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In che modo leggere una storia che, presentata come un racconto autobiografico, si dipana come la... more In che modo leggere una storia che, presentata come un racconto autobiografico, si dipana come la vicenda di un io, narrata come un "tu" e come un "lui" e si conclude con un'appendice che è il diario di una "lei"? Il nuovo romanzo di Paul Auster combina alla tradizionale, avvincente macchina narrativa un gioco di punti di vista che finisce con il rendere invisibile quella che amiamo definire come la verità. Adam Walker, brillante studente alla Columbia University, newyorkese d'adozione, conosce Rudolf Born, parigino e professore alla Scuola di Affari Internazionali presso la stessa università. Con lui è Margot, la ragazza con cui convive da due anni e che, affascinata da Adam, propone al compagno di sostenerlo nell'avvio di una promettente carriera nel mondo dell'editoria: dovrà dirigere la pubblicazione di una rivista letteraria che ospiterà le sue poesie. Non è un caso che il nome del facoltoso committente ricordi ad Adam quello di un altro Born, quel Bertrand, poeta provenzale, che nella sua lirica più nota esalta il fascino della forza guerresca. Né è un caso che il lavoro di Adam consista fin da ora nello scrivere. Anni dopo, alla fine di un'esistenza che prenderà una piega imprevista, Adam farà pervenire il manoscritto del romanzo della sua vita ad un ex compagno di college, ora affermato scrittore. La vicenda si dipana in tre parti ciascuna delle quali reca il titolo di una stagione dell'anno: estate, autunno, inverno. Ogni sezione segna una tappa nel romanzo di formazione di Adam: la scoperta della violenza nell'altro, la rivelazione dell'amore per la sorella, il progetto della vendetta fino al ritorno a casa, dopo un breve soggiorno francese. Il copione classico è rispettato, l'eroe si allontana, conosce il mondo, si procura un aiutante, si convince della possibilità di agire, fallisce, rientra nei ranghi di una vita normale che trova nella battaglia per la giustizia il suo riscatto. Ma qualcosa rimane nascosto, c'è del non detto nella scrittura che segue da prospettive diverse la presa di coscienza di sé del protagonista. Nella rievocazione di chi, interrogato dopo la morte di Adam, ne ripercorre la vicenda nel tentativo di fornire informazioni utili a completare il suo romanzo, alcuni momenti rimangono in ombra e il dubbio vince ogni volta sulla certezza. Come in un noir classico il lettore vorrebbe che il finale facesse piena luce sull'istinto criminoso di Born, ma il romanziere che riceverà l'incarico di pubblicare la storia di Adam dichiara di aver cambiato volutamente i nomi dei protagonisti della vicenda, a partire proprio da quel Rudolph Born che una troppo facile assonanza mette in relazione con il poeta cantore della guerra. Neppure la conclusiva rivelazione del Born personaggio di aver lavorato al soldo dello spionaggio internazionale ci convince, come non ci persuadono le parole rassicuranti di Gwym, la sorella di Adam, che nega di esserne mai stata sessualmente attratta. Insomma, come sono andate davvero le cose? E tra i racconti qual è da considerarsi il più credibile? Nessuno, dopo la morte di Adam, conoscerà se la successione degli eventi risponde a verità né saprà se l'intreccio secondo cui il narratore ha deciso di raccontarli li ha montati in modo tale da offrirli a diverse interpretazioni. D'altro canto a concorrere alla loro trascrizione sono narratori diversi, senza contare che il romanziere di successo cui è affidata la trascrizione finale si propone con uno pseudonimo che lo rende irriconoscibile. In definitiva nel romanzo di Paul Auster non è solo invisisibile ciò che non appare, il buco nero degli abissi della coscienza che condanna o assolve, ad essere invisibile, dietro l'artificio della finzione letteraria, è l'individualità dello scrittore che, presentandosi come uno e tanti, finisce con l'affidare alla sola scrittura la credibilità della rievocazione. Divenuta da codice messaggio, la scrittura è ora l'unica realtà in cui il lettore può credere.

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