Papers by Giorgio Corrado
Transactions of the Japan Welding Society, 1978

Premessa I recenti scandalosi fatti di cronaca hanno messo in evidenza lo sperpero di denaro pubb... more Premessa I recenti scandalosi fatti di cronaca hanno messo in evidenza lo sperpero di denaro pubblico da parte delle Regioni, la cui efficienza amministrativa era già in forte crisi, basti pensare ai buchi mostruosi nei bilanci della sanità, nonostante i crescenti trasferimenti di risorse, passati, negli ultimi dieci anni, da 74 miliardi di euro agli attuali 108, secondo i dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato. Il modello di decentramento legislativo ed amministrativo, definito dal legislatore nazionale agli albori degli anni '70, ha avuto negli ultimi 14 anni, sotto la spinta politica del federalismo, un crescente impulso, a cui ha fatto riscontro la irresponsabilità della spesa pubblica, sottratta ad ogni forma di effettivo controllo. Con l'istituzione dell'IRAP e delle addizionali regionali e comunali IRPEF, a partire dal 1998, le entrate fiscali per le Regioni sono progressivamente aumentate, passando da 43 miliardi di euro ai 78 miliardi di euro del 2010. Segue poi il decreto legislativo n. 56 del 18 febbraio 2000, "Disposizioni in materia di federalismo fiscale", in base al quale alle Regioni spetta la compartecipazione all'Iva, fissata inizialmente pari al 25,7% del gettito complessivo introitato dallo Stato; nel 2012 tale compartecipazione è stata di 57,5 miliardi di euro. Nel 2001, con la legge costituzionale n.3, viene promulgata la riforma del Titolo V della Costituzione, trasferendo ulteriori funzioni e competenze alle Regioni a Statuto ordinario; questa operazione non è però risultata economicamente conveniente per il cittadino contribuente. Infatti, nel mentre non si è determinata una diminuzione del fabbisogno di spesa a livello centrale, è salito a dismisura quello regionale, a cui ha fatto riscontro, in parallelo, un drastico aumento della pressione fiscale, con le nuove tasse regionali. Alcuni dati, tratti da Il Sole 24 Ore del 28 e 29 settembre 2012, rendono molto chiaro quanto è avvenuto e spiegano anche la crisi in atto. Dal 2001 al 2010 la spesa corrente regionale, ossia quella per il mero funzionamento dell'ente regione, è lievitata da 107,6 miliardi di euro ad oltre 150 miliardi, con un incremento che supera il 40%, ed un aumento del prelievo fiscale regionale di oltre il 50%. Le drastiche misure economiche e fiscali del Governo Monti per mettere

Italian Journal of Forest and Mountain Environments, Dec 5, 2013
Nel corso degli anni l'emergenza ambientale è cresciuta e si è diversificata. Oggi sono prevalent... more Nel corso degli anni l'emergenza ambientale è cresciuta e si è diversificata. Oggi sono prevalenti, più d'ogni altro, i temi degli inquinamenti e dello smaltimento dei rifiuti; in tempi ormai remoti c'era in tutta evidenza il problema del dissodamento dei terreni sodi, dei tagli abusivi, del furto di legname, del pascolo incontrollato. Il Corpo forestale dello Stato, nel corso degli ultimi 30 anni ha progressivamente modulato la propria attività di controllo: da polizia forestale in senso stretto, si è trasformata, più in generale, in polizia ambientale. Sino al 1980 le violazioni accertate dal personale del CFS a danno delle foreste rappresentavano oltre l'80% dell'intera attività di polizia del Corpo; a partire da questa data, si è arrivati progressivamente ad invertire tale rapporto, tanto che oggi le violazioni forestali rappresentano mediamente il 10% di tutti gli illeciti, penali e amministrativi, complessivamente accertati, incendi boschivi esclusi. Questo cambiamento di mission del CFS, è stata la risposta politica al trasferimento delle competenze in materia di boschi, passate dallo Stato centrale alle Regioni. Però anche i boschi avrebbero necessità d'essere maggiormente controllati nella fase delle loro utilizzazioni: infatti sovente si notano "tagliate" dove vengono rilasciate solo poche e inadatte matricine ed in tali condizioni il bosco ceduo entra in fase regressiva. Alcuni elementari dati statistici ci preoccupano: nel mentre la massa legnosa annualmente utilizzata è rimasta ferma mediamente a 8 milioni di mc/anno (66% per scopi energetici e il 44% come legname da lavoro), si ha che le violazioni accertate in materia di tagli boschivi dal CFS siano fortemente diminuite. A titolo esemplificativo si ha che nel 2012 la Forestale abbia effettuato in tale specifico ambito 31.341 controlli, pari al 10% di tutti quelli fatti; ed elevato 3.813 violazioni per tagli irregolari, sul totale di 9.680 illeciti amministrativi accertati. Sino alla fine degli anni '70 la vigilanza sui boschi da parte del CFS era, di contro, predominante sulle proprie restanti attività e le violazioni di tipo forestale accertate erano più del doppio!! Di recente, il Capo del Corpo Forestale dello Stato, chiamato in audizione in Commissione alla Camera dei Deputati, ha auspicato l'integrazione nel CFS dei Corpi forestali delle Regioni a statuto speciale, nonché l'assorbimento nello stesso

Italian Journal of Forest and Mountain Environments, Apr 9, 2015
È in discussione ed approvazione in Parlamento il disegno di legge n.1577 del 23 luglio 2014, di ... more È in discussione ed approvazione in Parlamento il disegno di legge n.1577 del 23 luglio 2014, di Riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche, che, come già emendato in Commissione, prevede, tra l'altro, all'art.7, comma 1, lett. a) "il riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare e nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato, ed eventuale assorbimento del medesimo nelle altre Forze di polizia, ferma restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell'ambiente, del territorio e del mare, della sicurezza agroalimentare e la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specificità e dell'unitarietà". Con tale provvedimento si delega il Governo a riorganizzare, con successivi Decreti legislativi, le funzioni di polizia in materia ambientale, stabilendo principi e criteri direttivi che appaiono però, da subito, estremamente ambigui, generici ed anche contraddittori, tali da apparire una vera e propria "delega in bianco". Infatti la delega legislativa sul punto che interessa il Corpo forestale dello Stato non presenta un definito percorso attuativo, come invece dovrebbe, con obiettivi chiari da perseguire, ma lascia amplissimi margini interpretativi ed attuativi, tra loro peraltro inconciliabili e tali da lasciare al Governo assoluta discrezionalità legislativa; così, nel mentre nel disegno di legge citato si richiama in generale il corretto principio di evitare sovrapposizioni di competenze e di favorire la gestione associata dei servizi strumentali, poi trattando nello specifico del CFS, si prospetta la riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato, aggiungendo contestualmente l'eventuale assorbimento del medesimo nelle altre Forze di polizia, in piena antitesi poi all'affermato criterio di salvaguardare le specialità e l'unitarietà dello stesso Corpo. In atri termini gli obiettivi indicati dal Governo nel testo in discussione spaziano, in modo estremamente ambiguo, tra la necessità dichiarata di riformare il CFS, per evitare sovrapposizioni di competenze, si presume con quelle esercitate da altre Amministrazioni pubbliche, e la sua soppressione, ipotizzando anche di farlo confluire in altri Corpi di polizia, ma in modo unitario. Sul punto si potrebbe aprire un ricorso amministrativo sul presupposto di
Indirizzi di saluto alla presentazione del volume "Riserva naturale statale biogenetica di V... more Indirizzi di saluto alla presentazione del volume "Riserva naturale statale biogenetica di Vallombrosa. Piano di gestione e silvomuseo 2006-2025", di Orazio Ciancio. Firenze, Palazzo Medici Riccardi, 26 gennaio 2010

Italian Journal of Forest and Mountain Environments, Dec 19, 2007
Un'estate di fuoco!! Come ogni anno, la piaga degli incendi boschivi torna puntualmente, d'attual... more Un'estate di fuoco!! Come ogni anno, la piaga degli incendi boschivi torna puntualmente, d'attualità, assumendo le dimensioni di una vera e propria «calamità sulla natura», causata dalla mano dell'uomo per colpa o per dolo. Il problema non è nato oggi, ma va indietro di migliaia di anni. Col fuoco si distruggevano le foreste per acquisire terreni da pascolare e da coltivare. Nel mondo contadino, ieri come oggi, il fuoco è usato per bruciare stoppie, per ripulire i bordi dei campi dalle erbe infestanti, per bruciare i residui delle potature, per favorire il rigetto della vegetazione prativa. Pratiche ancestrali, che un tempo erano condotte però con maggiore cautela, esperienza e maestrìa. Ed anche quando il fuoco sfuggiva al controllo dell'Uomo, veniva accerchiato e spento da una moltitudine di contadini, spinti da un necessario spirito di mutuo soccorso. Difficilmente si usava l'acqua; si batteva il fuoco radente e si praticava per lo più il «controfuoco», facendo così terra bruciata della vegetazione, solitamente erbacea ed arbustiva, di fronte all'incendio che avanzava. Operazione rischiosa ma molto efficace, praticata da chi col fuoco aveva dimestichezza quotidiana. Peraltro questa società contadina, pur con le sue diverse regole e con i profondi cambiamenti strutturali maturati nel corso degli anni non ha confini geografici. Per questo il problema «incendio del bosco» è di portata mondiale. Tutti i paesi Mediterranei ne sono interessati più o meno intensamente, come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la Francia Meridionale. Le cause Non pare dunque credibile accreditare la causa degli incendi boschivi all'azione di pazzi piromani, perché se così fosse, dovrebbero essere presenti e scorrazzare in lungo e in largo lungo tutto il bacino del Mediterraneo!! Stando agli studi di criminologia, secondo quando riporta il Susmel, «i veri e propri piromani sono così rari da metterne in dubbio l'esistenza; una leggenda quindi da sfatare; i quadri psicologici in cui l'incendiario è una realtà che li identifica come

Italian Journal of Forest and Mountain Environments, Apr 8, 2013
Premessa I recenti scandalosi fatti di cronaca hanno messo in evidenza lo sperpero di denaro pubb... more Premessa I recenti scandalosi fatti di cronaca hanno messo in evidenza lo sperpero di denaro pubblico da parte delle Regioni, la cui efficienza amministrativa era già in forte crisi, basti pensare ai buchi mostruosi nei bilanci della sanità, nonostante i crescenti trasferimenti di risorse, passati, negli ultimi dieci anni, da 74 miliardi di euro agli attuali 108, secondo i dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato. Il modello di decentramento legislativo ed amministrativo, definito dal legislatore nazionale agli albori degli anni '70, ha avuto negli ultimi 14 anni, sotto la spinta politica del federalismo, un crescente impulso, a cui ha fatto riscontro la irresponsabilità della spesa pubblica, sottratta ad ogni forma di effettivo controllo. Con l'istituzione dell'IRAP e delle addizionali regionali e comunali IRPEF, a partire dal 1998, le entrate fiscali per le Regioni sono progressivamente aumentate, passando da 43 miliardi di euro ai 78 miliardi di euro del 2010. Segue poi il decreto legislativo n. 56 del 18 febbraio 2000, "Disposizioni in materia di federalismo fiscale", in base al quale alle Regioni spetta la compartecipazione all'Iva, fissata inizialmente pari al 25,7% del gettito complessivo introitato dallo Stato; nel 2012 tale compartecipazione è stata di 57,5 miliardi di euro. Nel 2001, con la legge costituzionale n.3, viene promulgata la riforma del Titolo V della Costituzione, trasferendo ulteriori funzioni e competenze alle Regioni a Statuto ordinario; questa operazione non è però risultata economicamente conveniente per il cittadino contribuente. Infatti, nel mentre non si è determinata una diminuzione del fabbisogno di spesa a livello centrale, è salito a dismisura quello regionale, a cui ha fatto riscontro, in parallelo, un drastico aumento della pressione fiscale, con le nuove tasse regionali. Alcuni dati, tratti da Il Sole 24 Ore del 28 e 29 settembre 2012, rendono molto chiaro quanto è avvenuto e spiegano anche la crisi in atto. Dal 2001 al 2010 la spesa corrente regionale, ossia quella per il mero funzionamento dell'ente regione, è lievitata da 107,6 miliardi di euro ad oltre 150 miliardi, con un incremento che supera il 40%, ed un aumento del prelievo fiscale regionale di oltre il 50%. Le drastiche misure economiche e fiscali del Governo Monti per mettere
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