Papers by Paolo Trama

La scala e la ragnatela : la questione dell'imagery nel dantismo di Irma Brandeis, 2013
tratta però delle sole missive a lei indirizzate dal poeta) e al già citato saggio di De Caro, ut... more tratta però delle sole missive a lei indirizzate dal poeta) e al già citato saggio di De Caro, utili per la conoscenza della sua biografia esistenziale e intellettuale sono gli estratti dal suo Journal di piú recente pubblicazione: Irma Brandeis (1905-1990). Profilo di una musa di Montale, Passi diaristici ed epistolari scelti trascritti e introdotti da J. Cook, a cura e con un saggio di M. Sonzogni, Balerna, Edizioni Ulivo, 2008. 2. Vd. I. Brandeis, The Ladder of Vision. A Study of Dante's 'Comedy', London, Chatto & Windus, 1960 (il saggio apparve per la prima volta presso una casa editrice inglese); qui si citerà dall'edizione americana: New York, DoubleDay & Company, 1962 (versione in brossura di una precedente del 1961). Che Montale, nel suo Discorso (di cui si parlerà piú avanti), indichi il 1961 come anno di uscita del saggio non implica-come pure è stato asserito (cfr. F. Mazzo ni, Elaborazione nel discorso di E. Montale per il settimo centenario dantesco, in Le tradizioni del testo. Studi di Letteratura italiana offerti a Domenico De Robertis, a cura di F. Gavazzeni e G. Gorni, Milano-Napoli, Ricciardi, 1993, pp. 543-72, a p. 570 n.)-che egli abbia assunto erroneamente l'anno di uscita di un altro lavoro della dantista, Discussions of the Divine Comedy (edito appunto nel 1961; cfr. Discussions of the 'Divine Comedy', Edited with an Introduction by I. Brandeis, Boston, D.C. Health and Company, 1961), al posto di quello di The Ladder of Vision, ma che abbia con ogni probabilità avuto sotto mano la princeps "americana" di quest'ultimo (cfr. T. de Rogatis, Alle origini del dantismo di Montale, in Montale e il canone poetico del Novecento, a cura di M.A.
1. Cfr. Pellini (2016, pp. 214-5): «Quasi tutte le prese di posizione polemiche dei modernisti co... more 1. Cfr. Pellini (2016, pp. 214-5): «Quasi tutte le prese di posizione polemiche dei modernisti contro il romanzo "vecchio" hanno specifi camente di mira due elementi: il narratore onnisciente e il romanesque della trama ben congegnata.

Premessa: di qualche mito storiografi co da sfatare Nel corso del suo sviluppo ottocentesco, il r... more Premessa: di qualche mito storiografi co da sfatare Nel corso del suo sviluppo ottocentesco, il romanzo ha visto lo statuto del narratore andare incontro a una profonda e progressiva limitazione delle sue competenze, una metamorfosi strutturale ed estetica di lungo corso dalle evidenti correlazioni sul piano epistemologico, ideologico ed etico. Minata alla base la sua onniscienza, la funzione del narratore si divarica secondo due opposte possibilità: o si assolutizza la sua postazione da osservatore esterno non giudicante nei riguardi dei comportamenti del personaggio, come accade in prevalenza nel naturalismo, fi no a eclissarsi (tecnica privilegiata del verismo); o viceversa il suo ruolo si restringe a quello di testimone-commentatore che assume la prospettiva ristretta di un personaggio privilegiato fra gli altri (Genette, 1976, pp. 215 e 233 ss.), come accade nel cosiddetto "romanzo d'analisi psicologica".

La pietra lunare di Tommaso Landolfi the animal functions not only as an exemplary metaphor but, ... more La pietra lunare di Tommaso Landolfi the animal functions not only as an exemplary metaphor but, within the scope of rethorical language, as a kind of originary metaphor. One finds a fantastic trasversality at work between the animal and the metaphor -the animal is already a metaphor, the metaphor an animal. Together they transport to language, breathe into language, the vitality of another life, another expression: animal and metaphor, animetaphor. Indeed the animetaphor may also be seen as the unconscious of language, of logos. 1 1. Nei testi riconducibili alla prima fase della sua produzione narrativa, la scrittura di Tommaso Landolfi 2 esibisce come segno dominante una peculiare alchimia di ingredienti che la rendono un unicum nel panorama letterario italiano degli anni Trenta-Quaranta. In essa coesistono spinte intensamente contrastanti all'interno di un equilibrio precario, ricco di tensioni, marcato dalla dissonanza più che dalla armonizzazione delle componenti.
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