Francesco Censon

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Si occupa di argomenti relativi alla sociologia della comunicazione e di critica dei mass-media.
Ha pubblicato il 16aprile 2024 l’articolo, “An Interdisciplinary Drama: Conspiracist Philosophers versus Conspiring Social Scientists?”, su Social Epistemology Review and Reply Collective 13 (4): 12–22. https://wp.me/p1Bfg0-8Hn.
L’articolo “Teorie del Complotto: Cospirazionisti contro cospiratori” si trova su la rivista LMDP (La Meraviglia Del Possibile), Guarire, n°4 Marzo 2023, edita dalla LUISS University Press.
Aveva pubblicato sulla rivista Prometeo “La crisi della autorevolezza degli esperti”, n° 150, giugno 2020.Il suo Webinar su tale argomento tenuto all’Università di Messina è visibile all’indirizzo: https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=2441686829472253
È autore televisivo di programmi culturali e di documentari; i suoi lavori sono stati trasmessi su Rai Educational, Rai Storia e Rai 3. Ha partecipato all’”Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche” di Renato Parascandolo, è stato uno degli ideatori del programma “CultBook” e autore di “ Visionari” di Corrado Augias. Tra i documentari andati in onda ne “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli, I sepolti e i salvati e Gente del boom.
È Presidente del Circolo Via Cassiodoro, Associazione di cultura politica d’ispirazione europeista, nata su iniziativa di Gianna Radiconcini. Alcuni suoi interventi di vario genere sono rintracciabili nell’Archivio on line di Radio Radicale: radioradicale.it/soggetti/234649/francesco-censon#!slide.

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Papers by Francesco Censon

Censon F., The crisis of expert authority en-US

Why competent people are no longer listened to by ordinary people by Francesco Censon Preprint ve... more Why competent people are no longer listened to by ordinary people by Francesco Censon Preprint version "Prometheus" No. 150, June 2020 The End of Competence-Just after the Brexit referendum, and even more so with the election of Donald Trump to the presidency of the United States, many influential figures in international news and culture began to stigmatize a number of new dangers to democracy. Alongside the most heartfelt alarms, namely those concerning the growth of populism, another warning also began to be heard, the danger of the spread of incompetence in political representation. The two phenomena had been noticed earlier and related in Italy with Beppe Grillo's descent into politics and the birth and growth of M5S; this political force had begun to openly introduce into the "Nomenclature" of outsiders, people without a political resume and sometimes without any relevant preparation, that is, "ordinary" people in the strictest sense of the term. A few months after Trump's election in 2017, a professor of International Affairs at Harvard University, Tom Nichols, published a book titled The Death of Expertise (ed.it. Knowledge and its Enemies, 2018) that showed how the phenomenon had spread far beyond the political sphere alone. The lecturer had noticed, even in his own experience, a widespread feeling of rejection of the authority of experts, of those with accredited expertise. In the text, written in a simple and clear manner, Nichols identifies the culprits of the "end of expertise" in certain aspects of American society: in an anti-intellectualist tradition of the U.S. mentality, in the Internet, in the lowering of the standard of universities, in the new journalism, and in the errors and deficiencies of the experts themselves. The book should be given undoubted credit for raising the discussion on this issue; to speak, however, of the "end of expertise"-as Nichols does-is to mistake the visible phenomenon for a still invisible cause (Nichols 2018:19). In fact, as the book itself makes clear, the only clear manifestation that the phenomenon is giving is a crisis in the attribution of expert authority by non-experts. This crisis also logically has another possible explanation: I can question the authority of an expert because I believe I know as much or, at least, I can judge whether I know enough. From this point of view, one does not so much think that expertise is a superfluous quality, but that the holders of this quality are not so authoritative. Such a belief should depend on a high level of one's self-esteem with respect to one's competence, so one would consider oneself capable of judging the preparation of experts. Another assumption Nichols takes for granted is that experts are faced with a homogeneous set of "Laymen." I don't actually think this is the case: one of the things I intend to show is that it is unrealistic to consider only two categories, that of "Laymen" clearly distinct from "Experts." I believe that there is actually a continuum from the "absolute" non-expert, the borderline case of the person who has never practiced any form of cultural knowledge, to the expert, that is, the producer of new knowledge. On this continuum it is perhaps possible to identify some ideal types, such as what I would call "knowledge half-breeds," individuals who are not producers but wielders of knowledge. Similarly, the self-esteem we are talking about is not all of the same kind: self-esteem might not be justified, that is, the subject would have little or no scientific or cultural background, or self-esteem might be wholly or partly justified, that is, the subject would have some cultural background. Motivated or not, the widespread growth of this psychological trait in society could still be one of the explanations for this crisis. The Growth of Self-Esteem-In 1969, psychologist Nathaniel Branden wrote a book entitled The Psychology of Self-Esteem that suggested that feelings of self-esteem were the key to success in life. From that time, the concept of self-esteem became increasingly popular especially in the US. As early as the 1970s there began to be talk of a "Self-Esteem Movement," and in the 1980s the state of California established a Task Force to promote the growth of this attitude toward oneself. The case

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Censon F., La crisi dell’autorevolezza degli esperti

La crisi dell'autorevolezza degli esperti Perché le persone competenti non sono più ascoltate dal... more La crisi dell'autorevolezza degli esperti Perché le persone competenti non sono più ascoltate dalle persone comuni di Francesco Censon Versione prestampa Prometeo n°150, giugno 2020 La fine della competenza-Appena dopo il referendum sulla Brexit, e ancora di più con l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, molti esponenti autorevoli dell'informazione e della cultura internazionale iniziarono a stigmatizzare una serie di nuovi pericoli per la democrazia. Accanto agli allarmi più sentiti, cioè quelli che riguardarono la crescita del populismo, si iniziò a udire anche un altro avvertimento, il pericolo della diffusione dell'incompetenza nella rappresentanza politica. I due fenomeni erano stati notati in precedenza e messi in relazione in Italia con la discesa in politica di Beppe Grillo e la nascita e la crescita del M5S; questa forza politica aveva iniziato a introdurre dichiaratamente nella "Nomenclatura" degli outsider, persone senza un curriculum politico e alle volte senza nessuna preparazione di rilievo, cioè persone "comuni" nel senso più stretto del termine. Qualche mese dopo l'elezione di Trump, nel 2017, un professore di Affari Internazionali della Harvard University, Tom Nichols, pubblicava un libro dal titolo The Death of Expertise (ed.it. La conoscenza e i suoi nemici, 2018) che mostrava come il fenomeno si fosse diffuso ben oltre la sola sfera politica. Il docente si era accorto, anche nella sua esperienza personale, di un sentimento diffuso di rigetto dell'autorevolezza degli esperti, di chi possiede una competenza accreditata. Nel testo, scritto in un modo semplice e chiaro, Nichols individua i colpevoli della "fine della competenza" in alcuni aspetti della società americana: in una tradizione antintellettualistica della mentalità statunitense, in Internet, nell'abbassamento del livello delle università, nel nuovo giornalismo e negli errori e nelle deficienze degli esperti stessi. Al libro va dato l'indubbio merito di aver sollevato la discussione su questo problema; parlare, però, di "fine della competenza"-come fa Nichols-significa scambiare il fenomeno visibile con una causa ancora invisibile (Nichols 2018:19). In realtà, come si ricava dal libro stesso, l'unica manifestazione chiara che il fenomeno sta dando è una crisi dell'attribuzione dell'autorevolezza degli esperti da parte dei non-esperti. Questa crisi ha logicamente anche un'altra possibile spiegazione: posso porre in dubbio l'autorevolezza di un esperto perché credo di saperne altrettanto o, almeno, di poter giudicare se ne sa abbastanza. Da questo punto di vista non si pensa tanto che la competenza sia una qualità superflua, ma che i detentori di questa qualità non siano poi così autorevoli. Una tale convinzione dovrebbe dipendere da un alto livello della propria autostima rispetto alle proprie competenze, per cui ci si riterrebbe in grado di giudicare la preparazione degli esperti. Un altro assunto che Nichols dà per scontato è che gli esperti si trovino di fronte a un insieme omogeneo di "Profani". In realtà non credo che sia così: una delle cose che intendo dimostrare è che non sia realistico considerare due sole categorie, quella dei "Profani" nettamente distinta da quella degli "Esperti". Credo che in realtà vi sia un continuum dal non-esperto "assoluto", il caso limite della persona che non ha mai praticato nessuna forma di conoscenza culturale, all'esperto, cioè il produttore di nuova conoscenza. In questo continuum è forse possibile individuare alcuni tipi ideali, come quello che chiamerei dei "mezzosangue della conoscenza", soggetti che non sono dei produttori ma dei maneggiatori della conoscenza. Allo stesso modo l'autostima di cui parliamo non è tutta dello stesso genere: l'autostima potrebbe non essere giustificata, cioè il soggetto avrebbe poca o nulla preparazione scientifica o culturale, o l'autostima potrebbe essere in tutto o in parte giustificata, cioè il soggetto avrebbe una qualche preparazione culturale. Motivata o meno, la crescita diffusa di questo tratto psicologico nella società potrebbe essere comunque una delle spiegazioni di questa crisi. La crescita dell'autostima-Nel 1969, lo psicologo Nathaniel Branden scrisse un libro dal titolo The Psychology of Self-Esteem che suggeriva che i sentimenti di autostima fossero la chiave del

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Censon F., The crisis of expert authority en-US

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