LETT ITA CONT by Fabio M . Rocchi

L'ospite ingrato - Rivista online del Centro Interdipartimentale Franco Fortini, 2021
La ricostruzione di una vicenda editoriale particolare e tortuosa come quella di Ezio Sinigaglia ... more La ricostruzione di una vicenda editoriale particolare e tortuosa come quella di Ezio Sinigaglia (Milano, 1948) è appassionante e racconta molto delle dinamiche del mercato del libro.
Questo promettente autore ha pubblicato il suo primo romanzo, «Il pantarèi», nell’anno 1985, senza riscuotere alcun riscontro di critica e di lettori. Dopo, Sinigaglia sparisce praticamente dalla scena letteraria, per farvi ritorno soltanto trent’anni dopo, nel 2016, anno della pubblicazione del romanzo «Eclissi» da parte di Nutrimenti Edizioni. Da quel momento i suoi scritti, in molti casi rimasti inediti per lunghissimi anni, hanno cominciato finalmente a conoscere una nuova vita e una meritata fortuna, accompagnata da un crescente dibattito che si sta sviluppando soprattutto online, su lit-blog e Youtube grazie all’opera di diffusione di Giuseppe Girimonti Greco e dell’editore Giovanni Turi, titolare di TerraRossa Edizioni.
Durante la lettura di Sinigaglia ci troviamo di fronte ad un outsider del canone del romanzo italiano, sopravvissuto alla temperie postmoderna e postmodernista? Oppure siamo di fronte ad una voce che è in grado, grazie ad una notevole consapevolezza dei generi di riferimento, di utilizzare la letteratura per offrire squarci interpretativi sull’oggi? Rifletto su questi aspetti, concentrandomi soprattutto sulla terza narrazione di Sinigaglia, «L’imitazion del vero».
Il Pickwick, 2020
Recensione al primo romanzo dello scrittore Carlo Bertocchi, pubblicato nel 2019 dalla casa editr... more Recensione al primo romanzo dello scrittore Carlo Bertocchi, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Terrarossa Edizioni.
Paolo Volponi by Fabio M . Rocchi

FRONESIS - semestrale di filosofia letteratura arte, 2021
La vera e propria fascinazione avvertita da Paolo Volponi nei confronti dell’arte figurativa cont... more La vera e propria fascinazione avvertita da Paolo Volponi nei confronti dell’arte figurativa contraddistingue una dimensione complementare più volte frequentata nel corso di una lunga esperienza di scrittura.
Numerosi sono gli esempi in cui, in prosa e in versi, alcuni dipinti vengono nominati e commentati in maniera puntuale. Il confronto con l’opera pittorica, però, diventa quasi sempre un pretesto che dà luogo ad un discorso di natura ulteriore, in grado di raccontare molto sulle modalità con cui si manifestano le dominanti stilistiche dello scrittore marchigiano. I procedimenti dell’accumulazione e della deformazione prendono il sopravvento, travalicando i confini della semplice citazione e al contrario dando vita a reinvenzioni visuali del modello.
Attraverso l’analisi di tre ekphrasis volponiane – tratte da Corporale, dalla lirica Melancholia e da Le mosche del capitale – l'articolo dimostra dunque il particolare rapporto che in questi casi viene a instaurarsi tra la parola e l’immagine, determinando alcune figuralità ricorrenti che modificano il piano dei significanti in direzione del paradigma della sovrabbondanza.
Filologia Antica e Moderna, 2006
Si analizza l'episodio della "marcia dei quarantamila", contenuto all'interno del romanzo Le mosc... more Si analizza l'episodio della "marcia dei quarantamila", contenuto all'interno del romanzo Le mosche del capitale.
Gli strumenti di classe dello sciopero e della rivolta, alla luce delle disavventure dell'operaio Tecraso, diventano il simbolo di una sconfitta epocale in cui la trasfigurazione massmediatica trova uno spazio significativo.
IL PONTE, 2006
L'articolo prende spunto da un chiarimento terminologico e di natura teorica sulle forme di narra... more L'articolo prende spunto da un chiarimento terminologico e di natura teorica sulle forme di narrazione ottocentesca rappresentate dal "romanzo di formazione" e dalla "Bildung".
In questa accezione, il personaggio del "giovane" affronta e conosce il mondo, portando a compimento una serie di esperienze feconde anche in sede di racconto.
In seguito l'analisi si sposta all'interno dell'intera opera di Paolo Volponi. Lo scrittore, divenuto emblematico nella temperie sperimentalista degli anni Settanta, ha in realtà fatto più volte ricorso a questa forma-romanzo che affonda le proprie radici nella tradizione europea.
Vengono così analizzate le figure erranti e in divenire presenti ne La strada per Roma, ne Il lanciatore di giavellotto, in Corporale e ne Le mosche del capitale.
Allegoria nn. 52-53, 2006
L'articolo ripercorre l'opera narrativa di Volponi, concentrandosi principalmente sui romanzi e r... more L'articolo ripercorre l'opera narrativa di Volponi, concentrandosi principalmente sui romanzi e riflettendo sul tema del lavoro.
In un periodo lungo trent'anni emergono costanti e alcune conclusioni di carattere socio-economico in grado di delineare due storie, parallele e contrapposte: quella della classe operaia e, allo stesso tempo, quella della classe dirigente.
Grazie ad un percorso che va dal Memoriale a Le Mosche assistiamo ad alcune tra le più significative trasformazioni attraversate dall'Italia nel secondo Novecento: le illusioni del boom economico, le utopie olivettiane tradite dalla svolta tardo capitalista, la fine del sistema rurale e l'affermazione della metropoli, assieme a quella dei suoi valori più immateriali.
Istmi - numero monografico dedicato a Volponi, 2005
L'articolo riflette sulle scelte ideologiche e teoriche del Volponi narratore.
In un quadro cro... more L'articolo riflette sulle scelte ideologiche e teoriche del Volponi narratore.
In un quadro cronologico che abbraccia i suoi otto romanzi, scritti tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta, la figura dell'intellettuale e il suo ruolo all'interno della società vengono delineati grazie al commento di numerosi passi e situazioni narrative.
Hortus, numero monografico dal titolo E volponi ci manca, n.27, 2004
Negli archivi RAI è reperibile lo speciale, a cura di Patrizio Barbero, dal titolo: "Tutto Volpon... more Negli archivi RAI è reperibile lo speciale, a cura di Patrizio Barbero, dal titolo: "Tutto Volponi in TV".
Si tratta di una serie di documenti video registrati lungo un periodo di tempo che parte dagli anni Sessanta e arriva fino al 1993, in cui lo scrittore si racconta e partecipa al dibattito culturale del Paese. Questi video permettono di restituire un volto e una voce ad una delle figure più importanti della letteratura italiana del secondo Novecento.
Nel contributo viene proposto un resoconto che individua alcuni temi concettuali più rilevanti, specie perché messi in connessione con l'opera e la scrittura di Paolo Volponi.

Le forme della Poesia - VIII Congresso ADI Siena 22-25 settembre, 2004
L'articolo analizza la ricerca da parte di Volponi di un colloquio con lo scenario naturale e ne ... more L'articolo analizza la ricerca da parte di Volponi di un colloquio con lo scenario naturale e ne ricostruisce alcune fondamentali mutazioni nel corso degli anni e delle raccolte.
Da un atteggiamento di tipo simbolista, in cui risulta centrale la corrispondenza del soggetto con lo sfondo naturale, si passa ben presto - anche grazie ai contatti maturati in seno all'ambiente officinesco - a un rapporto problematico, disturbato, in cui la natura diventa oggetto di interferenza e di mutazione a causa della dimensione artificiale.
All'interno del tema si può notare come Volponi si misuri costantemente con la sua ambizione più classica, ovvero quella di instaurare con la tradizione letteraria un rapporto che non è mai semplicemente intertestuale, ma che piuttosto tende a mutuare da essa una verità in grado di decifrare il mondo.

Nuova Antologia, 2004
Nel 1981 uno scrittore ad alta densità sperimentale come Paolo Volponi decide di puntare su un ro... more Nel 1981 uno scrittore ad alta densità sperimentale come Paolo Volponi decide di puntare su un romanzo a prima vista inconsueto rispetto agli standard della propria officina creativa, e più in generale rispetto alla letteratura coeva.
Il lanciatore di giavellotto (Einaudi 1981) è all'apparenza una complicazione, o se vogliamo una variazione ben elaborata ma fedele al prototipo di partenza, del modello del romanzo di formazione, il genere di romanzo che cioè aveva celebrato, ben centoquaranta anni prima, la gioventù europea, assieme alle sue aspirazioni borghesi e alla sua vitale intraprendenza volta alla conoscenza di un mondo nuovo.
La vicenda della maturazione dell'adolescente Damin Possanza, ritratta durante il regime fascista, oltre che una risorsa narrativa diventa così un veicolo conoscitivo in grado di proporre riflessioni sul potere, esportabili su molteplici piani storici.
Libri Critici by Fabio M . Rocchi

Sotto l’etichetta della migrazione italofona di area balcanica sono state raccolte, soprattutto n... more Sotto l’etichetta della migrazione italofona di area balcanica sono state raccolte, soprattutto nel primo decennio degli anni Duemila, numerose testimonianze letterarie, autentiche e dolorose, che provenivano da un mondo in dissoluzione. I conflitti etnici e geopolitici che hanno attraversato quelle terre sul finire del secolo scorso, assieme alle depressioni tardocapitaliste successive, hanno liberato voci che erano spinte dall’urgenza di raccontare, nel tentativo di ricostruire per sé e per le generazioni future una nuova e più complessa identità.
Iscritta in tali coordinate, la letteratura italofona di provenienza albanese costituisce certamente un fenomeno consistente. In due decenni si è formato un canone compatto di autori, tutt’ora in evoluzione, con moltissimi nomi e una bibliografia critica piuttosto estesa.
La prima fase di quello che, dunque, deve essere considerato come un vero e proprio movimento letterario, è rappresentata da tre straordinarie figure femminili, scrittrici e intellettuali. Elvira Dones, Ornela Vorpsi e Anilda Ibrahimi prendono la parola dopo il crollo del regime di Enver Hoxha e delineano, di storia in storia, un universo narrativo affascinante e molteplice, sempre più lontano dai postumi di quel trauma collettivo e al contrario progressivamente inserito in una attualità globalizzata.
Questo libro ne analizza le opere, in un confronto serrato con i testi, nel tentativo di distinguere la rispettiva originalità degli immaginari.
LETT COMPARATA by Fabio M . Rocchi
I vecchi e i giovani, a cura di Marina Polacco, 2002
Nei primi decenni del Ventesimo secolo, in area prevalentemente modernista, un nutrito gruppo di ... more Nei primi decenni del Ventesimo secolo, in area prevalentemente modernista, un nutrito gruppo di romanzi mette in scena la figura dell’adolescente, contribuendo a sviluppare una profonda riflessione culturale e psicologica attorno a questa particolare età della vita.
Un motivo che contribuisce a fissare, in ambito comparatistico, la figura dell’adolescente è senza dubbio la scena in cui il protagonista prende coscienza di sé di fronte ad uno specchio. Il confronto con una identità nascosta, non ancora rivelata, si sovrappone ad una vera e propria indagine sulla psicogenesi della propria diversità.
In tutti i passi esaminati la scena dell’adolescente che si specchia si lega in maniera profonda alla comprensione della propria diversità e si connette al sostrato psicologico della nascita e della coesione del Sé.
COMPARATISMI n.7, 2022
L'articolo si suddivide in due parti. Nella prima l'analisi si concentra sul finale di Solenoide ... more L'articolo si suddivide in due parti. Nella prima l'analisi si concentra sul finale di Solenoide e sulle valenze della statua animata all'interno dell'ultimo romanzo dello scrittore romeno Mircea Cărtărescu.
Nella seconda invece, in un'ottica comparatistica, si cerca di dare rilevanza anche formale alla costante del disorientamento avvertito nei confronti del motivo della statua, individuandolo in alcuni dei romanzi più significativi degli ultimi venticinque anni.
I traumi che le scene prese in esame permettono di esplicitare raccontano di un disagio razionale e di un senso di angoscia collettivo all'alba di un periodo - appena iniziato - in cui consistenti rivoluzioni (di pensiero prima ancora che climatiche e geo-politiche) tracceranno nuovi sistemi di riferimento.
Italofonia Albanese by Fabio M . Rocchi

Il Sarto di Ulm - bimestrale di poesia. Anno IV n. 18, 2023
Una breve riflessione sul percorso rappresentato dai quattro libri di poesia fin qui scritti dall... more Una breve riflessione sul percorso rappresentato dai quattro libri di poesia fin qui scritti dalla poetessa italofona di provenienza albanese Griselda Doka.
La poesia di Griselda Doka (nata nel 1984 in Albania, a Tërpan, distretto di Berat) si è fin qui espressa all’interno di un percorso che ad oggi si compone di quattro raccolte, ognuna respiro preparatorio per il passaggio ad una fase successiva, in cui è dunque possibile apprezzare un
movimento evolutivo che ha riguardato sia il piano tematico che quello formale.
La declinazione di un immaginario intimistico, animato da figure e luoghi ricorrenti cui accennerò in breve, avviene agli esordi nel quadro di un evidente simbolismo di matrice primo-novecentesca – se ci si riferisce all’area italiana – senza però escludere passaggi via via più disinvolti e più decisi in direzione di una elaborazione strutturale contrassegnata dalla ricerca.
Meridiano 13, 2022
La fine del mese di novembre coincide ogni anno per l’Albania con una doppia festività nazionale:... more La fine del mese di novembre coincide ogni anno per l’Albania con una doppia festività nazionale: quella che rievoca l’indipendenza dagli Ottomani e quella che celebra il momento della liberazione dall’oppressione nazi-fascista.
Tuttavia, a cogliere questa sovrapposizione di eventi non furono tanto gli storici, quanto Enver Hoxha, che seppe utilizzare la singolare coincidenza di dati in un vantaggio, in primo luogo retorico.
Lo conferma anche un significativo romanzo di Ron Kubati , La vita dell'eroe (2016).
Albania News - quotidiano telematico sull'attualità e sulla cultura albanese, 2022
L'articolo presenta una riflessione articolata su tre punti principali: il primo riguarda la qual... more L'articolo presenta una riflessione articolata su tre punti principali: il primo riguarda la qualità della produzione critica sviluppatasi in seno all’ambiente letterario albanese; il secondo invece si concentra sulla funzione odierna della critica e sulla sovrapposizione tra il concetto di critica e quello di recensione; il terzo, infine, mette a fuoco il problema delle traduzioni e il rapporto che si istituisce tra i romanzi di provenienza albanese e il mercato editoriale.
Alcune annotazioni in risposta ad un ragionamento irricevibile di Anna Lattanzi.
CULTURIFICIO - Periodico online di Letteratura e Arti, 2022
Riflessioni sul quinto romanzo di Anilda Ibrahimi, uscito per Einaudi nel maggio del 2022.
"Vo... more Riflessioni sul quinto romanzo di Anilda Ibrahimi, uscito per Einaudi nel maggio del 2022.
"Volevo essere Madame Bovary" rappresenta l’ultima tappa all’interno di un discorso letterario ed esistenziale articolato a più riprese ed avviato con "Rosso come una sposa" nel 2008.
Anche in questa narrazione ritroviamo alcune costanti stilistiche che avevano già contraddistinto la cifra narrativa di Ibrahimi: la Storia dei grandi eventi che incrocia i fatti della vita di tutti i giorni: la famiglia che talvolta opprime e talvolta può essere ancora di salvezza; i destini che spesso si separano per non ritrovarsi; le scorribande temporali tra passato e presente, stratagemma diegetico in grado di rilanciare il plot costruendo pagina dopo pagina una architettura romanzesca che guarda al realismo di matrice ottocentesca.
Costellazioni. Rivista di Lingue e Letterature, 2022
The Song of the Nostos. Incipit and Explicit in Anilda Ibrahimi’s novels
The article focuses o... more The Song of the Nostos. Incipit and Explicit in Anilda Ibrahimi’s novels
The article focuses on the field of the writers from the Albanian diaspora who have resorted to the use of the Italian language to express themselves. We are concentrating on Elvira Dones, Ornela Vorpsi and Anilda Ibrahimi. Once this Italian‑speaking milieu has been clarified, in its first female‑dominated phase, the analytic discourse focuses specifically on the work of Anilda Ibrahimi. The four novels published so far are analyzed, favoring the constants present at the beginning and at the end of the story. The tendency towards a narrative circularity, underlined by rites, sounds and recognizable formal so‑ lutions declare the author’s influence on traditional models, especially the epic and nineteenth‑century ones.
CULTURIFICIO. Periodico online di Letteratura e Arti, 2021
Sul primo romanzo di Elvis Malaj, edito da Rizzoli nel 2020.
Malaj aveva già esordito con la ra... more Sul primo romanzo di Elvis Malaj, edito da Rizzoli nel 2020.
Malaj aveva già esordito con la raccolta di racconti Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni, 2018) e si era subito messo in evidenza per il suo stile, caratterizzato dalla ricerca di un ritmo continuo. In quelle pagine veniva portata avanti una sintassi ridotta all’essenziale.
In questa prova lo stile rimane teso, ma alcuni stereotipi associabili all'immaginario balcanico rendono prevedibile e tutto sommato inautentica la storia, segnalando una fase di stanchezza che contraddistingue su più ampio raggio l'attuale momento della letteratura italofona di provenienza albanese.
East Journal, quotidiano online d'informazione su politica, cultura e società dell'Europa centro-orientale e del vicino Oriente., 2021
La storia del romanzo albanese è piuttosto recente, specie se paragonata alla fortuna del genere ... more La storia del romanzo albanese è piuttosto recente, specie se paragonata alla fortuna del genere in altre letterature nazionali. Inoltre, è contraddistinta da una certa ripetitività dei temi, soprattutto complice il lungo periodo del realismo socialista. Due opere, tra le altre, avrebbero potuto cambiare il corso delle cose, ma furono ben presto messe ai margini dalla comunità letteraria.
Uploads
LETT ITA CONT by Fabio M . Rocchi
Questo promettente autore ha pubblicato il suo primo romanzo, «Il pantarèi», nell’anno 1985, senza riscuotere alcun riscontro di critica e di lettori. Dopo, Sinigaglia sparisce praticamente dalla scena letteraria, per farvi ritorno soltanto trent’anni dopo, nel 2016, anno della pubblicazione del romanzo «Eclissi» da parte di Nutrimenti Edizioni. Da quel momento i suoi scritti, in molti casi rimasti inediti per lunghissimi anni, hanno cominciato finalmente a conoscere una nuova vita e una meritata fortuna, accompagnata da un crescente dibattito che si sta sviluppando soprattutto online, su lit-blog e Youtube grazie all’opera di diffusione di Giuseppe Girimonti Greco e dell’editore Giovanni Turi, titolare di TerraRossa Edizioni.
Durante la lettura di Sinigaglia ci troviamo di fronte ad un outsider del canone del romanzo italiano, sopravvissuto alla temperie postmoderna e postmodernista? Oppure siamo di fronte ad una voce che è in grado, grazie ad una notevole consapevolezza dei generi di riferimento, di utilizzare la letteratura per offrire squarci interpretativi sull’oggi? Rifletto su questi aspetti, concentrandomi soprattutto sulla terza narrazione di Sinigaglia, «L’imitazion del vero».
Paolo Volponi by Fabio M . Rocchi
Numerosi sono gli esempi in cui, in prosa e in versi, alcuni dipinti vengono nominati e commentati in maniera puntuale. Il confronto con l’opera pittorica, però, diventa quasi sempre un pretesto che dà luogo ad un discorso di natura ulteriore, in grado di raccontare molto sulle modalità con cui si manifestano le dominanti stilistiche dello scrittore marchigiano. I procedimenti dell’accumulazione e della deformazione prendono il sopravvento, travalicando i confini della semplice citazione e al contrario dando vita a reinvenzioni visuali del modello.
Attraverso l’analisi di tre ekphrasis volponiane – tratte da Corporale, dalla lirica Melancholia e da Le mosche del capitale – l'articolo dimostra dunque il particolare rapporto che in questi casi viene a instaurarsi tra la parola e l’immagine, determinando alcune figuralità ricorrenti che modificano il piano dei significanti in direzione del paradigma della sovrabbondanza.
Gli strumenti di classe dello sciopero e della rivolta, alla luce delle disavventure dell'operaio Tecraso, diventano il simbolo di una sconfitta epocale in cui la trasfigurazione massmediatica trova uno spazio significativo.
In questa accezione, il personaggio del "giovane" affronta e conosce il mondo, portando a compimento una serie di esperienze feconde anche in sede di racconto.
In seguito l'analisi si sposta all'interno dell'intera opera di Paolo Volponi. Lo scrittore, divenuto emblematico nella temperie sperimentalista degli anni Settanta, ha in realtà fatto più volte ricorso a questa forma-romanzo che affonda le proprie radici nella tradizione europea.
Vengono così analizzate le figure erranti e in divenire presenti ne La strada per Roma, ne Il lanciatore di giavellotto, in Corporale e ne Le mosche del capitale.
In un periodo lungo trent'anni emergono costanti e alcune conclusioni di carattere socio-economico in grado di delineare due storie, parallele e contrapposte: quella della classe operaia e, allo stesso tempo, quella della classe dirigente.
Grazie ad un percorso che va dal Memoriale a Le Mosche assistiamo ad alcune tra le più significative trasformazioni attraversate dall'Italia nel secondo Novecento: le illusioni del boom economico, le utopie olivettiane tradite dalla svolta tardo capitalista, la fine del sistema rurale e l'affermazione della metropoli, assieme a quella dei suoi valori più immateriali.
In un quadro cronologico che abbraccia i suoi otto romanzi, scritti tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta, la figura dell'intellettuale e il suo ruolo all'interno della società vengono delineati grazie al commento di numerosi passi e situazioni narrative.
Si tratta di una serie di documenti video registrati lungo un periodo di tempo che parte dagli anni Sessanta e arriva fino al 1993, in cui lo scrittore si racconta e partecipa al dibattito culturale del Paese. Questi video permettono di restituire un volto e una voce ad una delle figure più importanti della letteratura italiana del secondo Novecento.
Nel contributo viene proposto un resoconto che individua alcuni temi concettuali più rilevanti, specie perché messi in connessione con l'opera e la scrittura di Paolo Volponi.
Da un atteggiamento di tipo simbolista, in cui risulta centrale la corrispondenza del soggetto con lo sfondo naturale, si passa ben presto - anche grazie ai contatti maturati in seno all'ambiente officinesco - a un rapporto problematico, disturbato, in cui la natura diventa oggetto di interferenza e di mutazione a causa della dimensione artificiale.
All'interno del tema si può notare come Volponi si misuri costantemente con la sua ambizione più classica, ovvero quella di instaurare con la tradizione letteraria un rapporto che non è mai semplicemente intertestuale, ma che piuttosto tende a mutuare da essa una verità in grado di decifrare il mondo.
Il lanciatore di giavellotto (Einaudi 1981) è all'apparenza una complicazione, o se vogliamo una variazione ben elaborata ma fedele al prototipo di partenza, del modello del romanzo di formazione, il genere di romanzo che cioè aveva celebrato, ben centoquaranta anni prima, la gioventù europea, assieme alle sue aspirazioni borghesi e alla sua vitale intraprendenza volta alla conoscenza di un mondo nuovo.
La vicenda della maturazione dell'adolescente Damin Possanza, ritratta durante il regime fascista, oltre che una risorsa narrativa diventa così un veicolo conoscitivo in grado di proporre riflessioni sul potere, esportabili su molteplici piani storici.
Libri Critici by Fabio M . Rocchi
Iscritta in tali coordinate, la letteratura italofona di provenienza albanese costituisce certamente un fenomeno consistente. In due decenni si è formato un canone compatto di autori, tutt’ora in evoluzione, con moltissimi nomi e una bibliografia critica piuttosto estesa.
La prima fase di quello che, dunque, deve essere considerato come un vero e proprio movimento letterario, è rappresentata da tre straordinarie figure femminili, scrittrici e intellettuali. Elvira Dones, Ornela Vorpsi e Anilda Ibrahimi prendono la parola dopo il crollo del regime di Enver Hoxha e delineano, di storia in storia, un universo narrativo affascinante e molteplice, sempre più lontano dai postumi di quel trauma collettivo e al contrario progressivamente inserito in una attualità globalizzata.
Questo libro ne analizza le opere, in un confronto serrato con i testi, nel tentativo di distinguere la rispettiva originalità degli immaginari.
LETT COMPARATA by Fabio M . Rocchi
Un motivo che contribuisce a fissare, in ambito comparatistico, la figura dell’adolescente è senza dubbio la scena in cui il protagonista prende coscienza di sé di fronte ad uno specchio. Il confronto con una identità nascosta, non ancora rivelata, si sovrappone ad una vera e propria indagine sulla psicogenesi della propria diversità.
In tutti i passi esaminati la scena dell’adolescente che si specchia si lega in maniera profonda alla comprensione della propria diversità e si connette al sostrato psicologico della nascita e della coesione del Sé.
Nella seconda invece, in un'ottica comparatistica, si cerca di dare rilevanza anche formale alla costante del disorientamento avvertito nei confronti del motivo della statua, individuandolo in alcuni dei romanzi più significativi degli ultimi venticinque anni.
I traumi che le scene prese in esame permettono di esplicitare raccontano di un disagio razionale e di un senso di angoscia collettivo all'alba di un periodo - appena iniziato - in cui consistenti rivoluzioni (di pensiero prima ancora che climatiche e geo-politiche) tracceranno nuovi sistemi di riferimento.
Italofonia Albanese by Fabio M . Rocchi
La poesia di Griselda Doka (nata nel 1984 in Albania, a Tërpan, distretto di Berat) si è fin qui espressa all’interno di un percorso che ad oggi si compone di quattro raccolte, ognuna respiro preparatorio per il passaggio ad una fase successiva, in cui è dunque possibile apprezzare un
movimento evolutivo che ha riguardato sia il piano tematico che quello formale.
La declinazione di un immaginario intimistico, animato da figure e luoghi ricorrenti cui accennerò in breve, avviene agli esordi nel quadro di un evidente simbolismo di matrice primo-novecentesca – se ci si riferisce all’area italiana – senza però escludere passaggi via via più disinvolti e più decisi in direzione di una elaborazione strutturale contrassegnata dalla ricerca.
Tuttavia, a cogliere questa sovrapposizione di eventi non furono tanto gli storici, quanto Enver Hoxha, che seppe utilizzare la singolare coincidenza di dati in un vantaggio, in primo luogo retorico.
Lo conferma anche un significativo romanzo di Ron Kubati , La vita dell'eroe (2016).
Alcune annotazioni in risposta ad un ragionamento irricevibile di Anna Lattanzi.
"Volevo essere Madame Bovary" rappresenta l’ultima tappa all’interno di un discorso letterario ed esistenziale articolato a più riprese ed avviato con "Rosso come una sposa" nel 2008.
Anche in questa narrazione ritroviamo alcune costanti stilistiche che avevano già contraddistinto la cifra narrativa di Ibrahimi: la Storia dei grandi eventi che incrocia i fatti della vita di tutti i giorni: la famiglia che talvolta opprime e talvolta può essere ancora di salvezza; i destini che spesso si separano per non ritrovarsi; le scorribande temporali tra passato e presente, stratagemma diegetico in grado di rilanciare il plot costruendo pagina dopo pagina una architettura romanzesca che guarda al realismo di matrice ottocentesca.
The article focuses on the field of the writers from the Albanian diaspora who have resorted to the use of the Italian language to express themselves. We are concentrating on Elvira Dones, Ornela Vorpsi and Anilda Ibrahimi. Once this Italian‑speaking milieu has been clarified, in its first female‑dominated phase, the analytic discourse focuses specifically on the work of Anilda Ibrahimi. The four novels published so far are analyzed, favoring the constants present at the beginning and at the end of the story. The tendency towards a narrative circularity, underlined by rites, sounds and recognizable formal so‑ lutions declare the author’s influence on traditional models, especially the epic and nineteenth‑century ones.
Malaj aveva già esordito con la raccolta di racconti Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni, 2018) e si era subito messo in evidenza per il suo stile, caratterizzato dalla ricerca di un ritmo continuo. In quelle pagine veniva portata avanti una sintassi ridotta all’essenziale.
In questa prova lo stile rimane teso, ma alcuni stereotipi associabili all'immaginario balcanico rendono prevedibile e tutto sommato inautentica la storia, segnalando una fase di stanchezza che contraddistingue su più ampio raggio l'attuale momento della letteratura italofona di provenienza albanese.
Questo promettente autore ha pubblicato il suo primo romanzo, «Il pantarèi», nell’anno 1985, senza riscuotere alcun riscontro di critica e di lettori. Dopo, Sinigaglia sparisce praticamente dalla scena letteraria, per farvi ritorno soltanto trent’anni dopo, nel 2016, anno della pubblicazione del romanzo «Eclissi» da parte di Nutrimenti Edizioni. Da quel momento i suoi scritti, in molti casi rimasti inediti per lunghissimi anni, hanno cominciato finalmente a conoscere una nuova vita e una meritata fortuna, accompagnata da un crescente dibattito che si sta sviluppando soprattutto online, su lit-blog e Youtube grazie all’opera di diffusione di Giuseppe Girimonti Greco e dell’editore Giovanni Turi, titolare di TerraRossa Edizioni.
Durante la lettura di Sinigaglia ci troviamo di fronte ad un outsider del canone del romanzo italiano, sopravvissuto alla temperie postmoderna e postmodernista? Oppure siamo di fronte ad una voce che è in grado, grazie ad una notevole consapevolezza dei generi di riferimento, di utilizzare la letteratura per offrire squarci interpretativi sull’oggi? Rifletto su questi aspetti, concentrandomi soprattutto sulla terza narrazione di Sinigaglia, «L’imitazion del vero».
Numerosi sono gli esempi in cui, in prosa e in versi, alcuni dipinti vengono nominati e commentati in maniera puntuale. Il confronto con l’opera pittorica, però, diventa quasi sempre un pretesto che dà luogo ad un discorso di natura ulteriore, in grado di raccontare molto sulle modalità con cui si manifestano le dominanti stilistiche dello scrittore marchigiano. I procedimenti dell’accumulazione e della deformazione prendono il sopravvento, travalicando i confini della semplice citazione e al contrario dando vita a reinvenzioni visuali del modello.
Attraverso l’analisi di tre ekphrasis volponiane – tratte da Corporale, dalla lirica Melancholia e da Le mosche del capitale – l'articolo dimostra dunque il particolare rapporto che in questi casi viene a instaurarsi tra la parola e l’immagine, determinando alcune figuralità ricorrenti che modificano il piano dei significanti in direzione del paradigma della sovrabbondanza.
Gli strumenti di classe dello sciopero e della rivolta, alla luce delle disavventure dell'operaio Tecraso, diventano il simbolo di una sconfitta epocale in cui la trasfigurazione massmediatica trova uno spazio significativo.
In questa accezione, il personaggio del "giovane" affronta e conosce il mondo, portando a compimento una serie di esperienze feconde anche in sede di racconto.
In seguito l'analisi si sposta all'interno dell'intera opera di Paolo Volponi. Lo scrittore, divenuto emblematico nella temperie sperimentalista degli anni Settanta, ha in realtà fatto più volte ricorso a questa forma-romanzo che affonda le proprie radici nella tradizione europea.
Vengono così analizzate le figure erranti e in divenire presenti ne La strada per Roma, ne Il lanciatore di giavellotto, in Corporale e ne Le mosche del capitale.
In un periodo lungo trent'anni emergono costanti e alcune conclusioni di carattere socio-economico in grado di delineare due storie, parallele e contrapposte: quella della classe operaia e, allo stesso tempo, quella della classe dirigente.
Grazie ad un percorso che va dal Memoriale a Le Mosche assistiamo ad alcune tra le più significative trasformazioni attraversate dall'Italia nel secondo Novecento: le illusioni del boom economico, le utopie olivettiane tradite dalla svolta tardo capitalista, la fine del sistema rurale e l'affermazione della metropoli, assieme a quella dei suoi valori più immateriali.
In un quadro cronologico che abbraccia i suoi otto romanzi, scritti tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta, la figura dell'intellettuale e il suo ruolo all'interno della società vengono delineati grazie al commento di numerosi passi e situazioni narrative.
Si tratta di una serie di documenti video registrati lungo un periodo di tempo che parte dagli anni Sessanta e arriva fino al 1993, in cui lo scrittore si racconta e partecipa al dibattito culturale del Paese. Questi video permettono di restituire un volto e una voce ad una delle figure più importanti della letteratura italiana del secondo Novecento.
Nel contributo viene proposto un resoconto che individua alcuni temi concettuali più rilevanti, specie perché messi in connessione con l'opera e la scrittura di Paolo Volponi.
Da un atteggiamento di tipo simbolista, in cui risulta centrale la corrispondenza del soggetto con lo sfondo naturale, si passa ben presto - anche grazie ai contatti maturati in seno all'ambiente officinesco - a un rapporto problematico, disturbato, in cui la natura diventa oggetto di interferenza e di mutazione a causa della dimensione artificiale.
All'interno del tema si può notare come Volponi si misuri costantemente con la sua ambizione più classica, ovvero quella di instaurare con la tradizione letteraria un rapporto che non è mai semplicemente intertestuale, ma che piuttosto tende a mutuare da essa una verità in grado di decifrare il mondo.
Il lanciatore di giavellotto (Einaudi 1981) è all'apparenza una complicazione, o se vogliamo una variazione ben elaborata ma fedele al prototipo di partenza, del modello del romanzo di formazione, il genere di romanzo che cioè aveva celebrato, ben centoquaranta anni prima, la gioventù europea, assieme alle sue aspirazioni borghesi e alla sua vitale intraprendenza volta alla conoscenza di un mondo nuovo.
La vicenda della maturazione dell'adolescente Damin Possanza, ritratta durante il regime fascista, oltre che una risorsa narrativa diventa così un veicolo conoscitivo in grado di proporre riflessioni sul potere, esportabili su molteplici piani storici.
Iscritta in tali coordinate, la letteratura italofona di provenienza albanese costituisce certamente un fenomeno consistente. In due decenni si è formato un canone compatto di autori, tutt’ora in evoluzione, con moltissimi nomi e una bibliografia critica piuttosto estesa.
La prima fase di quello che, dunque, deve essere considerato come un vero e proprio movimento letterario, è rappresentata da tre straordinarie figure femminili, scrittrici e intellettuali. Elvira Dones, Ornela Vorpsi e Anilda Ibrahimi prendono la parola dopo il crollo del regime di Enver Hoxha e delineano, di storia in storia, un universo narrativo affascinante e molteplice, sempre più lontano dai postumi di quel trauma collettivo e al contrario progressivamente inserito in una attualità globalizzata.
Questo libro ne analizza le opere, in un confronto serrato con i testi, nel tentativo di distinguere la rispettiva originalità degli immaginari.
Un motivo che contribuisce a fissare, in ambito comparatistico, la figura dell’adolescente è senza dubbio la scena in cui il protagonista prende coscienza di sé di fronte ad uno specchio. Il confronto con una identità nascosta, non ancora rivelata, si sovrappone ad una vera e propria indagine sulla psicogenesi della propria diversità.
In tutti i passi esaminati la scena dell’adolescente che si specchia si lega in maniera profonda alla comprensione della propria diversità e si connette al sostrato psicologico della nascita e della coesione del Sé.
Nella seconda invece, in un'ottica comparatistica, si cerca di dare rilevanza anche formale alla costante del disorientamento avvertito nei confronti del motivo della statua, individuandolo in alcuni dei romanzi più significativi degli ultimi venticinque anni.
I traumi che le scene prese in esame permettono di esplicitare raccontano di un disagio razionale e di un senso di angoscia collettivo all'alba di un periodo - appena iniziato - in cui consistenti rivoluzioni (di pensiero prima ancora che climatiche e geo-politiche) tracceranno nuovi sistemi di riferimento.
La poesia di Griselda Doka (nata nel 1984 in Albania, a Tërpan, distretto di Berat) si è fin qui espressa all’interno di un percorso che ad oggi si compone di quattro raccolte, ognuna respiro preparatorio per il passaggio ad una fase successiva, in cui è dunque possibile apprezzare un
movimento evolutivo che ha riguardato sia il piano tematico che quello formale.
La declinazione di un immaginario intimistico, animato da figure e luoghi ricorrenti cui accennerò in breve, avviene agli esordi nel quadro di un evidente simbolismo di matrice primo-novecentesca – se ci si riferisce all’area italiana – senza però escludere passaggi via via più disinvolti e più decisi in direzione di una elaborazione strutturale contrassegnata dalla ricerca.
Tuttavia, a cogliere questa sovrapposizione di eventi non furono tanto gli storici, quanto Enver Hoxha, che seppe utilizzare la singolare coincidenza di dati in un vantaggio, in primo luogo retorico.
Lo conferma anche un significativo romanzo di Ron Kubati , La vita dell'eroe (2016).
Alcune annotazioni in risposta ad un ragionamento irricevibile di Anna Lattanzi.
"Volevo essere Madame Bovary" rappresenta l’ultima tappa all’interno di un discorso letterario ed esistenziale articolato a più riprese ed avviato con "Rosso come una sposa" nel 2008.
Anche in questa narrazione ritroviamo alcune costanti stilistiche che avevano già contraddistinto la cifra narrativa di Ibrahimi: la Storia dei grandi eventi che incrocia i fatti della vita di tutti i giorni: la famiglia che talvolta opprime e talvolta può essere ancora di salvezza; i destini che spesso si separano per non ritrovarsi; le scorribande temporali tra passato e presente, stratagemma diegetico in grado di rilanciare il plot costruendo pagina dopo pagina una architettura romanzesca che guarda al realismo di matrice ottocentesca.
The article focuses on the field of the writers from the Albanian diaspora who have resorted to the use of the Italian language to express themselves. We are concentrating on Elvira Dones, Ornela Vorpsi and Anilda Ibrahimi. Once this Italian‑speaking milieu has been clarified, in its first female‑dominated phase, the analytic discourse focuses specifically on the work of Anilda Ibrahimi. The four novels published so far are analyzed, favoring the constants present at the beginning and at the end of the story. The tendency towards a narrative circularity, underlined by rites, sounds and recognizable formal so‑ lutions declare the author’s influence on traditional models, especially the epic and nineteenth‑century ones.
Malaj aveva già esordito con la raccolta di racconti Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni, 2018) e si era subito messo in evidenza per il suo stile, caratterizzato dalla ricerca di un ritmo continuo. In quelle pagine veniva portata avanti una sintassi ridotta all’essenziale.
In questa prova lo stile rimane teso, ma alcuni stereotipi associabili all'immaginario balcanico rendono prevedibile e tutto sommato inautentica la storia, segnalando una fase di stanchezza che contraddistingue su più ampio raggio l'attuale momento della letteratura italofona di provenienza albanese.
Iscritta in tali coordinate, la vicenda albanese costituisce un’anomalia interessante. Forse, assieme alla proliferazione di testi francofoni di origine maghrebina degli ultimi decenni, è il caso più evidente in cui una lingua acquisita viene scelta da una vasta comunità di scrittori per dare spazio alle proprie esigenze espressive.
Il canone della letteratura italofona albanese conta oggi decine di nomi (Levani, Kubati, Spanjolli, solo per citarne alcuni tra i più prolifici) e una bibliografia critica piuttosto estesa. Dones, Vorpsi e Ibrahimi ne costituiscono il momento iniziale.
frequenti e del tutto autorizzati dalla natura visionaria e angosciante delle opere di
quest’ultimo.
Dominate da una atmosfera densa di inquietudine – in cui sovente creature dalle sembianze di insetto alludono a metamorfosi che chiamano in causa dimensioni parallele, infrangendo la barriera della realtà – le narrazioni di Cărtărescu sembrano pertanto, e in più di un aspetto, proseguire un filone modernista di inizio Novecento che proprio attraverso il messaggio di Kafka aveva trovato uno dei suoi paradigmi conoscitivi più immaginifici.
Soprattutto nel romanzo Solenoid (2015), il parallelismo è ancora più calzante, grazie alla presenza di alcune citazioni in cui il protagonista principale, un anonimo professore di romeno presso la Scuola n. 86 di Bucarest, viene messo in scena mentre legge, o rilegge, più volte un frammento dei diari di Kafka (datato dicembre 1923) e mentre commenta il celebre apologo Vor dem Gesetz, pubblicato da Kafka fin dal 1915 come racconto autonomo e poi inserito nel Nono capitolo di Der Prozess (1925).
La lettura di un autore centrale per la storia del Novecento letterario diventa così veicolo di conoscenza per il personaggio protagonista di Solenoid e si riverbera, all’interno di un autocommento che interessa una metanarratività di valore ermeneutico, anche sul romanzo-mondo che lo stesso professore di romeno sta a sua volta scrivendo, appoggiandosi tanto alle proprie visioni quanto al sostegno di una tradizione letteraria assimilata fin da quando era adolescente. Le citazioni ispirate ai libri e ai frammenti di Kafka, assieme al loro reimpiego in funzione narrativa da parte di Cărtărescu, permettono di spostare in un secondo momento la riflessione anche sulla categoria del modernismo, indagando le forme e le valenze dei suoi ritorni nell’alveo della narrativa contemporanea.
Con la traduzione integrale delle opere narrative dell’autore Mircea Cărtărescu, prima per la casa editrice Voland e poi per Il Saggiatore – e per Nottetempo per l’opera in versi – ha affrontato la monumentale trasposizione di un universo complesso e coerente, ricostruendo minuziosamente, rispetto al contesto di provenienza, uno degli immaginari letterari contemporanei in assoluto più rilevanti.
In questa intervista, ricca di spunti e di letture inedite sull'opera di uno dei massimi esponenti della letteratura contemporanea, vengono indicate sia per lo specialista che per l'appassionato nuove direzioni per comprendere la scrittura .di Mircea Cărtărescu.
La storia si concentra sulle ossessioni e sulla non-vita del protagonsita, un anonimo professore di scuola secondaria che presta servizio nella Romania degli anni Ottanta e che si trascina senza scopo da casa al lavoro, spostandosi in tram in una Bucarest periferica e allucinata. In parallelo, le ossessioni e i sogni del professore costruiscono, pagina dopo pagina, un immaginario imponente e ricco di significati.
A riprova della tenuta di questo immaginario, nel romanzo un oggetto più di altri, inanimato e all’apparenza privo di connotazioni ultra-terrene, determina alcune scene dal particolare valore simbolico e viene riproposto agli occhi del destinatario come una sorta di refrain rivelatore. Si tratta della poltrona del dentista.
Il testo è accompagnato da un apparato di note, di carattere linguistico e storico, e da un saggio che introduce il lettore italiano ai significati del romanzo, fornendo anche indicazioni sulle evoluzioni della storia letteraria albanese degli ultimi 40 anni.
La resistenza dei personaggi di Walser - destinati a perdere ma animati da una volontà precipua che li sottrae programmaticamente alla dimensione della lotta - si manifesta, nel mondo della finzione narrativa, in atteggiamenti di critica sociale nei confronti del sistema di produzione capitalista.
La figura del sottoposto si sovrappone ad un ricco immaginario in cui l'angoscia si associa alla claustrofobia, sempre avvertita nei confronti di luoghi chiusi in cui sia per altro ben chiara una connotazione di tipo istituzionale.
La prosa breve, il frammento - dimensioni ideali nella scrittura di Walser - confermano, in una visione più complessiva, la presenza di una figuralità estremamente personale e definita, che trova il suo completamento nella lettura analitica dei tre romanzi scritti agli inizi del Ventesimo secolo da Walser: I Fratelli Tanner (1905); L'assistente (1906); Jakob von Gunten (1907).
Ho sentito il bisogno di precisare alcuni punti e porre delle distinzioni che cercassero anche di entrare nel merito del più consistente tema che lo scritto di Marchesini poneva sullo sfondo: quello del «destino degli studi letterari», della loro attualità così come del loro futuro.