Papers by Elsa Martinelli

A evocare le virtù artistiche, patriottiche e filantropiche dell'Illustre Estinto, che riempì... more A evocare le virtù artistiche, patriottiche e filantropiche dell'Illustre Estinto, che riempì il secolo del suo nome, sapendole ispirare nell'animo delle giovani generazioni, e tramandarle, civile retaggio, alla storia. Cav. CESARE BIANCHI «La Città di Brindisi», Brindisi, a. II, n. 12, 28 marzo 1901. L'anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, ricorrendone il bicentenario, è occasione per rileggere, secondo una nuova o diversa prospettiva critica, momenti, aspetti e ricadute della vita e dell'opera di questo grande artista che fu dominatore assoluto del melodramma italiano per oltre cinquant'anni. Benché vi sia stata, a suo tempo, una ricezione verdiana «negativa» 1 La morte di Giuseppe Verdi, alle 2.50 antimeridiane del 27 gennaio 1901, segnò la chiusura di un'era della vita italiana. L'apoteosi dei suoi funerali , da parte di alcuni contemporanei del musicista come di artisti delle generazioni più moderne (tra i quali Pizzetti e Malipiero), che esp...
Atti Del Convegno Sud E Nazione Folklore E Tradizione Musicale Nel Mezzogiorno D Italia, Jun 14, 2013
Atti Del Convegno Sud E Nazione Folklore E Tradizione Musicale Nel Mezzogiorno D Italia, Jun 14, 2013
Atti Del Convegno Sud E Nazione Folklore E Tradizione Musicale Nel Mezzogiorno D Italia, Jun 14, 2013
della chiesa di S. Angelo in Lecce nelle cronache del settimanale L'Ordine * «Essendosi considera... more della chiesa di S. Angelo in Lecce nelle cronache del settimanale L'Ordine * «Essendosi considerato il preciso bisogno di avere nella nostra Chiesa un organo onde le sacre funzioni siano ritualmente e solennemente eseguite, ad unanimità si è determinato che in preferenza di ogni altro oggetto se ne faccia senza ritardo l'acquisto».

Profili biografico-artistici di tre musiciste salentine: Gioconda De Vito, Cloe Elmo, Ines Martucci, in Salentine. Regine, sante, nobili, borghesi e popolane. Una terra, cento storie, a cura di Rosanna Basso, Lecce, Edizioni Grifo, 2017, profilo artistico di Gioconda De Vito pp. 102-103. Fu molto amata dal pubblico per la prodigiosa tecnica, per un suono chiaro, ricco e perfettamente... more Fu molto amata dal pubblico per la prodigiosa tecnica, per un suono chiaro, ricco e perfettamente intonato di Elsa Martinelli «S in dalla prima volta in cui la geniale artista, appena dodicenne, si esibì al pubblico romano dell'Argentina, tutti i competenti la additarono come una forza viva della nostra scuola violinistica» ("La Tribuna", 1926). Degna continuatrice della scuola di Corelli e Paganini, Gioconda Anna Clelia De Vito era nata a Martina Franca il 26 luglio del 1907, da una famiglia nella quale si praticava l'arte dei suoni: la sorella maggiore Elvira era pianista e lo zio materno, Francesco Del Giudice, un violinista professionista attivo in Germania. Attratta dalla musica, già all'età di otto anni suonava il mandolino. Prese le prime lezioni di strumento e di teoria musicale dal direttore della locale banda civica. Intraprese lo studio serio del violino con Attilio Crepax al Liceo musicale "G. Rossini" di Pesaro, dove conseguì il diploma nel 1921, ad appena 12 anni, tenendo nello stesso anno il suo primo concerto. Perfezionatasi con Remy Prìncipe presso l'Accademia di Santa Cecilia in Roma, il suo straordinario talento fu consacrato nel 1932 dalla vittoria del Concorso internazionale di Vienna (primo posto ex aequo con un violinista ungherese), una tra le competizioni più selettive e rigorose del tempo. Negli anni Trenta si divise tra i concerti e l'insegnamento all'Accademia di Santa Cecilia in Roma (dal 1935) e al Liceo musicale di Bari. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, il 10 giugno del 1940, interruppe la sua crescente carriera. Nel 1945 fu omaggiata di un Concerto in la maggiore per violino e orchestra scritto per lei da Ildebrando Pizzetti.

Profili biografico-artistici di tre musiciste salentine: Gioconda De Vito, Cloe Elmo, Ines Martucci, in Salentine. Regine, sante, nobili, borghesi e popolane. Una terra, cento storie, a cura di Rosanna Basso, Lecce, Edizioni Grifo, 2017, profilo artistico di Ines Martucci pp. 192-193. Soprano di grande successo durante i difficili anni della Seconda guerra mondiale di Elsa Martine... more Soprano di grande successo durante i difficili anni della Seconda guerra mondiale di Elsa Martinelli C i sono storie che hanno rischiato di re- stare per sempre celate nello scrigno del proprio cuore, tra i ricordi personali più cari. È questa la vicenda umana e artistica del soprano Ines Martucci, protagonista e testimone di un'interessante stagione culturale, snodatasi alla vigilia del secondo conflitto mondiale, solo di recente recuperata alla storia patria. Nata a Pisignano (Lecce), il 23 novembre 1909, dal barone Michele e da Concetta De Matteis, Ines Martucci crebbe in un ambiente familiare aristocratico profondamente legato all'arte e alla musica. Suo padre cantava nel registro di baritono, lo zio Francesco da tenore, lo zio marchese Emanuele Bernardini-Marrese era direttore d'orchestra, insegnante di pianoforte e autore di musica sacra e d'occasione, il cugino Ulderico compositore e il fratello Edelvoldo apprezzato giornalista, poeta e appassionato d'arte, ricordato anche come impresario di un carnevale e di due stagioni liriche leccesi. Studiò il pianoforte con Laura Madonna e Francesca Casu e il canto lirico con il soprano Esther Pino, al tempo titolare di un'accorsata scuola a Lecce, in via S. Bernardino Realino. Dopo aver superato le preselezioni regionali, s'impose all'attenzione degli addetti ai lavori con la vittoria del II Concorso Nazionale di Canto, indetto dall'Opera Nazionale Dopolavoro, tenutosi a Firenze nel febbraio del 1938. Nella gara zonale (Bari) aveva riscosso le ovazioni di un pubblico entusiasta per la sua interpretazione di "Una voce poco fa", celebre aria dal Barbiere di Siviglia che ebbe a inserire spesso nei programmi dei suoi concerti lungo tutta la carriera, per una sorta di canoro biglietto da visita. Il Concorso di Firenze fu un autentico spartiacque che le servì da trampolino per intraprendere la carriera ad alto livello. Dopo i lunghi mesi di frequenza delle lezioni tenute dai maestri Mario Rossi e Luigi Colonna, presso il Centro di avviamento al teatro lirico annesso al Comunale, ebbe modo di debuttare al Comunale di Firenze in Bohème (novembre '38), nel ruolo di Musetta, per poi affermarsi imperiosamente in Fedora (ottobre '39), nel ruolo della contessa Olga Sukarev, apprezzata dallo stesso Umberto Giordano che la stimò una delle migliori interpreti della propria opera. Il trionfo colto nelle prestigiose sedi teatrali e concertistiche fiorentine, accanto a nomi celebri del teatro lirico italiano e ad accreditati strumentisti del tempo, le consentì di proseguire brillantemente la carriera esibendosi anche in altre città italiane, riportando importanti affermazioni soprattutto in tournée con l'Orchestra Stabile Fiorentina, diretta da Mario Rossi, nell'esecuzione di selezioni da Bohème e Rigoletto, in coppia quasi fissa con il grande

Profili biografico-artistici di tre musiciste salentine: Gioconda De Vito, Cloe Elmo, Ines Martucci, in Salentine. Regine, sante, nobili, borghesi e popolane. Una terra, cento storie, a cura di Rosanna Basso, Lecce, Edizioni Grifo, 2017, profilo artistico di Cloe Elmo pp. 108-111. Una straordinaria carriera per entrare nella storia come una delle più ammirate interpreti verdia... more Una straordinaria carriera per entrare nella storia come una delle più ammirate interpreti verdiane di Elsa Martinelli C he Arturo Toscanini fosse un direttore d'orchestra dispotico nei confronti dei cantanti è un dato ormai assurto a leggenda. Tra le rare eccezioni di esponenti del belcanto entrate nelle grazie dell'esigente maestro ci fu un'artista leccese, il mezzosoprano Cloe Elmo, che tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Cinquanta bruciò le tappe di una straordinaria carriera, dividendosi tra la Scala di Milano e il Metropolitan di New York, per entrare nella storia come una delle più ammirate interpreti verdiane del tempo. Ultima dei figli di Gaetano Arturo e Teresa Torsello, Cloe Elmo nacque a Lecce (il 9 aprile del 1910), al civico 30-32 di vico San Giusto, una tortuosa traversa di via delle Bombarde, nel centro storico. Mentre ancora frequentava il Liceo classico del capoluogo salentino, iniziò a studiare canto col maestro Vincenzo Pecoraro. Nel 1926 tenne la sua prima audizione alla presenza di Tito Schipa, del baritono Riccardo Stracciari e del maestro Giulio Falconi, rivelando una naturale impostazione del timbro di voce, una dizione chiara e un'ottima presenza scenica. Trasferitasi nel 1928 all'Accademia di Santa Cecilia in Roma, iniziò a studiare canto sotto la guida della celebre didatta Edvige Ghibaudo, diplomandosi nel 1932 con il massimo dei voti e la lode. Poco più che ventenne, già confortata dalla sincera ammirazione di Tito Schipa, la sera del 10 gennaio del 1931 inaugurò nella Sala Dante di Lecce un ciclo di concerti promosso dagli "Amici della Musica", con un recital di felice riuscita, lungamente applaudito. Nel giugno del 1932 vinse il Concorso Internazionale di Canto di Vienna (ex equo con il basso polacco Eduardo Bender, fu premiata con diploma e 1500 scellini), ma non sentendosi ancora pronta per la carriera professionale continuò a studiare con Isora Rinolfi e Maria Pedrini. Il 25 agosto del 1933 fu al fianco di Tito Schipa, in un concerto "pro Liceo musicale" al Teatro Politeama "D. Greco" di Lecce. Fece il suo esordio sulle scene a Cagliari nel 1934, al Politeama "Regina Margherita", con Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, nel congeniale ruolo di Santuzza che richiede una voce calda e pastosa nel registro medio-grave e una voce estesa e voluminosa in quello acuto. Seguì la partecipazione alla messa in scena dell'Orfeo di Claudio Monteverdi, al Teatro Reale dell'Opera di Roma il 6 dicembre del 1934, in un ruolo comprimario, sotto la prestigiosa bacchetta del maestro Tullio Serafin. Negli anni successivi si esibì in numerose città d'Italia al seguito del "Carro di Tespi", riscuotendo sempre calorosi applausi. Fu impegnata in oltre quaranta produzioni e si affermò come una delle più grandi cantanti della Radio Italiana.
Il suono dell'organo reca letizia agli animi tristi degli uomini, e richiama alla giocondità dell... more Il suono dell'organo reca letizia agli animi tristi degli uomini, e richiama alla giocondità della celeste Città, scuote i pigri, ricrea i diligenti, provoca i giusti all'amore, richiama i peccatori a penitenza.

Canto per te. Omaggio a Tito Schipa, a cura di ELSA MARTINELLI, Lecce, Edizioni del Grifo, 2016, ... more Canto per te. Omaggio a Tito Schipa, a cura di ELSA MARTINELLI, Lecce, Edizioni del Grifo, 2016, volume rilegato filo refe, copertina a colori con alette, 304 pp., immagini a colori in due sedicesimi, bibliografia, abstracts in italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco, indice dei nomi e dei luoghi.
Presentazione di Tito Schipa Jr.
Contributi di Michael Aspinall, “O dolce incanto”. La vocalità di Tito Schipa nell’ascolto delle registrazioni (1913-64) – Gigliola Bianchini, Tito Schipa. Ricordi di un grande tenore nella Fonoteca del Conservatorio di Torino – Maria Giovanna Brindisino, “Mai come nel 1925...”. Tito Schipa riservato promotore del Liceo musicale a Lecce – Gianni Carluccio, Patrimonio e nuove acquisizioni dell’Archivio Schipa-Carluccio – Luciana d’Ambrosio Marri, Libere associazioni e risonanze familiari. Omaggio a Tito Schipa – Mariacarla De Giorgi, Tito Schipa, il mondo iberico-americano e la Spagna – Giovanni Invitto, Una furtiva lacrima... Aneddoti di un amore poco ricambiato ovvero Tito Schipa e Lecce – Alessandro Laporta, Da Castromediano a Tito Schipa. Per la storia di “Quandu te ’llai la facce la matina” – Beatrice Malorgio, Memorie di pietra. Riflessi umani e artistici di Tito Schipa in tre architetture salentine – Elsa Martinelli, Con l’Italia nel cuore. Tito Schipa nelle cronache dell’Italian Journal – Piero Menarini, La Spagna all’epoca di Tito Schipa: il meraviglioso sodalizio tra García Lorca e Manuel de Falla – Adriana Poli Bortone, Titu – Dario Salvatori, Un grande tenore di vita.
in: Staging Verdi and Wagner, a cura di Naomi Matsumoto, Turhout, Brepols, 2015, pp. 33-51, Atti ... more in: Staging Verdi and Wagner, a cura di Naomi Matsumoto, Turhout, Brepols, 2015, pp. 33-51, Atti del Convegno Internazionale The Staging of Verdi and Wagner Operas promosso dal “Centro Studi Opera Omnia Boccherini” (Pistoia, 13-15 settembre 2013).
L'esecuzione d'un dramma è difficilissima impresa, nella quale concorrono tutte le belle arti. 1 ... more L'esecuzione d'un dramma è difficilissima impresa, nella quale concorrono tutte le belle arti. 1 La lettura di un prezioso album di figurini teatrali, dai fondi iconografici della Biblioteca e Raccolta Teatrale S.I.A.E. del Burcardo in Roma, 2 sviluppata in parallelo allo studio di due libretti a stampa relati, i cui esemplari sono presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, 3 ha consentito di ricostruire contesto, dramatis personae, compagnia d'interpreti (vocali e coreutici) e costumi pertinenti due rappresentazioni a soggetto eroico, con première al Teatro di via del Cocomero di Firenze nella stagione di primavera del 1760.
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Papers by Elsa Martinelli
Presentazione di Tito Schipa Jr.
Contributi di Michael Aspinall, “O dolce incanto”. La vocalità di Tito Schipa nell’ascolto delle registrazioni (1913-64) – Gigliola Bianchini, Tito Schipa. Ricordi di un grande tenore nella Fonoteca del Conservatorio di Torino – Maria Giovanna Brindisino, “Mai come nel 1925...”. Tito Schipa riservato promotore del Liceo musicale a Lecce – Gianni Carluccio, Patrimonio e nuove acquisizioni dell’Archivio Schipa-Carluccio – Luciana d’Ambrosio Marri, Libere associazioni e risonanze familiari. Omaggio a Tito Schipa – Mariacarla De Giorgi, Tito Schipa, il mondo iberico-americano e la Spagna – Giovanni Invitto, Una furtiva lacrima... Aneddoti di un amore poco ricambiato ovvero Tito Schipa e Lecce – Alessandro Laporta, Da Castromediano a Tito Schipa. Per la storia di “Quandu te ’llai la facce la matina” – Beatrice Malorgio, Memorie di pietra. Riflessi umani e artistici di Tito Schipa in tre architetture salentine – Elsa Martinelli, Con l’Italia nel cuore. Tito Schipa nelle cronache dell’Italian Journal – Piero Menarini, La Spagna all’epoca di Tito Schipa: il meraviglioso sodalizio tra García Lorca e Manuel de Falla – Adriana Poli Bortone, Titu – Dario Salvatori, Un grande tenore di vita.
Presentazione di Tito Schipa Jr.
Contributi di Michael Aspinall, “O dolce incanto”. La vocalità di Tito Schipa nell’ascolto delle registrazioni (1913-64) – Gigliola Bianchini, Tito Schipa. Ricordi di un grande tenore nella Fonoteca del Conservatorio di Torino – Maria Giovanna Brindisino, “Mai come nel 1925...”. Tito Schipa riservato promotore del Liceo musicale a Lecce – Gianni Carluccio, Patrimonio e nuove acquisizioni dell’Archivio Schipa-Carluccio – Luciana d’Ambrosio Marri, Libere associazioni e risonanze familiari. Omaggio a Tito Schipa – Mariacarla De Giorgi, Tito Schipa, il mondo iberico-americano e la Spagna – Giovanni Invitto, Una furtiva lacrima... Aneddoti di un amore poco ricambiato ovvero Tito Schipa e Lecce – Alessandro Laporta, Da Castromediano a Tito Schipa. Per la storia di “Quandu te ’llai la facce la matina” – Beatrice Malorgio, Memorie di pietra. Riflessi umani e artistici di Tito Schipa in tre architetture salentine – Elsa Martinelli, Con l’Italia nel cuore. Tito Schipa nelle cronache dell’Italian Journal – Piero Menarini, La Spagna all’epoca di Tito Schipa: il meraviglioso sodalizio tra García Lorca e Manuel de Falla – Adriana Poli Bortone, Titu – Dario Salvatori, Un grande tenore di vita.
Ammantata da un alone di leggenda, riaffiora la storia, del tutto inedita, della rock band “Corpo”, dei fratelli Calignano di Montesardo, ripercorsa nelle sue diverse denominazioni di “Triangolo Rovente”, “Colon” e “Tracheion ’Oros”. Con la loro musica senza tempo né luogo, oscillante tra sonorità mediterranee, suoni nord-europei e americani, e l’acceso fermento culturale suscitato dai loro circoli culturali in tutto il Salento, i componenti di questo misterioso gruppo rock animarono gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, riscuotendo clamorosi successi nel Tacco d’Italia e oltralpe. Supportata da uno studio attento e rigoroso delle filosofie orientali e da una ricerca musicale e culturale sviluppata in una dimensione internazionale, questa singolare band riuscì a scardinare il depauperamento culturale del territorio e ad influenzare più generazioni di giovani che intravidero nelle sue idee nuove prospettive. Per la gioia degli appassionati del genere Progressive le musiche dei fratelli Calignano circolano oggi in molti Paesi in dischi di nuova uscita, distribuiti da prestigiose etichette specializzate.