
Filippo Arri
Dopo la maturità classica al Liceo "Botta" di Ivrea, Filippo Arri ottiene, presso l'ateneo torinese, la laurea triennale in DAMS curriculum musica nel 2008 e magistrale con dignità di stampa in Storia e critica delle culture e dei beni musicali nel 2010. Parallelamente lavora per il broadcasting olimpico di Torino 2006 per poi divenire ricercatore all'Istituto per i Beni Musicali in Piemonte (con cui collabora tuttora), partecipando ad alcune pubblicazioni. Cura la realizzazione ed inventariazione della Biblioteca dell'Associazione Filarmonica Castellamonte Scuola di Musica "F. Romana" tra 2008 e 2010. E' assistente alla giuria categoria Radio Music al Prix Italia Rai Torino 2011. Per l'Università di Torino, Dipartimento Studi Umanistici, è prima borsista del progetto "Cabiria" (2011) poi, dal maggio 2012, assegnista ed in seguito borsista di ricerca presso l'Auditorium Rai di Torino per il progetto F.I.R.B. Riordino, catalogazione e studio dei documenti manoscritti e a stampa conservati nell'Archivio musicale dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Tra 2015 e 2018 realizza il catalogo SBN dei fondi musicali presso le biblioteche Diocesana ed Agnesiana di Vercelli, dal 2019 presso la Biblioteca Diocesana di Biella. Diplomatosi in clarinetto presso l'Istituto Musicale Pareggiato della Valle d'Aosta nel 2014, dirige la banda giovanile del laboratorio musicale del Canavese, presenta e suona con vari complessi bandistici ed orchestrali. Tiene corsi bandistici in Canavese e Vercellese dal 2007 al 2021. Dal 2019 dirige la Filarmonica Ciglianese. Dal 2016 lavora come Insegnante di Musica e Sostegno nella scuola secondaria e si occupa di progetti di educazione musicale nella scuola primaria. In seguito a concorso, dal 2020 è docente di ruolo di Musica nella Scuola Secondaria di I Grado, dal 2021 lavora presso l'I.C. Strambino (TO). Dj e presentatore per passione, ma con esperienze importanti alle spalle, propone da molti anni uno show di varietà, animazione, musica, giochi e karaoke. Ha ideato e condotto “Canavese With Talent”, di cui è stato direttore artistico. Ha partecipato ad alcuni eventi Rockin'1000 come saxofonista.
Phone: +393476274079
Address: Vicolo Falconieri 1
10090 San Giorgio Canavese (TO)
Italy
Phone: +393476274079
Address: Vicolo Falconieri 1
10090 San Giorgio Canavese (TO)
Italy
less
Related Authors
Suma de Negocios
Fundación Universitaria Konrad lorenz
Cristina Gómez Johnson
Universidad Iberoamericana - Mexico
Adriana Carolina Silva Arias
Universidad Militar Nueva Granada
Marisa Revilla Blanco
Universidad Complutense de Madrid
Maria Aysa-Lastra
US Census Bureau
InterestsView All (7)
Uploads
Papers by Filippo Arri
I collaboratori e il curatore hanno contattato capillarmente ogni ente culturale dei 190 comuni: dagli enti comunali (archivi, biblioteche, musei) a quelli ecclesiastici e religiosi (parrocchie, chiese, confraternite, enti diocesani), fino agli ecomusei, alle pro loco e alle società di mutuo soccorso, per comprendere anche istituzioni specificamente musicali quali accademie e società filarmoniche, bande e corali, scuole di musica di ogni genere, senza trascurare infine alcune collezioni private.
Con gli auspici della Regione Piemonte e dell'Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, il gruppo di lavoro si è dato l’obiettivo di tracciare una mappa in cui per ciascun comune, dopo un inquadramento storico-musicale, si dà conto del posseduto musicale di ciascun ente, dedicando una scheda alle raccolte in cui sono presenti manoscritti, edizioni o libretti musicali, ma anche audiovisivi, opere d'arte e fotografie a soggetto musicale e gli strumenti: moltissimi i riferimenti agli organi, ma considerando i maniera particolare i materiali della musica popolare, le campane, etc.
Come rileva il curatore Stefano Baldi nella sua Introduzione, l'indagine è valsa come occasione per far emergere alcune tracce antiche quali frammenti musicali su pergamena, o per consolidare la conoscenza dei codici liturgici di canto piano di età medievale (conservati nei centri sede di diocesi) o di canto polifonico di età rinascimentale (quali quelli casalesi). Tutti questi elementi contribuiscono al discorso sulla musica religiosa in età moderna, in particolare l'attenzione costante all'interno del volume verso gli organi storici e no, intesi come realtà al confine tra bene musicale e artistico, e verso i musicisti gravitanti intorno a tali realtà.
Consistenti ritrovamenti hanno riguardato il Settecento, secolo in cui si affermarono - su entrambi i versanti, vocale sacro e strumentale violinistico profano - diversi nomi di compositori di operato locale ma ben noti nel resto d'Italia e fuori: Melchiorre Devincenti e Giuseppe Demachi, ma anche di Michele Alberto Ottone e Giovanni Antonio Guazzone, Giovanni Borra, Giovanni Battista Levis, Giovanni Bollo, Pietro Giovanni Ferretti, Giuseppe Cravanzola, Luigi Alessandro Molino e altri.
Gran parte delle fonti si riferiscono poi all'Ottocento, secolo in cui compaiono i repertori di danze e musiche ricreative, destinati al sempre maggiore pubblico borghese di musicisti amatori e intensificati dall'affermazione di diversi editori musicali, alcuni dei quali con sede in provincia. Secolo dell'associazionismo filarmonico, dei teatri nei centri di media grandezza e di operisti dall'origine locale (quali Emanuele Borgatta, Luigi Gibelli, Pietro Abbà Cornaglia, Romualdo Marenco), l’Ottocento fu anche il secolo della fondazione di tante bande ancor oggi attive (e in questo caso furono Giuseppe Tarditi e più tardi Giuseppe Terragni le espressioni peculiari), ma anche secolo di sensibilità dedite alla musica sacra (Giovanni Arcangelo Gambarana, Antonio Smoltz), sviluppatesi tra la fine del precedente e l'inizio del successivo Novecento, nel terreno favorevole delle cantorie ceciliane delle parrocchie sul territorio: le presenze di fonti musicali non solo in ambito sacro, legate - uno su tutti - a Lorenzo Perosi, sono significative in tale senso.
Ne è nato un quadro di fonti eterogenee, comprese le recenti e non più trascurabili fonti quali quelle digitali e demoetnoantropologiche, con tutta la complessità del caso: quadro che va ad alimentare l'idea dell'alessandrino come terra di frontiera e di periferia, terra policentrica. Anche se ogni fonte musicale è sempre di per sé una realtà che viene o va oltre i suoi confini. Il volume si conclude con una ricca bibliografia e con gli indici dei nomi, dei manoscritti, degli editori musicali e dei costruttori di strumenti.
After the issues dedicated to the city of Turin, the provinces of Cuneo and Asti, the fourth volume of the series "Musical Sources in Piedmont" collects the results of the most comprehensive research on musical heritage in the province of Alessandria conducted so far.
Coauthors and editor have contacted each cultural organization of 190 municipalities in the province: from municipal (archives, libraries, museums) to ecclesiastical and religious institutions (parishes, churches, confraternities, diocesan bodies), from the eco-museums to the local tourist societies and mutual aid societies, including specifically musical institutions such as academies and philharmonic societies, bands and choirs, music schools of all kinds of course, not to mention finally some private collections.
Under the auspices of Regione Piemonte (Piedmont) and the Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, the working group has set itself the goal of drawing a map in which for each municipality (listed alphabetically), after a music history overview, an account of what each institution possess about music is given. Then, a record is dedicated to collections where there are manuscript or printed music, but also audiovideo documents, photographs at works of art with music iconographical subject and musical instruments: many references are made to the organs, popular music instruments, church bells, etc.
The survey was an opportunity to bring out - as the editor Stefano Baldi points out in his Introduction - some early traces such parchment fragments with music, or to consolidate the knowledge of medieval codices for liturgical chant (held in the seat of diocese) or Renaissance polyphonic codices (like the ones in Casale Monferrato). All these elements contribute to the discourse about religious music in the modern age, especially the constant attention inside the volume to the historical organs (intended as the meeting point between music, fine arts and craftmanship) and to the musicians gravitating around them.
Significant findings concern 18th century, when local composers became more known also in the rest of Italy and outside Italy: Melchiorre Devincenti and Giuseppe Demachi (active in Alessandria), Michele Alberto Ottone and Giovanni Antonio Guazzone (active in Casale), Giovanni Borra, Giovanni Battista Levis, Giovanni Bollo, Pietro Giovanni Ferretti, Giuseppe Cravanzola, Alessandro Luigi Molino and Others, some of them rightfully belonging to the so-called 'piedmontese violin school'.
Later many sources refer to 19th century, when music and dance entertainment repertoires appeared, destined to increasing bourgeois audience of amateur musicians. These repertoires were intensified by the success of several music publishers, some of which are based in the province. This was also the century of philharmonic associations, theaters in medium-sized centers and local composers (such as Emanuele Borgatta from Ovada, Luigi Gibelli and Pietro Abbà Cornaglia from Alessandria, Romualdo Marenco from Novi and the century of the foundation of many bands active today (and for this cases composers Giuseppe Tarditi from Acqui and later Giuseppe Terragni from Carpeneto were peculiar expressions), but also the age of sensibility devoted to sacred music (Giovanni Arcangelo Gambarana and Antonio Smoltz from Casale), developed between the end of the 19th and the beginning of the 20th century, in the favorable terrain of Cecilian parish choirs: the evidence of musical sources, not only in religious contexts, by - one for all - Lorenzo Perosi or related to him, is significant in this sense.
The result is a framework of heterogeneous sources, including the most recent and not negligible ones such as digital and demo-ethno-anthropological sources, with all the complexity of the case: a framework which feeds the idea that province of Alessandria is a sort of frontier, a suburban, polycentric and cross-boundary land. With full bibliography and indexes of names, manuscripts, musical publishers and music builders.
I collaboratori e il curatore hanno contattato capillarmente ogni ente culturale dei 190 comuni: dagli enti comunali (archivi, biblioteche, musei) a quelli ecclesiastici e religiosi (parrocchie, chiese, confraternite, enti diocesani), fino agli ecomusei, alle pro loco e alle società di mutuo soccorso, per comprendere anche istituzioni specificamente musicali quali accademie e società filarmoniche, bande e corali, scuole di musica di ogni genere, senza trascurare infine alcune collezioni private.
Con gli auspici della Regione Piemonte e dell'Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, il gruppo di lavoro si è dato l’obiettivo di tracciare una mappa in cui per ciascun comune, dopo un inquadramento storico-musicale, si dà conto del posseduto musicale di ciascun ente, dedicando una scheda alle raccolte in cui sono presenti manoscritti, edizioni o libretti musicali, ma anche audiovisivi, opere d'arte e fotografie a soggetto musicale e gli strumenti: moltissimi i riferimenti agli organi, ma considerando i maniera particolare i materiali della musica popolare, le campane, etc.
Come rileva il curatore Stefano Baldi nella sua Introduzione, l'indagine è valsa come occasione per far emergere alcune tracce antiche quali frammenti musicali su pergamena, o per consolidare la conoscenza dei codici liturgici di canto piano di età medievale (conservati nei centri sede di diocesi) o di canto polifonico di età rinascimentale (quali quelli casalesi). Tutti questi elementi contribuiscono al discorso sulla musica religiosa in età moderna, in particolare l'attenzione costante all'interno del volume verso gli organi storici e no, intesi come realtà al confine tra bene musicale e artistico, e verso i musicisti gravitanti intorno a tali realtà.
Consistenti ritrovamenti hanno riguardato il Settecento, secolo in cui si affermarono - su entrambi i versanti, vocale sacro e strumentale violinistico profano - diversi nomi di compositori di operato locale ma ben noti nel resto d'Italia e fuori: Melchiorre Devincenti e Giuseppe Demachi, ma anche di Michele Alberto Ottone e Giovanni Antonio Guazzone, Giovanni Borra, Giovanni Battista Levis, Giovanni Bollo, Pietro Giovanni Ferretti, Giuseppe Cravanzola, Luigi Alessandro Molino e altri.
Gran parte delle fonti si riferiscono poi all'Ottocento, secolo in cui compaiono i repertori di danze e musiche ricreative, destinati al sempre maggiore pubblico borghese di musicisti amatori e intensificati dall'affermazione di diversi editori musicali, alcuni dei quali con sede in provincia. Secolo dell'associazionismo filarmonico, dei teatri nei centri di media grandezza e di operisti dall'origine locale (quali Emanuele Borgatta, Luigi Gibelli, Pietro Abbà Cornaglia, Romualdo Marenco), l’Ottocento fu anche il secolo della fondazione di tante bande ancor oggi attive (e in questo caso furono Giuseppe Tarditi e più tardi Giuseppe Terragni le espressioni peculiari), ma anche secolo di sensibilità dedite alla musica sacra (Giovanni Arcangelo Gambarana, Antonio Smoltz), sviluppatesi tra la fine del precedente e l'inizio del successivo Novecento, nel terreno favorevole delle cantorie ceciliane delle parrocchie sul territorio: le presenze di fonti musicali non solo in ambito sacro, legate - uno su tutti - a Lorenzo Perosi, sono significative in tale senso.
Ne è nato un quadro di fonti eterogenee, comprese le recenti e non più trascurabili fonti quali quelle digitali e demoetnoantropologiche, con tutta la complessità del caso: quadro che va ad alimentare l'idea dell'alessandrino come terra di frontiera e di periferia, terra policentrica. Anche se ogni fonte musicale è sempre di per sé una realtà che viene o va oltre i suoi confini. Il volume si conclude con una ricca bibliografia e con gli indici dei nomi, dei manoscritti, degli editori musicali e dei costruttori di strumenti.
After the issues dedicated to the city of Turin, the provinces of Cuneo and Asti, the fourth volume of the series "Musical Sources in Piedmont" collects the results of the most comprehensive research on musical heritage in the province of Alessandria conducted so far.
Coauthors and editor have contacted each cultural organization of 190 municipalities in the province: from municipal (archives, libraries, museums) to ecclesiastical and religious institutions (parishes, churches, confraternities, diocesan bodies), from the eco-museums to the local tourist societies and mutual aid societies, including specifically musical institutions such as academies and philharmonic societies, bands and choirs, music schools of all kinds of course, not to mention finally some private collections.
Under the auspices of Regione Piemonte (Piedmont) and the Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, the working group has set itself the goal of drawing a map in which for each municipality (listed alphabetically), after a music history overview, an account of what each institution possess about music is given. Then, a record is dedicated to collections where there are manuscript or printed music, but also audiovideo documents, photographs at works of art with music iconographical subject and musical instruments: many references are made to the organs, popular music instruments, church bells, etc.
The survey was an opportunity to bring out - as the editor Stefano Baldi points out in his Introduction - some early traces such parchment fragments with music, or to consolidate the knowledge of medieval codices for liturgical chant (held in the seat of diocese) or Renaissance polyphonic codices (like the ones in Casale Monferrato). All these elements contribute to the discourse about religious music in the modern age, especially the constant attention inside the volume to the historical organs (intended as the meeting point between music, fine arts and craftmanship) and to the musicians gravitating around them.
Significant findings concern 18th century, when local composers became more known also in the rest of Italy and outside Italy: Melchiorre Devincenti and Giuseppe Demachi (active in Alessandria), Michele Alberto Ottone and Giovanni Antonio Guazzone (active in Casale), Giovanni Borra, Giovanni Battista Levis, Giovanni Bollo, Pietro Giovanni Ferretti, Giuseppe Cravanzola, Alessandro Luigi Molino and Others, some of them rightfully belonging to the so-called 'piedmontese violin school'.
Later many sources refer to 19th century, when music and dance entertainment repertoires appeared, destined to increasing bourgeois audience of amateur musicians. These repertoires were intensified by the success of several music publishers, some of which are based in the province. This was also the century of philharmonic associations, theaters in medium-sized centers and local composers (such as Emanuele Borgatta from Ovada, Luigi Gibelli and Pietro Abbà Cornaglia from Alessandria, Romualdo Marenco from Novi and the century of the foundation of many bands active today (and for this cases composers Giuseppe Tarditi from Acqui and later Giuseppe Terragni from Carpeneto were peculiar expressions), but also the age of sensibility devoted to sacred music (Giovanni Arcangelo Gambarana and Antonio Smoltz from Casale), developed between the end of the 19th and the beginning of the 20th century, in the favorable terrain of Cecilian parish choirs: the evidence of musical sources, not only in religious contexts, by - one for all - Lorenzo Perosi or related to him, is significant in this sense.
The result is a framework of heterogeneous sources, including the most recent and not negligible ones such as digital and demo-ethno-anthropological sources, with all the complexity of the case: a framework which feeds the idea that province of Alessandria is a sort of frontier, a suburban, polycentric and cross-boundary land. With full bibliography and indexes of names, manuscripts, musical publishers and music builders.