Medioevo nelle valli. Insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appenini (VIII e XIV sec.). Convegno organizzato dall'Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria. Squillace 11-14 aprile 2019, 2019
L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo st... more L’area si colloca nella porzione settentrionale della Provincia di Palermo a circa 30 Km dallo stesso capoluogo sulla direttrice viaria interna per la costa mediterranea dell’isola all’altezza di Sciacca. La principale caratteristica di questo territorio è la presenza di uno sbarramento montuoso costituito dalle propaggini più settentrionali dei Monti Sicani con quote tra i 1000 ed i 1300 m s.l.m. che ha avuto notevole influenza nello sviluppo del popolamento. Le montagne ospitano tracce di vita riferibili alla preistoria ed al basso medioevo, in relazione soprattutto a fortificazioni erette nei punti di controllo dei valichi. La Valle del fiume Jato è molto profonda, ricca di sorgenti che sgorgano dalla base dei massicci montuosi e con terreni coltivati in prevalenza a vigneto ed uliveto. Il fiume biforca il suo percorso nei pressi dell’invaso artificiale Poma; da qui, tornando indietro e seguendo il Vallone Desise si raggiunge il ramo destro del fiume Belìce dove il paesaggio è più dolce e le colline hanno quote che variano dai 400 ai 700 m s.l.m. Raitano, Cozzo Arcivocale, Monte Arcivocalotto, Pietralunga e Cozzo Monaca costituiscono la dorsale calcarea che divide i due rami del Belìce e su cui l’insediamento umano si è avuto sin dalla preistoria. Il paesaggio è quasi esclusivamente coltivato a seminativi stagionali fino ai rilievi del corleonese. Punto di incontro tra i due territori è la dorsale formata dai Monti Iato, Perciana, Pagnocco e Serre della Ginestra anch’essi di notevole altezza (tra 900 e 1300 m. s.l.m) che per la loro posizione centrale costituiscono eccezionali punti di vedetta fin verso i rilievi del trapanese e dell’agrigentino. Si spiega per questo la scelta insediativa su Monte Iato quale punto di controllo e gestione dei traffici commerciali tra la costa settentrionale e quella meridionale della Sicilia. Ancora per le fasi iniziali dell’altomedioevo (VI-VIII sec.), l’insediamento si concentra in grossi villaggi aperti in aree collinari mentre a partire dalla fine del IX, con l’avanzata musulmana, e fino alla metà del secolo XI si ha quella che abbiamo definito “esplosione rurale”, per via dei grandi e piccoli insediamenti posti su diversi punti del paesaggio con un record archeologico ricchissimo ed avvicinabile ai contesti urbani. Benessere economico, vitalità dei territori e sfruttamento intensivo delle risorse agricole sono i fattori scatenanti questa eterogeneità degli abitati, cui spesso riusciamo a collegare il dato toponomastico ed archivistico. Durante il periodo del regno normanno (1130) e fino ad età guglielmina (1180 ca.) le risorse del fiume Jato vengono ulteriormente sfruttate con la costruzione di alcuni mulini, mentre il fiume Belìce, nel tratto oggetto del nostro studio, non sembra essere sfruttato in tal senso, visto il corso più tortuoso, le continue esondazioni e la difficoltà dei terreni limitanei (come si evince dalle lanche fossili). L’osservazione autoptica degli impasti della ceramica da mensa ci consente una osservazione in particolare. Se da un lato si nota come tra i reperti di età islamica sia attestata, con qualche rarissima eccezione, solamente la produzione palermitana, per quelli di età normanna sembrerebbe aumentare la frequenza di altre produzioni, al momento non ben identificate, anche se la presenza di vasellame di Palermo resta sempre preponderante. Se questo dato sia collegato alla migrazione di popolazione dalla Sicilia centrale e/o orientale è ancora troppo presto per dirlo, certamente risposte più decisive potrebbero venire da dati di scavo. Alla fine del periodo normanno, si data la nascita dell’Arcidiocesi di Monreale, le cui platee ci informano in modo puntuale sul paesaggio rurale e sulle strutture abitate. Nella prima metà del XIII secolo, le campagne risultano già in parziale abbandono ed il territorio diventa oggetto delle repressioni contro la popolazione musulmana residente. Eccezionale risulta così il fortilizio di assedio fatto edificare da Federico II contro parte della popolazione musulmana residua di Sicilia, assediata nel vicino centro fortificato di Giato. Gli assedi avvennero tra gli anni 1223-1226 e nel 1246. L’esistenza di questo accampamento fortificato è attestata da una serie di documenti di Federico II dati in castris in obsidione Iati fra 1222 e 1224 e da un passo di una cronaca, per quanto riguarda l’assedio finale del 1246. Gli scavi archeologici, ancora in corso, hanno mostrato uno spaccato della vita militare di un esercito federiciano con tutte una serie di informazioni circa la tecnologia militare, la dieta e la tecnica costruttiva.
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Vogliamo che sotto l’egida dell’educazione alla legalità, del possibile riscatto sociale, della valorizzazione territoriale, si possano avviare processi formativi, che mettano cioè nelle mani di ragazzi, appartenenti a questa ricchissima e ancora poco nota realtà, strumenti di sviluppo e di auto-imprenditorialità.
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Vogliamo che sotto l’egida dell’educazione alla legalità, del possibile riscatto sociale, della valorizzazione territoriale, si possano avviare processi formativi, che mettano cioè nelle mani di ragazzi, appartenenti a questa ricchissima e ancora poco nota realtà, strumenti di sviluppo e di auto-imprenditorialità.
Abstract: we present the results of a recent study regarding the underground excavations for anaerobic conservation of grain. Starting from the written sources it proceeded to an in-depth technical analysis and to a bibliographic bare that led to the census of numerous cavities of different shapes in a period between the sixth and fourteenth centuries. In particular, the interested areas are the valleys of the Jato River and the “Belìce Destro”, where some of excavations by the unusual size and concerning the storage of surplus collected in the territories of the diocese of Monreale. The creation of a typology and its evolution over time, finally is the peculiarity of the study.
This paper presents the results of recent field surveys conducted in a large territorial area located a few kilometers south-east of Palermo. Although some results of these surveys have been published, new discoveries from stratigraphic urban contexts at Palermo call for further revaluations of the dynamics linking this city to its hinterland from the late Aghlabid to the Staufen periods. The social value of ceramics can be grasped in the settlement patterns; the logics of some settlements are self-evident and lasting over centuries, testament to locations that are geographically relevant notwithstanding the changing patterns of political power. Between 9th and 11th centuries Palermitan ceramic productions are the vast majority, whereas between 12th and 13th centuries other regional and extra-regional productions started to appear in the archaeological record, for instance from Liguria and Campania, in accordance with the new trading networks established by the Norman Kingdom.
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