- Definizione del tema di studio, confronto e approfondimento critico: le esperienze autogestite,... more - Definizione del tema di studio, confronto e approfondimento critico: le esperienze autogestite, in particolare sull’abitare, il loro valore e le minacce alla loro esistenza per questioni politiche, economiche, sociali, culturali; le nuove visioni sulla città che esse esprimono; - Incontri di definizione preliminare e co-programmazione delle giornate con le realtà ospitanti (Lab!Puzzle e Csa Astra19); - Individuazione, contatto e confronto con i relatori e i partecipanti al dibattito; - Definizione ed articolazione del programma di interventi; - Organizzazione di due iniziative complementari alla Giornata di studi del 7 maggio 2016: Città Fallite - presentazione del libro di Paolo Berdini (22 aprile 2016) Città Storiche - lezione itinerante di storia urbanistica e lotte sociali al Tufello (14 maggio 2016); - Studio grafico e preparazione del materiale informativo; - Organizzazione delle attività correlate alla Giornata di studi in collaborazione con CSA Astra 19 (necessità logistiche e streaming video); - Introduzione al dibattito, coordinamento degli interventi e partecipazione in qualità di relatori
Le nuove esigenze sociali e urbane della città contemporanea hanno portato a includere Ri-abitare... more Le nuove esigenze sociali e urbane della città contemporanea hanno portato a includere Ri-abitare come concetto di vita, un nuovo concetto che è compatibile con il design contemporaneo delle città e in grado di riattivare gli spazi dismessi all'interno del tessuto urbano. Il patrimonio industriale abbandonato rappresenta una grande opportunità a causa della sua posizione strategica, qualità spaziale e forte identità. Ri-abitando questi spazi con residenze sperimentali, sociali, temporanee, si incontrano politiche di inclusione sociale e consente la pianificazione del riscatto e la costruzione di risorse. La cosiddetta strategia di colonizzazione è una delle possibili strade. Rispettoso del passato, utilizza l'edificio esistente come un contenitore in cui collocare nuove unità abitative, definite dagli stili di vita contemporanei. Da queste considerazioni, la comunicazione cerca di avviare un dibattito sulla diagnosi della capacità di assorbimento, gestione, sostenibilità eco...
La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di ... more La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti e priva di valore e di senso lo stesso diritto allo studio. Il problema della carenza di studentati è diventato purtroppo una preoccupante costante di molte città universitarie. Fra queste, in Italia un rilievo particolare lo assume Roma, dove il mercato degli affitti privati, con i canoni fra i più alti del Paese, spesso in nero, assorbe gran parte della domanda abitativa. Sono nate così per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione, di definire un nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini più ampi, sostenga anche il diritto, per tutti, alla città. Osservare, ascoltare, riconoscere ed interpretare i nuovi bisogni generazionali assieme alle emergenze abitative porta alla riscoperta...
L’esperienza del complesso industriale della fabbrica Pantanella a Roma ci permette di riflettere... more L’esperienza del complesso industriale della fabbrica Pantanella a Roma ci permette di riflettere su quel che è stato, su quel che invece non è stato, su ciò che avrebbe potuto essere; ci consente di ragionare sul vissuto e sul solo immaginato, e di comprendere così come il complesso e imprevedibile destino di alcune architetture, la loro tutela o il loro abbandono, il mantenimento della funzione originaria o il cambio delle destinazioni d’uso producano effetti a catena sul patrimonio costruito delle nostre città. Incuria, fallimenti, ragioni economiche, motivi politici, varianti di progetto spesso inseguono anziché determinare una storia. L’ipotesi è che ciò avvenga per la fatica di ragionare in termini di progettazione permanente, di riconoscere con prontezza le criticità e di rielaborare soluzioni (di conservazione, di trasformazione, di demolizione) adeguate alle dinamiche del cambiamento sempre in atto nelle città. La scelta di aprire una riflessione sull’ex Pastificio Pantanel...
Tutto scorre, tutto muta, tutto cambia. Ma nonostante questo esistono oggetti tenaci. Incastrati ... more Tutto scorre, tutto muta, tutto cambia. Ma nonostante questo esistono oggetti tenaci. Incastrati nella città, come ciottoli sul letto di un fiume; il tempo ne smussa i contorni, ne ridefinisce le forme. Fra le loro mura fluiscono usi, persone, a volte correnti troppo forti ne danneggiano i valori architettonici e storici, altre ancora si ricoprono di nuovi significati che come microorganismi sono capaci di cambiarne l’aspetto proponendo nuove letture e significati. Il testo presenta l’antico Pastificio Pantanella a Roma
Il bisogno di una casa e di una comunità sociale in cui riconoscersi affligge la vita di milioni ... more Il bisogno di una casa e di una comunità sociale in cui riconoscersi affligge la vita di milioni di persone e priva di valori e di senso la città contemporanea. Ai progettisti impone l’urgenza di ideare e codificare nuove strategie abitative capaci di dare una risposta alle necessità di alloggio e di condivisione delle fasce sociali più fragili, rese sempre più deboli dalla condizione di emarginazione, spesso esclusione, dalla società. Le numerose e ripetute situazioni di occupazione di edifici dismessi nati per usi non abitativi (depositi, cinema, scuole, …) offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema dell’abitare con una logica forse insolita ma non nuova: ciò che serve non è costruire altre residenze, ma cercare di capire come abitare uno spazio che “casa non è”. Accade a volte che il problema stesso sviluppa una situazione che può avviare ad una possibile soluzione. Sembrano essere queste le premesse che hanno portato, nel 2008, il Dipartimento Promozione, Sviluppo e Riqualificazione delle Periferie del Comune di Roma, ad individuare undici edifici dismessi da “rigenerare” con il fine di sopperire all’emergenza abitativa. Il progetto, che prendeva il nome di Autocostruzione e autorecupero a fini residenziali, mirava a ripristinare ambiti di legalità in stabili occupati, coinvolgendo la stessa popolazione svantaggiata. Il contributo che queste esperienze ci consegnano sta nel riconoscimento di tre principi sostanziali dell’architettura, spesso ignorati nell’edilizia residenziale convenzionale: il potenziale sociale dell’abitare che, attraverso la costruzione dell’habitat, favorisce lo sviluppo di dinamiche d’integrazione e interazione fra gli abitanti; l’irrinunciabilità alla sperimentazione, necessaria per attuare una progettazione attenta ai bisogni contemporanei della società; l’identificazione del costruito dismesso come patrimonio sia immobiliare, sia urbano per rigenerare porzioni degradate di città, sia sociale per dare avvio nuovi processi d’inclusione sociale. Partendo da queste considerazioni il rapporto di ricerca proposto intende illustrare - a più di dieci anni dalla Legge della Regione Lazio n. 55/1998 sull’ Autorecupero del patrimonio immobiliare - la situazione attuale dei casi più significativi a Roma conclusi e comprendere come lo spazio architettonico esistente, ora trasformato, abbia assorbito i nuovi usi residenziali. Il saggio invita ad una riflessione su come le abitazioni che hanno ereditato le ampie metrature disponibili le abbiano trasformate in spazi comunitari e se questo processo spontaneo possa divenire il motore per la definizione di inedite forme di abitare condiviso
Conferencia d'Emilia Rosmini, Arquitecta i Candela Carroceda, Publicista i realitzadora audio... more Conferencia d'Emilia Rosmini, Arquitecta i Candela Carroceda, Publicista i realitzadora audiovisual, pel Master MBLandArch lectures. Presentacio de Victor Adorno, Arquitecte paisatgista.
The new demands relevant to the changes in our society (the increase of single-parent families, t... more The new demands relevant to the changes in our society (the increase of single-parent families, the massive migration processes, the working nomadism, the impoverishment), combined with the need to repair the damage of urban speculation, the increasing gentrification (the rehabilitation of workingclass and derelict built heritage and the consequent transformation of an area into a middle-class neighbourhood) of the urban centres and phasing out of existing built heritage, have led the inclusion of “Re-inhabit” as a concept of living. A new concept that is compatible with the contemporary design of cities and capable of reactivating disused spaces within the urban fabric. The abandoned industrial heritage represents a great opportunity because of its strategic location, spatial quality and strong identity. Re-inhabiting these spaces with experimental, social, temporary residences meets social inclusion policies and allows the ransom planning and the asset building. So far the reuse of industrial heritage has tended to a musealization of these spaces oriented towards a luxury and contemporary taste, denying, most of the time, the old values of these buildings, related to the activities and community life of the working class. Consequently, the urban regeneration, carried out in recent years, has radically altered the socioeconomic reality of entire neighbourhoods, triggering strong processes of gentrification of the city that seem to presage the risks described by Rem Koolhaas in the Generic City. It is essential to preserve the values of the industrial heritage and propose its re-activation in order to meet the social demands. The recovery of abandoned industrial buildings, for the implementation of sustainable social activities, not only preserves valuable memories, but also contributes to the protection of cultural diversity, as a form of enrichment and social harmony in the development of the future of cities. This research explores the alternative architectural strategy of the colonization as a tool of regeneration of industrial heritage in a period of social and urban crisis. It is a conversion strategy that considers the existing building as a mere structural skeleton in which to insert new housing volumes. What initially may seem a disadvantage (the existing structure) allows architects to employ a dynamic process of creation and freedom of expression to give life to new forms of living that lead to a rediscovery of a sense of community and participatory life, increasingly in demand by contemporary society. The paper starts with a brief theoretical exploration of the social role of industrial heritage in the contemporary society. Then, based on the understanding of some experimental projects, this paper sets out a framework for considering how industrial heritage might contribute to a new model of social housing. In this sense the paper consists of qualitative interviews and document analysis on two main projects: Casazera of Tra Srl studio in Turin and Bamboo Micro Housing of Affect-T in Hong Kong. The characteristics related to the experimentation and innovation that this design strategy involves (reversibility, energy efficiency, flexibility, selfconstruction, etc.) are examinated. From these considerations, conclusions seeks to start a debate on diagnosing the absorption capacity, management, economic sustainability, integration, hybridization of uses, of this new strategy in the abandoned industrial areas of the city
Jornadas Internacionales de Patrimonio Industrial, 2015
ABSTRACT Esta comunicación pretende dar cuenta de un trabajo de investigación sobre la reactivaci... more ABSTRACT Esta comunicación pretende dar cuenta de un trabajo de investigación sobre la reactivación de espacios industriales abandonados, mediante la implementación en su interior de unidades de actividad productiva sostenible. Estas unidades están pensadas como pequeñas comunidades residenciales, organizadas a partir de modelos cooperativos, inspirados en determinadas experiencias surgidas espontáneamente en espacios abandonados o marginados de nuestras propias ciudades. Los grupos de trabajo analizados, más allá del simple sistema del co-working, consiguen hacerse viables compartiendo recursos y colaborando solidariamente en las diferentes categorías de actividades sobre las que se apoyan. El aspecto en que presentan mayor precariedad es posiblemente el de su relación con los espacios físicos que ocupan. En la mayoría de los casos, por pura necesidad, se trata de volúmenes de carácter industrial como naves y talleres, donde disfrutar de una espacialidad generosa y con flexibilidad de usos. Nuestro proyecto explora la posibilidad de poner determinados espacios industriales actualmente sin uso al servicio de estas iniciativas para, de manera controlada, ofrecer una alternativa de reactivación de estos espacios frente a la operación convencional de rehabilitación y reutilización para usos no industriales. Pensamos en comunidades inspiradas en formas de vida “life-work”, como las de los primeros lofts neoyorquinos, de manera que viviendo dentro de la fábrica, estas comunidades consiguen algo más que conservar y mantener estos viejos edificios, consiguen volver a darles la vida que perdieron cuando dejaron de ser productivos. Nuestro proyecto de investigación lleva aparejado un análisis de edificios industriales abandonados en el ámbito de la comunidad autónoma andaluza, con el fin de seleccionar aquellos casos que pueden prestarse mejor a la experiencia. En nuestra comunicación exponemos un caso concreto: Las naves de Hytasa en Sevilla, para cuyo interior se ha realizado un proyecto de implantación de unidades prefabricadas que compondrían un hábitat formado por espacios residenciales y por espacios de trabajo. ABSTRACT This announcement aims to introduce a research, thatis happening at present, about the recovery of abandoned industrial spaces by introducing in them sustainable productive activity units. These units are conceived as small residential communities that are organized based on cooperative models which are inspired on specific experiences that appear spontaneously in abandoned or outcast spaces within our cites. The analyzed work groups, more than the simple co-working system, are able to make themselves viable by sharing resources and collaborating in the various activities on which they support themselves. The most important point of these communities is their lack of relationship with the space they live in. Most cases, due to necessity, are only big industrial spaces in which they can enjoy the flexibility the space offers. Our project explores the possibility of recovering industrial spaces that are currently abandoned for these kind of initiative so that, in a controlled way, we can offer analternative of reactivation of these spaces opposed to the conventional operation of rehabilitation for a new use that is not industrial. We think in communities that are inspired in a "life-work" lifestyle, like the ones that inspired the first New Yorker lofts, meaning that not only they preserve and maintain these old buildings, but they also bring them back to the life they lost when they stopped being productive. Our research also includes an analysis of abandoned industrial buildings in Andalucía in order to choose those cases that are a better match for this experience. Here we show a specific case: the Hytasa buildings in Seville, a project of implementation of already made units has been proposed for it. These units would compose an habitat of residential spaces and workspaces.
La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di ... more La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti. Nella citta di Roma il mercato privato e uno dei piu costosi del paese, e spesso illegale, ed assorbe gran parte della domanda di abitazioni per studenti. Nascono cosi, per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione si definiscono come nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini piu ampi, sostenga anche il diritto alla citta. Lo studio riconosce nella legittimazione e valorizzazione di questi processi spontanei un motore per la definizione di inedite forme architettoniche. Infine, a sostegno delle nostre conclusioni, sono analizzati due casi studio europei in cui la riconversione architettonica del patrimonio costruito ha saputo teorizzare e formalizzare gli stessi principi e valori affermati nelle occupazioni romane. Parole chiave: studentati, occupazioni i...
- Definizione del tema di studio, confronto e approfondimento critico: le esperienze autogestite,... more - Definizione del tema di studio, confronto e approfondimento critico: le esperienze autogestite, in particolare sull’abitare, il loro valore e le minacce alla loro esistenza per questioni politiche, economiche, sociali, culturali; le nuove visioni sulla città che esse esprimono; - Incontri di definizione preliminare e co-programmazione delle giornate con le realtà ospitanti (Lab!Puzzle e Csa Astra19); - Individuazione, contatto e confronto con i relatori e i partecipanti al dibattito; - Definizione ed articolazione del programma di interventi; - Organizzazione di due iniziative complementari alla Giornata di studi del 7 maggio 2016: Città Fallite - presentazione del libro di Paolo Berdini (22 aprile 2016) Città Storiche - lezione itinerante di storia urbanistica e lotte sociali al Tufello (14 maggio 2016); - Studio grafico e preparazione del materiale informativo; - Organizzazione delle attività correlate alla Giornata di studi in collaborazione con CSA Astra 19 (necessità logistiche e streaming video); - Introduzione al dibattito, coordinamento degli interventi e partecipazione in qualità di relatori
Le nuove esigenze sociali e urbane della città contemporanea hanno portato a includere Ri-abitare... more Le nuove esigenze sociali e urbane della città contemporanea hanno portato a includere Ri-abitare come concetto di vita, un nuovo concetto che è compatibile con il design contemporaneo delle città e in grado di riattivare gli spazi dismessi all'interno del tessuto urbano. Il patrimonio industriale abbandonato rappresenta una grande opportunità a causa della sua posizione strategica, qualità spaziale e forte identità. Ri-abitando questi spazi con residenze sperimentali, sociali, temporanee, si incontrano politiche di inclusione sociale e consente la pianificazione del riscatto e la costruzione di risorse. La cosiddetta strategia di colonizzazione è una delle possibili strade. Rispettoso del passato, utilizza l'edificio esistente come un contenitore in cui collocare nuove unità abitative, definite dagli stili di vita contemporanei. Da queste considerazioni, la comunicazione cerca di avviare un dibattito sulla diagnosi della capacità di assorbimento, gestione, sostenibilità eco...
La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di ... more La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti e priva di valore e di senso lo stesso diritto allo studio. Il problema della carenza di studentati è diventato purtroppo una preoccupante costante di molte città universitarie. Fra queste, in Italia un rilievo particolare lo assume Roma, dove il mercato degli affitti privati, con i canoni fra i più alti del Paese, spesso in nero, assorbe gran parte della domanda abitativa. Sono nate così per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione, di definire un nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini più ampi, sostenga anche il diritto, per tutti, alla città. Osservare, ascoltare, riconoscere ed interpretare i nuovi bisogni generazionali assieme alle emergenze abitative porta alla riscoperta...
L’esperienza del complesso industriale della fabbrica Pantanella a Roma ci permette di riflettere... more L’esperienza del complesso industriale della fabbrica Pantanella a Roma ci permette di riflettere su quel che è stato, su quel che invece non è stato, su ciò che avrebbe potuto essere; ci consente di ragionare sul vissuto e sul solo immaginato, e di comprendere così come il complesso e imprevedibile destino di alcune architetture, la loro tutela o il loro abbandono, il mantenimento della funzione originaria o il cambio delle destinazioni d’uso producano effetti a catena sul patrimonio costruito delle nostre città. Incuria, fallimenti, ragioni economiche, motivi politici, varianti di progetto spesso inseguono anziché determinare una storia. L’ipotesi è che ciò avvenga per la fatica di ragionare in termini di progettazione permanente, di riconoscere con prontezza le criticità e di rielaborare soluzioni (di conservazione, di trasformazione, di demolizione) adeguate alle dinamiche del cambiamento sempre in atto nelle città. La scelta di aprire una riflessione sull’ex Pastificio Pantanel...
Tutto scorre, tutto muta, tutto cambia. Ma nonostante questo esistono oggetti tenaci. Incastrati ... more Tutto scorre, tutto muta, tutto cambia. Ma nonostante questo esistono oggetti tenaci. Incastrati nella città, come ciottoli sul letto di un fiume; il tempo ne smussa i contorni, ne ridefinisce le forme. Fra le loro mura fluiscono usi, persone, a volte correnti troppo forti ne danneggiano i valori architettonici e storici, altre ancora si ricoprono di nuovi significati che come microorganismi sono capaci di cambiarne l’aspetto proponendo nuove letture e significati. Il testo presenta l’antico Pastificio Pantanella a Roma
Il bisogno di una casa e di una comunità sociale in cui riconoscersi affligge la vita di milioni ... more Il bisogno di una casa e di una comunità sociale in cui riconoscersi affligge la vita di milioni di persone e priva di valori e di senso la città contemporanea. Ai progettisti impone l’urgenza di ideare e codificare nuove strategie abitative capaci di dare una risposta alle necessità di alloggio e di condivisione delle fasce sociali più fragili, rese sempre più deboli dalla condizione di emarginazione, spesso esclusione, dalla società. Le numerose e ripetute situazioni di occupazione di edifici dismessi nati per usi non abitativi (depositi, cinema, scuole, …) offrono lo spunto per riflettere sull’opportunità di affrontare il problema dell’abitare con una logica forse insolita ma non nuova: ciò che serve non è costruire altre residenze, ma cercare di capire come abitare uno spazio che “casa non è”. Accade a volte che il problema stesso sviluppa una situazione che può avviare ad una possibile soluzione. Sembrano essere queste le premesse che hanno portato, nel 2008, il Dipartimento Promozione, Sviluppo e Riqualificazione delle Periferie del Comune di Roma, ad individuare undici edifici dismessi da “rigenerare” con il fine di sopperire all’emergenza abitativa. Il progetto, che prendeva il nome di Autocostruzione e autorecupero a fini residenziali, mirava a ripristinare ambiti di legalità in stabili occupati, coinvolgendo la stessa popolazione svantaggiata. Il contributo che queste esperienze ci consegnano sta nel riconoscimento di tre principi sostanziali dell’architettura, spesso ignorati nell’edilizia residenziale convenzionale: il potenziale sociale dell’abitare che, attraverso la costruzione dell’habitat, favorisce lo sviluppo di dinamiche d’integrazione e interazione fra gli abitanti; l’irrinunciabilità alla sperimentazione, necessaria per attuare una progettazione attenta ai bisogni contemporanei della società; l’identificazione del costruito dismesso come patrimonio sia immobiliare, sia urbano per rigenerare porzioni degradate di città, sia sociale per dare avvio nuovi processi d’inclusione sociale. Partendo da queste considerazioni il rapporto di ricerca proposto intende illustrare - a più di dieci anni dalla Legge della Regione Lazio n. 55/1998 sull’ Autorecupero del patrimonio immobiliare - la situazione attuale dei casi più significativi a Roma conclusi e comprendere come lo spazio architettonico esistente, ora trasformato, abbia assorbito i nuovi usi residenziali. Il saggio invita ad una riflessione su come le abitazioni che hanno ereditato le ampie metrature disponibili le abbiano trasformate in spazi comunitari e se questo processo spontaneo possa divenire il motore per la definizione di inedite forme di abitare condiviso
Conferencia d'Emilia Rosmini, Arquitecta i Candela Carroceda, Publicista i realitzadora audio... more Conferencia d'Emilia Rosmini, Arquitecta i Candela Carroceda, Publicista i realitzadora audiovisual, pel Master MBLandArch lectures. Presentacio de Victor Adorno, Arquitecte paisatgista.
The new demands relevant to the changes in our society (the increase of single-parent families, t... more The new demands relevant to the changes in our society (the increase of single-parent families, the massive migration processes, the working nomadism, the impoverishment), combined with the need to repair the damage of urban speculation, the increasing gentrification (the rehabilitation of workingclass and derelict built heritage and the consequent transformation of an area into a middle-class neighbourhood) of the urban centres and phasing out of existing built heritage, have led the inclusion of “Re-inhabit” as a concept of living. A new concept that is compatible with the contemporary design of cities and capable of reactivating disused spaces within the urban fabric. The abandoned industrial heritage represents a great opportunity because of its strategic location, spatial quality and strong identity. Re-inhabiting these spaces with experimental, social, temporary residences meets social inclusion policies and allows the ransom planning and the asset building. So far the reuse of industrial heritage has tended to a musealization of these spaces oriented towards a luxury and contemporary taste, denying, most of the time, the old values of these buildings, related to the activities and community life of the working class. Consequently, the urban regeneration, carried out in recent years, has radically altered the socioeconomic reality of entire neighbourhoods, triggering strong processes of gentrification of the city that seem to presage the risks described by Rem Koolhaas in the Generic City. It is essential to preserve the values of the industrial heritage and propose its re-activation in order to meet the social demands. The recovery of abandoned industrial buildings, for the implementation of sustainable social activities, not only preserves valuable memories, but also contributes to the protection of cultural diversity, as a form of enrichment and social harmony in the development of the future of cities. This research explores the alternative architectural strategy of the colonization as a tool of regeneration of industrial heritage in a period of social and urban crisis. It is a conversion strategy that considers the existing building as a mere structural skeleton in which to insert new housing volumes. What initially may seem a disadvantage (the existing structure) allows architects to employ a dynamic process of creation and freedom of expression to give life to new forms of living that lead to a rediscovery of a sense of community and participatory life, increasingly in demand by contemporary society. The paper starts with a brief theoretical exploration of the social role of industrial heritage in the contemporary society. Then, based on the understanding of some experimental projects, this paper sets out a framework for considering how industrial heritage might contribute to a new model of social housing. In this sense the paper consists of qualitative interviews and document analysis on two main projects: Casazera of Tra Srl studio in Turin and Bamboo Micro Housing of Affect-T in Hong Kong. The characteristics related to the experimentation and innovation that this design strategy involves (reversibility, energy efficiency, flexibility, selfconstruction, etc.) are examinated. From these considerations, conclusions seeks to start a debate on diagnosing the absorption capacity, management, economic sustainability, integration, hybridization of uses, of this new strategy in the abandoned industrial areas of the city
Jornadas Internacionales de Patrimonio Industrial, 2015
ABSTRACT Esta comunicación pretende dar cuenta de un trabajo de investigación sobre la reactivaci... more ABSTRACT Esta comunicación pretende dar cuenta de un trabajo de investigación sobre la reactivación de espacios industriales abandonados, mediante la implementación en su interior de unidades de actividad productiva sostenible. Estas unidades están pensadas como pequeñas comunidades residenciales, organizadas a partir de modelos cooperativos, inspirados en determinadas experiencias surgidas espontáneamente en espacios abandonados o marginados de nuestras propias ciudades. Los grupos de trabajo analizados, más allá del simple sistema del co-working, consiguen hacerse viables compartiendo recursos y colaborando solidariamente en las diferentes categorías de actividades sobre las que se apoyan. El aspecto en que presentan mayor precariedad es posiblemente el de su relación con los espacios físicos que ocupan. En la mayoría de los casos, por pura necesidad, se trata de volúmenes de carácter industrial como naves y talleres, donde disfrutar de una espacialidad generosa y con flexibilidad de usos. Nuestro proyecto explora la posibilidad de poner determinados espacios industriales actualmente sin uso al servicio de estas iniciativas para, de manera controlada, ofrecer una alternativa de reactivación de estos espacios frente a la operación convencional de rehabilitación y reutilización para usos no industriales. Pensamos en comunidades inspiradas en formas de vida “life-work”, como las de los primeros lofts neoyorquinos, de manera que viviendo dentro de la fábrica, estas comunidades consiguen algo más que conservar y mantener estos viejos edificios, consiguen volver a darles la vida que perdieron cuando dejaron de ser productivos. Nuestro proyecto de investigación lleva aparejado un análisis de edificios industriales abandonados en el ámbito de la comunidad autónoma andaluza, con el fin de seleccionar aquellos casos que pueden prestarse mejor a la experiencia. En nuestra comunicación exponemos un caso concreto: Las naves de Hytasa en Sevilla, para cuyo interior se ha realizado un proyecto de implantación de unidades prefabricadas que compondrían un hábitat formado por espacios residenciales y por espacios de trabajo. ABSTRACT This announcement aims to introduce a research, thatis happening at present, about the recovery of abandoned industrial spaces by introducing in them sustainable productive activity units. These units are conceived as small residential communities that are organized based on cooperative models which are inspired on specific experiences that appear spontaneously in abandoned or outcast spaces within our cites. The analyzed work groups, more than the simple co-working system, are able to make themselves viable by sharing resources and collaborating in the various activities on which they support themselves. The most important point of these communities is their lack of relationship with the space they live in. Most cases, due to necessity, are only big industrial spaces in which they can enjoy the flexibility the space offers. Our project explores the possibility of recovering industrial spaces that are currently abandoned for these kind of initiative so that, in a controlled way, we can offer analternative of reactivation of these spaces opposed to the conventional operation of rehabilitation for a new use that is not industrial. We think in communities that are inspired in a "life-work" lifestyle, like the ones that inspired the first New Yorker lofts, meaning that not only they preserve and maintain these old buildings, but they also bring them back to the life they lost when they stopped being productive. Our research also includes an analysis of abandoned industrial buildings in Andalucía in order to choose those cases that are a better match for this experience. Here we show a specific case: the Hytasa buildings in Seville, a project of implementation of already made units has been proposed for it. These units would compose an habitat of residential spaces and workspaces.
La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di ... more La carenza di alloggi a basso prezzo e di adeguati servizi di supporto riguarda ormai la vita di milioni di studenti. Nella citta di Roma il mercato privato e uno dei piu costosi del paese, e spesso illegale, ed assorbe gran parte della domanda di abitazioni per studenti. Nascono cosi, per iniziativa di collettivi di studenti, in edifici dismessi, situazioni di occupazione che attraverso pratiche sperimentali di co-abitazione si definiscono come nuovo manifesto per il diritto allo studio che, in termini piu ampi, sostenga anche il diritto alla citta. Lo studio riconosce nella legittimazione e valorizzazione di questi processi spontanei un motore per la definizione di inedite forme architettoniche. Infine, a sostegno delle nostre conclusioni, sono analizzati due casi studio europei in cui la riconversione architettonica del patrimonio costruito ha saputo teorizzare e formalizzare gli stessi principi e valori affermati nelle occupazioni romane. Parole chiave: studentati, occupazioni i...
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