
Manuel Marocco
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Books by Manuel Marocco
La finalità generale dello studio è stata quella di verificare l’esito della policy nella doppia direzione del radicamento della contrattazione decentrata e della reale utilità dei premi sul salario accessorio nello stimolare incrementi di performances. Partendo dall’’importanza attribuita all’innovazione nella competitività aziendale, sono stati indagati anche aspetti specifici volti a identificare le scelte operate dalle imprese sui meccanismi di aggancio della contrattazione di secondo livello ai premi di risultato, in particolare sotto la lente dell’organizzazione del lavoro e della valorizzazione del capitale cognitivo in azienda.
Anche se il numero dei casi studio è limitato, nella varietà delle tipologie di imprese selezionate è tuttavia possibile trovare conferme, rispetto ad alcune ipotesi già sviluppate nelle analisi quantitative e riscontrabili in letteratura, ma anche qualche novità. In primo luogo, si è riscontrata l’estrema flessibilità con cui la contrattazione decentrata riesce ad adattarsi a situazioni molto diverse tra di loro (per settore, natura e dimensione di impresa), nonché a regolamentare differenti obiettivi di performances e condizioni di welfare aziendale. Il suo utilizzo presenta un approccio più maturo nelle imprese di grandi dimensioni, grazie alla presenza di relazioni sindacali consolidate, dove la negoziazione collettiva si esprime nella sua pienezza, toccando istituti disparati. In quelle di piccole dimensioni, invece, sembra essere considerata più come una opportunità occasionale e il premio di risultato potrebbe risultare l’unico fine della contrattazione. La contrattazione decentrata poi raramente viene utilizzata come leva per introdurre e accelerare processi di innovazione, ma per quelle aziende che puntano sull’organizzazione del personale e sul capitale cognitivo, quale primo elemento di competitività, essa assume un ruolo strategico imprescindibile. Il ricorso alla misura governativa in alcuni casi è stata occasione per definire nuovi modelli di accordi decentrati ed è stata utile ad accompagnare processi di riorganizzazione interna con il rafforzamento degli istituti di welfare aziendale. Tuttavia il sistema di incentivi fiscali risulta a volte limitante in quei modelli organizzativi calibrati più sulle performances individuali che su quelle collettive.
Papers by Manuel Marocco
Nevertheless, in Italy, this climate has not yet modified the collective bargaining structure that, as of today, remains strongly centralized. This framework has not changed, even though in these years hard and soft policies have been implemented in order to alter the hierarchical two-tier system of bargaining.
To this end, the article aims to provide an in-depth analysis of the collective bargaining trends in Italy, using data from the INAPP-RIL survey conducted on a sample of approximately 22,000 Italian firms. In the first part, we analyse data from 2005 to 2015, focusing on multi-employer and single-employer bargaining, with particular regard to employer association membership. In the second one, we investigate the single-employer bargaining in 2015, breaking down data with reference to business size, economic sector and geographical area.
Data confirm that in Italy, as in other countries, the dominant level of bargaining seems to be a matter of agreement and not of law.
The paper shows that the share of firms applying a multi-employer collective agreement increased from 2010 to 2015, while at the same time the employer association membership decreased. In these years the share of firms declaring the application of firm-level agreements did not increase and the second level of bargaining remains strongly related to firms’ dimension and economic sector. Furthermore, firm-level agreements are mostly used to regulate productivity-related pay and “soft” issues (e.g. corporate welfare and work-life balance) still continue to be negligible.
precarious work and gives an interpretation of these issues both through a legal and economic approach. It is necessary to clarify that as flexible workers we consider the following groups of individuals: 1) workers with temporary contracts, 2) independent self-employed who
are comparable to subordinate employees 3)involuntary part-timers workers.
Moreover, it is crucial to analyse these phenomena in a longitudinal framework to assess whether flexibility determines precariousness; in fact we define "precarious" as those who remain flexible worker after a period of 12 months (or other benchmark) and the flexible worker who loses their job within a period of 12 months.
We asses that contractual flexibility and precarious work experienced in the last twenty years have reduced quality of work and labour productivity, causing a reduction in performance in Italy.
La finalità generale dello studio è stata quella di verificare l’esito della policy nella doppia direzione del radicamento della contrattazione decentrata e della reale utilità dei premi sul salario accessorio nello stimolare incrementi di performances. Partendo dall’’importanza attribuita all’innovazione nella competitività aziendale, sono stati indagati anche aspetti specifici volti a identificare le scelte operate dalle imprese sui meccanismi di aggancio della contrattazione di secondo livello ai premi di risultato, in particolare sotto la lente dell’organizzazione del lavoro e della valorizzazione del capitale cognitivo in azienda.
Anche se il numero dei casi studio è limitato, nella varietà delle tipologie di imprese selezionate è tuttavia possibile trovare conferme, rispetto ad alcune ipotesi già sviluppate nelle analisi quantitative e riscontrabili in letteratura, ma anche qualche novità. In primo luogo, si è riscontrata l’estrema flessibilità con cui la contrattazione decentrata riesce ad adattarsi a situazioni molto diverse tra di loro (per settore, natura e dimensione di impresa), nonché a regolamentare differenti obiettivi di performances e condizioni di welfare aziendale. Il suo utilizzo presenta un approccio più maturo nelle imprese di grandi dimensioni, grazie alla presenza di relazioni sindacali consolidate, dove la negoziazione collettiva si esprime nella sua pienezza, toccando istituti disparati. In quelle di piccole dimensioni, invece, sembra essere considerata più come una opportunità occasionale e il premio di risultato potrebbe risultare l’unico fine della contrattazione. La contrattazione decentrata poi raramente viene utilizzata come leva per introdurre e accelerare processi di innovazione, ma per quelle aziende che puntano sull’organizzazione del personale e sul capitale cognitivo, quale primo elemento di competitività, essa assume un ruolo strategico imprescindibile. Il ricorso alla misura governativa in alcuni casi è stata occasione per definire nuovi modelli di accordi decentrati ed è stata utile ad accompagnare processi di riorganizzazione interna con il rafforzamento degli istituti di welfare aziendale. Tuttavia il sistema di incentivi fiscali risulta a volte limitante in quei modelli organizzativi calibrati più sulle performances individuali che su quelle collettive.
Nevertheless, in Italy, this climate has not yet modified the collective bargaining structure that, as of today, remains strongly centralized. This framework has not changed, even though in these years hard and soft policies have been implemented in order to alter the hierarchical two-tier system of bargaining.
To this end, the article aims to provide an in-depth analysis of the collective bargaining trends in Italy, using data from the INAPP-RIL survey conducted on a sample of approximately 22,000 Italian firms. In the first part, we analyse data from 2005 to 2015, focusing on multi-employer and single-employer bargaining, with particular regard to employer association membership. In the second one, we investigate the single-employer bargaining in 2015, breaking down data with reference to business size, economic sector and geographical area.
Data confirm that in Italy, as in other countries, the dominant level of bargaining seems to be a matter of agreement and not of law.
The paper shows that the share of firms applying a multi-employer collective agreement increased from 2010 to 2015, while at the same time the employer association membership decreased. In these years the share of firms declaring the application of firm-level agreements did not increase and the second level of bargaining remains strongly related to firms’ dimension and economic sector. Furthermore, firm-level agreements are mostly used to regulate productivity-related pay and “soft” issues (e.g. corporate welfare and work-life balance) still continue to be negligible.
precarious work and gives an interpretation of these issues both through a legal and economic approach. It is necessary to clarify that as flexible workers we consider the following groups of individuals: 1) workers with temporary contracts, 2) independent self-employed who
are comparable to subordinate employees 3)involuntary part-timers workers.
Moreover, it is crucial to analyse these phenomena in a longitudinal framework to assess whether flexibility determines precariousness; in fact we define "precarious" as those who remain flexible worker after a period of 12 months (or other benchmark) and the flexible worker who loses their job within a period of 12 months.
We asses that contractual flexibility and precarious work experienced in the last twenty years have reduced quality of work and labour productivity, causing a reduction in performance in Italy.