Papers by Alessandro A Dal Lago
Cultures & conflits, 2009
Tu t'alourdis toi-même Avec des idées fausses et ne peux voir Choses que tu verrais, si tu les se... more Tu t'alourdis toi-même Avec des idées fausses et ne peux voir Choses que tu verrais, si tu les secouais. (Dante, Paradis, I, 88-90) * Traduit de l'italien par Sarah Guilmault.

California Italian Studies, 2010
La porta stretta. L'Italia e l' "altra riva" tra colonialismo e politiche migratorie. Alessandro ... more La porta stretta. L'Italia e l' "altra riva" tra colonialismo e politiche migratorie. Alessandro Dal Lago 1. Nel 1925, gli ammiragli italiani proposero a Mussolini di costruire portaerei, tipo di nave militare di cui le principali potenze mondiali cominciavano a dotarsi su larga scala (all'epoca, la marina militare italiana aveva in programma soprattutto nuove corazzate, ciò che, sulla carta, l'avrebbe fatta diventare di poco inferiore alla flotta inglese.) Mussolini rifiutò le portaerei, sia perché l'aviazione (controllata dal potente gerarca Italo Balbo) era contraria, sia perché aveva idee molto particolari in tema di strategia militare e geopolitica. "L'Italia è già una portaerei naturale, protesa nel Mediterraneo", proclamò soddisfatto. Come è noto, la marina italiana fu ripetutamente sconfitta, tra il 1940 e il 1943 (con l'eccezione di alcuni colpi di mano nel porto di Alessandria d'Egitto). Non era dotata di radar e non era protetta dall'aviazione, che disponeva di un raggio d'azione limitato e che comunque, gelosa della propria autonomia, non riusciva a coordinarsi con la marina. Poco dopo l'inizio della guerra, l'aviazione italiana fu ridotta all'impotenza, quando gran parte degli apparecchi, immobilizzati a terra nella "portaerei naturale", furono distrutti dagli inglesi. 1 L'aneddoto non descrive solo il dilettantismo del regime fascista nelle questioni militari. Rappresenta anche l'immagine che i governanti italiani hanno, da sempre, del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. Una fortezza in mezzo a un mare largamente estraneo e ostile. Da una parte, la consapevolezza che la penisola, per almeno un terzo, è più vicina all'Africa di quanto non sia all'Europa continentale. Dall'altra, una ristrettezza di vedute che è frutto della storica marginalità del paese rispetto all'Europa. Dai tempi dell'unificazione, la politica estera italiana è oscillata tra due poli: la volontà di inserire il paese nel novero delle nazioni "che contano" e l'aspirazione a farlo diventare una potenza imperiale, proiettata verso le profondità dell'Africa e capace di esercitare una vasta influenza sul mondo slavo e nel vicino oriente. Si può definire l'atteggiamento italiano verso il Mediterraneo, nel periodo che va dall'unificazione alla seconda guerra mondiale, come colonialismo tardivo. Dalla fine degli anni Settanta del XIX secolo sino alla guerra d'Etiopia, un paese male unificato e profondamente arretrato si impegna-prima in modo ufficioso, per interposta attività di esploratori e missionari, poi ufficialmente-nella conquista di terre al di là del mare. Il colonialismo italiano non discende da un ruolo storico di potenza politica ed economica su scala globale, come l'Inghilterra e in misura minore la Francia. Al pari di quello tedesco, ma con mezzi infinitamente minori, nasce piuttosto da una velleità di potenza puramente politica. In più, rispetto al caso del Reich, da considerazioni di tipo demografico e sociale. L'idea principale era in fondo quella di distogliere l'emigrazione dai tradizionali paesi d'attrazione (Stati Uniti, Argentina, Francia, Svizzera ed altri paesi europei), per dirigerla verso territori da "civilizzare" e annettere alla patria. A questa concezione di un colonialismo o imperialismo "sociale" collaborarono pensatori e intellettuali laici e cattolici, sia di destra, com'era naturale, sia provenienti dal socialismo moderato. Nel 1911, Giovanni Pascoli, poeta noto per la sua "mitezza", così si espresse in un discorso commemorativo dedicato ai caduti della guerra di Libia:
Etnografia e ricerca qualitativa, 2009
Etnografia e ricerca qualitativa, 2010
Rassegna Italiana di Sociologia, 2000
... Alessandro Dal Lago 134 ... buro-cratico, riscopriva la sua autentica natura capitalistica, i... more ... Alessandro Dal Lago 134 ... buro-cratico, riscopriva la sua autentica natura capitalistica, il «rischio» imprenditoriale era proclamato come suo faro culturale. Lo spirito di impresa si riscopriva dominatore del mondo, e quindi il tradizionale problema della «regolazione» sociale nei ...
Nuova informazione bibliografica, 2014
Etnografia e ricerca qualitativa, 2008
... Umberto Eco, il famoso autore di Il nome della rosa, si è recato in televisione con un appell... more ... Umberto Eco, il famoso autore di Il nome della rosa, si è recato in televisione con un appello: «Non lasciamo solo Saviano come Falcone e Borsellino», ha detto, citando i due magistrati inquirenti siciliani notoriamente emarginati e uccisi in due attentati nel 1992. ...
Etnografia e ricerca qualitativa, 2012
Etnografia e ricerca qualitativa, 2008
Nuova informazione bibliografica, 2007
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