Papers by Guido Armellini

Quando, nelle descrizioni degli storici,vediamo che guerre e battaglie si svolgono secondo il pia... more Quando, nelle descrizioni degli storici,vediamo che guerre e battaglie si svolgono secondo il piano prestabilito, l'unica deduzione che possiamo trarne è che tali descrizioni non corrispondono al vero. L.N. Tolstoj (Guerra e pace) Questo intervento 2 si propone di passare in rassegna i modelli didattici dominanti nella scuola italiana degli ultimi vent'anni e di abbozzare qualche prospettiva. Di fronte a un tema così ambizioso, non posso resistere alla tentazione di ripararmi dietro una preventiva exscusatio non petita. Parlerò del mestiere dell'insegnante dal punto di vista di uno che lo pratica: questo significa che non dovete aspettarvi da me l'intonazione distaccata, il respiro panoramico e il nitore metodologico tipici del pedagogista, del sociologo o dello psicologo dell'educazione, ma l'ottica limitata, l'atteggiamento fazioso, il tono passionale e un po' ansimante di chi si trova nel mezzo della mischia. In compenso ciò che dirò avrà-spero-il pregio di nascere da un'esperienza concreta e quotidiana.
da La letteratura in classe, 2008
Chi può insegnare a insegnare?
Critica Marxista Analisi E Contributi Per Ripensare La Sinistra, 2001
Buenas Noticias De La Escuela Hechos Y Palabras Del Movimiento De Autorreforma 2010 Isbn 978 84 937159 2 2 Pags 99 112, 2010
Información del libro Buenas noticias de la escuela: hechos y palabras del movimiento de autorref... more Información del libro Buenas noticias de la escuela: hechos y palabras del movimiento de autorreforma.
Articolo del 2000 (!) sui meccanismi valutativi dell'esame di stato (ex-maturità)

Fils de bourgeois ou fils d'apôtre Tous les enfants sont comme les vôtres Fils de césar ou fils d... more Fils de bourgeois ou fils d'apôtre Tous les enfants sont comme les vôtres Fils de césar ou fils de rien Tous les enfants sont comme le tien Le même sourire les mêmes larmes Les mêmes alarmes les mêmes soupirs Fils de césar ou fils de rien Tous les enfants sont comme le tien Ce n'est qu'après longtemps après... 1 (Jacques Brel, Fils de…, 1967) Il concetto e gli esseri umani Forse la politica, le istituzioni, noi tutti società adulta non abbiamo paura "dell'infanzia". L'infanzia è un concetto universale e astratto, e solitamente i concetti astratti non fanno paura. In più la parola "infanzia" allude a una mancanza: il non saper (ancora) parlare. Indica che cosa manca ai bambini e alle bambine per diventare esseri umani "completi" come noi adulti, e mette l'accento su ciò che possiamo fare per renderli simili a noi: insegnar loro a parlare. Così resta in ombra ciò che i bambini e le bambine sono e che noi non siamo: quello scarto fra noi e loro che non è suscettibile di addomesticamento.
in M. Perroni, G. Quarenghi, a c. di, «Mia delizia è la tua Torà. Ad Agnese Cini per i suoi ottan... more in M. Perroni, G. Quarenghi, a c. di, «Mia delizia è la tua Torà. Ad Agnese Cini per i suoi ottanta anni», Aracne, 2017, pp. 105-110) «Poiché la Vostra Maestà e le Vostre Signorie desiderano una risposta semplice, ne darò una senza corna né denti: se non sarò convinto da testimonianze della Scrittura o da ragioni evidenti (infatti non credo né al papa né ai concili da soli, poiché è chiaro che hanno spesso errato e si sono contraddetti), sono vinto dai passi della Scrittura da me citati e la mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio. Non posso e non voglio ritrattare niente, poiché non è salutare né giusto agire contro coscienza» 1 .
Ancora sulla valutazione: letteratura, conoscenze, competenze (G. Armellini, La letteratura in cl... more Ancora sulla valutazione: letteratura, conoscenze, competenze (G. Armellini, La letteratura in classe, Unicopli, Milano, 2008, pp. 130-151) «E' sintatticamente e semanticamente corretto dire che le asserzioni soggettive sono fatte da soggetti. Allora, in modo corrispondente, potremmo dire che le asserzioni oggettive sono fatte da oggetti. Disgraziatamente queste dannate cose non fanno asserzioni». (Heinz von Foerster, Sistemi che osservano)

A che serve la valutazione A che serve la valutazione? Se prendiamo in considerazione le situazio... more A che serve la valutazione A che serve la valutazione? Se prendiamo in considerazione le situazioni di apprendimento che si svolgono nella vita "reale", al di fuori della scuola o di altre situazioni formalizzate, la risposta è chiara: la valutazione serve ad imparare. Se voglio imparare a guidare, a cucinare una torta, a praticare uno sport, mi è utile che una persona più brava di me in questi campi mi dica dove faccio bene e dove sbaglio, e mi aiuti a far meglio la prossima volta. Insomma la valutazione è un mezzo dell'apprendimento: perciò, se stiamo imparando in una situazione extrascolastica, non nascondiamo i nostri errori, anzi li mettiamo in evidenza perché speriamo che l'istruttore ci aiuti a superarli con opportuni suggerimenti. A scuola invece -dove la valutazione rischia di diventare il finel'occupazione più praticata dagli studenti è tener nascosti gli errori all'insegnante per evitare giudizi negativi. Questo atteggiamento rispetto all'errore ci dice che, se la valutazione in sé e positiva e necessaria per imparare, alcuni modi di valutare possono essere inutili o addirittura dannosi.

Da cinque anni lavoro, con grande coinvolgimento e soddisfazione, in una scuola di italiano per i... more Da cinque anni lavoro, con grande coinvolgimento e soddisfazione, in una scuola di italiano per immigrati, fonte di continui apprendimenti e shock culturali per noi insegnanti. Uno degli esercizi che assegniamo agli studenti consiste nello scrivere testi liberi, che vengono poi trascritti alla lavagna, decifrati e corretti cooperativamente. Mispa, una giovane camerunese, un giorno ci portò una storia patetica: una ragazza era fuggita di casa per andare a vivere con un ragazzo, che nel corso del tempo si era rivelato ingrato e inaffidabile e aveva cominciato ad essere violento; così lei aveva deciso di ritornare dalla mamma, la quale però non le voleva più parlare, e ogni tentativo di riconciliazione era stato rifiutato… Dopo aver ricostruito, con una certa fatica e con l'aiuto di tutta la classe, il filo del racconto, ho chiesto a Mispa da dove avesse tratto una storia tanto emozionante. «Da C'è posta per te di Maria De Filippi! », mi ha risposto con naturalezza.
Si può insegnare il piacere di leggere? «II verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione c... more Si può insegnare il piacere di leggere? «II verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"… il verbo "sognare". -scrive Daniel Pennac in Come un romanzo -I libri non sono stati scritti perché mio figlio, mia figlia, i giovani, li commentino, ma perché, se ne hanno voglia, li leggano». E prescrive all'insegnante di letteratura: «Non porre la benché minima domanda. Non dare alcun compito. Non aggiungere una sola parola a quella delle pagine lette. Nessun giudizio di valore, nessuna spiegazione del lessico, nessuna analisi testuale, nessuna indicazione bibliografica». Se prendessimo alla lettera queste direttive, noi insegnanti di italiano dovremmo dare in massa le dimissioni. Fare il nostro lavoro senza mai dire: "Leggi da qui a qui!", senza mai azzardare un commento o una domanda, mi pare un'impresa impossibile.
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