Papers by Marina Belbusti

Cuadernos de Italianistica Cubana n.13-14, La Habana, 2006
En el canto V del Infierno Dante encuentra, en el segundo círculo, después de la densa lluvia del... more En el canto V del Infierno Dante encuentra, en el segundo círculo, después de la densa lluvia del primero, entre mujeres antiguas y caballeros, trajinados por la tormenta infernal, a Paolo y Francesca. Las almas de los amantes, enlazadas en el eterno abrazo, "como palomas por el deseo llamadas", se acercan al poeta. Francesca habla, y como dama culta y refinada, como quien probablemente no era, saluda a Dante con retórica captatio benevolentiae y se presenta. Tres tercetos célebres, y la anáfora de la palabra Amor, con las que Francesca, y Dante por boca de ella, expresa la teoría del Amor cortés: Amor ch' al cor gentil ratto s'apprende Amor ch'a nullo amato amar perdona Amor, cualidad de pura nobleza, gentil, toma su lugar natural en el más noble corazón, como explica de forma tan clara Guido Guinizelli, maestro de Dante, y de los poetas del dolce stil nuovo, en su canción "Al cor gentil ripara sempre Amore", que Dante casi parafrasea en este primer verso. Amor entra por los ojos y llega al corazón. Como la nobleza, la belleza es imprescindible, y a través de la mirada el amor puede manifestar su poder: amor prese costui de la bella persona. El enamoramiento es tan fuerte que no perdona y es imposible que no haya correspondencia: mi prese del costui piacer sì forte; tan natural es la reciprocidad entre quienes entienden de amor. Pero, igualmente, inevitable: Amor condusse noi ad una morte. "Una" muerte: la muerte es una, por que murieron juntos, y la memoria del hecho sangriento, en 1283 o 84, cuenta que Gianciotto Malatesta, esposo de Francesca y hermano de Paolo, traspasa a los dos con un solo golpe de espada; es una, por que con el cuerpo murieron las almas, en la eterna condenación. Una condena más fuerte (Caína) espera el culpable del violento asesinato. Los amantes se van unidos y con el recuerdo siempre vivo del amor y de la vida, aún más fuerte ocasión de condena y sufrimiento. A Dante que quiere conocer, Francesca cuenta el momento en que se desveló el sentimiento y empezó la pasión entre ellos. Noi leggievamo un giorno per diletto Leyendo la novela del romance entre Lancelote y Ginebra, los ojos pasan de la página a los ojos, y son vencidos en un punto: Quando leggemmo il desiato riso el beso leído pasa a la boca de los lectores. El libro, entonces, sugirió este fatal amor: Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante. La interrupción de la lectura es el comienzo de otra historia, verdadera sí, pero que a nosotros llega siempre a través de la lectura y como hecho literario, o, mejor, a través de un poema alegórico. ¿Qué quiere decir con eso Dante? A Dante le preocupa la salvación del alma: de su alma. El viaje empieza después del traviamento, y la narración del viaje representa también la posibilidad de que cualquier hombre pueda llegar, a través de su ejemplo, a salvar su alma. Es un viaje trascendente, y no podemos olvidarlo. Por eso Francesca es un extraordinario personaje femenino, el primero de toda la Comedia, pero no es solo tan romántico, sino también tan literario, en la citaciones y en las referencias, en el lenguaje y en la sabiduría de la narración poética, que va mucho más allá de la crónica de un adulterio con delito pasional, en un pequeño castillo de la Italia medieval.
Cuadernos de Italianistica Cubana n. 13-14, 2007
Presentazione: Cibo e corpo nella tradizione letteraria italiana ('200-'700) e le rappresentazion... more Presentazione: Cibo e corpo nella tradizione letteraria italiana ('200-'700) e le rappresentazioni nel contesto delle arti in Europa.
Febbraio: una donna è intenta alla preparazione del pasto (un paiolo pende dal gancio accanto a lei) ed alla cottura di un maiale infilzato nello spiedo.
Cuadernos de Italianistica Cubana, n.12, 2006

Cuadernos de Italianistica Cubana, n. 12, 2006
Il Castello dei destini incrociati appare per la prima volta nel '69 nel volume Tarocchi. Il mazz... more Il Castello dei destini incrociati appare per la prima volta nel '69 nel volume Tarocchi. Il mazzo visconteo di Bergamo e New York edito da Franco Maria Ricci. Ma è con l'edizione dei Supercoralli Einaudi dell'ottobre '73 che conosce la sua stesura definitiva, affiancato dalla Taverna dei destini incrociati e accompagnato da una importante nota dell'autore. Veniamo così a sapere che Calvino aveva maturato un interesse per la tecnica combinatoria del racconto a partire dalle immagini in seguito a riflessioni e letture su funzioni narrative e sistemi semiotici,-cita gli scritti di M. I. Lekomceva e B.A. Uspenskij-, e si riconosce debitore dell'idea di usare i tarocchi come macchina narrativa combinatoria a Paolo Fabbri, che nel '68 a Urbino presentò una relazione su "Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi". Era al lavoro con il tarocco di Marsiglia, il mazzo più comune tuttora in circolazione e più simile alle carte da gioco in uso, nel tentativo di scrivere storie che la disposizione casuale delle carte sul tavolo poteva suggerire con un gioco di libera interpretazione, senza però riuscire a trovare uno schema valido e compiuto nel quale porre ordine al racconto, quando Franco Maria Ricci lo invitò a scrivere un testo per il volume sui tarocchi viscontei. Il mazzo visconteo è una raccolta di miniature quattrocentesche ad opera di Bonifacio Bembo. E' proprio il raffinato mondo rappresentato dal Bembo che suggerisce a Calvino il modello narrativo: finalmente, sul nucleo dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, il "quadrato magico" prende forma. Orlando è Il Matto: "Sfogato ormai il più grosso groppo di furore, con la clava sulla spalla come una lenza, magro come un teschio, stracciato, senza braghe, con la testa piena di penne (nei capelli gli restava attaccata roba di ogni genere, piume di tordo, ricci di castagna, spini di pungitopo e grattaculo, lombrichi che succhiavano le spente cervella, funghi, muschi, galle, sepali) ecco che Orlando era disceso giù nel cuore caotico delle cose, al centro del quadrato dei tarocchi e del mondo, al punto d'intersezione di tutti gli ordini possibili."
Cuadernos de Italianistica Cubana, n. 11, 2005
La strada per Roma è il primo romanzo pensato e progettato da Paolo Volponi alla fine degli anni ... more La strada per Roma è il primo romanzo pensato e progettato da Paolo Volponi alla fine degli anni '50. Ne cominciò la stesura nel '61, appena consegnato Memoriale all'editore, con il titolo orientativo di "Repubblica borghese". Lo riprende e lo pubblica dopo trent'anni, nel '91, con il titolo di "La strada per Roma". Il viaggio è quello da Urbino, corte, borgo, provincia, dimora, arroccata dentro la cinta delle sue mura/colline, alla costa, viaggio breve, trasgressivo e interrotto, ed il corso lungo della strada per Roma, tradizionale itinerario, dal Rinascimento in poi, di evoluzione artistica e "intellettuale". Il romanzo è
Cuadernos de Italianistica Cubana n. 13/14, 2007
Ho preso spunto per questo titolo da Emanuele Trevi, che introduce nel capitolo sulla Speranza, v... more Ho preso spunto per questo titolo da Emanuele Trevi, che introduce nel capitolo sulla Speranza, viaggi per mare e per terra , le due strofe che Leopardi dedica a Colombo nella Canzone ad Angelo 1 Mai. Nell'immaginazione occidentale, forse nessuna attività umana si è caricata quanto la navigazione di simboli relativi alla speranza. (E. Trevi, Musica distante, p. 50)

Il Veltro, 2001
La costa ligure è impervia, una "rotta ruina" che apre d'improvviso stagni e piscine. La montagna... more La costa ligure è impervia, una "rotta ruina" che apre d'improvviso stagni e piscine. La montagna s'increspa verso il mare aggrappata ai suoi pini. S'alternano alberi di pitosforo e cipressi, limoni e lecci, siepi mediterranee e palme. Le belle rocce intagliate scendono all'acqua accompagnate dalle alte mura squadrate di vecchi edifici. Arrivi a Genova che è tutta un cantiere, il traffico caotico della grande città, il grande porto animato sorvegliato dal celebre faro. Genova la Superba è un bastione a guardia di se stessa. Città difficile, complessa, contorta nel tessuto urbano e sociale, si prepara a ricevere nel mese di luglio il vertice dei G8, delicatissimo appuntamento internazionale, che ne ricorda e rinnova il prestigio, e ad un prossimo, più alto e non meno impegnativo, evento, che la vedrà Capitale Europea della Cultura nel 2004. Nel frattempo (31 marzo-29 luglio 2001) il Palazzo Ducale, destinato ad accogliere il summit dei G8, ospita la mostra "Viaggio in Italia. Un corteo magico dal Cinquecento al Novecento", dedicata a celebrare la città ed il Paese, al seguito di illustri visitatori del passato. Se la sede dell'incontro internazionale è oggetto di discussione, non sarà altrove, tuttavia, che si renderà migliore omaggio agli eminenti ospiti. Da una parte gravano ombre di "guerra" e si attende un luglio rovente, dall'altra risplende intatta la luce dell'antica grandezza.
Atti del XIX Congreso de Lengua y Literatura Italiana de A.D.I.L.L.I., Santa Fè, 2005
Gadda l'ingegnere rivendica la sua attitudine razionalistica, infastidita dai pressappochismi 1 i... more Gadda l'ingegnere rivendica la sua attitudine razionalistica, infastidita dai pressappochismi 1 italici, all'origine austroungarica della madre, Adele Lehr, mentre al cognome paterno è attribuita una presunta radice spagnola, responsabile, sul versante del meraviglioso, dell'ammirazione per Cervantes e Caravaggio. Costretto dalle necessità di famiglia, sostenuta solo dall'attività della madre insegnante, e dalle ristrettezze cui soggiace, a causa anche dell'attaccamento, sempre della madre, alla villa di famiglia, Gadda si reca in Argentina e vi soggiorna per poco più di un anno, dalla fine del 1922 al febbraio del 1924: lavora a Buenos Aires e a Resistencia nel Chaco , con 2 3 qualche puntata in missione a Montevideo .

Il Veltro, 2001
In una edizione che riproduce in copertina l'interno dello studio dello scultore Paolo Gallerani,... more In una edizione che riproduce in copertina l'interno dello studio dello scultore Paolo Gallerani, a cui è dedicata la sezione Altri linguaggi del politico, con una delle Tavole di Diderot, è uscito il volume che raccoglie i saggi del Convegno Internazionale di Studi Dire il politico-Dire le politique (Roma, 20-21-22 gennaio 2000). Tre giornate di studio, promosse e coordinate da Bruna Consarelli, che ne cura anche l'edizione a stampa, del dipartimento di Istituzioni politiche e sociali della facoltà di Scienze politiche di Roma Tre, in collaborazione con la Scuola Superiore dell'Amministrazione dell'Interno, nell'intenzione, come ella stessa sostiene, di aprire un dialogo volto alla riconquista dell'epistème del termine politica, per riscoprirne l'accezione partecipativa e positiva, contro la sua relegazione nell'ambito della téchne dell'organizzazione pratica del potere e "le svalutazioni che la riducono, usando una definizione di Paul Valéry, ad 'arte di impedire alla gente di occuparsi di quel che la riguarda'"(p. XXXV). E' un percorso di ricerca che, di fronte alla parcellizzazione, al particolarismo, che in "un mondo a frammenti" colpisce ancor più il sapere politico, vuole ricostruire le metamorfosi in cui si snoda, a partire dalla "crisi della coscienza europea", fin dalle origini-prime della 'modernità', il discorso sul politico e del politico. Nelle quattro sessioni proposte, intitolate Il secolo dei Lumi: la voce della ragione e le dissonanze del cuore, L'Ottocento: la rivincita della sensibilità e la nascita della scienza, Il Novecento: pluralità e contraddizioni, La contemporaneità e la nuova polifonia del lessico politico, i relatori, scegliendo l'esegesi o la filologia, interpretano gli scenari delle "rappresentazioni" della politica: è inevitabile che la Francia assuma un ruolo centrale, come "il luogo 'fondante' dei modi di esprimere e di comunicare la politica nel mondo contemporaneo" (Renato Moro, p. XXVI).
Fucine Mute Webmagazine, 1999
Il mare e la matematica Intervento su Walter Benjamin e "L'opera d'arte nell'epoca della sua ripr... more Il mare e la matematica Intervento su Walter Benjamin e "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica"

Stati delle Anime di San Michele Arcangelo, Pesaro 1682-1784, 2018
Le antiche vedute di Pesaro, incisioni, medaglioni o tarsie, mostrano una città turrita e addossa... more Le antiche vedute di Pesaro, incisioni, medaglioni o tarsie, mostrano una città turrita e addossata alle colline verso mezzogiorno su cui campeggia, al centro, il campanile gugliato di San Domenico. Tra torri e campanili vi si distingue, accanto, la torretta quadrangolare del campanile di San Michele Arcangelo. È un profilo consueto e ricorrente, probabilmente enfatizzato, sia che si osservi da una prospettiva intra o extra moenia, da levante come da ponente. I quattro atrii, quadre o quartieri della Pesaro antica, medioevale e cristiana, che si sovrappongono al reticolo quadrangolare della città romana, e si sviluppano con i borghi, o suburbi, poco oltre la ristretta cinta muraria del Campidoglio cittadino verso le porte, sono San Terenzio, San Michele Arcangelo o Sant'Arcangelo, San Giacomo e San Nicolò. I resti delle mura e quelli dei pavimenti musivi ripercorrono in modo coerente un unico tracciato. La storia cittadina mantiene la sua memoria nei cogoli, nelle pietre e nei mattoni delle sue strade e delle sue case. Una città disabitata, ornata ed elegante, ma vuota, la cui unica presenza è lo sguardo muto di chi la osserva o il rumoroso calpestio del presente. Materiale prezioso destinato a dar vita non anonima, la memoria dei sacramenti e gli stati delle anime, istituiti a partire dal Concilio di Trento, obbligano i sacerdoti rettori di una chiesa parrocchiale a tenere dei registri che sono insieme catasto ed anagrafe delle aree di riferimento ed 'animano' letteralmente il tessuto urbano che descrivono. Dal 1563 si regolarizza la redazione del Libro dei battesimi e di quello dei matrimoni, mentre la pratica di compilare lo stato delle anime entra in uso in occasione dei Sinodi dei Vescovi. Il 17 giugno 1614 Paolo V emana la costituzione Apostolicae sedis con la quale promulga il Rituale Romanum. La serie di prescrizioni da adottare nelle celebrazioni dei riti e delle benedizioni è completata dalle formulae scribendi in libris habendis apud Parochos, un vero e proprio formulario introdotto allo scopo di uniformare le modalità di registrazione dei riti sacramentali, in cui fanno la loro comparsa ufficiale i registri delle Cresime, delle Sepolture e lo Stato delle anime. 1 1 L'esempio è trascritto dal Rituale romanum Pauli V pont. Max iussu editum , Venetiis MDCLVI, p. 285. In questa edizione compaiono, accanto alle preghiere, anche canti e litanie con notazioni musicali, ed aggiunte che integrano le principali benedizioni con quelle delle festività allora in uso. MODO DI TRASCRIVERE LO STATO delle Anime nel quarto libro. Ogni famiglia sia registrata nel libro con precisione, lasciata una distanza da ciascuna all'altra che segue, nella quale sia scritto uno per uno il nome, il cognome, l'età degli individui, che provengono dalla famiglia, o che vivono in quella come forestieri. Quelli che sono ammessi alla sacra Comunione, abbiano nel margine di fronte questo segno C. Quelli che sono fortificati dal Sacramento della Cresima, abbiano questo segno Chr. Quelli che sono andati ad abitare altrove, siano registrati con una linea che rimuove i loro nomi.
Il testo vuole essere la testimonianza di passione ed esperienza, maturata attraverso studi e ric... more Il testo vuole essere la testimonianza di passione ed esperienza, maturata attraverso studi e ricerche svolte negli ultimi anni: ne inizio ora la condivisione. Il primo passo è la rilettura di un episodio biblico, la danza della figlia di Iefte e il compimento del voto, sulla linea della tesi di Josselin Roux, esperto e docente di studi teologici con interessi musicali e coreutici.
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Papers by Marina Belbusti
Febbraio: una donna è intenta alla preparazione del pasto (un paiolo pende dal gancio accanto a lei) ed alla cottura di un maiale infilzato nello spiedo.
Febbraio: una donna è intenta alla preparazione del pasto (un paiolo pende dal gancio accanto a lei) ed alla cottura di un maiale infilzato nello spiedo.