Papers by Nazareno Valente
IL7 Magazine, n. 330, 2023

Il7 Magazine, 2022
Non è solo per tirare acqua al nostro campanile, la questione è che una volta, spesso e volentier... more Non è solo per tirare acqua al nostro campanile, la questione è che una volta, spesso e volentieri, Brindisi si trovava sempre di mezzo come il classico putrisìnu ògne minèstra. Cesare litigava con Pompeo e, cosa faceva? naturalmente cercava di sgominarlo a Brindisi; Augusto ed Antonio erano in cattivi rapporti, e come la risolvevano? facevano in modo di vedersela a Brindisi. Un simile andazzo l'aveva sottolineato pure Cicerone (II secolo a.C. -I secolo a.C.) facendolo presente all'amico Attico «a Brindisi confluisce ogni forma di ostilità futura» («Brundisi autem omne certamen vertiturhuius pr<ox>imi temporis»). Sicché tutti gli attriti tra i maggiorenti romani finivano quasi sempre con flotte e legionari che marciavano verso la nostra città. Anche negli episodi decisamente secondari le nostre contrade finivano per c'entrarci. Non a caso Brundusium era una delle più significative metropoli dell'impero, dove c'era, come s'usa dire, vita, e non una (quasi) del tutto dimenticata cittadina di provincia. Una di queste vicende, per certi versi insignificante se confrontata alle guerre civili, riguarda la tentata rivolta servile del 24 d.C. che di recente l'amico Gianfranco Perri ha portato all'attenzione dei lettori di questa rivista fornendo tutte le informazioni del caso. Infatti in quel 24 d.C., mentre le sorti del principato romano erano tenute da Tiberio, gli schiavi delle balze fuori mano dell'allora Calabria, come gli indigeni chiamavano l'attuale Salento, furono sobillati da certo Tito Curtisio, nei cui trascorsi c'era la militanza come soldato della coorte pretoriana e che aveva quindi svolto compiti di guardia del corpo dell'imperatore. Dapprima con abboccamenti segreti avutisi proprio presso Brindisi e nei borghi circostanti; poi con scritte pubbliche, l'ex pretoriano aveva chiamato alla libertà gli schiavi rozzi e feroci che erano impiegati nei campi e nei pascoli di quel vasto territorio. C'erano tutte le condizioni perché vi fosse il principio d'una guerra sanguinosa, quando il caso la soffocò ancora in germe. La fortuna aveva infatti voluto che dalle nostre parti approdassero tre delle biremi impiegate a protezione del commercio sull'Adriatico e che, nello stesso tempo, vi si trovasse il questore Cuzio Lupo «al quale, secondo un'antica usanza, erano toccati in giurisdizione i passaggi sui sentieri collinari» («cui provincia vetere ex more calles evenerant»). Grazie a Cuzio Lupo, che allertò l'ufficiale al comando delle tre biremi, la rivolta fu quindi stroncata sul nascere. Questo in succinto l'evento tramandatoci da Publio Cornelio Tacito (I secolo d.C. -II secolo d.C.), per i cui particolari rinvio al colorito racconto di Perri pubblicato sul n. 244 de "Il7 Magazine", pp. 24-27. In questa sede mi vorrei soffermare invece sulla figura del questore Cuzio Lupo che ricopriva una carica alquanto strana ed enigmatica e che per decenni ha sciupato le notti di illustri
BrindisiReport, 2021
A leggere gli autori antichi si può percepire la mutabilità e fugacità delle glorie terrene. Brin... more A leggere gli autori antichi si può percepire la mutabilità e fugacità delle glorie terrene. Brindisi ne è un evidente esempio: celebrata e rinomata in epoca romana, s'è eclissata insieme all'impero per poi riprendersi e declinare più volte nei successivi periodi. L'isola di Sant'Andrea, che ne chiude il porto, non poteva che subire la medesima sorte, anche se, proprio in questi giorni, il restauro di parte delle fortezze che vi sono ospitate l'ha riportata agli onori speriamo non solo effimeri e litigiosi delle cronache cittadine.
Il7Magazine, 2021
Con telegramma del 18 dicembre 1946, il deputato Vito Mario Stampacchia comunicava con esultanza ... more Con telegramma del 18 dicembre 1946, il deputato Vito Mario Stampacchia comunicava con esultanza al sindaco di Brindisi, Francesco Lazzaro, che la sottocommissione costituente aveva deliberato l'istituzione della Regione Salento. Dal tono del telegramma sembrava che fosse ormai cosa fatta, invece così non era, tanto è vero che, nel prosieguo dell'iter, la proposta si arenò o, per essere più precisi, fu fatta sparire, perché depennata dall'elenco. In conclusione, non se ne fece nulla.
Il 7Magazine, 2021
A quei tempi -V secolo a.C.il termine βιβλιοθήκη (bibliotheche) non indicava ancora il luogo per ... more A quei tempi -V secolo a.C.il termine βιβλιοθήκη (bibliotheche) non indicava ancora il luogo per la conservazione e la consultazione dei libri, ma semplicemente la cassa (θήκη) per la custodia dei rotoli di papiri (βιβλίων). Però c'erano già i banchi (βιβλιοθῆκαι, bibliotekai) dei venditori di libri (βιβλιοπώλης, bibliopoles) che fungevano da librerie e assicuravano il commercio dei rotoli e dei codici 1 , ed anche a commercializzare gli inediti degli autori più alla moda 2 . C'era quindi già un mercato librario attivo.

IL7Magazine, 2019
di Nazareno Valente "Ricordemo l'aventura de Brindisi, l'aria de quel toco de tera tuto nostro, d... more di Nazareno Valente "Ricordemo l'aventura de Brindisi, l'aria de quel toco de tera tuto nostro, dove gavemo podu' cantar e parlar de novo quel che volevimo in 'sto nostro franco dialetto, studiar latin, filosofia, navigazion e ragioneria, zogar ancora un par de ani, alzarse dopo el ribalton e andar per el mondo, magari in zavate e capel de paja". Con queste parole gli ex allievi, profughi giuliani e dalmati, autonominatisi "Muli del Tommaseo", ricordano l'esperienza trascorsa nel Collegio navale della nostra città. Era il 1946 quando, partita l'Accademia di Livorno che si era insediata tre anni prima nel Collegio brindisino, le autorità militari riconsegnarono la proprietà alla Gioventù Italiana, e per essa di fatto alla municipalità, perché la struttura riassumesse l'originaria destinazione di centro d'istruzione marinara. In quel periodo la guerra era ancora un ricordo nitido, che manteneva in vita gli strascichi e gli odi creati in quei tristi frangenti. Tra i tanti problemi da affrontare c'era pure quello costituito dall'esodo delle popolazioni di lingua italiana delle zone del Friuli Venezia Giulia e della Dalmazia, in procinto d'essere cedute alla Jugoslavia, e della loro accoglienza in Italia. Accoglienza che avvenne in un clima di sospetto che contrappose solidarietà a posizioni di acceso rifiuto di spiccata matrice politica. Senza entrare nel merito della questione, essendo le dinamiche e le cause troppo vicine a noi per essere valutate in maniera del tutto oggettiva, serve ricordare che i profughi subirono le pressioni del subentrante governo jugoslavo che, di fatto, li costrinse ad abbandonare le terre d'origine ed a cercare rifugio nel nostro Paese. Qui subirono l'ostilità di chi, facendo di tutta un'erba un fascio, propagandava che gli esuli erano tutti fascisti, perché scappati dal paradiso sociale che era in via di realizzazione in quelle contrade. La prima grossa ondata di profughi si ebbe appunto nel 1946 e Brindisi dimostrò subito di voler prendere le distanze da una visione generalizzata che dipingeva a fosche tinte persone che, invece, avrebbero meritato maggiore solidarietà. Nel settembre di quell'anno, infatti, per merito di padre Tamburini, già direttore del seminario di Fiume, del professor Troili e del comandante Doldo, anch'essi esuli, il Collegio accolse i primi trenta allievi in prevalenza d'origine fiumana. Il mese successivo il numero di giovani profughi ospitati era quasi decuplicato, grazie al contributo del Ministero per l'assistenza postbellica, che si faceva carico delle
IL7Magazine, 2019
Quando Brindisi salutò il nuovo Cesare. di Nazareno Valente (In "IL7Magazine", n. 121, pp. 22-23,... more Quando Brindisi salutò il nuovo Cesare. di Nazareno Valente (In "IL7Magazine", n. 121, pp. 22-23, 1° novembre 2019)
Brindisi, municipio romano di Nazareno Valente
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