Conference Presentations by Fabrizia Andriani
Santa Barbara - Polignano a Mare. Percorsi di archeologia nel sud-est barese tra preistoria e medioevo
Dipartimento DICAR del Politecnico di Bari - 31 maggio 2017
Raccontare la Scienza- ADIRT (Associazione Difesa Insediamenti Rupestri)- Bari 24 novembre 2016
L’Antropologia come strumento di integrazione tra Biologia e Cultura., Aug 2016
Lama Balice dalla preistoria all'età moderna: studi antropologici, migrazioni e biodiversità
Il presente intervento prende spunto dall’indagine antropologica compiuta sui resti scheletrici d... more Il presente intervento prende spunto dall’indagine antropologica compiuta sui resti scheletrici di tre donne, rinvenuti nell’area comprendente Lama Balice, Lama Misciano e la città di Bitonto, pertinenti a tre periodi storici differenti, dal Neolitico Antico all’Età Moderna.
La ricostruzione di alcuni aspetti della vita di questi individui è lo spunto per parlare di biodiversità e migrazioni, fenomeni strettamente correlati e che caratterizzano la Puglia da millenni.
Indagini antropologiche e statistiche offrono a tal proposito un quadro identificativo di soggetti allogeni per cultura e geni, provenienti da aree geografiche distanti dalla nostra regione, come conseguenza di eventi politici, economici e di espansionismo militare.

Il laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi "Aldo Mor... more Il laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi "Aldo Moro" ha partecipato alla fiera espositiva European Maker Week Bari, organizzata da Impact Hub Bari, tenutasi presso la Sala Murat dal 1 al 5 giugno 2016, nella sessione “Manifatture Digitali”, inerente l’allestimento di un prototipo cranico in PLA e la dimostrazione di alcune fasi di modellazione dei muscoli masticatori e mimici del volto secondo la metodologia del “protocollo di Manchester”.
Il giorno 2 giugno si è tenuta una conferenza intitolata "Stampa 3D e Antropologia" illustrante i percorsi metodologici della ricostruzione di un volto a partire dall'acquisizione dell'immagine di un cranio e la sua prototipazione in 3D. E' stata l'occasione per mostrare anche i rapporti della "filiera " che si è intessuta sul territorio tra Università, sponsor (Centro Diagnostico RM 2000 per la TAC, Ranieri Ottici per le protesi oftalmiche) e partnership (SmartLab Industrie 3D).
- Introduzione (APS Polyxena)
- “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunzia... more - Introduzione (APS Polyxena)
- “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunziata (Dott.ssa Francesca Baldassarre)
- “Perché” si studiano le ossa? Metodologie di studio (Dott.ssa Emanuela Bertini)
- Da “dove” vengono? Distanze biologiche, luoghi d’origine e migrazioni (Fabrizia Andriani)
- “Cosa” è scritto nelle ossa? Biologia e patocenosi (Prof. Sandro Sublimi Saponetti, Dott.ssa Valentina Argeri)
- A “chi” appartengono le ossa? Il Signore di Castiglione (Dott.ssa Ginevra Panzarino)
Projects by Fabrizia Andriani

La caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva fase delle invasioni germaniche, provoc... more La caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva fase delle invasioni germaniche, provocò nella regione la comparsa di flussi genici di provenienza europea settentrionale, ma anche orientale, questi ultimi legati all’annessione della Puglia come provincia di Bisanzio e alla contemporanea espansione demografica dei popoli slavi che dal centro-Europa si diffusero a macchia d’olio nei territori balcanici.
Presso alcune popolazioni germaniche orientali esisteva una pratica rituale consistente nel deformare il cranio attraverso fasciature e legature dello stesso in età infantile. A causa di tale deformazione la testa si sviluppava maggiormente in altezza o in lunghezza, ed i tratti somatici, per via degli effetti sulla fronte, gli zigomi e gli occhi, assumevano un effetto di mongolizzazione. Ma cosa spingeva Longobardi, Ostrogoti, Burgundi a far adattare ai propri bambini caratteri mongolici, a renderli “diversi” dagli altri? Probabilmente tale rituale affondava le sue origini al periodo in cui tali popolazioni erano sotto il dominio dell’impero unno, in un tentativo, da fedeli sudditi, di somigliare fisicamente, ai loro dominatori. Un’altra modalità di deformazione del cranio, di intensità mediocre e tipica dei Goti orientali, si otteneva avvolgendo con delle bende la testa degli individui in età evolutiva. Le caratteristiche morfologiche craniche causate da questo tipo di deformazione sono: La forma a sella della sutura coronale, la repentina salienza del vertex, l’appiattimento della parte superiore dell’occipitale. Inoltre, connesso a tale deformazione è l’allargamento dell’osso zigomatico con una lieve mongoloidizzazione di tutto il viso. Tale pratica è attestata nei cimiteri gotici orientali di Steinbrunn, Nikitsch, Erpersdorf e Rohrendorf, in Austria, e nei cimiteri di Fiesole e San Giusto in Italia.
Nei cimiteri tardoantichi, soprattutto della Puglia centro-settentrionale è possibile imbattersi in resti scheletrici di individui di provenienza centro-asiatica e di stirpe mongolica, presumibilmente legati sia alle vicende della guerra greco-gotica come mercenari unni e massageti degli eserciti imperiali (Ammiano Marcellino, Jordanes, Procopio di Cesarea), che alla successiva invasione longobarda della penisola italiana. A quest’ultima sono intimamente legate le vicende di Altzek, duca dei proto-bulgari ed in seguito Gastaldo longobardo, che si insediò con il suo clan nei territori limitrofi alla Puglia settentrionale (Paolo Diacono; Arslan, 2000; Ceglia e Marchetta, 2012; Genito, 1998, Tufarulo, 2007).
Gli individui con caratteristiche scheletriche mongoliche mostrano il cranio corto e largo (brachicrania), il frontale stretto rispetto alla larghezza cranica (stenometopia), l’appiattimento del volto frontalmente (platopia) e le ossa zigomatiche proiettate lateralmente. Tali caratteristiche possono anche presentarsi miscelate con quelle caucasoidi in tutta una gradazione di espressioni, a causa dei numerosi incroci tra i popoli della steppa di ceppo turco-altaico con le popolazioni slave, germaniche e latine sottomesse. Rientrerebbero in tale fenomeno i reperti scheletrici rinvenuti negli ultimi anni in cimiteri tardoantichi della Puglia e del Molise e riferibili ad elementi allogeni: Il rinvenimento di tre soggetti con caratteristiche pienamente mongoliche a Canosa, da tombe esplorate in località Piano di San Giovanni (V-VII sec. d.C.) e San Pietro (VII sec.d.C.); un individuo recuperato in una tomba da Herdonia, situata all’interno di un edificio del quartiere di Età Tardoantica (IV-VI sec. d.C.); tre individui rinvenuti nel sito archeologico tardoantico di San Giusto (Lucera) (VI sec. d.C.); un individuo proveniente dal cimitero tardo-imperiale di Vagnari (Gravina in Puglia)(III sec. d.C.) (il cui mDNA e il rapporto isotopico dell’O16/O18 ha evidenziato la sua provenienza dall’Asia centrale); le tombe con cavallo della necropoli di Vicenne-Campochiaro (Campobasso, Molise) (VII sec. d.C..) che si riferiscono ad un contesto etnico avaro. Tra le caratteristiche craniologiche e craniometriche utilizzate per discriminare le popolazioni caucasoidi da quelle mongoloidi, si considerano l’angolo naso-malare (mis. 77 di MS), le misure 8 e 9 di MS, la presenza di incisivi a pala, la platopia, la presenza di ossa wormiane, la non visibilità della finestra ovale dal meato acustico esterno. Queste caratteristiche si presentano, a carico delle serie scheletriche attribuibili alle popolazioni della steppa (Unni, Avari), qualche volta tutte insieme, ma più spesso miscelate in una gradazione di espressioni individuali. Bisogna attendere l’Alto Medioevo per documentare, nei cimiteri pugliesi, la presenza di individui dalle caratteristiche berberiche e negroidi, giunti in Puglia in seguito alle conquiste territoriali saracene e alle vicende dell’emirato di Bari (847-871 d.C.) (Musca, 1992)(siti archeologici di Casamassima, Chiesa Matrice, scavi 1996, Monopoli Palazzo Rendella scavi 1990) La presenza di berberi viene documentata, nei secoli successivi, sia per motivi commerciali che per il commercio di schiavi Agareni, nota nel territorio di Bari (Iorio, 1994) (sito archeologico di Lama Misciano scavi 1990). Giungono dall’Africa individui dalla pelle nera anche a cavallo del XVII –XVIII secolo della nostra era, probabilmente come schiavi e famigli delle famiglie spagnole che albergano nei principali centri della nostra regione di quel periodo (siti archeologici di San Leucio, Bitonto, scavi 1990, e ipogeo di San Quirico, Cisternino, scavi 1995)

Torre Alemanna (Cerignola, Foggia) è un complesso fortificato con una chiesa-torre, che fu possed... more Torre Alemanna (Cerignola, Foggia) è un complesso fortificato con una chiesa-torre, che fu possedimento dei Cavalieri Teutonici (Ordo fratrum domus hospitalis S. Mariae Teutonicorum in Jerusalem) dal 1231 al 1480.
E' menzionato, nel 1334, dal Codice Diplomatico Barlettano, in cui si fa riferimento ad una "via qua itur a Turri de Alamagnis".
Scavi archeologici a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, tra gli anni 2000 e 2008 hanno intercettato delle sepolture riferibili ad un preciso inquadramento cronologico e localizzate all'interno ed all'esterno della chiesa. Il progetto prevede lo studio del campione scheletrico degli scavi 2007-2008 nell’ AMB. 5: in questo vano, diviso dal muro USM 8, l’area cimiteriale occidentale consta di alcune sepolture, realizzate in fossa terragna, scavate direttamente sul banco roccioso e datato tra XIII e XIV sec.
Il progetto prevede lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici recuperati prestando particolare attenzione all'incidenza dei MOS e alle traumatologie che possano mettere in relazione tali individui alla pratica dell'equitazione e della guerra.
I dati craniometrici e craniologici saranno oggetto di confronti con serie scheletriche sincroniche regionali, italiane ed europee, tenendo conto delle indicazioni storico-geografiche, attraverso metodiche di analisi multivariata quali la shape distance, i dendrogrammi e la PCA, finalizzati alla ricerca dell'Ancestry Assessment.
Inoltre sarà effettuata una ricostruzione delle abitudini alimentari del gruppo umano in studio tramite analisi spettrometriche dei resti ossei e la ricerca di acidi nucleici nei calcoli di tartaro dentario.

by Emanuela Bertini, Sandro Sublimi Saponetti, Francesco Granito, Fabrizia Andriani, Ilaria Vigliarolo, Alessandra Bacci, Giulia Perrino, Luigi Spezzacatene, Ginevra Panzarino, cristina valdiosera, and Alessio Vovlas Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual ... more Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual of mature age and lived at Torre di Castiglione (Conversano, Bari, south Italy) in XV century A.C. and found in a tomb in the Chapel of Santa Annunziata Church, already the subject of anthropological studies. The reconstruction part from a cast resin of the skull original acquisition realized through T.A.C. and by means of a rapid prototyping system. Modelled on the soft parts are affixed to the face with the emphasis on facial muscles, after determination of the thickness in the craniometric points, using the technique of facial reconstruction Forensic Anthropology employed. The material in question consists of ocular prostheses, clay, polymer clay (cernit) and wooden sticks.The face artefact made in resin of the Lord of Castiglione will eventually be handed to the City Council of Conversano and then be exposed at the local Archaeological Museum.
Museum exhibition by Fabrizia Andriani

Sabato 25 Marzo 2017, alle ore 18:00, l'Associazione Polyxena inaugura il percorso espositivo "Un... more Sabato 25 Marzo 2017, alle ore 18:00, l'Associazione Polyxena inaugura il percorso espositivo "Una finestra sulla storia - il cavaliere di Castiglione", presso le sale dell'ex-convento di San Benedetto a Conversano. In occasione dell'apertura al pubblico di questo nuovo contenitore culturale del Comune sarà presentata, in anteprima assoluta, la ricostruzione del volto del cavaliere di Castiglione, frutto del lavoro del Laboratorio di Antropologia dell'Università di Bari.
Dopo più di 500 anni "riprenderanno vita" i tratti di un uomo d'arme vissuto fra il XIV e il XV secolo, a cui è stato possibile dare un volto a seguito del rigoroso studio antropologico, svolto dai membri della equipe tecnico-scientifica coordinata dal Prof. Sandro Sublimi. La ricostruzione fa parte dei risultati della ricerca scientifica sul materiale osteologico rinvenuto nelle sepolture, durante l’indagine archeologica svolta alla fine degli anni '90, in località Castiglione, a 5 km da Conversano. La mostra presenterà i risultati scaturiti dalle indagini e degli studi compiuti finora, per svelare i misteri degli ultimi abitanti di Castiglione, sito abbandonato alla fine del XV secolo.
"Una finestra sulla storia" vuole essere anche l'occasione per presentare quelle metodologie in grado di fornirci indicazioni sulla vita quotidiana dei nostri antenati: dalla storia dell'arte all'archeologia, dalle scienze della natura alle tecnologie innovative in grado di fornire quelle informazioni, utili a comprendere le vicissitudini che nel tempo hanno coinvolto questo angolo di Puglia. Le ricerche condotte sull'antico abitato di Castiglione possono così narrarci come, nel tempo, si sia formata l'identità di un territorio, nel contesto del sud-est barese, dove tanto importante è il connubio fra natura e cultura. A cavallo fra vicende storiche e divulgazione scientifica, il percorso è importante anche per fornire nuove attrattive in ambito turistico.
Il percorso espositivo sarà ospitato in modo temporaneo nelle sale appena rese fruibili dal Comune, al primo piano dell'ex-convento di San Benedetto. Fra i partner di progetto coinvolti, sono presenti professionalità afferenti all'Università e al Politecnico di Bari, all'Università di Pisa, al dipartimento di Archeologia e storia dell'Università di Melbourne, all'Ente Ospedaliero I.R.C.C.S. "De Bellis" di Castellana Grotte, oltre a docenti di scultura, esperti nei settori dell'innovazione tecnologica, della ricerca storica e in scienze della natura, con il fondamentale ausilio del comparto privato che ha fornito i supporti utili alla ricostruzione del volto.
A partire dal 1 Aprile, inoltre, l'esposizione sarà arricchita da momenti pomeridiani di approfondimento, incontri e laboratori che avranno come oggetto le tematiche affrontate nel lavoro di ricerca.
Books by Fabrizia Andriani

by Sandro Sublimi Saponetti, Fabrizia Andriani, Emanuela Bertini, Giacomina Adriana de Musso, Marco Vito Guglielmi, Grazia Sassanelli, Paolo Perfido, vito Cascione, Aldo Cavallini, Ilaria Vigliarolo, cristina valdiosera, Giulia Perrino, Luigi De Pascale, and L'Abbate Vito Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione Sudest Barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, 2, a cura di Giulia Perrino e Sandro Sublimi Saponetti, Dec 2017
Un villaggio abbandonato circa cinquecento anni fa, un'indagine antropologica sui resti scheletri... more Un villaggio abbandonato circa cinquecento anni fa, un'indagine antropologica sui resti scheletrici di un uomo vissuto in quel villaggio tra XIV e XV secolo, una proposta metodologica multidisciplinare e interdisciplinare per riflettre su temi, modelli e processi virtuosi di conoscenza e valorizzazione dei beni culturali. Questi gli ingredienti del volume, che presenta i risultati degli studi effettuati da un nutrito e articolato gruppo di ricerca, teso a ricostruire la storia, l'ambiente, i costumi e la società di un centro rurale della Puglia basso medievale nel delicato momento di passaggio tra l'età angioina e l'età aragonese.
Papers by Fabrizia Andriani
Biological Anthropology, IntechOpen, 2020
The main object of this paper is to reconstruct the presence of the knights of the Teutonic Order... more The main object of this paper is to reconstruct the presence of the knights of the Teutonic Order in the archeological site of Torre Alemanna (Foggia, Italy), one of the best preserved Teutonic production sites. This is an interdisciplinary study that includes archeological and anthropological research combined with the paleonutritional results and radiocarbon dating. Specifically, for this study, the area 5 of the complex has been investigated. The cemetery is located in the northwest corner of the complex, and the burials are probably dated at the beginning of the Teutonic settlement. In order to draw conclusions about their presence, attention has been focused primarily on ergonomics activities, injuries, morphological and metric characters, diet, and dating.
Archaeology studies in Late Antiquity and Early Medieval Europe (400-1000 A.D.)” – B.A.R. International Series
This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Ita... more This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Italy) with signs of violence, in a chronological arch between Late Antique and High Middle Ages. The research is based on historical, archaeological, anthropological and paleopathological sources and it aims to determine the nature of these lesions. The charting and statistical analysis will allow to observe their distribution based on the skeletal district, to hypothesize the possible weapon used, as well as to reconstruct the dynamics of violence and to recognize elements and any cultural influences.

S. Sublimi Saponetti, G. Perrino (a cura di), Una finestra sulla storia. Un cavaliere a Castiglione tra Angioini e Aragonesi, , Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione sudest barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, pp. 132-137, 2017
Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazi... more Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente la ricostruzione del volto in 3D del cavaliere di Castiglione secondo il “Protocollo di Manchester”.
Uomo, Cultura e Ambiente nel Neolitico in terra di Bari
This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation... more This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation to the climate and the environmental resource of Apulia. The investigation of the human migrations in Neolithic, effected through the statistic study of the cranial variability among synchronic and diachronic populations, shows that, along with the collective migrations, the peopling of our region, could also have happened beginning from groups composed only male individuals, in juvenile-adult age. The palaeopathological data shows a fair incidence of infectious illnesses.
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Conference Presentations by Fabrizia Andriani
La ricostruzione di alcuni aspetti della vita di questi individui è lo spunto per parlare di biodiversità e migrazioni, fenomeni strettamente correlati e che caratterizzano la Puglia da millenni.
Indagini antropologiche e statistiche offrono a tal proposito un quadro identificativo di soggetti allogeni per cultura e geni, provenienti da aree geografiche distanti dalla nostra regione, come conseguenza di eventi politici, economici e di espansionismo militare.
Il giorno 2 giugno si è tenuta una conferenza intitolata "Stampa 3D e Antropologia" illustrante i percorsi metodologici della ricostruzione di un volto a partire dall'acquisizione dell'immagine di un cranio e la sua prototipazione in 3D. E' stata l'occasione per mostrare anche i rapporti della "filiera " che si è intessuta sul territorio tra Università, sponsor (Centro Diagnostico RM 2000 per la TAC, Ranieri Ottici per le protesi oftalmiche) e partnership (SmartLab Industrie 3D).
- “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunziata (Dott.ssa Francesca Baldassarre)
- “Perché” si studiano le ossa? Metodologie di studio (Dott.ssa Emanuela Bertini)
- Da “dove” vengono? Distanze biologiche, luoghi d’origine e migrazioni (Fabrizia Andriani)
- “Cosa” è scritto nelle ossa? Biologia e patocenosi (Prof. Sandro Sublimi Saponetti, Dott.ssa Valentina Argeri)
- A “chi” appartengono le ossa? Il Signore di Castiglione (Dott.ssa Ginevra Panzarino)
Projects by Fabrizia Andriani
Presso alcune popolazioni germaniche orientali esisteva una pratica rituale consistente nel deformare il cranio attraverso fasciature e legature dello stesso in età infantile. A causa di tale deformazione la testa si sviluppava maggiormente in altezza o in lunghezza, ed i tratti somatici, per via degli effetti sulla fronte, gli zigomi e gli occhi, assumevano un effetto di mongolizzazione. Ma cosa spingeva Longobardi, Ostrogoti, Burgundi a far adattare ai propri bambini caratteri mongolici, a renderli “diversi” dagli altri? Probabilmente tale rituale affondava le sue origini al periodo in cui tali popolazioni erano sotto il dominio dell’impero unno, in un tentativo, da fedeli sudditi, di somigliare fisicamente, ai loro dominatori. Un’altra modalità di deformazione del cranio, di intensità mediocre e tipica dei Goti orientali, si otteneva avvolgendo con delle bende la testa degli individui in età evolutiva. Le caratteristiche morfologiche craniche causate da questo tipo di deformazione sono: La forma a sella della sutura coronale, la repentina salienza del vertex, l’appiattimento della parte superiore dell’occipitale. Inoltre, connesso a tale deformazione è l’allargamento dell’osso zigomatico con una lieve mongoloidizzazione di tutto il viso. Tale pratica è attestata nei cimiteri gotici orientali di Steinbrunn, Nikitsch, Erpersdorf e Rohrendorf, in Austria, e nei cimiteri di Fiesole e San Giusto in Italia.
Nei cimiteri tardoantichi, soprattutto della Puglia centro-settentrionale è possibile imbattersi in resti scheletrici di individui di provenienza centro-asiatica e di stirpe mongolica, presumibilmente legati sia alle vicende della guerra greco-gotica come mercenari unni e massageti degli eserciti imperiali (Ammiano Marcellino, Jordanes, Procopio di Cesarea), che alla successiva invasione longobarda della penisola italiana. A quest’ultima sono intimamente legate le vicende di Altzek, duca dei proto-bulgari ed in seguito Gastaldo longobardo, che si insediò con il suo clan nei territori limitrofi alla Puglia settentrionale (Paolo Diacono; Arslan, 2000; Ceglia e Marchetta, 2012; Genito, 1998, Tufarulo, 2007).
Gli individui con caratteristiche scheletriche mongoliche mostrano il cranio corto e largo (brachicrania), il frontale stretto rispetto alla larghezza cranica (stenometopia), l’appiattimento del volto frontalmente (platopia) e le ossa zigomatiche proiettate lateralmente. Tali caratteristiche possono anche presentarsi miscelate con quelle caucasoidi in tutta una gradazione di espressioni, a causa dei numerosi incroci tra i popoli della steppa di ceppo turco-altaico con le popolazioni slave, germaniche e latine sottomesse. Rientrerebbero in tale fenomeno i reperti scheletrici rinvenuti negli ultimi anni in cimiteri tardoantichi della Puglia e del Molise e riferibili ad elementi allogeni: Il rinvenimento di tre soggetti con caratteristiche pienamente mongoliche a Canosa, da tombe esplorate in località Piano di San Giovanni (V-VII sec. d.C.) e San Pietro (VII sec.d.C.); un individuo recuperato in una tomba da Herdonia, situata all’interno di un edificio del quartiere di Età Tardoantica (IV-VI sec. d.C.); tre individui rinvenuti nel sito archeologico tardoantico di San Giusto (Lucera) (VI sec. d.C.); un individuo proveniente dal cimitero tardo-imperiale di Vagnari (Gravina in Puglia)(III sec. d.C.) (il cui mDNA e il rapporto isotopico dell’O16/O18 ha evidenziato la sua provenienza dall’Asia centrale); le tombe con cavallo della necropoli di Vicenne-Campochiaro (Campobasso, Molise) (VII sec. d.C..) che si riferiscono ad un contesto etnico avaro. Tra le caratteristiche craniologiche e craniometriche utilizzate per discriminare le popolazioni caucasoidi da quelle mongoloidi, si considerano l’angolo naso-malare (mis. 77 di MS), le misure 8 e 9 di MS, la presenza di incisivi a pala, la platopia, la presenza di ossa wormiane, la non visibilità della finestra ovale dal meato acustico esterno. Queste caratteristiche si presentano, a carico delle serie scheletriche attribuibili alle popolazioni della steppa (Unni, Avari), qualche volta tutte insieme, ma più spesso miscelate in una gradazione di espressioni individuali. Bisogna attendere l’Alto Medioevo per documentare, nei cimiteri pugliesi, la presenza di individui dalle caratteristiche berberiche e negroidi, giunti in Puglia in seguito alle conquiste territoriali saracene e alle vicende dell’emirato di Bari (847-871 d.C.) (Musca, 1992)(siti archeologici di Casamassima, Chiesa Matrice, scavi 1996, Monopoli Palazzo Rendella scavi 1990) La presenza di berberi viene documentata, nei secoli successivi, sia per motivi commerciali che per il commercio di schiavi Agareni, nota nel territorio di Bari (Iorio, 1994) (sito archeologico di Lama Misciano scavi 1990). Giungono dall’Africa individui dalla pelle nera anche a cavallo del XVII –XVIII secolo della nostra era, probabilmente come schiavi e famigli delle famiglie spagnole che albergano nei principali centri della nostra regione di quel periodo (siti archeologici di San Leucio, Bitonto, scavi 1990, e ipogeo di San Quirico, Cisternino, scavi 1995)
E' menzionato, nel 1334, dal Codice Diplomatico Barlettano, in cui si fa riferimento ad una "via qua itur a Turri de Alamagnis".
Scavi archeologici a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, tra gli anni 2000 e 2008 hanno intercettato delle sepolture riferibili ad un preciso inquadramento cronologico e localizzate all'interno ed all'esterno della chiesa. Il progetto prevede lo studio del campione scheletrico degli scavi 2007-2008 nell’ AMB. 5: in questo vano, diviso dal muro USM 8, l’area cimiteriale occidentale consta di alcune sepolture, realizzate in fossa terragna, scavate direttamente sul banco roccioso e datato tra XIII e XIV sec.
Il progetto prevede lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici recuperati prestando particolare attenzione all'incidenza dei MOS e alle traumatologie che possano mettere in relazione tali individui alla pratica dell'equitazione e della guerra.
I dati craniometrici e craniologici saranno oggetto di confronti con serie scheletriche sincroniche regionali, italiane ed europee, tenendo conto delle indicazioni storico-geografiche, attraverso metodiche di analisi multivariata quali la shape distance, i dendrogrammi e la PCA, finalizzati alla ricerca dell'Ancestry Assessment.
Inoltre sarà effettuata una ricostruzione delle abitudini alimentari del gruppo umano in studio tramite analisi spettrometriche dei resti ossei e la ricerca di acidi nucleici nei calcoli di tartaro dentario.
Museum exhibition by Fabrizia Andriani
Dopo più di 500 anni "riprenderanno vita" i tratti di un uomo d'arme vissuto fra il XIV e il XV secolo, a cui è stato possibile dare un volto a seguito del rigoroso studio antropologico, svolto dai membri della equipe tecnico-scientifica coordinata dal Prof. Sandro Sublimi. La ricostruzione fa parte dei risultati della ricerca scientifica sul materiale osteologico rinvenuto nelle sepolture, durante l’indagine archeologica svolta alla fine degli anni '90, in località Castiglione, a 5 km da Conversano. La mostra presenterà i risultati scaturiti dalle indagini e degli studi compiuti finora, per svelare i misteri degli ultimi abitanti di Castiglione, sito abbandonato alla fine del XV secolo.
"Una finestra sulla storia" vuole essere anche l'occasione per presentare quelle metodologie in grado di fornirci indicazioni sulla vita quotidiana dei nostri antenati: dalla storia dell'arte all'archeologia, dalle scienze della natura alle tecnologie innovative in grado di fornire quelle informazioni, utili a comprendere le vicissitudini che nel tempo hanno coinvolto questo angolo di Puglia. Le ricerche condotte sull'antico abitato di Castiglione possono così narrarci come, nel tempo, si sia formata l'identità di un territorio, nel contesto del sud-est barese, dove tanto importante è il connubio fra natura e cultura. A cavallo fra vicende storiche e divulgazione scientifica, il percorso è importante anche per fornire nuove attrattive in ambito turistico.
Il percorso espositivo sarà ospitato in modo temporaneo nelle sale appena rese fruibili dal Comune, al primo piano dell'ex-convento di San Benedetto. Fra i partner di progetto coinvolti, sono presenti professionalità afferenti all'Università e al Politecnico di Bari, all'Università di Pisa, al dipartimento di Archeologia e storia dell'Università di Melbourne, all'Ente Ospedaliero I.R.C.C.S. "De Bellis" di Castellana Grotte, oltre a docenti di scultura, esperti nei settori dell'innovazione tecnologica, della ricerca storica e in scienze della natura, con il fondamentale ausilio del comparto privato che ha fornito i supporti utili alla ricostruzione del volto.
A partire dal 1 Aprile, inoltre, l'esposizione sarà arricchita da momenti pomeridiani di approfondimento, incontri e laboratori che avranno come oggetto le tematiche affrontate nel lavoro di ricerca.
Books by Fabrizia Andriani
Papers by Fabrizia Andriani
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente la ricostruzione del volto in 3D del cavaliere di Castiglione secondo il “Protocollo di Manchester”.
La ricostruzione di alcuni aspetti della vita di questi individui è lo spunto per parlare di biodiversità e migrazioni, fenomeni strettamente correlati e che caratterizzano la Puglia da millenni.
Indagini antropologiche e statistiche offrono a tal proposito un quadro identificativo di soggetti allogeni per cultura e geni, provenienti da aree geografiche distanti dalla nostra regione, come conseguenza di eventi politici, economici e di espansionismo militare.
Il giorno 2 giugno si è tenuta una conferenza intitolata "Stampa 3D e Antropologia" illustrante i percorsi metodologici della ricostruzione di un volto a partire dall'acquisizione dell'immagine di un cranio e la sua prototipazione in 3D. E' stata l'occasione per mostrare anche i rapporti della "filiera " che si è intessuta sul territorio tra Università, sponsor (Centro Diagnostico RM 2000 per la TAC, Ranieri Ottici per le protesi oftalmiche) e partnership (SmartLab Industrie 3D).
- “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunziata (Dott.ssa Francesca Baldassarre)
- “Perché” si studiano le ossa? Metodologie di studio (Dott.ssa Emanuela Bertini)
- Da “dove” vengono? Distanze biologiche, luoghi d’origine e migrazioni (Fabrizia Andriani)
- “Cosa” è scritto nelle ossa? Biologia e patocenosi (Prof. Sandro Sublimi Saponetti, Dott.ssa Valentina Argeri)
- A “chi” appartengono le ossa? Il Signore di Castiglione (Dott.ssa Ginevra Panzarino)
Presso alcune popolazioni germaniche orientali esisteva una pratica rituale consistente nel deformare il cranio attraverso fasciature e legature dello stesso in età infantile. A causa di tale deformazione la testa si sviluppava maggiormente in altezza o in lunghezza, ed i tratti somatici, per via degli effetti sulla fronte, gli zigomi e gli occhi, assumevano un effetto di mongolizzazione. Ma cosa spingeva Longobardi, Ostrogoti, Burgundi a far adattare ai propri bambini caratteri mongolici, a renderli “diversi” dagli altri? Probabilmente tale rituale affondava le sue origini al periodo in cui tali popolazioni erano sotto il dominio dell’impero unno, in un tentativo, da fedeli sudditi, di somigliare fisicamente, ai loro dominatori. Un’altra modalità di deformazione del cranio, di intensità mediocre e tipica dei Goti orientali, si otteneva avvolgendo con delle bende la testa degli individui in età evolutiva. Le caratteristiche morfologiche craniche causate da questo tipo di deformazione sono: La forma a sella della sutura coronale, la repentina salienza del vertex, l’appiattimento della parte superiore dell’occipitale. Inoltre, connesso a tale deformazione è l’allargamento dell’osso zigomatico con una lieve mongoloidizzazione di tutto il viso. Tale pratica è attestata nei cimiteri gotici orientali di Steinbrunn, Nikitsch, Erpersdorf e Rohrendorf, in Austria, e nei cimiteri di Fiesole e San Giusto in Italia.
Nei cimiteri tardoantichi, soprattutto della Puglia centro-settentrionale è possibile imbattersi in resti scheletrici di individui di provenienza centro-asiatica e di stirpe mongolica, presumibilmente legati sia alle vicende della guerra greco-gotica come mercenari unni e massageti degli eserciti imperiali (Ammiano Marcellino, Jordanes, Procopio di Cesarea), che alla successiva invasione longobarda della penisola italiana. A quest’ultima sono intimamente legate le vicende di Altzek, duca dei proto-bulgari ed in seguito Gastaldo longobardo, che si insediò con il suo clan nei territori limitrofi alla Puglia settentrionale (Paolo Diacono; Arslan, 2000; Ceglia e Marchetta, 2012; Genito, 1998, Tufarulo, 2007).
Gli individui con caratteristiche scheletriche mongoliche mostrano il cranio corto e largo (brachicrania), il frontale stretto rispetto alla larghezza cranica (stenometopia), l’appiattimento del volto frontalmente (platopia) e le ossa zigomatiche proiettate lateralmente. Tali caratteristiche possono anche presentarsi miscelate con quelle caucasoidi in tutta una gradazione di espressioni, a causa dei numerosi incroci tra i popoli della steppa di ceppo turco-altaico con le popolazioni slave, germaniche e latine sottomesse. Rientrerebbero in tale fenomeno i reperti scheletrici rinvenuti negli ultimi anni in cimiteri tardoantichi della Puglia e del Molise e riferibili ad elementi allogeni: Il rinvenimento di tre soggetti con caratteristiche pienamente mongoliche a Canosa, da tombe esplorate in località Piano di San Giovanni (V-VII sec. d.C.) e San Pietro (VII sec.d.C.); un individuo recuperato in una tomba da Herdonia, situata all’interno di un edificio del quartiere di Età Tardoantica (IV-VI sec. d.C.); tre individui rinvenuti nel sito archeologico tardoantico di San Giusto (Lucera) (VI sec. d.C.); un individuo proveniente dal cimitero tardo-imperiale di Vagnari (Gravina in Puglia)(III sec. d.C.) (il cui mDNA e il rapporto isotopico dell’O16/O18 ha evidenziato la sua provenienza dall’Asia centrale); le tombe con cavallo della necropoli di Vicenne-Campochiaro (Campobasso, Molise) (VII sec. d.C..) che si riferiscono ad un contesto etnico avaro. Tra le caratteristiche craniologiche e craniometriche utilizzate per discriminare le popolazioni caucasoidi da quelle mongoloidi, si considerano l’angolo naso-malare (mis. 77 di MS), le misure 8 e 9 di MS, la presenza di incisivi a pala, la platopia, la presenza di ossa wormiane, la non visibilità della finestra ovale dal meato acustico esterno. Queste caratteristiche si presentano, a carico delle serie scheletriche attribuibili alle popolazioni della steppa (Unni, Avari), qualche volta tutte insieme, ma più spesso miscelate in una gradazione di espressioni individuali. Bisogna attendere l’Alto Medioevo per documentare, nei cimiteri pugliesi, la presenza di individui dalle caratteristiche berberiche e negroidi, giunti in Puglia in seguito alle conquiste territoriali saracene e alle vicende dell’emirato di Bari (847-871 d.C.) (Musca, 1992)(siti archeologici di Casamassima, Chiesa Matrice, scavi 1996, Monopoli Palazzo Rendella scavi 1990) La presenza di berberi viene documentata, nei secoli successivi, sia per motivi commerciali che per il commercio di schiavi Agareni, nota nel territorio di Bari (Iorio, 1994) (sito archeologico di Lama Misciano scavi 1990). Giungono dall’Africa individui dalla pelle nera anche a cavallo del XVII –XVIII secolo della nostra era, probabilmente come schiavi e famigli delle famiglie spagnole che albergano nei principali centri della nostra regione di quel periodo (siti archeologici di San Leucio, Bitonto, scavi 1990, e ipogeo di San Quirico, Cisternino, scavi 1995)
E' menzionato, nel 1334, dal Codice Diplomatico Barlettano, in cui si fa riferimento ad una "via qua itur a Turri de Alamagnis".
Scavi archeologici a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, tra gli anni 2000 e 2008 hanno intercettato delle sepolture riferibili ad un preciso inquadramento cronologico e localizzate all'interno ed all'esterno della chiesa. Il progetto prevede lo studio del campione scheletrico degli scavi 2007-2008 nell’ AMB. 5: in questo vano, diviso dal muro USM 8, l’area cimiteriale occidentale consta di alcune sepolture, realizzate in fossa terragna, scavate direttamente sul banco roccioso e datato tra XIII e XIV sec.
Il progetto prevede lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici recuperati prestando particolare attenzione all'incidenza dei MOS e alle traumatologie che possano mettere in relazione tali individui alla pratica dell'equitazione e della guerra.
I dati craniometrici e craniologici saranno oggetto di confronti con serie scheletriche sincroniche regionali, italiane ed europee, tenendo conto delle indicazioni storico-geografiche, attraverso metodiche di analisi multivariata quali la shape distance, i dendrogrammi e la PCA, finalizzati alla ricerca dell'Ancestry Assessment.
Inoltre sarà effettuata una ricostruzione delle abitudini alimentari del gruppo umano in studio tramite analisi spettrometriche dei resti ossei e la ricerca di acidi nucleici nei calcoli di tartaro dentario.
Dopo più di 500 anni "riprenderanno vita" i tratti di un uomo d'arme vissuto fra il XIV e il XV secolo, a cui è stato possibile dare un volto a seguito del rigoroso studio antropologico, svolto dai membri della equipe tecnico-scientifica coordinata dal Prof. Sandro Sublimi. La ricostruzione fa parte dei risultati della ricerca scientifica sul materiale osteologico rinvenuto nelle sepolture, durante l’indagine archeologica svolta alla fine degli anni '90, in località Castiglione, a 5 km da Conversano. La mostra presenterà i risultati scaturiti dalle indagini e degli studi compiuti finora, per svelare i misteri degli ultimi abitanti di Castiglione, sito abbandonato alla fine del XV secolo.
"Una finestra sulla storia" vuole essere anche l'occasione per presentare quelle metodologie in grado di fornirci indicazioni sulla vita quotidiana dei nostri antenati: dalla storia dell'arte all'archeologia, dalle scienze della natura alle tecnologie innovative in grado di fornire quelle informazioni, utili a comprendere le vicissitudini che nel tempo hanno coinvolto questo angolo di Puglia. Le ricerche condotte sull'antico abitato di Castiglione possono così narrarci come, nel tempo, si sia formata l'identità di un territorio, nel contesto del sud-est barese, dove tanto importante è il connubio fra natura e cultura. A cavallo fra vicende storiche e divulgazione scientifica, il percorso è importante anche per fornire nuove attrattive in ambito turistico.
Il percorso espositivo sarà ospitato in modo temporaneo nelle sale appena rese fruibili dal Comune, al primo piano dell'ex-convento di San Benedetto. Fra i partner di progetto coinvolti, sono presenti professionalità afferenti all'Università e al Politecnico di Bari, all'Università di Pisa, al dipartimento di Archeologia e storia dell'Università di Melbourne, all'Ente Ospedaliero I.R.C.C.S. "De Bellis" di Castellana Grotte, oltre a docenti di scultura, esperti nei settori dell'innovazione tecnologica, della ricerca storica e in scienze della natura, con il fondamentale ausilio del comparto privato che ha fornito i supporti utili alla ricostruzione del volto.
A partire dal 1 Aprile, inoltre, l'esposizione sarà arricchita da momenti pomeridiani di approfondimento, incontri e laboratori che avranno come oggetto le tematiche affrontate nel lavoro di ricerca.
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente la ricostruzione del volto in 3D del cavaliere di Castiglione secondo il “Protocollo di Manchester”.