di risorse pubbliche, mentalità e comportamenti mafiosi, scarso rispetto del paesaggio naturalistico, storico e degli altri beni culturali, valori consumistici e omologazione culturale, infrastrutture insufficienti in tanti settori. All’interno di questo quadro non mancano però iniziative e fenomeni di segno positivo, grazie soprattutto all’azione di minoranze attive nel campo del volontariato e dell’impegno culturale ed artistico, che in molti casi funzionano da veri e propri anticorpi. Ci sembra giusto ed utile dare voce a queste realtà operose, indagare e diffondere tante buone pratiche che troppo spesso restano sottotraccia, quando non sono addirittura ignorate.
Riteniamo si possa, da parte di donne ed uomini di ogni età e condizione, superare l’isolamento e unire le forze, rifiutando di accettare supinamente la realtà così come è data, e contribuire a trasformare tale quadro complessivo.
Avendo scelto di agire sul piano culturale, pensiamo utile e possibile dar vita ad un approfondimento scientifico interdisciplinare, in completa indipendenza da forze politiche, economiche o sindacali, che possa accompagnare l’allargamento di una consapevolezza civile, ascoltare e sostenere la diffusione di esperienze positive di aggregazione, contribuire alla conoscenza ed alla valorizzazione delle risorse umane, culturali, storiche, naturalistiche, artistiche, economiche dell’area Busambra, anche attraverso confronti e scambi con la realtà complessiva della società contemporanea e delle altre realtà meridionali, in modo da “agire localmente, ma pensare globalmente”.
Destinatari di tale sforzo saranno tutti coloro che vogliono pensare in modo critico e consapevole, in particolar modo le giovani ed i giovani, siano essi rimasti nella nostra terra, siano essi lontani per scelta o per necessità.
La FIAT ha creato a Termini Imerese un precedente pericolosissimo. Un precedente di deresponsabilizzazione con effetti di lungo termine su un territorio, prima reso dipendente e mono-produttivo con un altissimo livello di fidelizzazione dei lavoratori (la fabbrica è presto diventata un modello produttivo, ha riconosciuto lo stesso Marchionne) e poi totalmente abbandonato a se stesso esclusivamente per calcoli di profitto.
Molto del presente di Termini Imerese dipende dalle scelte antisociali una società con sede fiscale a Londra, sede legale ad Amsterdam e quotazione a Wall Street. Termini Imerese come città simbolo degli effetti perversi del neoliberismo economico.
La depressione economica aggrava tutti i germi negativi presenti nel corpo sociale.
Abstract: In these brief reflections we try to give an answer to the question: Auschwitz is still possible? The answer is negative for at least two main reasons. The first is that the technological innovation has made this system of destruction obsolete. The second is the rejection of violence as a means of social conflict resolution by democratic governments. However, this does not mean that forms of even greater destruction can’t be repeated due to psychological mechanisms that have not yet been defeated by education and love.
La prima consiste nell’assenza di sistematicità del pensiero orteghiano che è capace di costruire «un sistema filosofico aperto, critico, come asse di riferimento di un pensiero, che ne tutela il nucleo, il metodo e l’ipotesi interpretativa da confermare nell’evoluzione della ricerca» (p. 131).
La seconda consiste nel catattere stilistico dell’ensayo che è capace di approfondire «l’articolazione diacronica e sincronica dell’esperienza umana».
La terza nella «lettura della vita costruttiva e inquieta del tempo stesso, in cui io e circostanza, io e società, biografia e storia sono strettamente congiunti e interattivi, pur senza mai confondersi o disorientare il lettore» (p. 131).
La quarta è nella «valorizzazione della ragione storica sottratta a ogni tipo d’ipoteca razionalistica, ovvero una ragione in cui filosofia, arte, scienza, religione sono attori fondamentali del teatro vitale, poiché tracciano percorsi fenomenologici complessi e funzioni ermeneutiche, per essere costruttivi e critici nello stesso tempo» (p. 131).
Una primera introducción a la obra de J. Ellul: El sistema técnico (Le Système technicien, 1977).
weberiana dimostra la capacità di «resistere nel tempo e al tempo» e continua a esercitare
un notevole carisma. La grandezza dell’indagine di Weber è rappresentata dalla sua straordinaria capacità di porre questioni radicali e nel tentare di darvi delle risposte.
Risposte valide ancora oggi e degne del massimo interesse.