Fornitori di ceramiche e di stoviglie alla SS. Annunziata (secoli XV-XIX) in «Da ‘una casupola’ nella Firenze del sec. XIII ..., Biblioteca della Provincia Toscana dei Servi di Maria», IV, 1990
In seguito ai restauri degli anni sessanta in varie intercapedini e riempimenti dei muri del conv... more In seguito ai restauri degli anni sessanta in varie intercapedini e riempimenti dei muri del convento della SS. Annunziata furono occasionalmente ritrovati frammenti di certa antichita, che ad ogni buon fine, furono raccolti e sistemati in cassette collocate poi nell’Archivio del Convento.
Verso la fine degli anni Settanta mi interessai a studiare se dai pezzi minuti si potessero ricostruire gli interi originali. Con paziente lavoro di ricerca, di incollaggi e di integrazione con forme neutri ottenni i boccali, una mezzina, l’albarello, diversi piati e altri pezzi che furono raccoltied esposti in una vetrinetta sempre nell’Archivio.
Ho cercato poi di identificare in base allo spoglio documentario sia la data che gli artigiani che li avevano prodotti, cioè, in poche parole, a farne la storia.
Cominciai cosi uno spoglio delle fonti riguardanti il convento della SS. Annunziata conservate all’Archivio di Stato di Firenze. La documentazione trovata è stata più che sufficiente ad attribuire alle piccole ceramiche una generale paternità: il luogo di provenienza e gli artigiani furono quelli del Valdarno inferiore e in particolare di Montelupo fiorentino.
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Papers by Paola Ircani
In particolare nel novembre 1299 rogò la nomina di un giudice ufficiale del comune di Firenze. Dall’atto sono interessanti le particolari notizie sui questi pubblici ufficiali chiamati in città e i desiderata per svolgere l’incarico.
Altri due atti ricordano ai posteri la nota confraternita detta Società Maggiore di Santa Maria, i suoi rettori nel 1299 e alcuni associati, per lo più notai, che ebbero mandato a svolgere degli incarichi specificati.
È il caso del Viaggetto in Maremma (1830) (1) di Antonio Benci, romanziere, storico, filologo e traduttore (della Storia della guerra dei Trentanni di Friedrich Schiller, 1822).
Nato a Santa Luce nelle Colline Pisane il 30 marzo 1783, è considerato livornese perché tale fu la madre Francesca Lorenzi e nella città passò gran parte della fanciullezza. Studiò all’Università di Pisa scienze e lettere senza però laurearsi. Precettore del figlio dell’ambasciatore francese a Firenze (1807-1808), si trasferì sempre come istitutore a Napoli (1811), dove trascorse un decennio. Viaggiò poi fuori d’Italia e nel 1831 fu esule in Corsica a causa della repressione dei moti risorgimentali. Qui conobbe e poi sposò la figlia di un ufficiale francese con la quale visse a Livorno, città nella quale morì sessantenne, il 25 gennaio 1843.
E. Casalini, Culto ed arte all'Annunziata nel '400 – 1) Il vero crocifisso dei Bianchi –
2) Il crocifisso delle Misericordie – 3) Descrizione e attribuzione dei due crocifissi –
4) Le statue della Vergine e di S. Giovanni – 5) Data e attribuzione
I. Dina, Ex-voto d'argento all'Annunziata nel 1650 – Premessa – Trascrizione dell'inedito – Appendice
E. Casalini, Il Montorsoli e le statue del coro dell'Annunziata
R. Giorgetti, Sette secoli d'arte organaria all'Annunziata – Disegno Storico – Documentazione – Appendice
E. Casalini, Note d'arte e d'archivio – 1) M. Senario, l'Annunziata, S. Marcello al Corso, in un affresco di Santi di Tito – 2) Il concorso per i pilastri di S. M. del Fiore – 3) La macchina dell’ Addolorata del 1754 – 4) Il «colosso» di S. Filippo Benizi – 5) Il coro – 6) L'altare maggiore – 7) La sagrestia – 8) Reliquiari – 9) Soffitto della chiesa – 10) Gli organi – 11) Sagrestia della Madonna – 12) Statue lignee ex-voto – 13) Cappella dell'Annunziata
P. Ircani, I fatti del Giansenismo toscano – Premessa – Ricordanze del P. Costantino Battini – Appendice
Indice dei nomi
Referenze fotografiche
Indice generale
Contributo allo studio dello Stile Pisano con la traduzione dal francese di un saggio di Charles Higounet. L'autore riconosce ai pisani il grande merito di aver portato avanti nei secoli il loro tipico computo del calendario e di averne fermato il ricordo nella storia della civiltà.
Traduzione, Note e riproduzione dell'originare in francese
Francesco Angeli, figlio di Iacopo, tenne anch’egli la carica di “priore di Volterra e Piombino in terraferma” e, come il genitore, rappresentò un personaggio di riferimento nella vita sociale e politica del tempo.
Morì il 27 aprile 1664, a Pisa, nella sua casa di San Lorenzo alla Rivolta. Lo si apprende dal testamento giunto in copia fino ai nostri giorni (1). Dettò le ultime volontà al notaio Orazio Bertacchi il 16 gennaio 1654 nella casa familiare di Barga, presenti come testimoni i frati del vicino convento di Sant’Agostino ...
In particolare nel novembre 1299 rogò la nomina di un giudice ufficiale del comune di Firenze. Dall’atto sono interessanti le particolari notizie sui questi pubblici ufficiali chiamati in città e i desiderata per svolgere l’incarico.
Altri due atti ricordano ai posteri la nota confraternita detta Società Maggiore di Santa Maria, i suoi rettori nel 1299 e alcuni associati, per lo più notai, che ebbero mandato a svolgere degli incarichi specificati.
È il caso del Viaggetto in Maremma (1830) (1) di Antonio Benci, romanziere, storico, filologo e traduttore (della Storia della guerra dei Trentanni di Friedrich Schiller, 1822).
Nato a Santa Luce nelle Colline Pisane il 30 marzo 1783, è considerato livornese perché tale fu la madre Francesca Lorenzi e nella città passò gran parte della fanciullezza. Studiò all’Università di Pisa scienze e lettere senza però laurearsi. Precettore del figlio dell’ambasciatore francese a Firenze (1807-1808), si trasferì sempre come istitutore a Napoli (1811), dove trascorse un decennio. Viaggiò poi fuori d’Italia e nel 1831 fu esule in Corsica a causa della repressione dei moti risorgimentali. Qui conobbe e poi sposò la figlia di un ufficiale francese con la quale visse a Livorno, città nella quale morì sessantenne, il 25 gennaio 1843.
E. Casalini, Culto ed arte all'Annunziata nel '400 – 1) Il vero crocifisso dei Bianchi –
2) Il crocifisso delle Misericordie – 3) Descrizione e attribuzione dei due crocifissi –
4) Le statue della Vergine e di S. Giovanni – 5) Data e attribuzione
I. Dina, Ex-voto d'argento all'Annunziata nel 1650 – Premessa – Trascrizione dell'inedito – Appendice
E. Casalini, Il Montorsoli e le statue del coro dell'Annunziata
R. Giorgetti, Sette secoli d'arte organaria all'Annunziata – Disegno Storico – Documentazione – Appendice
E. Casalini, Note d'arte e d'archivio – 1) M. Senario, l'Annunziata, S. Marcello al Corso, in un affresco di Santi di Tito – 2) Il concorso per i pilastri di S. M. del Fiore – 3) La macchina dell’ Addolorata del 1754 – 4) Il «colosso» di S. Filippo Benizi – 5) Il coro – 6) L'altare maggiore – 7) La sagrestia – 8) Reliquiari – 9) Soffitto della chiesa – 10) Gli organi – 11) Sagrestia della Madonna – 12) Statue lignee ex-voto – 13) Cappella dell'Annunziata
P. Ircani, I fatti del Giansenismo toscano – Premessa – Ricordanze del P. Costantino Battini – Appendice
Indice dei nomi
Referenze fotografiche
Indice generale
Contributo allo studio dello Stile Pisano con la traduzione dal francese di un saggio di Charles Higounet. L'autore riconosce ai pisani il grande merito di aver portato avanti nei secoli il loro tipico computo del calendario e di averne fermato il ricordo nella storia della civiltà.
Traduzione, Note e riproduzione dell'originare in francese
Francesco Angeli, figlio di Iacopo, tenne anch’egli la carica di “priore di Volterra e Piombino in terraferma” e, come il genitore, rappresentò un personaggio di riferimento nella vita sociale e politica del tempo.
Morì il 27 aprile 1664, a Pisa, nella sua casa di San Lorenzo alla Rivolta. Lo si apprende dal testamento giunto in copia fino ai nostri giorni (1). Dettò le ultime volontà al notaio Orazio Bertacchi il 16 gennaio 1654 nella casa familiare di Barga, presenti come testimoni i frati del vicino convento di Sant’Agostino ...
Verso la fine degli anni Settanta mi interessai a studiare se dai pezzi minuti si potessero ricostruire gli interi originali. Con paziente lavoro di ricerca, di incollaggi e di integrazione con forme neutri ottenni i boccali, una mezzina, l’albarello, diversi piati e altri pezzi che furono raccoltied esposti in una vetrinetta sempre nell’Archivio.
Ho cercato poi di identificare in base allo spoglio documentario sia la data che gli artigiani che li avevano prodotti, cioè, in poche parole, a farne la storia.
Cominciai cosi uno spoglio delle fonti riguardanti il convento della SS. Annunziata conservate all’Archivio di Stato di Firenze. La documentazione trovata è stata più che sufficiente ad attribuire alle piccole ceramiche una generale paternità: il luogo di provenienza e gli artigiani furono quelli del Valdarno inferiore e in particolare di Montelupo fiorentino.
Ha un altro riferimento nell’edizione, più indietro nel tempo, della raccolta di saggi brevi Una icona di famiglia del padre Eugenio M. Casalini (1998).
Pubblicando queste ricerche in un libro, ho voluto dare seguito anche all’esortazione dello stesso padre Eugenio di ‘interessarmi’ della storia della SS. Annunziata, quando non ci sarebbe stato nessun altro a farlo in modo concreto e sistematico.
In quanto all’insieme delle ricerche, vista la non misurabile storia della SS. Annunziata – “gloriosa”, avrebbero scritto i frati di un tempo compilando le memorie –, mi permetto, nel presentarlo, di usare l’immagine di un corridoio di un palazzo o di un teatro con tante porte, ognuna delle quali si affaccia su una ‘stanza’-vicenda particolare.
È un ‘corridoio’ lungo, costruito nei secoli con impegno, ma a tratti poco illuminato e difficile da percorrere. Ha principio dalla seconda metà del dugento, ai tempi della fondazione dell’Ordine da parte dei Sette Santi “in solitudine”, e termina ai nostri giorni, con la commemorazione del X anniversario della morte del padre Eugenio (5 giugno 2011).
Vi ho aggiunto 1) un’appendice con la trascrizione integrale di un registro trecentesco di amministrazione dell’ex monastero olivetano di San Girolamo di Agnano, 2) le note 3) e un indice di 27 pagine sui nomi di persona e di luogo citati.
E. Casalini, Culto ed arte all'Annunziata nel '400 – 1) Il vero crocifisso dei Bianchi –
2) Il crocifisso delle Misericordie – 3) Descrizione e attribuzione dei due crocifissi –
4) Le statue della Vergine e di S. Giovanni – 5) Data e attribuzione
I. Dina, Ex-voto d'argento all'Annunziata nel 1650 – Premessa – Trascrizione dell'inedito – Appendice
E. Casalini, Il Montorsoli e le statue del coro dell'Annunziata
R. Giorgetti, Sette secoli d'arte organaria all'Annunziata – Disegno Storico – Documentazione – Appendice
E. Casalini, Note d'arte e d'archivio – 1) M. Senario, l'Annunziata, S. Marcello al Corso, in un affresco di Santi di Tito – 2) Il concorso per i pilastri di S. M. del Fiore – 3) La macchina dell’ Addolorata del 1754 – 4) Il «colosso» di S. Filippo Benizi – 5) Il coro – 6) L'altare maggiore – 7) La sagrestia – 8) Reliquiari – 9) Soffitto della chiesa – 10) Gli organi – 11) Sagrestia della Madonna – 12) Statue lignee ex-voto – 13) Cappella dell'Annunziata
P. Ircani, I fatti del Giansenismo toscano – Premessa – Ricordanze del P. Costantino Battini – Appendice
Indice dei nomi
Referenze fotografiche
Indice generale
1) Le vicende. Parte I. Dalle origini alla partenza dei Conventuali (sec. XIII-1783).
2) Parte II. La nuova amministrazione di San Francesco (fino al 2011).
Segue solo nel libro a stampa:
3) La Documentazione: I) Niccolò Papini Tartagni, Etruria Francescana, II, ms.; II) Libro di Cartapecore e documenti importanti (Archivio di Stato di Firenze); III) Primo Libro dei Partiti del convento, 1627-1727 (idem); IV) Secondo Libro dei Partiti del convento, 1723-1782 (idem); V) La Madonna di San Sebastiano e il suo culto; VI) La Parrocchia e sui Parroci; VII) La soppressione dello Stato Italiano (1866-1867); VIII) Carteggio della Soprintendenza di Pisa dal 1893 al 2011; IX) Guide e descrizioni;X) Le Confraternite.
4) Bibliografia.
Così si scrive nella delibera comunale. E dal 1445 San Girolamo ha ospitato un buon numero di Minori Osservanti provenienti dalla provincia Toscana e proseguito la sua secolare esistenza fino quasi ai nostri tempi, cioè fino al 1992, quando i frati lasciarono per sempre Volterra.
Fu un convento piccolo e umile, come il Poverello aveva desiderato che lo fossero le sue fondazioni. Nei secoli non venne ingrandito ma solo abbellito con cura dai padri guardiani, grazie alle elemosine dei benefattori. Gli artisti furono i migliori (Benvenuto di Giovanni, Ghirlandaio, Santi di Tito, la bottega Della Robbia). I fedeli poi mostrarono particolare venerazione per il Crocifisso ligneo, l'Immacolata Concezione, san Luigi IX re dei francesi († 1270) riferito al Terz'Ordine francescano e più tardi per la Madonna della Salute. A seguito della soppressione dello Stato Italiano (1866-1867), rimase la parrocchia gestita dai frati che sul finire dell'Ottocento accettarono l'incarico di far da cappellani ai ricoverati e il personale del vicino manicomio e, dopo la seconda guerra mondiale, ai minorenni e ai loro addetti nel riformatorio.
San Girolamo fu lasciato dai religiosi dopo che furono chiuse queste ultime due penose istituzioni, e a causa anche dello spopolamento della parrocchia, fatto comune alle campagne italiane dal secondo dopoguerra in poi. Resta oggi il monumento quasi a monito della bellezza, della spinta propulsiva del passato e della tristezza delle identità perdute.
Il libro di Paola Ircani Menichini, La chiesa e il convento di San Girolamo di Volterra (1445-1992), edito a cura dell'Accademia dei Sepolti e della Fondazione del Conservatorio di San Lino in San Pietro della città, è scritto sulla base dei documenti conservati negli archivi cittadini e toscani.
I primi tre capitoli sono dedicati agli avvenimenti compresi tra il 1445 al 1992, alla famiglia religiosa e al culto pubblico nelle sue molteplici forme. Seguono le schedature degli ambienti di chiesa e di convento, corredate dalle fotografie scattate dalla Soprintendenza di Pisa negli anni '70 del Novecento. Infine la corposa documentazione: le delibere del Comune medievale sulla fondazione, le Memorie del p. Antonio Bocchini sul finire del secolo XVIII, l'assegnazione dei locali alla parrocchia, i danni della seconda guerra mondiale … e altro ancora.
Così si scrive nella delibera comunale. E dal 1445 San Girolamo ha ospitato un buon numero di Minori Osservanti provenienti dalla provincia Toscana e proseguito la sua secolare esistenza fino quasi ai nostri tempi, cioè fino al 1992, quando i frati lasciarono per sempre Volterra.
Fu un convento piccolo e umile, come il Poverello aveva desiderato che lo fossero le sue fondazioni. Nei secoli non venne ingrandito ma solo abbellito con cura dai padri guardiani, grazie alle elemosine dei benefattori. Gli artisti furono i migliori (Benvenuto di Giovanni, Ghirlandaio, Santi di Tito, la bottega Della Robbia). I fedeli poi mostrarono particolare venerazione per il Crocifisso ligneo, l'Immacolata Concezione, san Luigi IX re dei francesi († 1270) riferito al Terz'Ordine francescano e più tardi per la Madonna della Salute. A seguito della soppressione dello Stato Italiano (1866-1867), rimase la parrocchia gestita dai frati che sul finire dell'Ottocento accettarono l'incarico di far da cappellani ai ricoverati e il personale del vicino manicomio e, dopo la seconda guerra mondiale, ai minorenni e ai loro addetti nel riformatorio.
San Girolamo fu lasciato dai religiosi dopo che furono chiuse queste ultime due penose istituzioni, e a causa anche dello spopolamento della parrocchia, fatto comune alle campagne italiane dal secondo dopoguerra in poi. Resta oggi il monumento quasi a monito della bellezza, della spinta propulsiva del passato e della tristezza delle identità perdute.
Il libro di Paola Ircani Menichini, La chiesa e il convento di San Girolamo di Volterra (1445-1992), edito a cura dell'Accademia dei Sepolti e della Fondazione del Conservatorio di San Lino in San Pietro della città, è scritto sulla base dei documenti conservati negli archivi cittadini e toscani.
I primi tre capitoli sono dedicati agli avvenimenti compresi tra il 1445 al 1992, alla famiglia religiosa e al culto pubblico nelle sue molteplici forme. Seguono le schedature degli ambienti di chiesa e di convento, corredate dalle fotografie scattate dalla Soprintendenza di Pisa negli anni '70 del Novecento. Infine la corposa documentazione: le delibere del Comune medievale sulla fondazione, le Memorie del p. Antonio Bocchini sul finire del secolo XVIII, l'assegnazione dei locali alla parrocchia, i danni della seconda guerra mondiale … e altro ancora.
Così si scrive nella delibera comunale. E dal 1445 San Girolamo ha ospitato un buon numero di Minori Osservanti provenienti dalla provincia Toscana e proseguito la sua secolare esistenza fino quasi ai nostri tempi, cioè fino al 1992, quando i frati lasciarono per sempre Volterra.
Fu un convento piccolo e umile, come il Poverello aveva desiderato che lo fossero le sue fondazioni. Nei secoli non venne ingrandito ma solo abbellito con cura dai padri guardiani, grazie alle elemosine dei benefattori. Gli artisti furono i migliori (Benvenuto di Giovanni, Ghirlandaio, Santi di Tito, la bottega Della Robbia). I fedeli poi mostrarono particolare venerazione per il Crocifisso ligneo, l'Immacolata Concezione, san Luigi IX re dei francesi († 1270) riferito al Terz'Ordine francescano e più tardi per la Madonna della Salute. A seguito della soppressione dello Stato Italiano (1866-1867), rimase la parrocchia gestita dai frati che sul finire dell'Ottocento accettarono l'incarico di far da cappellani ai ricoverati e il personale del vicino manicomio e, dopo la seconda guerra mondiale, ai minorenni e ai loro addetti nel riformatorio.
San Girolamo fu lasciato dai religiosi dopo che furono chiuse queste ultime due penose istituzioni, e a causa anche dello spopolamento della parrocchia, fatto comune alle campagne italiane dal secondo dopoguerra in poi. Resta oggi il monumento quasi a monito della bellezza, della spinta propulsiva del passato e della tristezza delle identità perdute.
Il libro di Paola Ircani Menichini, La chiesa e il convento di San Girolamo di Volterra (1445-1992), edito a cura dell'Accademia dei Sepolti e della Fondazione del Conservatorio di San Lino in San Pietro della città, è scritto sulla base dei documenti conservati negli archivi cittadini e toscani.
I primi tre capitoli sono dedicati agli avvenimenti compresi tra il 1445 al 1992, alla famiglia religiosa e al culto pubblico nelle sue molteplici forme. Seguono le schedature degli ambienti di chiesa e di convento, corredate dalle fotografie scattate dalla Soprintendenza di Pisa negli anni '70 del Novecento. Infine la corposa documentazione: le delibere del Comune medievale sulla fondazione, le Memorie del p. Antonio Bocchini sul finire del secolo XVIII, l'assegnazione dei locali alla parrocchia, i danni della seconda guerra mondiale … e altro ancora.
Tra questi “crocifissai”, ha un posto d’onore Giovambattista Ciardi, vissuto tra cinquecento e seicento e fratellastro di Bernardino Poccetti († 1612), pittore assai stimato dai colleghi e dai frati della SS. Annunziata, che gli commissionarono 14 lunette nel Chiostro Grande e la decorazione di ambienti di chiesa e convento.