
Cristina Nuñez Salmeron
Nuñez lives in Northern France and works in Luxembourg, and has obtained a PhD by publications on her practice and method at the College of Arts, University of Derby.
Born in 1962 in Spain, Cristina Nuñez started taking self-portraits in 1988 as a form of self-therapy, to overcome low self-esteem and a heroin addiction in her teenage. Up to the early 2000s, she produced photography books in which she addressed social questions through the portrait. On the margins of this public body of work, she continued taking self-portraits, which became Someone to Love; since 2005 this has been the focus of her work, as well as of The Self-Portrait Experience workshops that she has been conducting around the world. Her works have been presented around the world, published in monographic and collective books and are part of private and public collections. In 1996 Heaven on Earth won the award Mosaique of Luxemburg. In 2012 Someone to Love obtained the Celeste Prize and But Beautiful got the Prix de la Critique 2013 at the Voies Off Festival, Arles.
Her works have been presented at the Palazzo Vecchio in Florence (1997), Palazzo Reale in Milan (1997), the Rencontres d’Arles (1998), the Centre National de l’Audiovisuel in Luxembourg (2008), the Fabbrica del Vapore in Milan (2008), Festival FotoGrafia in Rome (2009), the Private Space Gallery in Barcelona (2010), the Mois de la Photo in Montreal 2011, Turku European Capital of Culture 2011, Luova gallery in Helsinki (2012), H2O gallery in Barcelona (2012), Effearte Gallery in Milan (2013) and MUSAC (2013). In 2011, she was showing her works in “Second Lives. Jeux masqués et autres Je” at Casino Luxembourg, as part of the Mois Européen de la Photographie.
Her work has been published in numerous monographic and collective books, and is part of several public and private collections such as the Maison Européenne de la Photographie in Paris, the Museum of Contemporary Photography of Cinisello Balsamo (Milan), The Private Space Gallery in Barcelona, the Centre Nationale de l’Audiovisuel in Luxemburg and the Ministry of Foreign Affairs in Switzerland.
Phone: +330676934864
Address: 41, rue sous Chatier
54650 Saulnes
France
Born in 1962 in Spain, Cristina Nuñez started taking self-portraits in 1988 as a form of self-therapy, to overcome low self-esteem and a heroin addiction in her teenage. Up to the early 2000s, she produced photography books in which she addressed social questions through the portrait. On the margins of this public body of work, she continued taking self-portraits, which became Someone to Love; since 2005 this has been the focus of her work, as well as of The Self-Portrait Experience workshops that she has been conducting around the world. Her works have been presented around the world, published in monographic and collective books and are part of private and public collections. In 1996 Heaven on Earth won the award Mosaique of Luxemburg. In 2012 Someone to Love obtained the Celeste Prize and But Beautiful got the Prix de la Critique 2013 at the Voies Off Festival, Arles.
Her works have been presented at the Palazzo Vecchio in Florence (1997), Palazzo Reale in Milan (1997), the Rencontres d’Arles (1998), the Centre National de l’Audiovisuel in Luxembourg (2008), the Fabbrica del Vapore in Milan (2008), Festival FotoGrafia in Rome (2009), the Private Space Gallery in Barcelona (2010), the Mois de la Photo in Montreal 2011, Turku European Capital of Culture 2011, Luova gallery in Helsinki (2012), H2O gallery in Barcelona (2012), Effearte Gallery in Milan (2013) and MUSAC (2013). In 2011, she was showing her works in “Second Lives. Jeux masqués et autres Je” at Casino Luxembourg, as part of the Mois Européen de la Photographie.
Her work has been published in numerous monographic and collective books, and is part of several public and private collections such as the Maison Européenne de la Photographie in Paris, the Museum of Contemporary Photography of Cinisello Balsamo (Milan), The Private Space Gallery in Barcelona, the Centre Nationale de l’Audiovisuel in Luxemburg and the Ministry of Foreign Affairs in Switzerland.
Phone: +330676934864
Address: 41, rue sous Chatier
54650 Saulnes
France
less
Related Authors
luca queirolo palmas
University of Genova
alessandro de filippo
Università di Catania
InterestsView All (7)
Uploads
Papers by Cristina Nuñez Salmeron
Drafts by Cristina Nuñez Salmeron
Dal 2009 ho tenuto workshop SPEX in carcere in Italia, Spagna, Norvegia e Svizzera con circa trecento detenuti, uomini e donne. Dal 2011 al 2019 ho raccolto il loro feedback in diversi modi. I dati qui presentati e analizzati
includono il feedback di 148 detenuti e tre casi di studio.
come il penitenziario, la salute mentale, il recupero delle dipendenze e la transizione adolescenziale. Un approccio psicologico le ha permesso di interrogare gli effetti di questa pratica sugli altri e su se stessa. Questa ricerca è culminata nell'attuale indagine sul dispositivo SPEX, termine usato nella Francia contemporanea dopo Foucault e Agamben. Nei workshop
che Nuñez tiene in tutto il mondo, i partecipanti eseguono un processo catartico trasformando il dolore emotivo in quelle che vengono chiamate opere d'arte. Lavorare sulle molteplici percezioni delle immagini prodotte permette ai partecipanti di guardarsi attraverso nuovi punti di vista, come dimostrano i dati raccolti nei suoi workshop nel corso degli anni. SPEX si può
collocare sia nel mondo della 'fotografia terapeutica' che in quello dell'arte contemporanea. SPEX sfrutta il potere dell’onnipresente fotografia digitale in un modo che sovverte il comune "selfie", sfruttando l'espressione inconscia per esplorare le emozioni, al fine di acquisire nuove conoscenze e stimolare il processo creativo come riflessivo. In questo contesto, il dispositivo SPEX si definisce come un insieme di misure adottate per un intervento specifico.
Si susseguono i giochi di potere, sovvertiti in processi di soggettivazione, performatività e decostruzione di dicotomie: brutto/bello, vulnerabile/forte, emotivo/razionale, inconscio/conscio, personale/pubblico. Tali processi possono produrre diversi tipi di conoscenza: di se stessi e delle proprie lotte interiori, dell'altro e del nostro posto nei giochi di potere relazionali e sociali. Attraverso la pubblicazione di autoritratti e progetti autobiografici, la dimensione personale e quella socio-politica vengono collegate. La pratica di Nuñez con se stessa e con gli altri propone un dialogo tra l'espressione emotiva e i suoi effetti speculari sul pubblico. L'obiettivo generale è quello di fornire benefici sociali tangibili, sotto forma d’identificazione dello spettatore con i soggetti delle immagini, piuttosto che di dissociazione e alienazione. Le narrazioni visive autobiografiche possono funzionare come una "insurrezione di conoscenze soggiogate" (Foucault 1980, p.82), per decostruire etichette e
stereotipi spesso associati a collettivi stigmatizzati.
Questa tesi cataloga lo sviluppo della pratica e la ricerca di Nuñez in trent'anni di lavoro, ne interroga il quadro teorico e riflette sull'impatto sui partecipanti e sugli spettatori.
l'expression inconsciente pour explorer les émotions, afin d'obtenir de nouvelles perspectives et de stimuler le processus créatif en tant que réflexe. Dans ce contexte, le dispositif SPEX se définit comme un ensemble de mesures prises pour une intervention artistique spécifique. Il implique des
jeux de pouvoir, subvertis dans des processus de subjectivation, de performativité et de déconstruction des dichotomies : laid/beau, vulnérable/puissant, émotionnel/rationnel, inconscient/conscient, personnel/public. Ces processus peuvent produire différents types de
connaissances : sur soi et ses luttes intérieures, sur l'autre et sa place dans les jeux de pouvoir relationnels et sociétaux. La publication d'autoportraits et de projets autobiographiques permet de relier les dimensions personnelles et sociopolitiques. La pratique de Nuñez avec elle-même et avec d'autres propose un dialogue entre l'expression émotionnelle et ses effets de miroir sur le public. L'objectif primordial est de fournir des avantages sociétaux tangibles, sous la forme d'une identification du spectateur avec les sujets des images, plutôt qu'une dissociation et une aliénation. Par leur publication, les récits visuels autobiographiques peuvent fonctionner comme une "insurrection des savoirs subjugués" (Foucault 1980, p.82), pour déconstruire les étiquettes et les stéréotypes souvent associés aux collectifs stigmatisés. Cette évaluation critique répertorie le développement de l'oeuvre de Nuñez sur trente ans, interroge son cadre théorique et réfléchit à son impact sur les participants et les spectateurs.
Dal 2009 ho tenuto workshop SPEX in carcere in Italia, Spagna, Norvegia e Svizzera con circa trecento detenuti, uomini e donne. Dal 2011 al 2019 ho raccolto il loro feedback in diversi modi. I dati qui presentati e analizzati
includono il feedback di 148 detenuti e tre casi di studio.
come il penitenziario, la salute mentale, il recupero delle dipendenze e la transizione adolescenziale. Un approccio psicologico le ha permesso di interrogare gli effetti di questa pratica sugli altri e su se stessa. Questa ricerca è culminata nell'attuale indagine sul dispositivo SPEX, termine usato nella Francia contemporanea dopo Foucault e Agamben. Nei workshop
che Nuñez tiene in tutto il mondo, i partecipanti eseguono un processo catartico trasformando il dolore emotivo in quelle che vengono chiamate opere d'arte. Lavorare sulle molteplici percezioni delle immagini prodotte permette ai partecipanti di guardarsi attraverso nuovi punti di vista, come dimostrano i dati raccolti nei suoi workshop nel corso degli anni. SPEX si può
collocare sia nel mondo della 'fotografia terapeutica' che in quello dell'arte contemporanea. SPEX sfrutta il potere dell’onnipresente fotografia digitale in un modo che sovverte il comune "selfie", sfruttando l'espressione inconscia per esplorare le emozioni, al fine di acquisire nuove conoscenze e stimolare il processo creativo come riflessivo. In questo contesto, il dispositivo SPEX si definisce come un insieme di misure adottate per un intervento specifico.
Si susseguono i giochi di potere, sovvertiti in processi di soggettivazione, performatività e decostruzione di dicotomie: brutto/bello, vulnerabile/forte, emotivo/razionale, inconscio/conscio, personale/pubblico. Tali processi possono produrre diversi tipi di conoscenza: di se stessi e delle proprie lotte interiori, dell'altro e del nostro posto nei giochi di potere relazionali e sociali. Attraverso la pubblicazione di autoritratti e progetti autobiografici, la dimensione personale e quella socio-politica vengono collegate. La pratica di Nuñez con se stessa e con gli altri propone un dialogo tra l'espressione emotiva e i suoi effetti speculari sul pubblico. L'obiettivo generale è quello di fornire benefici sociali tangibili, sotto forma d’identificazione dello spettatore con i soggetti delle immagini, piuttosto che di dissociazione e alienazione. Le narrazioni visive autobiografiche possono funzionare come una "insurrezione di conoscenze soggiogate" (Foucault 1980, p.82), per decostruire etichette e
stereotipi spesso associati a collettivi stigmatizzati.
Questa tesi cataloga lo sviluppo della pratica e la ricerca di Nuñez in trent'anni di lavoro, ne interroga il quadro teorico e riflette sull'impatto sui partecipanti e sugli spettatori.
l'expression inconsciente pour explorer les émotions, afin d'obtenir de nouvelles perspectives et de stimuler le processus créatif en tant que réflexe. Dans ce contexte, le dispositif SPEX se définit comme un ensemble de mesures prises pour une intervention artistique spécifique. Il implique des
jeux de pouvoir, subvertis dans des processus de subjectivation, de performativité et de déconstruction des dichotomies : laid/beau, vulnérable/puissant, émotionnel/rationnel, inconscient/conscient, personnel/public. Ces processus peuvent produire différents types de
connaissances : sur soi et ses luttes intérieures, sur l'autre et sa place dans les jeux de pouvoir relationnels et sociétaux. La publication d'autoportraits et de projets autobiographiques permet de relier les dimensions personnelles et sociopolitiques. La pratique de Nuñez avec elle-même et avec d'autres propose un dialogue entre l'expression émotionnelle et ses effets de miroir sur le public. L'objectif primordial est de fournir des avantages sociétaux tangibles, sous la forme d'une identification du spectateur avec les sujets des images, plutôt qu'une dissociation et une aliénation. Par leur publication, les récits visuels autobiographiques peuvent fonctionner comme une "insurrection des savoirs subjugués" (Foucault 1980, p.82), pour déconstruire les étiquettes et les stéréotypes souvent associés aux collectifs stigmatisés. Cette évaluation critique répertorie le développement de l'oeuvre de Nuñez sur trente ans, interroge son cadre théorique et réfléchit à son impact sur les participants et les spectateurs.