Papers by Elia Carrai

Rivista teologica di Lugano, 2020
Carrai Elia, Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell’immaginazione nel pensiero e nell... more Carrai Elia, Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell’immaginazione nel pensiero e nella proposta di Luigi Giussani RTLu 2/2020, 245-276
Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell'immaginazione nel pensiero e nella proposta di Luigi Giussani Imagination: key of the memory. The value of imagination in the thought and the proposal of Luigi Giussani Riassunto Il presente saggio tenta una preliminare messa a fuoco del ruolo che gioca l'imma-ginazione nel pensiero di Luigi Giussani. Nonostante non si trovi una teorizzazione e trattazione unitaria e conclusiva della facoltà immaginativa nelle pagine del nostro Autore, la messa a tema del dinamismo immaginativo emerge a più riprese nella sua opera quale aspetto non secondario. Riteniamo, inoltre, che la comprensione del ruo-lo dell'immaginazione nella proposta di Giussani costituisca un punto privilegiato di osservazione in ordine a cogliere l'originalità del suo pensiero. Nell'ampia e diversi-ficata tipologia di testi e di contributi del teologo milanese emerge innanzitutto una comprensione dell'immaginazione in relazione al naturale dinamismo della ragione e, soprattutto, una precisa comprensione della stessa alla luce del dirsi e darsi di Cristo nella storia. L'evento rivelativo del comunicarsi di Cristo riconfigurerebbe, segnan-dola irreversibilmente, l'immaginazione stessa: introdotta oltre se stessa, nell'inimma-ginabile, questa immaginazione "dilatata" contribuirebbe ad un vero e proprio "al-largamento" della stessa razionalità. In questa «moltiplicazione dell'immaginazione», per dirla con Giussani, si schiude il nesso immaginazione-memoria al punto da po-terne parlare nei termini di «clava della memoria»: immaginazione "salvata" dall'in-contro con Cristo. Il lavoro si struttura partendo da un inquadramento, secondo il pensiero di Giussani, dell'Immaginazione nell'uomo (1), sottolineando L'immagina-zione: dinamismo naturale della ragione (1.1) e L'inevitabile ripiegamento dell'imma-ginazione (1.2). La seconda parte tematizza L'immaginazione salvata dalla rivelazione (2), nei termini dell'antica e della nuova alleanza: Dio si fa incontro all'immaginazione dell'uomo: Israele (2.1) e Un amore comprensivo oltre ogni umana immaginazione: il Verbo si è fatto carne (2.2). La terza e ultima parte Conclusioni e aperture (3) approda ad una sintesi secondo un'espressione dello stesso Giussani, Immaginazione «clava del guerriero che è la memoria» (3.1), per poi sottolineare come L'inimmaginabile continua ad accadere in un «incontro» possibile: la Chiesa (3.2) e concludersi, infine, in alcune Aperture e prospettive (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).
Nuova Umanità , 2018
Il ventitreesimo capitolo de I promessi sposi del Manzoni, definito giustamente «il cuore religio... more Il ventitreesimo capitolo de I promessi sposi del Manzoni, definito giustamente «il cuore religioso del romanzo», rivela sorprendenti analogie e rimandi al così detto capitolo della Misericordia del Vangelo di Luca. Se, come afferma Boitani, «la scrittura è sempre ri-scrittura» e in special modo ri-scrittura della Bibbia, possiamo cogliere nell’incontro tra l’innominato e il Cardinal Borromeo una forma di riscrittura del quindicesimo capitolo lucano. Riscrittura esplicita ed implicita, articolata in richiami al dettato evangelico e coniugata in una ripresa dei dinamismi esistenziali narrati dall’Evanglista. L’incontro fra queste due «personalità», ci rimanda così nei modi e nei gesti a quegli incontri evangelici di Gesù coi peccatori del suo tempo: realmente una loro ri-scrittura.

Rivista teologica di Lugano, 2020
Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell'immaginazione nel pensiero e nella proposta di... more Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell'immaginazione nel pensiero e nella proposta di Luigi Giussani Imagination: key of the memory. The value of imagination in the thought and the proposal of Luigi Giussani Riassunto Il presente saggio tenta una preliminare messa a fuoco del ruolo che gioca l'imma-ginazione nel pensiero di Luigi Giussani. Nonostante non si trovi una teorizzazione e trattazione unitaria e conclusiva della facoltà immaginativa nelle pagine del nostro Autore, la messa a tema del dinamismo immaginativo emerge a più riprese nella sua opera quale aspetto non secondario. Riteniamo, inoltre, che la comprensione del ruo-lo dell'immaginazione nella proposta di Giussani costituisca un punto privilegiato di osservazione in ordine a cogliere l'originalità del suo pensiero. Nell'ampia e diversi-ficata tipologia di testi e di contributi del teologo milanese emerge innanzitutto una comprensione dell'immaginazione in relazione al naturale dinamismo della ragione e, soprattutto, una precisa comprensione della stessa alla luce del dirsi e darsi di Cristo nella storia. L'evento rivelativo del comunicarsi di Cristo riconfigurerebbe, segnan-dola irreversibilmente, l'immaginazione stessa: introdotta oltre se stessa, nell'inimma-ginabile, questa immaginazione "dilatata" contribuirebbe ad un vero e proprio "al-largamento" della stessa razionalità. In questa «moltiplicazione dell'immaginazione», per dirla con Giussani, si schiude il nesso immaginazione-memoria al punto da po-terne parlare nei termini di «clava della memoria»: immaginazione "salvata" dall'in-contro con Cristo. Il lavoro si struttura partendo da un inquadramento, secondo il pensiero di Giussani, dell'Immaginazione nell'uomo (1), sottolineando L'immagina-zione: dinamismo naturale della ragione (1.1) e L'inevitabile ripiegamento dell'imma-ginazione (1.2). La seconda parte tematizza L'immaginazione salvata dalla rivelazione (2), nei termini dell'antica e della nuova alleanza: Dio si fa incontro all'immaginazione dell'uomo: Israele (2.1) e Un amore comprensivo oltre ogni umana immaginazione: il Verbo si è fatto carne (2.2). La terza e ultima parte Conclusioni e aperture (3) approda ad una sintesi secondo un'espressione dello stesso Giussani, Immaginazione «clava del guerriero che è la memoria» (3.1), per poi sottolineare come L'inimmaginabile continua ad accadere in un «incontro» possibile: la Chiesa (3.2) e concludersi, infine, in alcune Aperture e prospettive (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).

Esistono parole la cui forza è quella di indicare distintamente un dato oggetto, fenomeno, evento... more Esistono parole la cui forza è quella di indicare distintamente un dato oggetto, fenomeno, evento; e ve ne sono altre il cui pregio sembra, al contrario, esser quello di non aderire mai in modo indelebile ed univoco a quanto pretendono indicare: parole utili a dare un nome a tutto ciò che sfugge a una " presa " salda ed efficace del conoscere. L'espressione «modernità» rientra nel novero di queste parole " ampie ". Per quanto si voglia dettagliare, ora nelle discipline storiche, ora in quelle sociologiche e via discorrendo in tutte le altre branche del sapere, la parola «modernità» sembra sfuggire alla possibilità di una sua completa definizione: parola " aperta " per eccellenza e, proprio per questo, sempre a rischio di ridursi a " zona franca " che storici e filosofi (tra gli altri) si riservano di usare con ampi margini di arbitrarietà, attribuendo differente-e talvolta opposto-peso e valore ai singoli fattori che si intrecciano in essa. Tale arbitrarietà semantica, per riprendere le parole di Herman Lübbe, fa sì che «[...] i concetti, non essendo più inseriti in un discorso complessivo fatto nel presente, rimangono per così dire senza padrone. Non c'è più alcuna istanza che li difenda. Diventano patrimonio comune dal quale ciascuno prende ciò che più gli aggrada, senza che ci sia un'istanza responsabile della sua unità e consistenza» (H.LUBBE, La secolarizzazione, Società editrice il Mulino, Bologna, 1970, 10-11).
Science and revelation in dialogue where the hypothesis arises.
These pages want to be an attempt to introduce a different perspective of understanding the meeti... more These pages want to be an attempt to introduce a different perspective of understanding the meeting encounter between Christian faith and Platonism. Following a perspective which we have defined as "existential".
Books by Elia Carrai

Elia Carrai, Tra essere e nulla. L'irriducibilità della pretesa cristiana, in F. Bazzani, ed., Tradizioni eccentriche, Firenze, Clinamen, 2013, 112-153. , 2013
E. Carrai, Tra essere e nulla. L'irriducibilità dell'io e la pretesa cristiana, in F. Bazzani, ed... more E. Carrai, Tra essere e nulla. L'irriducibilità dell'io e la pretesa cristiana, in F. Bazzani, ed.,Tradizioni eccentriche Filosofie dell'eccedenza, Firenze, Clinamen, 2013, 112-153.
«Emerge qui come solamente un cristianesimo non ridotto a discorso o dottrina, ma che conserva nel presente quei tratti di convenienza e originalità umana (reperibili nell’esperienza quotidiana del singolo, interni all’esperienza) che affascinarono i primi discepoli di Cristo, può portare con sé le ragioni per un assenso reale e ragionevole a ciò che la rivelazione dischiude all’uomo. Rimane altrimenti un assenso formale, fideistico o pietistico che non ha “ancoraggio” alcuno alla vita presente, per cui affermare di credere nella creazione dal nulla o nella Trinità finisce per essere qualcosa non solo di accessorio, ma di drammaticamente in-incidente proprio nella vita di chi si dichiara cristiano» p.151

S. Tarocchi – A. Clemenzia – P. Coda, ed., «Dei verbum religiose audiens et fidenter proclamans» (DV 1). Studi in onore del cardinale Giuseppe Betori, EDB, Bologna 2022., 2023
E. Carrai, Il «per sempre» nella storia». Una traccia biblica sull'«eterno» nel prologo e nella c... more E. Carrai, Il «per sempre» nella storia». Una traccia biblica sull'«eterno» nel prologo e nella conclusione di DV, in S. Tarocchi – A. Clemenzia – P. Coda, ed., «Dei verbum religiose audiens et fidenter proclamans» (DV 1). Studi in onore del cardinale Giuseppe Betori, EDB, Bologna 2022, 217-222.
Dei Verbum 5 nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scrittura proprio la parola «eterno», raccogliendo fra tali estremi l’intero testo. Nel Proemio troviamo 1Gv 1,2-3: «Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione sia con il Padre che con il Figlio suo Gesù Cristo». Nella conclusione troviamo «manet in aeternum», espressione isaiana riferita alla parola di Dio: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40,8). A Isaia segue, infine, un rimando a 1Pt 1,24-25 in cui è ripresa la medesima espressione del profeta. Proviamo qui a percorrere brevemente questa «traccia» biblica che segna l'apertura e la chiusura di DV.
E. Carrai, The "forever" in history. Una traccia biblica sull'"eterno" nel prologue e nella conclusione di DV, in S. Tarocchi - A. Clemenzia - P. Coda, ed., "Dei verbum religiose audiens et fidenter proclamans" (DV 1). Studies in honour of Cardinal Giuseppe Betori, EDB, Bologna 2022, 217-222.
Dei Verbum 5 in its Prooemium (n. 1) and in its conclusion (n. 26) makes the very word "eternal" resound through Scripture, gathering the entire text between these extremes. In the Proem we find 1 Jn 1:2-3: "We proclaim to you eternal life, which was with the Father and has become visible to us; what we have seen and heard we proclaim also to you, that you also may have fellowship both with the Father and with his Son Jesus Christ". In the conclusion we find "manet in aeternum", an Isaaian expression referring to the word of God: "The grass withers, the flower withers, but the word of our God endures forever" (Is 40:8). Finally, Isaiah is followed by a reference to 1 Peter 1:24-25 in which the same expression of the prophet is taken up. Let us try here to briefly go over this biblical "track" that marks the opening and closing of DV.

A. Clemenzia – R. Regoli, ed., Ratzinger e la Chiesa. Approcci di ricerca, Nerbini, Firenze 2023, 53-60, 2023
Elia Carrai, Scriptura in Ecclesia. Chiesa e Bibbia: reciprocità nella paradosis nel pensiero di ... more Elia Carrai, Scriptura in Ecclesia. Chiesa e Bibbia: reciprocità nella paradosis nel pensiero di Joseph Ratzinger, in A. Clemenzia – R. Regoli, ed., Ratzinger e la Chiesa. Approcci di ricerca, Nerbini, Firenze 2023, 53-60.
Laddove non è toccata nel presente l’intima libertà del soggetto, laddove quest’ultimo non si riconosce con-vocato da un azione presente di Dio (gesti-parole), non può esservi, propriamente, alcuna reale novità né, tantomeno, la fede. In questo senso la Scrittura è Scrittura sacra in virtù della fede della Chiesa, fede possibile unicamente perché accade la fondamentale paradosis, ovvero quella in cui a consegnarsi è la «presenza» stessa di Dio, ovvero la vita stessa di Cristo che interpella l’uomo a un riconoscimento/accoglimento.
Elia Carrai, Scriptura in Ecclesia. Chiesa e Bibbia: reciprocità nella paradosis nel pensiero di Joseph Ratzinger, in A. Clemenzia - R. Regoli, ed., Ratzinger and the Church. Research Approaches, Nerbini, Firenze 2023, 53-60.
Where the intimate freedom of the subject is not touched in the present; where the subject does not recognize itself as being con-voked by a present action of God (gestures-words): there can be no real novelty, nor, still less, faith. In this sense, Scripture is sacred Scripture by virtue of the faith of the Church, a faith that is only possible because the fundamental paradosis takes place: the one in which it is the real "presence" of God, the same life of Christ, that calls man to a recognition/acceptance.

Pubblicato in S. Tarocchi –A. Clemenzia – P. Coda (-ed), « Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans» (DV 1), EDB, 2022
Dei Verbum nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scri... more Dei Verbum nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scrittura proprio la parola «eterno», raccogliendo fra tali estremi l’intero testo. Nel Proemio troviamo 1Gv 1,2-3: «Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione sia con il Padre che con il Figlio suo Gesù Cristo». Nella conclusione troviamo «manet in aeter- num», espressione isaiana riferita alla parola di Dio: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40,8). A Isaia segue, infine, un rimando a 1Pt 1,24-25 in cui è ripresa la medesima espressione del profeta. Proviamo qui a percorrere brevemente questa «traccia» biblica che segna l'apertura e la chiusura di DV.

Pubblicato in S. Tarocchi –A. Clemenzia – P. Coda (-ed), « Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans» (DV 1), EDB, Bologna 2022., 2022
Dei Verbum nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scri... more Dei Verbum nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scrittura proprio la parola «eterno», raccogliendo fra tali estremi l’intero testo. Nel Proemio troviamo 1Gv 1,2-3: «Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione sia con il Padre che con il Figlio suo Gesù Cristo». Nella conclusione troviamo «manet in aeter- num», espressione isaiana riferita alla parola di Dio: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40,8). A Isaia segue, infine, un rimando a 1Pt 1,24-25 in cui è ripresa la medesima espressione del profeta. Proviamo qui a percorrere brevemente questa «traccia» biblica che segna l'apertura e la chiusura di DV.
Ragione: potestà di un regno finito o energia di ricerca continua?, 2009
E. Carrai, B. Magliulo, G. Vezzosi, Ragione: potestà di un regno finito o energia di ricerca cont... more E. Carrai, B. Magliulo, G. Vezzosi, Ragione: potestà di un regno finito o energia di ricerca continua?, Firenze 2009.
Interventi di: Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini, Giuseppe Girgenti, Andrea Bellandi, Sergio Givone
Un percorso appassionate per scoprire quali siano i reali limiti della ragione, le possibilità che incessantemente le si aprono innanzi e le prospettive per una razionalità "allargata".

Elia Carrai, "Oltre la tolleranza. Verso un nuovo paradigma relazionale", in Bazzani, F., Tolleranza per l’intollerante?: l’Occidente e l’Islam, Firenze 2015., 2015
«Tollerare è offendere», scriveva Goethe. È da questa prospettiva “rovesciata” che vogliamo avvic... more «Tollerare è offendere», scriveva Goethe. È da questa prospettiva “rovesciata” che vogliamo avvicinare il concetto di tolleranza guardandolo, una volta tanto, dalla parte di colui che la tolleranza la subisce: molti pretendono di essere tolleranti, ben pochi, tolleranti compresi, desiderano essere dei tollerati. Gli svantaggi che questa parola implica sembrano superare di gran lunga le opportunità che questa offre. Tolleranza è una parola che nel suo significato attivo ha acquisito nel tempo una connotazione sempre più positiva; tuttavia non appena la si “rovescia” al passivo, essa mostra il suo vero volto: tollerare è offendere.
La tolleranza, se così ci possiamo esprimere, è una modalità relazionale che non vede una reale fuoriuscita da se stessi e nella quale si tende ad assumere l’altro mediante una sua riduzione, l’altro è sostanzialmente misurato a partire da se stessi; nel tollerare è il tollerante che in qualche modo si pone come principio e termine dell’azione.
La persona, in quanto tale, nell’ambito relazionale e sociale ha diritto a qualcosa di più della semplice tolleranza e, tuttavia, si tende sempre più a inquadrare quest’ultima come una cosa dovuta. Certo, in un contesto sociale in cui la dimensione relazionale è profondamente in crisi, la mera tolleranza appare già un complesso traguardo. Proprio a partire da questa idea di tolleranza “dovuta” assistiamo sovente a una precaria sovrapposizione del concetto di tolleranza con quello di rispetto. Per risolvere ogni possibilità di confusione tra i due concetti è sufficiente sottolineare come nel primo termine la relazione accade come misura, laddove chi tollera si reputa superiore al tollerato (quantomeno nei mezzi); nel concetto di rispetto al contrario (laddove non deformato), la relazione è originariamente paritaria, muove da una fondamentale idea di uguaglianza fra uomini.
pubblicato in:
AA.VV., Tolleranza per l'intollerante?, Clinamen, Firenze, 2015
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scritti di carattere divulgativo by Elia Carrai

Il dono e la semplicità di lasciarsi "fare" da Dio di Elia Carrai Pubblicato il 4 gennaio 2023 su... more Il dono e la semplicità di lasciarsi "fare" da Dio di Elia Carrai Pubblicato il 4 gennaio 2023 su "ilsussidiario.net" https://www.ilsussidiario.net/news/benedetto-xvi-il-dono-e-la-semplicita-di-lasciarsifare-da-dio/2466473/
«La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine
Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello
Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro
povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo.
Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per
sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i
luoghi» (Saluto, 28 febbraio 2013). Al netto di tutte le analisi,
Benedetto XVI rimane, come ogni uomo la cui vita è stata plasmata
giorno per giorno dal rapporto con Cristo, un «concreto inesauribile»,
un uomo di Dio che accogliendo il verbo di Dio ha generato Cristo nella
vita di tantissimi uomini e donne in ogni parte del mondo.
È il fascino per questo Cuore di Cristo appassionato del cuore dell’uomo che ha mosso e trasforma... more È il fascino per questo Cuore di Cristo appassionato del cuore dell’uomo che ha mosso e trasformato la vita di tanti santi che qui papa Francesco ci indica come una ininterrotta catena di presenze in cui si è manifestata la realtà e la bellezza dell’amore di Cristo: Agostino, Bernardo, Bonaventura, San Francesco di Sales, Santa Margherita, fino a San Charles de Foucauld e Santa Teresa del Gesù Bambino. Sono questi i veri missionari, i quali non hanno inteso «perdere tempo a discutere di questioni secondarie o a imporre verità e regole, perché la loro preoccupazione principale è comunicare quello che vivono e, soprattutto, che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell’Amato attraverso i loro poveri sforzi» (209).

Pubblicato per rivista-online "Il Mantello della Giustizia": http://www.ilmantellodellagiustizia.... more Pubblicato per rivista-online "Il Mantello della Giustizia": http://www.ilmantellodellagiustizia.it/articoli-mese-di-dicembre-2016/il-realismo-di-san-benedetto Sempre più spesso parlando di Europa, come delle nuove sfide che il cristianesimo si trova oggi a fronteggiare, si torna a guardare San Benedetto e all'impronta che il monachesimo ha lasciato sul nostro vecchio continente. Tuttavia, le modalità con cui si articolano le diversi tentativi di attingere all'eredità del grande santo possono differire fino al punto di opporsi. Non ci addentriamo nel mare di tali imprese; quello che è certo è che in molti casi il loro approccio è viziato da una focalizzazione esclusiva sulle "conseguenze", effetti, che una certa "prassi benedettina" dovrebbe produrre, col conseguente limite di perder di vista proprio l'esperienza di Benedetto, quello che è accaduto innanzitutto in lui. Ad appena cinquant'anni dalla morte del nostro santo, Gregorio Magno suggeriva: «[...]se qualcuno vuol conoscere a fondo i costumi e la vita del santo, può scoprire nell'insegnamento della regola tutti i documenti del suo magistero, perché quest'uomo di Dio certamente non diede nessun insegnamento, senza averlo prima realizzato lui stesso nella sua vita» (Dialoghi II, 36). La Regola, oggi come allora, rimane il riferimento essenziale attraverso cui poter cogliere il proprium del carisma e dell'esperienza di Benedetto. Esperienza giudicata, compresa fino a divenire una proposta ed una provocazione per altri. La Regola non fu concepita come un piano per riedificare l'Europa, e nemmeno per imporsi a tutto il monachesimo occidentale (avvenne solo in epoca carolingia). Intrisa di quanto Benedetto aveva appreso vivendo e seguendo i fatti, la Regola aveva come unico intento quello di obbedire alle concrete esortazioni di Dio: «il Signore aspetta ogni giorno, senza stancarsi, che noi corrispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni» (dal Prologo alla Regola). Benedetto era un realista e, se proprio vogliamo parlare di genialità, dovremmo parlarne nei termini di una fedeltà permanente al reale, alle circostanze ed alla storia come luogo eloquente della presenza di Dio: «Nell'inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l'uomo con i suoi bisogni concreti» (Benedetto XVI, Udienza generale, 9 aprile 2008). È questa consapevolezza realista il più interessante e decisivo dei tratti da cogliere nella vita di Benedetto. «Tutta la Regola porta l'impronta di uno spirito che non costruisce a priori, secondo un ideale astratto e un piano rigido, ma vede la realtà com'è e cerca di adattarvisi, traendone il frutto migliore. Benedetto non intende imporre una regola di perfezione: il suo (egli dice) vuol essere un semplice principio di vita religiosa» (L. Salvatorelli, San Benedetto e l'Italia del suo tempo, 2007, 110) o, come scrive, "minima, tracciata solo per l'inizio" (Regola,73,8). Benedetto non aveva il problema di formare una sorta di élite; coloro che lo seguirono desideravano semplicemente vivere con fedeltà, in comunio-

Davanti alla pretesa moderna di far coincidere il conoscibile con il misurabile, relegando le que... more Davanti alla pretesa moderna di far coincidere il conoscibile con il misurabile, relegando le questioni inerenti il significato dell'esistenza in una sfera " noumenica " sospesa oltre la ragione, possiamo riscoprire oggi il valore decisivo del domandare. In un mondo che spesso pretende offrire risposte ancor prima che sorgano le domande, in cui il chiedere è dai più interpretato come un segno di debolezza, confessione inaudita di una mancanza, domandare è divenuto estremamente impopolare; non solo, si crede di poter sorvolare proprio su quelle domande che per secoli hanno caratterizzato la ricerca e la tensione conoscitiva dell'uomo. Convinto, ormai, che tutto ciò che si può conoscere è ultimamente misurabile, e demandato alla scienza e alla tecnica tale compito, all'uomo contemporaneo non è rimasto che vivere, senza porsi troppe domande, accontentandosi di essere talvolta aggiornato dalle scienze su una qualche novità, purché-ovviamente-di un certo interesse. Così, ogni volta che qualcosa sembra scalfire questa scorza d'indifferenza (l'esistenza rimane pur sempre carica delle sue contraddizioni), prontamente l'apparato epistemologico contemporaneo si mobilita, mostrando come certe domande non possono trovare una risposta univoca, condivisa, al pari delle conclusioni della scienza e che, per questo, è meglio lasciar perdere cosa sia il male, la liberà, il dolore, il vero, cosa significhi profondamente amare o intensamente vivere. Una simile declinazione " ristretta " della ragione comporta, di fatto, una comprensione altrettanto ristretta del reale, in cui certe domande finiscono per essere " fuori luogo " : inadeguate a quei paradigmi propri di una ragione misuratrice.
Toleration isn’t enough. No-one really can desire to be simply tolerated. We must look for other ... more Toleration isn’t enough. No-one really can desire to be simply tolerated. We must look for other relationship paradigm, more suitable for a global, personal affirmation of the other.
Non possiamo accontentarci di una reciproca tolleranza. Come già Goethe affermava provocatoriamente: “tollerare è offendere”. Il paradigma relazionale tollerante, infatti, rivela la sua ultima inefficacia non appena lo si prova a ribaltare: ci si compiace volentieri di essere tolleranti e, tuttavia, ben pochi desidererebbero sentirsi dei tollerati. Per quanto la tolleranza riconosca l’altro, come evidenzia il documento, essa rimane tuttavia troppo poco: «La tolleranza comporta certamente apertura e pazienza con gli altri, riconoscendo la loro presenza in mezzo a noi. Però, se dobbiamo operare per una pace duratura e una vera armonia, non basta la tolleranza».
Per Toscana Oggi 16 ottobre 2016
Quello che impressiona, scorrendo alcune testimonianze, è veder... more Per Toscana Oggi 16 ottobre 2016
Quello che impressiona, scorrendo alcune testimonianze, è vedere come al tentativo crescente ed efferato di strappare via l’umanità stessa dai prigionieri, si opponesse un’ultima irriducibilità dell’io, come se emergesse paradossalmente la vera possibile statura dell’uomo, proprio là dove il tentativo di schiacciarla e annichilirla era estremo e sistematico. Lo attestano quegli uomini che non si lasciarono piegare dalla durezza della prigionia e dei lavori logoranti che pur dovevano patire, rifiutando nell’intimo dei loro cuori di scendere a compromessi con ciò che per loro era la verità, la bellezza, la giustizia.
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Papers by Elia Carrai
Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell'immaginazione nel pensiero e nella proposta di Luigi Giussani Imagination: key of the memory. The value of imagination in the thought and the proposal of Luigi Giussani Riassunto Il presente saggio tenta una preliminare messa a fuoco del ruolo che gioca l'imma-ginazione nel pensiero di Luigi Giussani. Nonostante non si trovi una teorizzazione e trattazione unitaria e conclusiva della facoltà immaginativa nelle pagine del nostro Autore, la messa a tema del dinamismo immaginativo emerge a più riprese nella sua opera quale aspetto non secondario. Riteniamo, inoltre, che la comprensione del ruo-lo dell'immaginazione nella proposta di Giussani costituisca un punto privilegiato di osservazione in ordine a cogliere l'originalità del suo pensiero. Nell'ampia e diversi-ficata tipologia di testi e di contributi del teologo milanese emerge innanzitutto una comprensione dell'immaginazione in relazione al naturale dinamismo della ragione e, soprattutto, una precisa comprensione della stessa alla luce del dirsi e darsi di Cristo nella storia. L'evento rivelativo del comunicarsi di Cristo riconfigurerebbe, segnan-dola irreversibilmente, l'immaginazione stessa: introdotta oltre se stessa, nell'inimma-ginabile, questa immaginazione "dilatata" contribuirebbe ad un vero e proprio "al-largamento" della stessa razionalità. In questa «moltiplicazione dell'immaginazione», per dirla con Giussani, si schiude il nesso immaginazione-memoria al punto da po-terne parlare nei termini di «clava della memoria»: immaginazione "salvata" dall'in-contro con Cristo. Il lavoro si struttura partendo da un inquadramento, secondo il pensiero di Giussani, dell'Immaginazione nell'uomo (1), sottolineando L'immagina-zione: dinamismo naturale della ragione (1.1) e L'inevitabile ripiegamento dell'imma-ginazione (1.2). La seconda parte tematizza L'immaginazione salvata dalla rivelazione (2), nei termini dell'antica e della nuova alleanza: Dio si fa incontro all'immaginazione dell'uomo: Israele (2.1) e Un amore comprensivo oltre ogni umana immaginazione: il Verbo si è fatto carne (2.2). La terza e ultima parte Conclusioni e aperture (3) approda ad una sintesi secondo un'espressione dello stesso Giussani, Immaginazione «clava del guerriero che è la memoria» (3.1), per poi sottolineare come L'inimmaginabile continua ad accadere in un «incontro» possibile: la Chiesa (3.2) e concludersi, infine, in alcune Aperture e prospettive (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).
Books by Elia Carrai
«Emerge qui come solamente un cristianesimo non ridotto a discorso o dottrina, ma che conserva nel presente quei tratti di convenienza e originalità umana (reperibili nell’esperienza quotidiana del singolo, interni all’esperienza) che affascinarono i primi discepoli di Cristo, può portare con sé le ragioni per un assenso reale e ragionevole a ciò che la rivelazione dischiude all’uomo. Rimane altrimenti un assenso formale, fideistico o pietistico che non ha “ancoraggio” alcuno alla vita presente, per cui affermare di credere nella creazione dal nulla o nella Trinità finisce per essere qualcosa non solo di accessorio, ma di drammaticamente in-incidente proprio nella vita di chi si dichiara cristiano» p.151
Dei Verbum 5 nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scrittura proprio la parola «eterno», raccogliendo fra tali estremi l’intero testo. Nel Proemio troviamo 1Gv 1,2-3: «Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione sia con il Padre che con il Figlio suo Gesù Cristo». Nella conclusione troviamo «manet in aeternum», espressione isaiana riferita alla parola di Dio: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40,8). A Isaia segue, infine, un rimando a 1Pt 1,24-25 in cui è ripresa la medesima espressione del profeta. Proviamo qui a percorrere brevemente questa «traccia» biblica che segna l'apertura e la chiusura di DV.
E. Carrai, The "forever" in history. Una traccia biblica sull'"eterno" nel prologue e nella conclusione di DV, in S. Tarocchi - A. Clemenzia - P. Coda, ed., "Dei verbum religiose audiens et fidenter proclamans" (DV 1). Studies in honour of Cardinal Giuseppe Betori, EDB, Bologna 2022, 217-222.
Dei Verbum 5 in its Prooemium (n. 1) and in its conclusion (n. 26) makes the very word "eternal" resound through Scripture, gathering the entire text between these extremes. In the Proem we find 1 Jn 1:2-3: "We proclaim to you eternal life, which was with the Father and has become visible to us; what we have seen and heard we proclaim also to you, that you also may have fellowship both with the Father and with his Son Jesus Christ". In the conclusion we find "manet in aeternum", an Isaaian expression referring to the word of God: "The grass withers, the flower withers, but the word of our God endures forever" (Is 40:8). Finally, Isaiah is followed by a reference to 1 Peter 1:24-25 in which the same expression of the prophet is taken up. Let us try here to briefly go over this biblical "track" that marks the opening and closing of DV.
Laddove non è toccata nel presente l’intima libertà del soggetto, laddove quest’ultimo non si riconosce con-vocato da un azione presente di Dio (gesti-parole), non può esservi, propriamente, alcuna reale novità né, tantomeno, la fede. In questo senso la Scrittura è Scrittura sacra in virtù della fede della Chiesa, fede possibile unicamente perché accade la fondamentale paradosis, ovvero quella in cui a consegnarsi è la «presenza» stessa di Dio, ovvero la vita stessa di Cristo che interpella l’uomo a un riconoscimento/accoglimento.
Elia Carrai, Scriptura in Ecclesia. Chiesa e Bibbia: reciprocità nella paradosis nel pensiero di Joseph Ratzinger, in A. Clemenzia - R. Regoli, ed., Ratzinger and the Church. Research Approaches, Nerbini, Firenze 2023, 53-60.
Where the intimate freedom of the subject is not touched in the present; where the subject does not recognize itself as being con-voked by a present action of God (gestures-words): there can be no real novelty, nor, still less, faith. In this sense, Scripture is sacred Scripture by virtue of the faith of the Church, a faith that is only possible because the fundamental paradosis takes place: the one in which it is the real "presence" of God, the same life of Christ, that calls man to a recognition/acceptance.
Interventi di: Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini, Giuseppe Girgenti, Andrea Bellandi, Sergio Givone
Un percorso appassionate per scoprire quali siano i reali limiti della ragione, le possibilità che incessantemente le si aprono innanzi e le prospettive per una razionalità "allargata".
La tolleranza, se così ci possiamo esprimere, è una modalità relazionale che non vede una reale fuoriuscita da se stessi e nella quale si tende ad assumere l’altro mediante una sua riduzione, l’altro è sostanzialmente misurato a partire da se stessi; nel tollerare è il tollerante che in qualche modo si pone come principio e termine dell’azione.
La persona, in quanto tale, nell’ambito relazionale e sociale ha diritto a qualcosa di più della semplice tolleranza e, tuttavia, si tende sempre più a inquadrare quest’ultima come una cosa dovuta. Certo, in un contesto sociale in cui la dimensione relazionale è profondamente in crisi, la mera tolleranza appare già un complesso traguardo. Proprio a partire da questa idea di tolleranza “dovuta” assistiamo sovente a una precaria sovrapposizione del concetto di tolleranza con quello di rispetto. Per risolvere ogni possibilità di confusione tra i due concetti è sufficiente sottolineare come nel primo termine la relazione accade come misura, laddove chi tollera si reputa superiore al tollerato (quantomeno nei mezzi); nel concetto di rispetto al contrario (laddove non deformato), la relazione è originariamente paritaria, muove da una fondamentale idea di uguaglianza fra uomini.
pubblicato in:
AA.VV., Tolleranza per l'intollerante?, Clinamen, Firenze, 2015
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scritti di carattere divulgativo by Elia Carrai
«La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine
Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello
Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro
povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo.
Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per
sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i
luoghi» (Saluto, 28 febbraio 2013). Al netto di tutte le analisi,
Benedetto XVI rimane, come ogni uomo la cui vita è stata plasmata
giorno per giorno dal rapporto con Cristo, un «concreto inesauribile»,
un uomo di Dio che accogliendo il verbo di Dio ha generato Cristo nella
vita di tantissimi uomini e donne in ogni parte del mondo.
Non possiamo accontentarci di una reciproca tolleranza. Come già Goethe affermava provocatoriamente: “tollerare è offendere”. Il paradigma relazionale tollerante, infatti, rivela la sua ultima inefficacia non appena lo si prova a ribaltare: ci si compiace volentieri di essere tolleranti e, tuttavia, ben pochi desidererebbero sentirsi dei tollerati. Per quanto la tolleranza riconosca l’altro, come evidenzia il documento, essa rimane tuttavia troppo poco: «La tolleranza comporta certamente apertura e pazienza con gli altri, riconoscendo la loro presenza in mezzo a noi. Però, se dobbiamo operare per una pace duratura e una vera armonia, non basta la tolleranza».
Quello che impressiona, scorrendo alcune testimonianze, è vedere come al tentativo crescente ed efferato di strappare via l’umanità stessa dai prigionieri, si opponesse un’ultima irriducibilità dell’io, come se emergesse paradossalmente la vera possibile statura dell’uomo, proprio là dove il tentativo di schiacciarla e annichilirla era estremo e sistematico. Lo attestano quegli uomini che non si lasciarono piegare dalla durezza della prigionia e dei lavori logoranti che pur dovevano patire, rifiutando nell’intimo dei loro cuori di scendere a compromessi con ciò che per loro era la verità, la bellezza, la giustizia.
Immaginazione: clava della memoria. Il valore dell'immaginazione nel pensiero e nella proposta di Luigi Giussani Imagination: key of the memory. The value of imagination in the thought and the proposal of Luigi Giussani Riassunto Il presente saggio tenta una preliminare messa a fuoco del ruolo che gioca l'imma-ginazione nel pensiero di Luigi Giussani. Nonostante non si trovi una teorizzazione e trattazione unitaria e conclusiva della facoltà immaginativa nelle pagine del nostro Autore, la messa a tema del dinamismo immaginativo emerge a più riprese nella sua opera quale aspetto non secondario. Riteniamo, inoltre, che la comprensione del ruo-lo dell'immaginazione nella proposta di Giussani costituisca un punto privilegiato di osservazione in ordine a cogliere l'originalità del suo pensiero. Nell'ampia e diversi-ficata tipologia di testi e di contributi del teologo milanese emerge innanzitutto una comprensione dell'immaginazione in relazione al naturale dinamismo della ragione e, soprattutto, una precisa comprensione della stessa alla luce del dirsi e darsi di Cristo nella storia. L'evento rivelativo del comunicarsi di Cristo riconfigurerebbe, segnan-dola irreversibilmente, l'immaginazione stessa: introdotta oltre se stessa, nell'inimma-ginabile, questa immaginazione "dilatata" contribuirebbe ad un vero e proprio "al-largamento" della stessa razionalità. In questa «moltiplicazione dell'immaginazione», per dirla con Giussani, si schiude il nesso immaginazione-memoria al punto da po-terne parlare nei termini di «clava della memoria»: immaginazione "salvata" dall'in-contro con Cristo. Il lavoro si struttura partendo da un inquadramento, secondo il pensiero di Giussani, dell'Immaginazione nell'uomo (1), sottolineando L'immagina-zione: dinamismo naturale della ragione (1.1) e L'inevitabile ripiegamento dell'imma-ginazione (1.2). La seconda parte tematizza L'immaginazione salvata dalla rivelazione (2), nei termini dell'antica e della nuova alleanza: Dio si fa incontro all'immaginazione dell'uomo: Israele (2.1) e Un amore comprensivo oltre ogni umana immaginazione: il Verbo si è fatto carne (2.2). La terza e ultima parte Conclusioni e aperture (3) approda ad una sintesi secondo un'espressione dello stesso Giussani, Immaginazione «clava del guerriero che è la memoria» (3.1), per poi sottolineare come L'inimmaginabile continua ad accadere in un «incontro» possibile: la Chiesa (3.2) e concludersi, infine, in alcune Aperture e prospettive (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).
Abstract
This essay attempts a preliminary focusing on the role that imagination plays in Gius- sani’s thought. Despite the fact that we can’t find a theoretical and conclusive exposi- tion about this topic in the pages of our Author, we have to admit that the theme of imaginative dynamism is thematized in his pages many times. We also believe that the comprehension of the role of imagination in Giussanis’ aim could be a privileged point of view in order to identify the originality of his same thought. In his textual production, first of all, emerges a natural comprehension of imagination in order to natural reason’s dynamism but, more important, there is revealed a clear comprehen- sion of imagination in the light of Christ’s event in the history. The entrance of God in time would be a reconfiguration of the imagination itself: marked in an irrevers- ible way by this event, this “broadened” imagination would contribute to a specular real “enlargement” of the same rationality. In this «multiplication of imagination», as Giussani says, it is revealed the deep relationship between imagination and memory, understood as memory of Christ, a relation which enables our Author to define im- agination as “memory’s club”: a “saved” imagination, saved by the encounter with Christ. The work is structured starting from a reconnaissance, according to Gius- sani’s thought, of Imagination in man (1), emphasizing the rule of Imagination: natu- ral dynamism of reason (1.1) and The inevitable folding of the imagination (1.2). The second part deals with Imagination saved by revelation (2), in terms of the old and the new covenant: God meets man’s imagination: Israel (2.1) and A comprehensive love beyond all human imagination: the Word became flesh (2.2). The third and final part – Conclusions and openings (3) – leads to a synthesis according to an expression of Giussani himself, Imagination “club of the warrior who is memory” (3.1), to then underline how The Unimaginable continues to happen in a possible “encounter”: the Church (3.2) and finally ending in some Openings and perspectives (3.3).
«Emerge qui come solamente un cristianesimo non ridotto a discorso o dottrina, ma che conserva nel presente quei tratti di convenienza e originalità umana (reperibili nell’esperienza quotidiana del singolo, interni all’esperienza) che affascinarono i primi discepoli di Cristo, può portare con sé le ragioni per un assenso reale e ragionevole a ciò che la rivelazione dischiude all’uomo. Rimane altrimenti un assenso formale, fideistico o pietistico che non ha “ancoraggio” alcuno alla vita presente, per cui affermare di credere nella creazione dal nulla o nella Trinità finisce per essere qualcosa non solo di accessorio, ma di drammaticamente in-incidente proprio nella vita di chi si dichiara cristiano» p.151
Dei Verbum 5 nel suo Prooemium (n. 1) e nella sua conclusione (n. 26) fa risuonare mediante la Scrittura proprio la parola «eterno», raccogliendo fra tali estremi l’intero testo. Nel Proemio troviamo 1Gv 1,2-3: «Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione sia con il Padre che con il Figlio suo Gesù Cristo». Nella conclusione troviamo «manet in aeternum», espressione isaiana riferita alla parola di Dio: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40,8). A Isaia segue, infine, un rimando a 1Pt 1,24-25 in cui è ripresa la medesima espressione del profeta. Proviamo qui a percorrere brevemente questa «traccia» biblica che segna l'apertura e la chiusura di DV.
E. Carrai, The "forever" in history. Una traccia biblica sull'"eterno" nel prologue e nella conclusione di DV, in S. Tarocchi - A. Clemenzia - P. Coda, ed., "Dei verbum religiose audiens et fidenter proclamans" (DV 1). Studies in honour of Cardinal Giuseppe Betori, EDB, Bologna 2022, 217-222.
Dei Verbum 5 in its Prooemium (n. 1) and in its conclusion (n. 26) makes the very word "eternal" resound through Scripture, gathering the entire text between these extremes. In the Proem we find 1 Jn 1:2-3: "We proclaim to you eternal life, which was with the Father and has become visible to us; what we have seen and heard we proclaim also to you, that you also may have fellowship both with the Father and with his Son Jesus Christ". In the conclusion we find "manet in aeternum", an Isaaian expression referring to the word of God: "The grass withers, the flower withers, but the word of our God endures forever" (Is 40:8). Finally, Isaiah is followed by a reference to 1 Peter 1:24-25 in which the same expression of the prophet is taken up. Let us try here to briefly go over this biblical "track" that marks the opening and closing of DV.
Laddove non è toccata nel presente l’intima libertà del soggetto, laddove quest’ultimo non si riconosce con-vocato da un azione presente di Dio (gesti-parole), non può esservi, propriamente, alcuna reale novità né, tantomeno, la fede. In questo senso la Scrittura è Scrittura sacra in virtù della fede della Chiesa, fede possibile unicamente perché accade la fondamentale paradosis, ovvero quella in cui a consegnarsi è la «presenza» stessa di Dio, ovvero la vita stessa di Cristo che interpella l’uomo a un riconoscimento/accoglimento.
Elia Carrai, Scriptura in Ecclesia. Chiesa e Bibbia: reciprocità nella paradosis nel pensiero di Joseph Ratzinger, in A. Clemenzia - R. Regoli, ed., Ratzinger and the Church. Research Approaches, Nerbini, Firenze 2023, 53-60.
Where the intimate freedom of the subject is not touched in the present; where the subject does not recognize itself as being con-voked by a present action of God (gestures-words): there can be no real novelty, nor, still less, faith. In this sense, Scripture is sacred Scripture by virtue of the faith of the Church, a faith that is only possible because the fundamental paradosis takes place: the one in which it is the real "presence" of God, the same life of Christ, that calls man to a recognition/acceptance.
Interventi di: Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini, Giuseppe Girgenti, Andrea Bellandi, Sergio Givone
Un percorso appassionate per scoprire quali siano i reali limiti della ragione, le possibilità che incessantemente le si aprono innanzi e le prospettive per una razionalità "allargata".
La tolleranza, se così ci possiamo esprimere, è una modalità relazionale che non vede una reale fuoriuscita da se stessi e nella quale si tende ad assumere l’altro mediante una sua riduzione, l’altro è sostanzialmente misurato a partire da se stessi; nel tollerare è il tollerante che in qualche modo si pone come principio e termine dell’azione.
La persona, in quanto tale, nell’ambito relazionale e sociale ha diritto a qualcosa di più della semplice tolleranza e, tuttavia, si tende sempre più a inquadrare quest’ultima come una cosa dovuta. Certo, in un contesto sociale in cui la dimensione relazionale è profondamente in crisi, la mera tolleranza appare già un complesso traguardo. Proprio a partire da questa idea di tolleranza “dovuta” assistiamo sovente a una precaria sovrapposizione del concetto di tolleranza con quello di rispetto. Per risolvere ogni possibilità di confusione tra i due concetti è sufficiente sottolineare come nel primo termine la relazione accade come misura, laddove chi tollera si reputa superiore al tollerato (quantomeno nei mezzi); nel concetto di rispetto al contrario (laddove non deformato), la relazione è originariamente paritaria, muove da una fondamentale idea di uguaglianza fra uomini.
pubblicato in:
AA.VV., Tolleranza per l'intollerante?, Clinamen, Firenze, 2015
http://www.clinamen.it/libro.php?id=227
«La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine
Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello
Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro
povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo.
Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per
sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i
luoghi» (Saluto, 28 febbraio 2013). Al netto di tutte le analisi,
Benedetto XVI rimane, come ogni uomo la cui vita è stata plasmata
giorno per giorno dal rapporto con Cristo, un «concreto inesauribile»,
un uomo di Dio che accogliendo il verbo di Dio ha generato Cristo nella
vita di tantissimi uomini e donne in ogni parte del mondo.
Non possiamo accontentarci di una reciproca tolleranza. Come già Goethe affermava provocatoriamente: “tollerare è offendere”. Il paradigma relazionale tollerante, infatti, rivela la sua ultima inefficacia non appena lo si prova a ribaltare: ci si compiace volentieri di essere tolleranti e, tuttavia, ben pochi desidererebbero sentirsi dei tollerati. Per quanto la tolleranza riconosca l’altro, come evidenzia il documento, essa rimane tuttavia troppo poco: «La tolleranza comporta certamente apertura e pazienza con gli altri, riconoscendo la loro presenza in mezzo a noi. Però, se dobbiamo operare per una pace duratura e una vera armonia, non basta la tolleranza».
Quello che impressiona, scorrendo alcune testimonianze, è vedere come al tentativo crescente ed efferato di strappare via l’umanità stessa dai prigionieri, si opponesse un’ultima irriducibilità dell’io, come se emergesse paradossalmente la vera possibile statura dell’uomo, proprio là dove il tentativo di schiacciarla e annichilirla era estremo e sistematico. Lo attestano quegli uomini che non si lasciarono piegare dalla durezza della prigionia e dei lavori logoranti che pur dovevano patire, rifiutando nell’intimo dei loro cuori di scendere a compromessi con ciò che per loro era la verità, la bellezza, la giustizia.