Books by Hermes Verhaegen

L’obiettivo della tesi è quello di analizzare alcuni punti fondamentali riguardanti la Mission
Da... more L’obiettivo della tesi è quello di analizzare alcuni punti fondamentali riguardanti la Mission
Dakar-Djibouti, la famosa spedizione etnografica che si svolse per un periodo di quasi due
anni a partire dal maggio del 1931 fino al febbraio del 1933, attraversando l’Africa subsahariana da costa a costa. Essa rappresenta una delle pagine classiche dell’antropologia
moderna, nonché uno degli atti fondativi della disciplina etnologica francese della prima metà
del ‘900. A differenza di altri classici dell’antropologia dell’epoca, come i lavori monografici
di Malinowski sulle isole Trobiand o quelli di Evans-Pritchard sugli Azande, essa si
caratterizzò per il lavoro di squadra, per la grande opera di pubblicizzazione mediatica e
l’incredibile mole di risorse materiali e umane che furono impiegate per la sua realizzazione.
Lavoro di équipe piuttosto che fieldwork individuale, la Mission si colloca all’apice del
successo dell’Impero coloniale francese, ma allo stesso tempo all’inizio del suo declino.
Tesi triennale in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali dell'Università di Bologna, in cui ... more Tesi triennale in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali dell'Università di Bologna, in cui viene ripercorsa la storia degli Yazidi, dalle origini fino ai giorni nostri, concentrandosi in particolare alla comunità che per secoli si è stanziata in Armenia. In questo preciso contesto si è analizzata soprattutto la questione identitaria che ha visto la creazione di diverse correnti, alcune che si sono volute identificare in un'entità ben definita e singolare, altre che invece hanno voluto definirsi in un più ampio spettro culturale ed etnico, ovvero quello curdo.
Papers by Hermes Verhaegen

Introduzione e obiettivi dell'intervista. Con la seguente intervista cercherò di approfondire e d... more Introduzione e obiettivi dell'intervista. Con la seguente intervista cercherò di approfondire e di riportare nel modo più fedele possibile la storia personale di Metin, un giovane curdo che ho il piacere di conoscere da alcuni anni. Ci siamo conosciuti nel suo bar che ha aperto da due anni nella zona toscana del Monte Amiata, dove io stesso sono cresciuto. L'apertura del suo bar, il Babylon, ha comportato un importante momento di svolta nella vita sociale degli amiatini, o almeno per una parte di essi. Ricordo ancora l'inaugurazione. C'erano tante persone, tante facce conosciute e tante che non si erano mai viste. Un folto e variopinto gruppo di giovani studenti universitari era venuto appositamente da Siena per disegnare un grande albero delle lingue indoeuropee su una delle pareti della sala principale del bar. Un albero che raccoglieva sia la lingua curda che la maggior parte delle lingue parlate in Europa e non. Era un primo messaggio che Metin voleva dare durante questa inaugurazione: "Siamo tanti, veniamo da luoghi diversi, parliamo lingue diverse, ma apparteniamo alla stessa famiglia, insieme viviamo sotto l'ombra dello stesso albero." Da qui il nome Babylon, un bar che potesse diventare luogo di incontro di culture e di lingue diverse. C'era anche una piccola troupe di filmmaker guidata da un professore/antropologo 1 , intenta a fare un documentario su Metin, come avrei appreso dopo. Da quel primo giorno in cui andai al Babylon ebbi subito l'impressione che qualcosa di nuovo stesse accadendo, la creazione di un luogo dove effettivamente dei nuovi incontri potevano avvenire, dove gli orizzonti reciproci potevano aprirsi, in una zona un po' dimenticata e intellettualmente arida come l'Amiata. Inoltre era un importante momento per la consistente comunità curda della zona, una delle più grandi in Italia, presente e cresciuta a partire dai primi anni 2000. Potevano contare adesso su di un luogo dove poter essere accolti e riconosciuti, uno spazio pubblico che li rappresenti, dove poter andare a bere un çai 2 o mangiare un börek 3 , o dove poter giocare a carte insieme, o ancora, dove poter parlare degli svolgimenti politici della comunità curda in Turchia, Siria, Iraq. Ma il Babylon non è mai diventato un posto dove i curdi si sono o sono stati ghettizzati, e invece è rimasto un luogo aperto a tutti. Tutto ciò grazie al sogno di uno di loro, Metin, e al suo lavoro e a quello di sua moglie Sevda.
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Dakar-Djibouti, la famosa spedizione etnografica che si svolse per un periodo di quasi due
anni a partire dal maggio del 1931 fino al febbraio del 1933, attraversando l’Africa subsahariana da costa a costa. Essa rappresenta una delle pagine classiche dell’antropologia
moderna, nonché uno degli atti fondativi della disciplina etnologica francese della prima metà
del ‘900. A differenza di altri classici dell’antropologia dell’epoca, come i lavori monografici
di Malinowski sulle isole Trobiand o quelli di Evans-Pritchard sugli Azande, essa si
caratterizzò per il lavoro di squadra, per la grande opera di pubblicizzazione mediatica e
l’incredibile mole di risorse materiali e umane che furono impiegate per la sua realizzazione.
Lavoro di équipe piuttosto che fieldwork individuale, la Mission si colloca all’apice del
successo dell’Impero coloniale francese, ma allo stesso tempo all’inizio del suo declino.
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Dakar-Djibouti, la famosa spedizione etnografica che si svolse per un periodo di quasi due
anni a partire dal maggio del 1931 fino al febbraio del 1933, attraversando l’Africa subsahariana da costa a costa. Essa rappresenta una delle pagine classiche dell’antropologia
moderna, nonché uno degli atti fondativi della disciplina etnologica francese della prima metà
del ‘900. A differenza di altri classici dell’antropologia dell’epoca, come i lavori monografici
di Malinowski sulle isole Trobiand o quelli di Evans-Pritchard sugli Azande, essa si
caratterizzò per il lavoro di squadra, per la grande opera di pubblicizzazione mediatica e
l’incredibile mole di risorse materiali e umane che furono impiegate per la sua realizzazione.
Lavoro di équipe piuttosto che fieldwork individuale, la Mission si colloca all’apice del
successo dell’Impero coloniale francese, ma allo stesso tempo all’inizio del suo declino.