Teaching Documents by Francesco Ghilotti
Volume pubblicato nell’ambito del progetto “Le Radici di una identità. Temi, strumenti e itinerar... more Volume pubblicato nell’ambito del progetto “Le Radici di una identità. Temi, strumenti e itinerari per la (ri)scoperta del mandamento di Sondrio tra preistoria e medioevo”, finanziato da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, capofila: Comunità Montana Valtellina di Sondrio, attuatore dell’attività editoriale: Comune di Caiolo.
Papers by Francesco Ghilotti
Notiziario dell'Istituto Archeologico Valtellinese, 2023

Le radici della terra. Le miniere orobiche valtellinesi da risorsa economica a patrimonio culturale delle comunità tra Medioevo ed età contemporanea, 2022
I siti della Val Venina, della Val Madre e della Val Cervia, indagati nell’ambito del progetto “L... more I siti della Val Venina, della Val Madre e della Val Cervia, indagati nell’ambito del progetto “Le radici di una identità”, costituiscono parti importanti di un paesaggio archeo-minerario complesso e articolato la cui conoscenza risulta fondamentale per la ricostruzione delle radici culturali
di queste terre. I luoghi in cui le strutture sono collocate, nel delicato contesto ambientale dell’alta montagna, a più di 2.000 metri di altitudine, impongono delle riflessioni sulle modalità di valorizzazione dei beni, non direttamente accessibili da parte di tutti. Nel contributo si presentano
alcune considerazioni sulle prime attività che, in questa prospettiva, verranno avviate nei prossimi anni dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio.

Landscapes - Paesaggi culturali, 2021
Il riallestimento della Sezione Archeologia del Museo Civico di Sondrio, denominato Museo Valtell... more Il riallestimento della Sezione Archeologia del Museo Civico di Sondrio, denominato Museo Valtellinese di Storia e Arte (2018-2019), ha aperto un vivace cantiere interdisciplinare che, oltre ad una sistematica ricerca su siti e materiali, ha sviluppato anche un’ampia riflessione metodologica sulla relazione di significato tra esposizione museale e paesaggio locale.
Questo contributo presenta, sinteticamente e in modo diacronico, gli elementi principali emersi dalla ricerca scientifica miratamente orientata alla ricostruzione – per quanto possibile – del paesaggio preistorico locale (modificazione del contesto naturale e della vegetazione, dislocazione degli abitati e delle vie di comunicazione anche in relazione alla sfera economica e sociale, creazione e mantenimento di un paesaggio simbolico…). Nel contempo dà conto del criterio narrativo-espositivo
privilegiato che, oltre a legare i materiali esposti al loro specifico contesto di rinvenimento, ne accresce il significato nel presente. Infatti, entro questa prospettiva metodologica, anche il singolo manufatto acquisisce un plusvalore di senso e trova una collocazione dentro il divenire diacronico del paesaggio-palinsesto, arricchendo il presente di indirizzi progettuali.
I Quaderni del MVSA, 2018
I materiali della "Collezione Personeni", selezione di vetri romani dal Mediterraneo Orientale es... more I materiali della "Collezione Personeni", selezione di vetri romani dal Mediterraneo Orientale esposta presso il Museo Valtellinese di Storia e Arte (Sondrio).
Quaderni Grigionitaliani, 2016
La recentissima riedizione di "Tynset" (1965) è un evento importante, per quanto discreto e disco... more La recentissima riedizione di "Tynset" (1965) è un evento importante, per quanto discreto e discosto dalle logiche più aggressive e ammiccanti dell’industria libraria, nel panorama editoriale italiano.
La pubblicazione del capolavoro letterario di Hildesheimer, oltre a riportare nelle mani di lettori e studiosi, nella superba traduzione di Italo Alighiero Chiusano, un testo essenziale dell’avanguardia europea,1 da diversi anni praticamente introvabile, decisamente contribuisce al recente, meritato ritorno d’attenzione su questo grande scrittore, artista, pensatore troppo poco conosciuto, salvo rari iniziati, e troppo presto dimenticato sul territorio italiano.

Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici, 2015
This article presents some considerations (in terms of methodology and content) regarding the so-... more This article presents some considerations (in terms of methodology and content) regarding the so-called "anthropomorphic busts" engraved on the camunian rocks. In particular, the analysis focuses on the "classical" interpretation given by Gaudenzio Ragazzi (1994), who saw in some busts a possible representation of a chthonic passage, shown by cutting the lower part of the body. On the basis of the important work of Claude Bérard, Anodoi (1974), the researcher suggested a comparison between the camunian busts and a well established greek iconographic model. After highlighting the limitations and weaknesses of this interpretation, this article proposes to set the busts back into the articulated but opaque category of the incomplete anthropomorphic figures. Finally, while expecting future articles to more systematically examine single areas, the analysis aims at delineating and introducing the notion of incompleteness, that could be maybe extended from the (anthropomorphic and not anthropomorphic) figures to the scenes.
Expression - The International Journal of Art, Archaeology & Conceptual Anthropology, Aug 2014
In this paper, through an analysis of the Mesopotamian sources, I will try to reconstruct the pre... more In this paper, through an analysis of the Mesopotamian sources, I will try to reconstruct the pre-protohistoric perception of subterraneity developed between the two rivers. Before the formation of a bipartite underworld, that contained and separated the two opposite poles connected to fertility and death in a structure that denied any form of cyclicity, the subterraneity related exclusively to the liquid, potential, chaotic sphere of the primordial substance. In early Sumer, before the subterranean sinking of the afterlife and all the other levels of alterity, the afterlife was connected to a purely geographical, horizontal, otherness.
Archaeology and Anthropology of Death by Francesco Ghilotti

Archeologia e antropologia della morte 1. La regola dell’eccezione, 2018
L’Aldilà come “terra del non ritorno” è un’immagine diffusa, come ben mise in luce Martin West in... more L’Aldilà come “terra del non ritorno” è un’immagine diffusa, come ben mise in luce Martin West in "The West face of Helicon", tanto nelle culture di radice indoeuropea, come in quelle di radice semitica. È un immaginario che, intrecciato ad altri immaginari (la separazione, anche architettonica, la lontananza dell’Aldilà), riposa sulla concezione di una separazione (fisica e rituale) rigida, ontologica tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questo sistema concettuale ovviamente entra in contraddizione con un altro sistema di credenze altrettanto diffuso e radicato: quello della reciproca influenza tra i due mondi. I confini tra “aldiquà" e “aldilà” sono al contempo rigidi e porosi, e in un certo senso non stupisce che la “strada senza ritorno” sia affollata, per riprendere un’ironica immagine di Jean Bottéro (1980) da un perpetuo "va-et-vient"
di morti. Nella discussione ci si focalizzerà sul mondo accadico (in minor misura verranno considerate le fonti in lingua sumerica) mettendo brevemente in luce la dialettica rigidità/porosità dei confini tra mondo dei vivi e mondo dei morti, verranno messe in luce le radici di questa dialettica e infine verrà esaminato con attenzione l’immaginario del “ritorno dei morti”. Si analizzeranno le “regole” di questa eccezione (e alcune eccezioni di questa regola), mostrando chi tornava, perché, e a quali condizioni. Si affronterà l’atipicità per eccellenza, gli “spiriti erranti” (etemmu murtappidu / muttaqqisu) e la loro condizione liminale e pericolosa, derivante da un non corretto mantenimento del complesso "wide web of obligations" instaurato tra morti e vivi.
L'atipico viaggio post mortem bidirezionale verrà letto infine attraverso la chiave di lettura del rito di passaggio, ossia prestando attenzione alle modificazioni dello status del defunto. Attraverso questa prospettiva sarà possibile mettere in luce diversi aspetti della dialettica tipicità/atipicità del defunto nelle credenze funerarie mesopotamiche. Nel fluido e poco sistematizzato insieme di credenze riguardanti il post mortem, tuttavia, un elemento rimane (quasi sempre) stabile: dal punto di vista rituale, la “terra dei morti” è a tutti gli effetti una terra “senza ritorno”. Se lo spirito può tornare in superficie, il cambiamento di status è definitivo e irreversibile. Dalla vita, secondo un percorso ritualmente ben strutturato, si passa alla morte, ma non viceversa: tra i due fiumi era totalmente assente, almeno fino al periodo medio assiro, qualsiasi lettura ciclica o escatologica del post mortem.
Poster by Francesco Ghilotti

by Simona Sanchirico, Annalisa Falcone, JUAN ANTONIO CAMARA SERRANO, Antonio Gambatesa, Rita Pezzola, Francesco Ghilotti, Francesca Licordari, maria luisa Marchi, Davide Mastroianni, Aura Racioppi, Michela Ramadori, and Maria Caterina Schettini Da anni il tema del paesaggio è diffusamente introdotto e discusso in più ambiti disciplinari, as... more Da anni il tema del paesaggio è diffusamente introdotto e discusso in più ambiti disciplinari, assumendo connotazioni vaste e innovative, soprattutto nelle applicazioni accolte a livello di politiche economiche e sociali in ambito territoriale.
Parlare del paesaggio oggi significa riformulare l’idea stessa di territorio, sia da un punto di vista estetico che etico, e approcciarlo come sistema interconnesso di fattori in costante evoluzione su cui si intersecano temi fondamentali come sussistenza, sostenibilità, benessere e identità: un punto cardine nella trattazione delle relazioni tra conoscenza e vita quotidiana, tra lascito storico-culturale e strategie socioeconomiche di sviluppo.
In questa direzione, la Fondazione Dià Cultura, seguendo le proprie finalità istituzionali, volte principalmente alla valorizzazione del patrimonio culturale, ha deciso di intraprendere in Romarché 2019 una riflessione collettiva sullo stato dell’arte nei temi della definizione e della gestione del paesaggio.

by Valentino Nizzo, Ian Gonzalez Alaña, Alessandra Guari, Susanne Moraw, Francesco Ghilotti, Serena Viva, Marie De Jonghe, Elena Dellù, Victoria Russeva, Stephen Kay, Philippe Pergola, Chiara Pilo, Llorenç Alapont, Cecilia Rossi, and Reine-Marie Bérard Forthcoming in V. Nizzo (ed.), Archaeology and Anthropology of Death, Rome 2016
Located in the ruins of a deserted Roman villa in rural Umbria, there was an infant cemetery cont... more Located in the ruins of a deserted Roman villa in rural Umbria, there was an infant cemetery containing 47 burials of infants, from prenatal to 2-3 years, that has been termed an «abnormal cemetery» by its excavator, David Soren. The infants had been interred over a brief period about A.D. 450, as a result of a malaria epidemic. Associated with this mass grave were 13 puppies, most of them dismembered, the skeleton of a toad, and a raven's talon. Two stones had been placed over the hands of the oldest child in the cemetery while his feet had been 'weighed down' by a large roof tile. The archaeological record has been interpreted as evidence of apotropaic magical practices, stimulated partly by fear of fatal disease, partly by necrophobia. By contrast, the interments of the youngest children, mostly fetuses, had the character of discardsas the excavator called it -, with almost no attention given to burial form and no significant offerings. Using this record as a starting point, the paper will address the following questions: What exactly makes a burial a «deviant» one? Is there really anything like a «normative» or «typical» burial, an identical code of ritual for all members of a given community, regardless of factors such as gender, age, social and legal status, circumstances of death, etc.? And if there are different kinds of burial in one and the same community, which one should be considered the typical one? The burial of an adult male belonging to the elite and having died a peaceful death? And all other members of the community would have been buried in deviant ways? Acting as a kind of advocatus diaboli, this paper will argue for a reconsideration of terms like «atypical death» or «deviant burial», asking if it wouldn't be more fitting to talk about «adequate burials», i. e. adequate for a given individual and given circumstances of death. After establishing that, the kind of burial given to an individual still could be used as evidence for his or her place/status in society.
Books by Francesco Ghilotti
30 anni con Italia Nostra in Valle Camonica, 2018
Thesis Chapters by Francesco Ghilotti
Talks by Francesco Ghilotti
Intellectual and Spiritual Expression on Non-Literate people. Proceeding of the XVII UISP World Congress (1-7 September, Burgos, Spain), 2016
Handout - V incontro del gruppo di ricerca "Estudis de literatura grega i la seva recepció" (Barcellona), 2014
Handout - "Seminaris a 4 bandes" - Dipartimento di Filologia Greca e Institut del Pròxim Orient Antic, Universitat de Barcelona, 2013
L'Inframón, allà on (pràcticament) ningú no n'ha tornat mai. Quina imatge en tenien a la Mesopotà... more L'Inframón, allà on (pràcticament) ningú no n'ha tornat mai. Quina imatge en tenien a la Mesopotàmia antiga i a la Grècia clàssica? És possible viatjar-hi? Realment no s'hi pot tornar? Aquesta sessió dels Seminaris a Quatres Bandes intentarà aproximar-nos al món Infernal, allò on "El que hi entra no en surt".
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Teaching Documents by Francesco Ghilotti
Papers by Francesco Ghilotti
di queste terre. I luoghi in cui le strutture sono collocate, nel delicato contesto ambientale dell’alta montagna, a più di 2.000 metri di altitudine, impongono delle riflessioni sulle modalità di valorizzazione dei beni, non direttamente accessibili da parte di tutti. Nel contributo si presentano
alcune considerazioni sulle prime attività che, in questa prospettiva, verranno avviate nei prossimi anni dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio.
Questo contributo presenta, sinteticamente e in modo diacronico, gli elementi principali emersi dalla ricerca scientifica miratamente orientata alla ricostruzione – per quanto possibile – del paesaggio preistorico locale (modificazione del contesto naturale e della vegetazione, dislocazione degli abitati e delle vie di comunicazione anche in relazione alla sfera economica e sociale, creazione e mantenimento di un paesaggio simbolico…). Nel contempo dà conto del criterio narrativo-espositivo
privilegiato che, oltre a legare i materiali esposti al loro specifico contesto di rinvenimento, ne accresce il significato nel presente. Infatti, entro questa prospettiva metodologica, anche il singolo manufatto acquisisce un plusvalore di senso e trova una collocazione dentro il divenire diacronico del paesaggio-palinsesto, arricchendo il presente di indirizzi progettuali.
La pubblicazione del capolavoro letterario di Hildesheimer, oltre a riportare nelle mani di lettori e studiosi, nella superba traduzione di Italo Alighiero Chiusano, un testo essenziale dell’avanguardia europea,1 da diversi anni praticamente introvabile, decisamente contribuisce al recente, meritato ritorno d’attenzione su questo grande scrittore, artista, pensatore troppo poco conosciuto, salvo rari iniziati, e troppo presto dimenticato sul territorio italiano.
Archaeology and Anthropology of Death by Francesco Ghilotti
di morti. Nella discussione ci si focalizzerà sul mondo accadico (in minor misura verranno considerate le fonti in lingua sumerica) mettendo brevemente in luce la dialettica rigidità/porosità dei confini tra mondo dei vivi e mondo dei morti, verranno messe in luce le radici di questa dialettica e infine verrà esaminato con attenzione l’immaginario del “ritorno dei morti”. Si analizzeranno le “regole” di questa eccezione (e alcune eccezioni di questa regola), mostrando chi tornava, perché, e a quali condizioni. Si affronterà l’atipicità per eccellenza, gli “spiriti erranti” (etemmu murtappidu / muttaqqisu) e la loro condizione liminale e pericolosa, derivante da un non corretto mantenimento del complesso "wide web of obligations" instaurato tra morti e vivi.
L'atipico viaggio post mortem bidirezionale verrà letto infine attraverso la chiave di lettura del rito di passaggio, ossia prestando attenzione alle modificazioni dello status del defunto. Attraverso questa prospettiva sarà possibile mettere in luce diversi aspetti della dialettica tipicità/atipicità del defunto nelle credenze funerarie mesopotamiche. Nel fluido e poco sistematizzato insieme di credenze riguardanti il post mortem, tuttavia, un elemento rimane (quasi sempre) stabile: dal punto di vista rituale, la “terra dei morti” è a tutti gli effetti una terra “senza ritorno”. Se lo spirito può tornare in superficie, il cambiamento di status è definitivo e irreversibile. Dalla vita, secondo un percorso ritualmente ben strutturato, si passa alla morte, ma non viceversa: tra i due fiumi era totalmente assente, almeno fino al periodo medio assiro, qualsiasi lettura ciclica o escatologica del post mortem.
Poster by Francesco Ghilotti
Parlare del paesaggio oggi significa riformulare l’idea stessa di territorio, sia da un punto di vista estetico che etico, e approcciarlo come sistema interconnesso di fattori in costante evoluzione su cui si intersecano temi fondamentali come sussistenza, sostenibilità, benessere e identità: un punto cardine nella trattazione delle relazioni tra conoscenza e vita quotidiana, tra lascito storico-culturale e strategie socioeconomiche di sviluppo.
In questa direzione, la Fondazione Dià Cultura, seguendo le proprie finalità istituzionali, volte principalmente alla valorizzazione del patrimonio culturale, ha deciso di intraprendere in Romarché 2019 una riflessione collettiva sullo stato dell’arte nei temi della definizione e della gestione del paesaggio.
Books by Francesco Ghilotti
Thesis Chapters by Francesco Ghilotti
Talks by Francesco Ghilotti
di queste terre. I luoghi in cui le strutture sono collocate, nel delicato contesto ambientale dell’alta montagna, a più di 2.000 metri di altitudine, impongono delle riflessioni sulle modalità di valorizzazione dei beni, non direttamente accessibili da parte di tutti. Nel contributo si presentano
alcune considerazioni sulle prime attività che, in questa prospettiva, verranno avviate nei prossimi anni dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio.
Questo contributo presenta, sinteticamente e in modo diacronico, gli elementi principali emersi dalla ricerca scientifica miratamente orientata alla ricostruzione – per quanto possibile – del paesaggio preistorico locale (modificazione del contesto naturale e della vegetazione, dislocazione degli abitati e delle vie di comunicazione anche in relazione alla sfera economica e sociale, creazione e mantenimento di un paesaggio simbolico…). Nel contempo dà conto del criterio narrativo-espositivo
privilegiato che, oltre a legare i materiali esposti al loro specifico contesto di rinvenimento, ne accresce il significato nel presente. Infatti, entro questa prospettiva metodologica, anche il singolo manufatto acquisisce un plusvalore di senso e trova una collocazione dentro il divenire diacronico del paesaggio-palinsesto, arricchendo il presente di indirizzi progettuali.
La pubblicazione del capolavoro letterario di Hildesheimer, oltre a riportare nelle mani di lettori e studiosi, nella superba traduzione di Italo Alighiero Chiusano, un testo essenziale dell’avanguardia europea,1 da diversi anni praticamente introvabile, decisamente contribuisce al recente, meritato ritorno d’attenzione su questo grande scrittore, artista, pensatore troppo poco conosciuto, salvo rari iniziati, e troppo presto dimenticato sul territorio italiano.
di morti. Nella discussione ci si focalizzerà sul mondo accadico (in minor misura verranno considerate le fonti in lingua sumerica) mettendo brevemente in luce la dialettica rigidità/porosità dei confini tra mondo dei vivi e mondo dei morti, verranno messe in luce le radici di questa dialettica e infine verrà esaminato con attenzione l’immaginario del “ritorno dei morti”. Si analizzeranno le “regole” di questa eccezione (e alcune eccezioni di questa regola), mostrando chi tornava, perché, e a quali condizioni. Si affronterà l’atipicità per eccellenza, gli “spiriti erranti” (etemmu murtappidu / muttaqqisu) e la loro condizione liminale e pericolosa, derivante da un non corretto mantenimento del complesso "wide web of obligations" instaurato tra morti e vivi.
L'atipico viaggio post mortem bidirezionale verrà letto infine attraverso la chiave di lettura del rito di passaggio, ossia prestando attenzione alle modificazioni dello status del defunto. Attraverso questa prospettiva sarà possibile mettere in luce diversi aspetti della dialettica tipicità/atipicità del defunto nelle credenze funerarie mesopotamiche. Nel fluido e poco sistematizzato insieme di credenze riguardanti il post mortem, tuttavia, un elemento rimane (quasi sempre) stabile: dal punto di vista rituale, la “terra dei morti” è a tutti gli effetti una terra “senza ritorno”. Se lo spirito può tornare in superficie, il cambiamento di status è definitivo e irreversibile. Dalla vita, secondo un percorso ritualmente ben strutturato, si passa alla morte, ma non viceversa: tra i due fiumi era totalmente assente, almeno fino al periodo medio assiro, qualsiasi lettura ciclica o escatologica del post mortem.
Parlare del paesaggio oggi significa riformulare l’idea stessa di territorio, sia da un punto di vista estetico che etico, e approcciarlo come sistema interconnesso di fattori in costante evoluzione su cui si intersecano temi fondamentali come sussistenza, sostenibilità, benessere e identità: un punto cardine nella trattazione delle relazioni tra conoscenza e vita quotidiana, tra lascito storico-culturale e strategie socioeconomiche di sviluppo.
In questa direzione, la Fondazione Dià Cultura, seguendo le proprie finalità istituzionali, volte principalmente alla valorizzazione del patrimonio culturale, ha deciso di intraprendere in Romarché 2019 una riflessione collettiva sullo stato dell’arte nei temi della definizione e della gestione del paesaggio.