Papers by Giuliana Capannelli

Nell'etimologia del termine anoressia 1 , prima ancora che un significato legato al cibo, la ques... more Nell'etimologia del termine anoressia 1 , prima ancora che un significato legato al cibo, la questione in gioco è quella del "desiderio". Nel V-IV secondo a.C., infatti, negli scritti di Platone e Aristotele, esso ricopre il significato di "mancanza di desiderio e brama". Solo successivamente, negli scritti di Plutarco, di Galeno e Rufo, nel I sec. d.C., acquista il valore di "mancanza di appetito" 2 . E' importante tenere a mente questo legame etimologico della parola anoressia con la questione del desiderio, questione che ritorna anche nell'attualità come punto nodale della problematica soggettiva dell'anoressica. La mancanza di appetito e il rifiuto del cibo non sono dunque una scoperta dei nostri giorni; nel medioevo, per esempio, non mancavano forme di astensione dal cibo o di digiuno prolungato le cui modalità e conseguenze fisiche potrebbero essere assimilate a quelle attuali. Ma fino al XVI-XVII secolo, queste modalità facevano parte delle alle forme ascetiche legate alla religione e alla spiritualità e non erano osservate da un punto di vista medico. A livello medico possiamo far risalire lo studio di questi comportamenti a due autori, William Gull e Charles Lasegue, che possono essere a ragione considerati uno lo scopritore e l'altro l'inventore dell'anoressia nervosa (secondo la definizione di Gull) o isterica (secondo quella di Lasegue). Siamo nella seconda metà del 1800, esattamente nel 1873-74, anno in cui escono i contributi teorici e clinici dei due autori relativamente a questa nuova sindrome 3 . L'anoressia, nella modalità di sindrome come oggi la intendiamo, è un fenomeno generato all'interno della nostra cultura e non può essere fatta coincidere con comportamenti simili, ma appartenenti a culture diverse e motivati da altre logiche di discorso sociale 4 . I sintomi mutano a partire dalle coordinate narrativo culturali in cui sono immersi ed è importante che, per la lettura di un fenomeno, ci si mantenga all'interno della cultura e dell'epoca che lo ha generato. Dalla fine dell'800 ad oggi qualcosa è ulteriormente cambiato con il mutare della società. Nella cultura moderna questo sintomo, che ormai raggiunge una forma epidemica, ha acquistato il valore di un'insegna identificatoria. Non è cioè solo il nome di una sofferenza, di una malattia, di una verità nascosta del soggetto, ma diviene un significante sociale a partire dal quale si costituiscono delle comunità segregative (ne sono un esempio i siti pro-ana e pro-mia che divampano sul web ma anche le diverse comunità di anoressiche o potenziali tali: le ballerine, le modelle, le studenti perfette, ecc.). Insegne sociali nelle quali molte ragazze si riconoscono poiché vedono nominati i fenomeni che organizzano la loro sofferenza quotidiana. Da un lato l'identificazione sociale e dall'altro la spinta pulsionale, acefala e senza sosta, che preleva il significante contemporaneo del corpo come oggetto, come gadget: oggetto di consumo, oggetto di godimento, corps-godens, rapito, spossessato, fuori controllo dell'altro e privo di qualsiasi padronanza di sé. Attraverso l'illusione di poter controllare ogni cosa della propria vita, il soggetto anoressico si convince di aver raggiunto quell'autonomia desiderata che in realtà altro non è che un'ulteriore forma di dipendenza.
Nello scritto del 1922 Due voci di Enciclopedia Freud dà una definizione precisa della psicoanali... more Nello scritto del 1922 Due voci di Enciclopedia Freud dà una definizione precisa della psicoanalisi e fornisce un esauriente quadro della sua genesi e del suo sviluppo 1 .
In questo lavoro prenderemo in esame il testo di Freud La negazione. Questo breve scritto, che e'... more In questo lavoro prenderemo in esame il testo di Freud La negazione. Questo breve scritto, che e' stato lavorato a lungo da Lacan nel Seminario I e verra' ripreso nel Seminario III, viene citato una sola volta nel Seminario II (1).

Nell'etimologia del termine anoressia 1 , prima ancora che un significato legato al cibo, la ques... more Nell'etimologia del termine anoressia 1 , prima ancora che un significato legato al cibo, la questione in gioco è quella del "desiderio". Nel V-IV secondo a.C., infatti, negli scritti di Platone e Aristotele, esso ricopre il significato di "mancanza di desiderio e brama". Solo successivamente, negli scritti di Plutarco, di Galeno e Rufo, nel I sec. d.C., acquista il valore di "mancanza di appetito" 2 . E' importante tenere a mente questo legame etimologico della parola anoressia con la questione del desiderio, questione che ritorna anche nell'attualità come punto nodale della problematica soggettiva dell'anoressica. La mancanza di appetito e il rifiuto del cibo non sono dunque una scoperta dei nostri giorni; nel medioevo, per esempio, non mancavano forme di astensione dal cibo o di digiuno prolungato le cui modalità e conseguenze fisiche potrebbero essere assimilate a quelle attuali. Ma fino al XVI-XVII secolo, queste modalità facevano parte delle alle forme ascetiche legate alla religione e alla spiritualità e non erano osservate da un punto di vista medico. A livello medico possiamo far risalire lo studio di questi comportamenti a due autori, William Gull e Charles Lasegue, che possono essere a ragione considerati uno lo scopritore e l'altro l'inventore dell'anoressia nervosa (secondo la definizione di Gull) o isterica (secondo quella di Lasegue). Siamo nella seconda metà del 1800, esattamente nel 1873-74, anno in cui escono i contributi teorici e clinici dei due autori relativamente a questa nuova sindrome 3 . L'anoressia, nella modalità di sindrome come oggi la intendiamo, è un fenomeno generato all'interno della nostra cultura e non può essere fatta coincidere con comportamenti simili, ma appartenenti a culture diverse e motivati da altre logiche di discorso sociale 4 . I sintomi mutano a partire dalle coordinate narrativo culturali in cui sono immersi ed è importante che, per la lettura di un fenomeno, ci si mantenga all'interno della cultura e dell'epoca che lo ha generato. Dalla fine dell'800 ad oggi qualcosa è ulteriormente cambiato con il mutare della società. Nella cultura moderna questo sintomo, che ormai raggiunge una forma epidemica, ha acquistato il valore di un'insegna identificatoria. Non è cioè solo il nome di una sofferenza, di una malattia, di una verità nascosta del soggetto, ma diviene un significante sociale a partire dal quale si costituiscono delle comunità segregative (ne sono un esempio i siti pro-ana e pro-mia che divampano sul web ma anche le diverse comunità di anoressiche o potenziali tali: le ballerine, le modelle, le studenti perfette, ecc.). Insegne sociali nelle quali molte ragazze si riconoscono poiché vedono nominati i fenomeni che organizzano la loro sofferenza quotidiana. Da un lato l'identificazione sociale e dall'altro la spinta pulsionale, acefala e senza sosta, che preleva il significante contemporaneo del corpo come oggetto, come gadget: oggetto di consumo, oggetto di godimento, corps-godens, rapito, spossessato, fuori controllo dell'altro e privo di qualsiasi padronanza di sé. Attraverso l'illusione di poter controllare ogni cosa della propria vita, il soggetto anoressico si convince di aver raggiunto quell'autonomia desiderata che in realtà altro non è che un'ulteriore forma di dipendenza.
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