Sottrarsi a Napoli ad un tranello dei Calderari e incontrare l'amico Tancredi non posssono consid... more Sottrarsi a Napoli ad un tranello dei Calderari e incontrare l'amico Tancredi non posssono considerarsi una coincidenza in una giornata particolarmente tesa. Il capitano Viti conosce ormai bene dove conducono le lusinghe di un dirigente del Ministero dell'Interno del nuovo Regno sabaudo, e Tancredi sa quali leve azionare per scuotere la coscienza di un vecchio carabiniere. Si troveranno insieme qualche giorno dopo, ad inseguire tra le campagne molisane don Nico Mancusi, il loro nemico di sempre, meno risoluto del solito ma determinato nel sostenere la propria lealtà al trono gigliato. Questa volta don Nico sarà foriero di una notizia sconvolgente per Viti, tanto da fargli credere di aver avuto dalla vita ancora un'altra opportunità. ISBN 978-8833816333
Il nuovo impegno investigativo del Capitano Viti è storicamente collocato verso la fine dell’esta... more Il nuovo impegno investigativo del Capitano Viti è storicamente collocato verso la fine dell’estate del 1892 quando Isernia inaugurò l’impianto elettrico della pubblica illuminazione realizzato dalla ditta dei fratelli Ruffolo. Fu un evento importante tanto da richiamare in città gente proveniente anche da fuori provincia. Molti furono i professionisti tra ingegneri e imprenditori che presenziarono la prima accensione, nonché una nutrita rappresentanza della classe politica provinciale con l’intento di testimoniare l’importanza delle nuove tecnologie nel tessuto sociale e lavorativo di quella realtà. Passata l’estate e l’enfasi per la novità della luce elettrica, una serie di sciagurati episodi sconvolse la serena tranquillità di quell’angolo del Regno d’Italia ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita. La città venne funestata da una sequenza di cruenti fatti che, nel modo in cui si palesarono, rasentavano la razionalità. Nessuno riuscì a cogliere il filo logico che cuciva insieme gli infelici avvenimenti e solo il caso volle che una distrazione si trasformasse, nella mente dell’arguto Capitano Viti, in una traccia investigativa tanto importante da condurlo all’agognata verità.
BRIAMONTE V.M. - Cause, mezzi e fine della reazione d'Isernia avvenuta nel 30 Settembre 1860 - MARULLI FELICE - Brano accennante agli avvenimenti d'Isernia, 1860
Una testimonianza dei fatti accaduti in Isernia durante la reazione dell'autunno 1860 scritta da ... more Una testimonianza dei fatti accaduti in Isernia durante la reazione dell'autunno 1860 scritta da V. M. Briamonte, un osservatore il cui nome non appare in nessun altro testo dell'epoca, su nessun giornale della penisola e sconosciuto agli isernini. Dichiara di riportare nello scritto solo i fatti così come sono accaduti, ma risulta palese la tendenza verso la fazione lealista. "Briamonte" sembra essere un nome inventato, e nel tempo gli sono state attribuite diverse identità tutte non verificate. La lettura del testo fornisce una visuale globale degli avvenimenti, che evidenziano una diversa interpretazione della testimonianza fatta da Stefano Jadopi sul suo libro "La reazione avvenuta nel Distretto d'Isernia". In appendice, la trascrizione del "Brano" di Felice Marulli, un manifesto sugli stessi avvenimenti dell'autunno 1860, stampato a Napoli e distribuito ad amici e conoscenti nonché affisso nelle piazze della città, anche questo succube della critica puntuale di Stefano Jadopi.
Un'altra avventura investigativa del Capitano Viti in una città dove gli efferati avvenimenti acc... more Un'altra avventura investigativa del Capitano Viti in una città dove gli efferati avvenimenti accaduti durante il Risorgimento molisano non sono mai stati dimenticati. ISBN: 9788833813929
Ventisei racconti, scelti con estrema cura nella copiosa fioritura di giornali molisani dell’Otto... more Ventisei racconti, scelti con estrema cura nella copiosa fioritura di giornali molisani dell’Ottocento. Il primo volume di questa antologia getta fasci di luce su un Molise inedito e nascosto, quasi segreto. Ed è una luce nuova, rispetto alla descrizione di un Molise chiuso, misoneista, conservatore, che finora in larga parte ci era stata consegnata. Si scopre, viceversa, un ambiente culturale straordinariamente attivo, vivace, ben attrezzato ad affrontare, dopo l’Unità d’Italia, i cambiamenti e le trasformazioni di un’era nuova. Nei testi, cupi drammi di ambiente contadino, da tolstojana Potenza delle tenebre, tra amori proibiti, atroci vendette, unioni tragicamente segnate dal destino, si alternano alle atmosfere eleganti e rarefatte, a volte sensuali e peccaminose, di ambienti più borghesi. Acerbe prove d’autore, quasi adolescenziali, si affiancano ad autentici piccoli capolavori, anche famosi. Scrittori che si riveleranno di successo, qui sono colti ai primi passi, insieme a personalità che faranno grandi carriere nella politica, nella scuola, nella medicina, nella pubblica amministrazione. Si torna, così, a rivelare il grande valore della pratica letteraria come esercizio, tirocinio e incomparabile strumento di formazione.
Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea, 2023
Il "Cacciatore di Briganti" è il primo di una piccola serie di romanzi (la maggior parte ancora i... more Il "Cacciatore di Briganti" è il primo di una piccola serie di romanzi (la maggior parte ancora inedita) che prende spunto dalla collana "Cronache d'Isernia" pubblicata nel 2019 dove, in più di mille pagine divise in due volumi, vengono riportati gli avvenimenti tratti da articoli di giornali locali pubblicati all'a fine del XIX secolo. Proprio questi accadimenti forniscono il tessuto storico dove s'imbastiscono avvincenti e intricate trame a sfondo poliziesco. I romanzi si basano quindi su fatti realmente accaduti di cui si è persa ormai la memoria. Dalla realtà dei fatti alla finzione narrativa, per rivivere, in parte, le delicate atmosfere di tempi ormai passati.
Le vicende del romanzo "Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea" sono ambientate nel Novembre del 1891, un periodo di fermento culturale dovuto al cambiamento che l’utilizzo delle nuove tecnologie apportò alla società civile. In Italia spiravano venti di rivalsa sociale, ma la borghesia umbertina sembrava non accorgersi delle novità ispiratrici del “Pensiero Novo” ed emarginava qualsiasi mutamento potesse scalfire il benessere sociale acquisito nel tempo. In una piccola città come Isernia nel Molise, i venti delle novità spiravano lentamente e tutto era ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita.
In quest’atmosfera antica si svolgono le vicende accadute in città intorno a piazza Ciro Marilli. Un medico condotto si ritrova a seguire, suo malgrado, le indagini dell’omicidio di un amico che si scoprirà essere custode di un terribile segreto. Coinvolto dalla famiglia della vittima, il medico intercede presso un Capitano dei Carabinieri a riposo per convincerlo a seguire le indagini che sembravano dirigersi verso una facile soluzione che in molti in città reputavano scontata. Il Capitano Viti affiancherà così gli ufficiali della sua ex Arma, senza invaderne il campo investigativo, e la sua esperienza nella lotta al brigantaggio sulle alture dell’Appennino risulterà fondamentale nel riconoscere l’assassino e schivarne le insidie.
Oltre agli avvenimenti susseguitisi in città, nei romanzi della serie "Il cacciatore di briganti" sono riportate vicende che caratterizzarono l'epopea del brigantaggio post unitario dove il non più giovane Massimiliano Viti, Capitano dei R. Carabinieri a riposo, si troverà a contrastare un nuovo fenomeno celatosi sotto il manto di lealismo verso la casa di Borbone, con giovani adepti guidati dai vecchi nemici riuniti sotto l'egida dell'antica setta dei Calderari, rigenerata allo scopo di perseguire un obiettivo utopico, far risorgere dalle ceneri il "Regno delle Due Sicilie" come novella fenice, per mezzo di una "Nuova Restaurazione" alle porte del XX secolo.
La fine del XIX secolo e l’inizio del successivo fu un lasso di tempo importante per il progredir... more La fine del XIX secolo e l’inizio del successivo fu un lasso di tempo importante per il progredire della società nella sua formazione unitaria ma verrà ricordato come un periodo movimentato per Isernia e il Molise tutto – all’epoca si identificava come la Provincia di Campobasso - a causa di avvenimenti che destarono l’attenzione della popolazione per la gravità dei fatti, riportati puntualmente sui giornali periodici che ne raccontarono anche gli aspetti più reconditi. In una provincia piccola come il Molise, all’inizio del ‘900 erano operanti una decina di testate giornalistiche e la cerchia dei “pubblicisti” vide ampliarsi in maniera esponenziale la rosa dei nomi che redigevano articoli per pubblicazioni che uscivano in edicola a cadenza settimanale o quindicinale, diventando quasi quotidiana in prossimità di eventi particolari, come le elezioni politiche. Erano numeri che si scontravano con una realtà ben diversa da ciò che sembrava, essendoci in provincia una percentuale molto alta di analfabeti (circa il 70%). Questo libro racconta la vita quotidiana di una cittadina di provincia del centro Italia nei primi anni del XX secolo caratterizzati da avvenimenti in parte derivanti da situazioni ereditate dagli anni precedenti per vecchie questioni mai risolte, soprattutto rivalse economiche e rivalità politiche. Tra le storie che si trascinarono dal precedente, quella della Banca Popolare Cooperativa d’Isernia fu tra le più significative e rappresentò l’esempio più macroscopico su come la classe dirigente della città controllasse con il suo potere economico la stampa locale. Altra storia che caratterizzò quegli anni fu “L’Affaire del Volturno”, una vicenda ambigua e intrigante che crebbe in sordina per poi ingigantirsi sempre più, come fosse un’opera rossiniana. Nel 1901 venne a montarsi ciò che, nella riflessione postuma su quegli avvenimenti, sembrò la rappresentazione di un dramma teatrale, basato su circostanze ambigue che attrassero l’attenzione della gente guidandola poi verso una imperfetta interpretazione della realtà, con vicende inventate e colpi di scena che condussero nelle aule dei tribunali di Campobasso, Isernia e Napoli alcuni dei massimi esponenti del mondo politico molisano e nazionale. Questa storia del Volturno è stata una strana vicenda che, a distanza di più di un secolo, sembra nascondere ancora il reale fine per cui venne denunciata, perché a ripercorrere tutti gli avvenimenti, sia tramite la lettura dei verbali dei tribunali, sia degli articoli dei giornali, ma anche delle diverse memorie pubblicate, affiora un senso di smarrimento su come i molisani possano aver concentrato l’attenzione per anni su fatti che misero in evidenza metodi che all’epoca rappresentavano le normali procedure in ambito politico per favorire l’economia del territorio e procacciare il lavoro per la propria gente. Molti fatti furono intenzionalmente travisati da coloro che iniziarono la disputa. Altre sono le storie intriganti riportate sulle “Cronache d’Isernia” che caratterizzarono quel periodo che si affacciava sul nuovo secolo tramite la rilettura degli articoli dei giornali dell’epoca. Tutti si conoscono e tutti conoscono ciò che avviene, dove persone che sembrano distanti per modo di vivere (ma non di fare affari) sono invece imparentate tra loro da generazioni. I bei matrimoni dei giovani eredi delle famiglie benestanti vengono riportati sui giornali con descrizione dettagliata degli avvenimenti, quasi fosse una festa popolare per cui tutti dovevano conoscere cos’era avvenuto e cosa era stato regalato agli sposi. La città aumentò di popolazione e terreni nei pressi del centro abitato vennero destinati a nuove urbanizzazioni. Il comm. De Masi continuò ad impreziosire quell’angolo di paradiso che rimaneva lo Stabilimento delle Acque Solfuree dove venivano festeggiate ricorrenze di ogni tipo, dai compleanni agli anniversari di nozze, dalle serate dedicate alla letteratura organizzate da quel simpatico scrittore dott. prof. Alfonso Perrella, alle feste da ballo di fine estate per la chiusura dello stabilimento. Il Ginnasio Fascitelli divenne governativo e la pianura di Venafro venne finalmente bonificata. Tanti altri avvenimenti sono riportati nelle “Cronache” per testimoniare il modo in cui veniva vissuto il quotidiano, la vita di tutti i giorni delle persone che hanno preceduto tutti noi nel vivere e lavorare tra le piazze e le strade della nostra Isernia. Il libro è il seguito delle “Cronache d’Isernia di fine secolo XIX” da cui ha ereditato la maniera di emozionare con immagini e storie dell’epoca.
Questo frammento di storia d’Isernia, gli ultimi 15 anni del XIX secolo, viene proposto attravers... more Questo frammento di storia d’Isernia, gli ultimi 15 anni del XIX secolo, viene proposto attraverso la rilettura degli articoli di giornali locali pubblicati all’epoca. Si narra di situazioni e vicende accadute in quello stesso ambiente urbano da noi vissuto attualmente ma che dimentichiamo essere stato lo spazio vitale di tante altre persone vissute prima di noi, che hanno lavorato, tribolato, amato e riso tra quelle stesse pietre che casualmente tocchiamo o su cui spensieratamente ci sediamo. La particolarità di un giornale è che gli articoli raccontano l’accaduto con dovizia di particolari. Dopo quasi un secolo e mezzo, la lettura di quegli articoli riporta in auge storie ormai dimenticate che tornano ad essere lette non più per informare sugli accadimenti ma per sapere che sono accadute. Tanti fatti succedutisi in quegli anni, molto importanti per la città, come la posa della prima pietra del ponte Cardarelli dove non tutte le autorità parteciparono, oppure le difficoltà incontrate dall’Amministrazione Comunale nel costruire il primo acquedotto cittadino o nella realizzazione di uno dei primi impianti elettrici di illuminazione pubblica del Regno, ma anche il processo alla Banca Popolare Cooperativa d’Isernia che travolse molti notabili della città e tanti altri importanti avvenimenti ormai caduti nel dimenticatoio, sono stati ricordati in questo testo proprio perché rappresentano le origini della storia moderna della nostra città. Quanti personaggi allora conosciuti sono stati dimenticati, così come ciò che hanno realizzato per il bene collettivo! Certo la città di fine XIX secolo non è proprio la stessa di inizio XXI secolo. All’epoca Isernia finiva alla Fiera ed inoltre, purtroppo, la città è passata sotto il tragico maglio degli eventi bellici dell’ultima guerra mondiale che hanno stravolto, oltre la vita dei cittadini, anche l’antica “forma urbis”. La città di fine XIX secolo si identificava in quello che attualmente chiamiamo “centro storico” e, anche se con qualche eccezione, possiamo ripercorrere quelle vecchie strade, che all’epoca pullulavano di gente e di attività commerciali, purtroppo nel silenzio assoluto dell’abbandono ma consapevoli dell’enorme mole di storia di cui sono permeate e custodi. Chi ha un po’ di fantasia e conosce bene la città, riuscirà ad estrapolare da questo libro sensazioni uniche tali da riportarlo indietro nel tempo, e vivere quegli avvenimenti come se fosse stato realmente presente. Il libro si legge come un romanzo, anche se di fatto è un testo di storia cittadina.
Sottrarsi a Napoli ad un tranello dei Calderari e incontrare l'amico Tancredi non posssono consid... more Sottrarsi a Napoli ad un tranello dei Calderari e incontrare l'amico Tancredi non posssono considerarsi una coincidenza in una giornata particolarmente tesa. Il capitano Viti conosce ormai bene dove conducono le lusinghe di un dirigente del Ministero dell'Interno del nuovo Regno sabaudo, e Tancredi sa quali leve azionare per scuotere la coscienza di un vecchio carabiniere. Si troveranno insieme qualche giorno dopo, ad inseguire tra le campagne molisane don Nico Mancusi, il loro nemico di sempre, meno risoluto del solito ma determinato nel sostenere la propria lealtà al trono gigliato. Questa volta don Nico sarà foriero di una notizia sconvolgente per Viti, tanto da fargli credere di aver avuto dalla vita ancora un'altra opportunità. ISBN 978-8833816333
Il nuovo impegno investigativo del Capitano Viti è storicamente collocato verso la fine dell’esta... more Il nuovo impegno investigativo del Capitano Viti è storicamente collocato verso la fine dell’estate del 1892 quando Isernia inaugurò l’impianto elettrico della pubblica illuminazione realizzato dalla ditta dei fratelli Ruffolo. Fu un evento importante tanto da richiamare in città gente proveniente anche da fuori provincia. Molti furono i professionisti tra ingegneri e imprenditori che presenziarono la prima accensione, nonché una nutrita rappresentanza della classe politica provinciale con l’intento di testimoniare l’importanza delle nuove tecnologie nel tessuto sociale e lavorativo di quella realtà. Passata l’estate e l’enfasi per la novità della luce elettrica, una serie di sciagurati episodi sconvolse la serena tranquillità di quell’angolo del Regno d’Italia ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita. La città venne funestata da una sequenza di cruenti fatti che, nel modo in cui si palesarono, rasentavano la razionalità. Nessuno riuscì a cogliere il filo logico che cuciva insieme gli infelici avvenimenti e solo il caso volle che una distrazione si trasformasse, nella mente dell’arguto Capitano Viti, in una traccia investigativa tanto importante da condurlo all’agognata verità.
BRIAMONTE V.M. - Cause, mezzi e fine della reazione d'Isernia avvenuta nel 30 Settembre 1860 - MARULLI FELICE - Brano accennante agli avvenimenti d'Isernia, 1860
Una testimonianza dei fatti accaduti in Isernia durante la reazione dell'autunno 1860 scritta da ... more Una testimonianza dei fatti accaduti in Isernia durante la reazione dell'autunno 1860 scritta da V. M. Briamonte, un osservatore il cui nome non appare in nessun altro testo dell'epoca, su nessun giornale della penisola e sconosciuto agli isernini. Dichiara di riportare nello scritto solo i fatti così come sono accaduti, ma risulta palese la tendenza verso la fazione lealista. "Briamonte" sembra essere un nome inventato, e nel tempo gli sono state attribuite diverse identità tutte non verificate. La lettura del testo fornisce una visuale globale degli avvenimenti, che evidenziano una diversa interpretazione della testimonianza fatta da Stefano Jadopi sul suo libro "La reazione avvenuta nel Distretto d'Isernia". In appendice, la trascrizione del "Brano" di Felice Marulli, un manifesto sugli stessi avvenimenti dell'autunno 1860, stampato a Napoli e distribuito ad amici e conoscenti nonché affisso nelle piazze della città, anche questo succube della critica puntuale di Stefano Jadopi.
Un'altra avventura investigativa del Capitano Viti in una città dove gli efferati avvenimenti acc... more Un'altra avventura investigativa del Capitano Viti in una città dove gli efferati avvenimenti accaduti durante il Risorgimento molisano non sono mai stati dimenticati. ISBN: 9788833813929
Ventisei racconti, scelti con estrema cura nella copiosa fioritura di giornali molisani dell’Otto... more Ventisei racconti, scelti con estrema cura nella copiosa fioritura di giornali molisani dell’Ottocento. Il primo volume di questa antologia getta fasci di luce su un Molise inedito e nascosto, quasi segreto. Ed è una luce nuova, rispetto alla descrizione di un Molise chiuso, misoneista, conservatore, che finora in larga parte ci era stata consegnata. Si scopre, viceversa, un ambiente culturale straordinariamente attivo, vivace, ben attrezzato ad affrontare, dopo l’Unità d’Italia, i cambiamenti e le trasformazioni di un’era nuova. Nei testi, cupi drammi di ambiente contadino, da tolstojana Potenza delle tenebre, tra amori proibiti, atroci vendette, unioni tragicamente segnate dal destino, si alternano alle atmosfere eleganti e rarefatte, a volte sensuali e peccaminose, di ambienti più borghesi. Acerbe prove d’autore, quasi adolescenziali, si affiancano ad autentici piccoli capolavori, anche famosi. Scrittori che si riveleranno di successo, qui sono colti ai primi passi, insieme a personalità che faranno grandi carriere nella politica, nella scuola, nella medicina, nella pubblica amministrazione. Si torna, così, a rivelare il grande valore della pratica letteraria come esercizio, tirocinio e incomparabile strumento di formazione.
Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea, 2023
Il "Cacciatore di Briganti" è il primo di una piccola serie di romanzi (la maggior parte ancora i... more Il "Cacciatore di Briganti" è il primo di una piccola serie di romanzi (la maggior parte ancora inedita) che prende spunto dalla collana "Cronache d'Isernia" pubblicata nel 2019 dove, in più di mille pagine divise in due volumi, vengono riportati gli avvenimenti tratti da articoli di giornali locali pubblicati all'a fine del XIX secolo. Proprio questi accadimenti forniscono il tessuto storico dove s'imbastiscono avvincenti e intricate trame a sfondo poliziesco. I romanzi si basano quindi su fatti realmente accaduti di cui si è persa ormai la memoria. Dalla realtà dei fatti alla finzione narrativa, per rivivere, in parte, le delicate atmosfere di tempi ormai passati.
Le vicende del romanzo "Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea" sono ambientate nel Novembre del 1891, un periodo di fermento culturale dovuto al cambiamento che l’utilizzo delle nuove tecnologie apportò alla società civile. In Italia spiravano venti di rivalsa sociale, ma la borghesia umbertina sembrava non accorgersi delle novità ispiratrici del “Pensiero Novo” ed emarginava qualsiasi mutamento potesse scalfire il benessere sociale acquisito nel tempo. In una piccola città come Isernia nel Molise, i venti delle novità spiravano lentamente e tutto era ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita.
In quest’atmosfera antica si svolgono le vicende accadute in città intorno a piazza Ciro Marilli. Un medico condotto si ritrova a seguire, suo malgrado, le indagini dell’omicidio di un amico che si scoprirà essere custode di un terribile segreto. Coinvolto dalla famiglia della vittima, il medico intercede presso un Capitano dei Carabinieri a riposo per convincerlo a seguire le indagini che sembravano dirigersi verso una facile soluzione che in molti in città reputavano scontata. Il Capitano Viti affiancherà così gli ufficiali della sua ex Arma, senza invaderne il campo investigativo, e la sua esperienza nella lotta al brigantaggio sulle alture dell’Appennino risulterà fondamentale nel riconoscere l’assassino e schivarne le insidie.
Oltre agli avvenimenti susseguitisi in città, nei romanzi della serie "Il cacciatore di briganti" sono riportate vicende che caratterizzarono l'epopea del brigantaggio post unitario dove il non più giovane Massimiliano Viti, Capitano dei R. Carabinieri a riposo, si troverà a contrastare un nuovo fenomeno celatosi sotto il manto di lealismo verso la casa di Borbone, con giovani adepti guidati dai vecchi nemici riuniti sotto l'egida dell'antica setta dei Calderari, rigenerata allo scopo di perseguire un obiettivo utopico, far risorgere dalle ceneri il "Regno delle Due Sicilie" come novella fenice, per mezzo di una "Nuova Restaurazione" alle porte del XX secolo.
La fine del XIX secolo e l’inizio del successivo fu un lasso di tempo importante per il progredir... more La fine del XIX secolo e l’inizio del successivo fu un lasso di tempo importante per il progredire della società nella sua formazione unitaria ma verrà ricordato come un periodo movimentato per Isernia e il Molise tutto – all’epoca si identificava come la Provincia di Campobasso - a causa di avvenimenti che destarono l’attenzione della popolazione per la gravità dei fatti, riportati puntualmente sui giornali periodici che ne raccontarono anche gli aspetti più reconditi. In una provincia piccola come il Molise, all’inizio del ‘900 erano operanti una decina di testate giornalistiche e la cerchia dei “pubblicisti” vide ampliarsi in maniera esponenziale la rosa dei nomi che redigevano articoli per pubblicazioni che uscivano in edicola a cadenza settimanale o quindicinale, diventando quasi quotidiana in prossimità di eventi particolari, come le elezioni politiche. Erano numeri che si scontravano con una realtà ben diversa da ciò che sembrava, essendoci in provincia una percentuale molto alta di analfabeti (circa il 70%). Questo libro racconta la vita quotidiana di una cittadina di provincia del centro Italia nei primi anni del XX secolo caratterizzati da avvenimenti in parte derivanti da situazioni ereditate dagli anni precedenti per vecchie questioni mai risolte, soprattutto rivalse economiche e rivalità politiche. Tra le storie che si trascinarono dal precedente, quella della Banca Popolare Cooperativa d’Isernia fu tra le più significative e rappresentò l’esempio più macroscopico su come la classe dirigente della città controllasse con il suo potere economico la stampa locale. Altra storia che caratterizzò quegli anni fu “L’Affaire del Volturno”, una vicenda ambigua e intrigante che crebbe in sordina per poi ingigantirsi sempre più, come fosse un’opera rossiniana. Nel 1901 venne a montarsi ciò che, nella riflessione postuma su quegli avvenimenti, sembrò la rappresentazione di un dramma teatrale, basato su circostanze ambigue che attrassero l’attenzione della gente guidandola poi verso una imperfetta interpretazione della realtà, con vicende inventate e colpi di scena che condussero nelle aule dei tribunali di Campobasso, Isernia e Napoli alcuni dei massimi esponenti del mondo politico molisano e nazionale. Questa storia del Volturno è stata una strana vicenda che, a distanza di più di un secolo, sembra nascondere ancora il reale fine per cui venne denunciata, perché a ripercorrere tutti gli avvenimenti, sia tramite la lettura dei verbali dei tribunali, sia degli articoli dei giornali, ma anche delle diverse memorie pubblicate, affiora un senso di smarrimento su come i molisani possano aver concentrato l’attenzione per anni su fatti che misero in evidenza metodi che all’epoca rappresentavano le normali procedure in ambito politico per favorire l’economia del territorio e procacciare il lavoro per la propria gente. Molti fatti furono intenzionalmente travisati da coloro che iniziarono la disputa. Altre sono le storie intriganti riportate sulle “Cronache d’Isernia” che caratterizzarono quel periodo che si affacciava sul nuovo secolo tramite la rilettura degli articoli dei giornali dell’epoca. Tutti si conoscono e tutti conoscono ciò che avviene, dove persone che sembrano distanti per modo di vivere (ma non di fare affari) sono invece imparentate tra loro da generazioni. I bei matrimoni dei giovani eredi delle famiglie benestanti vengono riportati sui giornali con descrizione dettagliata degli avvenimenti, quasi fosse una festa popolare per cui tutti dovevano conoscere cos’era avvenuto e cosa era stato regalato agli sposi. La città aumentò di popolazione e terreni nei pressi del centro abitato vennero destinati a nuove urbanizzazioni. Il comm. De Masi continuò ad impreziosire quell’angolo di paradiso che rimaneva lo Stabilimento delle Acque Solfuree dove venivano festeggiate ricorrenze di ogni tipo, dai compleanni agli anniversari di nozze, dalle serate dedicate alla letteratura organizzate da quel simpatico scrittore dott. prof. Alfonso Perrella, alle feste da ballo di fine estate per la chiusura dello stabilimento. Il Ginnasio Fascitelli divenne governativo e la pianura di Venafro venne finalmente bonificata. Tanti altri avvenimenti sono riportati nelle “Cronache” per testimoniare il modo in cui veniva vissuto il quotidiano, la vita di tutti i giorni delle persone che hanno preceduto tutti noi nel vivere e lavorare tra le piazze e le strade della nostra Isernia. Il libro è il seguito delle “Cronache d’Isernia di fine secolo XIX” da cui ha ereditato la maniera di emozionare con immagini e storie dell’epoca.
Questo frammento di storia d’Isernia, gli ultimi 15 anni del XIX secolo, viene proposto attravers... more Questo frammento di storia d’Isernia, gli ultimi 15 anni del XIX secolo, viene proposto attraverso la rilettura degli articoli di giornali locali pubblicati all’epoca. Si narra di situazioni e vicende accadute in quello stesso ambiente urbano da noi vissuto attualmente ma che dimentichiamo essere stato lo spazio vitale di tante altre persone vissute prima di noi, che hanno lavorato, tribolato, amato e riso tra quelle stesse pietre che casualmente tocchiamo o su cui spensieratamente ci sediamo. La particolarità di un giornale è che gli articoli raccontano l’accaduto con dovizia di particolari. Dopo quasi un secolo e mezzo, la lettura di quegli articoli riporta in auge storie ormai dimenticate che tornano ad essere lette non più per informare sugli accadimenti ma per sapere che sono accadute. Tanti fatti succedutisi in quegli anni, molto importanti per la città, come la posa della prima pietra del ponte Cardarelli dove non tutte le autorità parteciparono, oppure le difficoltà incontrate dall’Amministrazione Comunale nel costruire il primo acquedotto cittadino o nella realizzazione di uno dei primi impianti elettrici di illuminazione pubblica del Regno, ma anche il processo alla Banca Popolare Cooperativa d’Isernia che travolse molti notabili della città e tanti altri importanti avvenimenti ormai caduti nel dimenticatoio, sono stati ricordati in questo testo proprio perché rappresentano le origini della storia moderna della nostra città. Quanti personaggi allora conosciuti sono stati dimenticati, così come ciò che hanno realizzato per il bene collettivo! Certo la città di fine XIX secolo non è proprio la stessa di inizio XXI secolo. All’epoca Isernia finiva alla Fiera ed inoltre, purtroppo, la città è passata sotto il tragico maglio degli eventi bellici dell’ultima guerra mondiale che hanno stravolto, oltre la vita dei cittadini, anche l’antica “forma urbis”. La città di fine XIX secolo si identificava in quello che attualmente chiamiamo “centro storico” e, anche se con qualche eccezione, possiamo ripercorrere quelle vecchie strade, che all’epoca pullulavano di gente e di attività commerciali, purtroppo nel silenzio assoluto dell’abbandono ma consapevoli dell’enorme mole di storia di cui sono permeate e custodi. Chi ha un po’ di fantasia e conosce bene la città, riuscirà ad estrapolare da questo libro sensazioni uniche tali da riportarlo indietro nel tempo, e vivere quegli avvenimenti come se fosse stato realmente presente. Il libro si legge come un romanzo, anche se di fatto è un testo di storia cittadina.
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Books by Davide Monaco
Questa volta don Nico sarà foriero di una notizia sconvolgente per Viti, tanto da fargli credere di aver avuto dalla vita ancora un'altra opportunità.
ISBN 978-8833816333
Passata l’estate e l’enfasi per la novità della luce elettrica, una serie di sciagurati episodi sconvolse la serena tranquillità di quell’angolo del Regno d’Italia ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita. La città venne funestata da una sequenza di cruenti fatti che, nel modo in cui si palesarono, rasentavano la razionalità.
Nessuno riuscì a cogliere il filo logico che cuciva insieme gli infelici avvenimenti e solo il caso volle che una distrazione si trasformasse, nella mente dell’arguto Capitano Viti, in una traccia investigativa tanto importante da condurlo all’agognata verità.
"Briamonte" sembra essere un nome inventato, e nel tempo gli sono state attribuite diverse identità tutte non verificate. La lettura del testo fornisce una visuale globale degli avvenimenti, che evidenziano una diversa interpretazione della testimonianza fatta da Stefano Jadopi sul suo libro "La reazione avvenuta nel Distretto d'Isernia".
In appendice, la trascrizione del "Brano" di Felice Marulli, un manifesto sugli stessi avvenimenti dell'autunno 1860, stampato a Napoli e distribuito ad amici e conoscenti nonché affisso nelle piazze della città, anche questo succube della critica puntuale di Stefano Jadopi.
ISBN: 9788833813929
Il primo volume di questa antologia getta fasci di luce su un Molise inedito e nascosto, quasi segreto. Ed è una luce nuova, rispetto alla descrizione di un Molise chiuso, misoneista, conservatore, che finora in larga parte ci era stata consegnata.
Si scopre, viceversa, un ambiente culturale straordinariamente attivo, vivace, ben attrezzato ad affrontare, dopo l’Unità d’Italia, i cambiamenti e le trasformazioni di un’era nuova.
Nei testi, cupi drammi di ambiente contadino, da tolstojana Potenza delle tenebre, tra amori proibiti, atroci vendette, unioni tragicamente segnate dal destino, si alternano alle atmosfere eleganti e rarefatte, a volte sensuali e peccaminose, di ambienti più borghesi.
Acerbe prove d’autore, quasi adolescenziali, si affiancano ad autentici piccoli capolavori, anche famosi.
Scrittori che si riveleranno di successo, qui sono colti ai primi passi, insieme a personalità che faranno grandi carriere nella politica, nella scuola, nella medicina, nella pubblica amministrazione.
Si torna, così, a rivelare il grande valore della pratica letteraria come esercizio, tirocinio e incomparabile strumento di formazione.
Le vicende del romanzo "Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea" sono ambientate nel Novembre del 1891, un periodo di fermento culturale dovuto al cambiamento che l’utilizzo delle nuove tecnologie apportò alla società civile. In Italia spiravano venti di rivalsa sociale, ma la borghesia umbertina sembrava non accorgersi delle novità ispiratrici del “Pensiero Novo” ed emarginava qualsiasi mutamento potesse scalfire il benessere sociale acquisito nel tempo. In una piccola città come Isernia nel Molise, i venti delle novità spiravano lentamente e tutto era ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita.
In quest’atmosfera antica si svolgono le vicende accadute in città intorno a piazza Ciro Marilli. Un medico condotto si ritrova a seguire, suo malgrado, le indagini dell’omicidio di un amico che si scoprirà essere custode di un terribile segreto. Coinvolto dalla famiglia della vittima, il medico intercede presso un Capitano dei Carabinieri a riposo per convincerlo a seguire le indagini che sembravano dirigersi verso una facile soluzione che in molti in città reputavano scontata. Il Capitano Viti affiancherà così gli ufficiali della sua ex Arma, senza invaderne il campo investigativo, e la sua esperienza nella lotta al brigantaggio sulle alture dell’Appennino risulterà fondamentale nel riconoscere l’assassino e schivarne le insidie.
Oltre agli avvenimenti susseguitisi in città, nei romanzi della serie "Il cacciatore di briganti" sono riportate vicende che caratterizzarono l'epopea del brigantaggio post unitario dove il non più giovane Massimiliano Viti, Capitano dei R. Carabinieri a riposo, si troverà a contrastare un nuovo fenomeno celatosi sotto il manto di lealismo verso la casa di Borbone, con giovani adepti guidati dai vecchi nemici riuniti sotto l'egida dell'antica setta dei Calderari, rigenerata allo scopo di perseguire un obiettivo utopico, far risorgere dalle ceneri il "Regno delle Due Sicilie" come novella fenice, per mezzo di una "Nuova Restaurazione" alle porte del XX secolo.
In una provincia piccola come il Molise, all’inizio del ‘900 erano operanti una decina di testate giornalistiche e la cerchia dei “pubblicisti” vide ampliarsi in maniera esponenziale la rosa dei nomi che redigevano articoli per pubblicazioni che uscivano in edicola a cadenza settimanale o quindicinale, diventando quasi quotidiana in prossimità di eventi particolari, come le elezioni politiche. Erano numeri che si scontravano con una realtà ben diversa da ciò che sembrava, essendoci in provincia una percentuale molto alta di analfabeti (circa il 70%).
Questo libro racconta la vita quotidiana di una cittadina di provincia del centro Italia nei primi anni del XX secolo caratterizzati da avvenimenti in parte derivanti da situazioni ereditate dagli anni precedenti per vecchie questioni mai risolte, soprattutto rivalse economiche e rivalità politiche.
Tra le storie che si trascinarono dal precedente, quella della Banca Popolare Cooperativa d’Isernia fu tra le più significative e rappresentò l’esempio più macroscopico su come la classe dirigente della città controllasse con il suo potere economico la stampa locale.
Altra storia che caratterizzò quegli anni fu “L’Affaire del Volturno”, una vicenda ambigua e intrigante che crebbe in sordina per poi ingigantirsi sempre più, come fosse un’opera rossiniana. Nel 1901 venne a montarsi ciò che, nella riflessione postuma su quegli avvenimenti, sembrò la rappresentazione di un dramma teatrale, basato su circostanze ambigue che attrassero l’attenzione della gente guidandola poi verso una imperfetta interpretazione della realtà, con vicende inventate e colpi di scena che condussero nelle aule dei tribunali di Campobasso, Isernia e Napoli alcuni dei massimi esponenti del mondo politico molisano e nazionale. Questa storia del Volturno è stata una strana vicenda che, a distanza di più di un secolo, sembra nascondere ancora il reale fine per cui venne denunciata, perché a ripercorrere tutti gli avvenimenti, sia tramite la lettura dei verbali dei tribunali, sia degli articoli dei giornali, ma anche delle diverse memorie pubblicate, affiora un senso di smarrimento su come i molisani possano aver concentrato l’attenzione per anni su fatti che misero in evidenza metodi che all’epoca rappresentavano le normali procedure in ambito politico per favorire l’economia del territorio e procacciare il lavoro per la propria gente. Molti fatti furono intenzionalmente travisati da coloro che iniziarono la disputa.
Altre sono le storie intriganti riportate sulle “Cronache d’Isernia” che caratterizzarono quel periodo che si affacciava sul nuovo secolo tramite la rilettura degli articoli dei giornali dell’epoca. Tutti si conoscono e tutti conoscono ciò che avviene, dove persone che sembrano distanti per modo di vivere (ma non di fare affari) sono invece imparentate tra loro da generazioni.
I bei matrimoni dei giovani eredi delle famiglie benestanti vengono riportati sui giornali con descrizione dettagliata degli avvenimenti, quasi fosse una festa popolare per cui tutti dovevano conoscere cos’era avvenuto e cosa era stato regalato agli sposi. La città aumentò di popolazione e terreni nei pressi del centro abitato vennero destinati a nuove urbanizzazioni. Il comm. De Masi continuò ad impreziosire quell’angolo di paradiso che rimaneva lo Stabilimento delle Acque Solfuree dove venivano festeggiate ricorrenze di ogni tipo, dai compleanni agli anniversari di nozze, dalle serate dedicate alla letteratura organizzate da quel simpatico scrittore dott. prof. Alfonso Perrella, alle feste da ballo di fine estate per la chiusura dello stabilimento. Il Ginnasio Fascitelli divenne governativo e la pianura di Venafro venne finalmente bonificata. Tanti altri avvenimenti sono riportati nelle “Cronache” per testimoniare il modo in cui veniva vissuto il quotidiano, la vita di tutti i giorni delle persone che hanno preceduto tutti noi nel vivere e lavorare tra le piazze e le strade della nostra Isernia.
Il libro è il seguito delle “Cronache d’Isernia di fine secolo XIX” da cui ha ereditato la maniera di emozionare con immagini e storie dell’epoca.
La particolarità di un giornale è che gli articoli raccontano l’accaduto con dovizia di particolari. Dopo quasi un secolo e mezzo, la lettura di quegli articoli riporta in auge storie ormai dimenticate che tornano ad essere lette non più per informare sugli accadimenti ma per sapere che sono accadute. Tanti fatti succedutisi in quegli anni, molto importanti per la città, come la posa della prima pietra del ponte Cardarelli dove non tutte le autorità parteciparono, oppure le difficoltà incontrate dall’Amministrazione Comunale nel costruire il primo acquedotto cittadino o nella realizzazione di uno dei primi impianti elettrici di illuminazione pubblica del Regno, ma anche il processo alla Banca Popolare Cooperativa d’Isernia che travolse molti notabili della città e tanti altri importanti avvenimenti ormai caduti nel dimenticatoio, sono stati ricordati in questo testo proprio perché rappresentano le origini della storia moderna della nostra città. Quanti personaggi allora conosciuti sono stati dimenticati, così come ciò che hanno realizzato per il bene collettivo!
Certo la città di fine XIX secolo non è proprio la stessa di inizio XXI secolo. All’epoca Isernia finiva alla Fiera ed inoltre, purtroppo, la città è passata sotto il tragico maglio degli eventi bellici dell’ultima guerra mondiale che hanno stravolto, oltre la vita dei cittadini, anche l’antica “forma urbis”.
La città di fine XIX secolo si identificava in quello che attualmente chiamiamo “centro storico” e, anche se con qualche eccezione, possiamo ripercorrere quelle vecchie strade, che all’epoca pullulavano di gente e di attività commerciali, purtroppo nel silenzio assoluto dell’abbandono ma consapevoli dell’enorme mole di storia di cui sono permeate e custodi.
Chi ha un po’ di fantasia e conosce bene la città, riuscirà ad estrapolare da questo libro sensazioni uniche tali da riportarlo indietro nel tempo, e vivere quegli avvenimenti come se fosse stato realmente presente. Il libro si legge come un romanzo, anche se di fatto è un testo di storia cittadina.
Questa volta don Nico sarà foriero di una notizia sconvolgente per Viti, tanto da fargli credere di aver avuto dalla vita ancora un'altra opportunità.
ISBN 978-8833816333
Passata l’estate e l’enfasi per la novità della luce elettrica, una serie di sciagurati episodi sconvolse la serena tranquillità di quell’angolo del Regno d’Italia ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita. La città venne funestata da una sequenza di cruenti fatti che, nel modo in cui si palesarono, rasentavano la razionalità.
Nessuno riuscì a cogliere il filo logico che cuciva insieme gli infelici avvenimenti e solo il caso volle che una distrazione si trasformasse, nella mente dell’arguto Capitano Viti, in una traccia investigativa tanto importante da condurlo all’agognata verità.
"Briamonte" sembra essere un nome inventato, e nel tempo gli sono state attribuite diverse identità tutte non verificate. La lettura del testo fornisce una visuale globale degli avvenimenti, che evidenziano una diversa interpretazione della testimonianza fatta da Stefano Jadopi sul suo libro "La reazione avvenuta nel Distretto d'Isernia".
In appendice, la trascrizione del "Brano" di Felice Marulli, un manifesto sugli stessi avvenimenti dell'autunno 1860, stampato a Napoli e distribuito ad amici e conoscenti nonché affisso nelle piazze della città, anche questo succube della critica puntuale di Stefano Jadopi.
ISBN: 9788833813929
Il primo volume di questa antologia getta fasci di luce su un Molise inedito e nascosto, quasi segreto. Ed è una luce nuova, rispetto alla descrizione di un Molise chiuso, misoneista, conservatore, che finora in larga parte ci era stata consegnata.
Si scopre, viceversa, un ambiente culturale straordinariamente attivo, vivace, ben attrezzato ad affrontare, dopo l’Unità d’Italia, i cambiamenti e le trasformazioni di un’era nuova.
Nei testi, cupi drammi di ambiente contadino, da tolstojana Potenza delle tenebre, tra amori proibiti, atroci vendette, unioni tragicamente segnate dal destino, si alternano alle atmosfere eleganti e rarefatte, a volte sensuali e peccaminose, di ambienti più borghesi.
Acerbe prove d’autore, quasi adolescenziali, si affiancano ad autentici piccoli capolavori, anche famosi.
Scrittori che si riveleranno di successo, qui sono colti ai primi passi, insieme a personalità che faranno grandi carriere nella politica, nella scuola, nella medicina, nella pubblica amministrazione.
Si torna, così, a rivelare il grande valore della pratica letteraria come esercizio, tirocinio e incomparabile strumento di formazione.
Le vicende del romanzo "Il cacciatore di briganti - La vendetta delle Spadea" sono ambientate nel Novembre del 1891, un periodo di fermento culturale dovuto al cambiamento che l’utilizzo delle nuove tecnologie apportò alla società civile. In Italia spiravano venti di rivalsa sociale, ma la borghesia umbertina sembrava non accorgersi delle novità ispiratrici del “Pensiero Novo” ed emarginava qualsiasi mutamento potesse scalfire il benessere sociale acquisito nel tempo. In una piccola città come Isernia nel Molise, i venti delle novità spiravano lentamente e tutto era ammantato dall’ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita.
In quest’atmosfera antica si svolgono le vicende accadute in città intorno a piazza Ciro Marilli. Un medico condotto si ritrova a seguire, suo malgrado, le indagini dell’omicidio di un amico che si scoprirà essere custode di un terribile segreto. Coinvolto dalla famiglia della vittima, il medico intercede presso un Capitano dei Carabinieri a riposo per convincerlo a seguire le indagini che sembravano dirigersi verso una facile soluzione che in molti in città reputavano scontata. Il Capitano Viti affiancherà così gli ufficiali della sua ex Arma, senza invaderne il campo investigativo, e la sua esperienza nella lotta al brigantaggio sulle alture dell’Appennino risulterà fondamentale nel riconoscere l’assassino e schivarne le insidie.
Oltre agli avvenimenti susseguitisi in città, nei romanzi della serie "Il cacciatore di briganti" sono riportate vicende che caratterizzarono l'epopea del brigantaggio post unitario dove il non più giovane Massimiliano Viti, Capitano dei R. Carabinieri a riposo, si troverà a contrastare un nuovo fenomeno celatosi sotto il manto di lealismo verso la casa di Borbone, con giovani adepti guidati dai vecchi nemici riuniti sotto l'egida dell'antica setta dei Calderari, rigenerata allo scopo di perseguire un obiettivo utopico, far risorgere dalle ceneri il "Regno delle Due Sicilie" come novella fenice, per mezzo di una "Nuova Restaurazione" alle porte del XX secolo.
In una provincia piccola come il Molise, all’inizio del ‘900 erano operanti una decina di testate giornalistiche e la cerchia dei “pubblicisti” vide ampliarsi in maniera esponenziale la rosa dei nomi che redigevano articoli per pubblicazioni che uscivano in edicola a cadenza settimanale o quindicinale, diventando quasi quotidiana in prossimità di eventi particolari, come le elezioni politiche. Erano numeri che si scontravano con una realtà ben diversa da ciò che sembrava, essendoci in provincia una percentuale molto alta di analfabeti (circa il 70%).
Questo libro racconta la vita quotidiana di una cittadina di provincia del centro Italia nei primi anni del XX secolo caratterizzati da avvenimenti in parte derivanti da situazioni ereditate dagli anni precedenti per vecchie questioni mai risolte, soprattutto rivalse economiche e rivalità politiche.
Tra le storie che si trascinarono dal precedente, quella della Banca Popolare Cooperativa d’Isernia fu tra le più significative e rappresentò l’esempio più macroscopico su come la classe dirigente della città controllasse con il suo potere economico la stampa locale.
Altra storia che caratterizzò quegli anni fu “L’Affaire del Volturno”, una vicenda ambigua e intrigante che crebbe in sordina per poi ingigantirsi sempre più, come fosse un’opera rossiniana. Nel 1901 venne a montarsi ciò che, nella riflessione postuma su quegli avvenimenti, sembrò la rappresentazione di un dramma teatrale, basato su circostanze ambigue che attrassero l’attenzione della gente guidandola poi verso una imperfetta interpretazione della realtà, con vicende inventate e colpi di scena che condussero nelle aule dei tribunali di Campobasso, Isernia e Napoli alcuni dei massimi esponenti del mondo politico molisano e nazionale. Questa storia del Volturno è stata una strana vicenda che, a distanza di più di un secolo, sembra nascondere ancora il reale fine per cui venne denunciata, perché a ripercorrere tutti gli avvenimenti, sia tramite la lettura dei verbali dei tribunali, sia degli articoli dei giornali, ma anche delle diverse memorie pubblicate, affiora un senso di smarrimento su come i molisani possano aver concentrato l’attenzione per anni su fatti che misero in evidenza metodi che all’epoca rappresentavano le normali procedure in ambito politico per favorire l’economia del territorio e procacciare il lavoro per la propria gente. Molti fatti furono intenzionalmente travisati da coloro che iniziarono la disputa.
Altre sono le storie intriganti riportate sulle “Cronache d’Isernia” che caratterizzarono quel periodo che si affacciava sul nuovo secolo tramite la rilettura degli articoli dei giornali dell’epoca. Tutti si conoscono e tutti conoscono ciò che avviene, dove persone che sembrano distanti per modo di vivere (ma non di fare affari) sono invece imparentate tra loro da generazioni.
I bei matrimoni dei giovani eredi delle famiglie benestanti vengono riportati sui giornali con descrizione dettagliata degli avvenimenti, quasi fosse una festa popolare per cui tutti dovevano conoscere cos’era avvenuto e cosa era stato regalato agli sposi. La città aumentò di popolazione e terreni nei pressi del centro abitato vennero destinati a nuove urbanizzazioni. Il comm. De Masi continuò ad impreziosire quell’angolo di paradiso che rimaneva lo Stabilimento delle Acque Solfuree dove venivano festeggiate ricorrenze di ogni tipo, dai compleanni agli anniversari di nozze, dalle serate dedicate alla letteratura organizzate da quel simpatico scrittore dott. prof. Alfonso Perrella, alle feste da ballo di fine estate per la chiusura dello stabilimento. Il Ginnasio Fascitelli divenne governativo e la pianura di Venafro venne finalmente bonificata. Tanti altri avvenimenti sono riportati nelle “Cronache” per testimoniare il modo in cui veniva vissuto il quotidiano, la vita di tutti i giorni delle persone che hanno preceduto tutti noi nel vivere e lavorare tra le piazze e le strade della nostra Isernia.
Il libro è il seguito delle “Cronache d’Isernia di fine secolo XIX” da cui ha ereditato la maniera di emozionare con immagini e storie dell’epoca.
La particolarità di un giornale è che gli articoli raccontano l’accaduto con dovizia di particolari. Dopo quasi un secolo e mezzo, la lettura di quegli articoli riporta in auge storie ormai dimenticate che tornano ad essere lette non più per informare sugli accadimenti ma per sapere che sono accadute. Tanti fatti succedutisi in quegli anni, molto importanti per la città, come la posa della prima pietra del ponte Cardarelli dove non tutte le autorità parteciparono, oppure le difficoltà incontrate dall’Amministrazione Comunale nel costruire il primo acquedotto cittadino o nella realizzazione di uno dei primi impianti elettrici di illuminazione pubblica del Regno, ma anche il processo alla Banca Popolare Cooperativa d’Isernia che travolse molti notabili della città e tanti altri importanti avvenimenti ormai caduti nel dimenticatoio, sono stati ricordati in questo testo proprio perché rappresentano le origini della storia moderna della nostra città. Quanti personaggi allora conosciuti sono stati dimenticati, così come ciò che hanno realizzato per il bene collettivo!
Certo la città di fine XIX secolo non è proprio la stessa di inizio XXI secolo. All’epoca Isernia finiva alla Fiera ed inoltre, purtroppo, la città è passata sotto il tragico maglio degli eventi bellici dell’ultima guerra mondiale che hanno stravolto, oltre la vita dei cittadini, anche l’antica “forma urbis”.
La città di fine XIX secolo si identificava in quello che attualmente chiamiamo “centro storico” e, anche se con qualche eccezione, possiamo ripercorrere quelle vecchie strade, che all’epoca pullulavano di gente e di attività commerciali, purtroppo nel silenzio assoluto dell’abbandono ma consapevoli dell’enorme mole di storia di cui sono permeate e custodi.
Chi ha un po’ di fantasia e conosce bene la città, riuscirà ad estrapolare da questo libro sensazioni uniche tali da riportarlo indietro nel tempo, e vivere quegli avvenimenti come se fosse stato realmente presente. Il libro si legge come un romanzo, anche se di fatto è un testo di storia cittadina.