Papers by Valerio Romitelli
Cahiers de la Méditerranée, 2012
Valerio ROMITELLI Les faits Au début de l'été à Moscou, Togliatti est chargé de diriger certaines... more Valerio ROMITELLI Les faits Au début de l'été à Moscou, Togliatti est chargé de diriger certaines des nouvelles radios qui sont créées et installées dans une aile du siège du Kominterm. Le but consiste à communiquer les orientations de ce centre du communisme mondial, soit vers l'Allemagne et l'Italie, soit vers plusieurs pays occupés par les nazis et les fascistes. Ainsi ce leader italien voit con rmée l'importance du rôle qu'il a endossé depuis plusieurs années de travail politique et diplomatique au sein de la Troisième Internationale. À cette occasion, il devient responsable d'un e ort et d'une rénovation extraordinaires et ce, pas seulement dans le domaine technologique et médiatique. C'est ce dont témoignent les propos très signi catifs à ce sujet tenus par un militant italien qui a été témoin direct de cette expérience :
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), Jun 30, 2011
Il film di Mario Martone Noi credevamo Recensione di Valerio Romitelli - Universita di Bologna - ... more Il film di Mario Martone Noi credevamo Recensione di Valerio Romitelli - Universita di Bologna - Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e geografiche

Scienza Politica Per Una Storia Delle Dottrine, Feb 18, 2010
Come credere ancora che il futuro possa essere meglio del presente e del passato? È la domanda de... more Come credere ancora che il futuro possa essere meglio del presente e del passato? È la domanda del progressismo, avanzata da Kant più di due secoli fa e che oggi è quanto mai arduo porsi. Neanche nel Settecento era facile, né le risposta erano lineari ed evidenti. Dire che oggi è finita la fede d'origine illuministica nel progresso non è che una delle tante opinioni banali in circolazione. Proprio come in circolazione, sono state probabilmente, negli ultimi due secoli, opinioni sulla certezza del progresso. Insomma tale cer tezza, credo, è stata tanto futile in passato quanto oggi lo è la sua revoca. Per Kant, il progresso non è una semplice certezza, ma una questione: una questione da porre all'incrocio della conoscenza e della morale (della ragion pura e della ragion pratica). Il futuro secondo lui infatti poteva essere ritenuto migliore solo se si accettava di credere che esso riservasse qualcosa da conoscere in più rispetto al presente e al passato. Insomma, era no le nuove possibilità di conoscenza ad essere il meglio del futuro. O altrimenti detto, e forzando un p0' i termini, progressista per Kant è colui che crede che nel tempo a venire ci sia sempre qualcosa in più, non di accessorio o di derivabile, ma di fonda mentale da conoscere. Questo principio, a mio avviso, non ha perso nulla della sua pertinenza, anche se per ritornare ad essere credibile deve essere rinnovato. Ciò che è scaduto, che va abbandonato della concezione di Kant è la sua idea illuministica secondo la quale ogni conoscenza Nel testo che segue sviluppo in una nuova direzione alcuni temi già impostati da me in Storiografia, Cronologia e politica. Ipotesi sulla modernitì delle questio ni del tempo, Napoli 1993 e in Sulle origini e la fine della Rivoluzione. Dopo il crollo del socialismo reale e nella crisi del parlamentarismo come pensare la storicita della politica? di prossima pubblicazione.

As a consequence of global labor market reorganization, unemployment has become the unavoidable f... more As a consequence of global labor market reorganization, unemployment has become the unavoidable fate affecting a large number of workers. At the same time, the unemployed have to be considered the first experts on unemployment. These are the starting hypotheses for a recent ethnographic research conducted by a group of students and professors of Anthropology of the University of Bologna from May 2016 to November 2017. The sample of unemployed people chosen for the study is small in number, but analyzed in depth. It originated in a group which had already been involved in a project called PAD (Programma Assistenza Disoccupazione, a project created in Bologna by a pool of psychologists in collaboration with three Unions, i.e. CGIL, AUSER and NIDL, for assisting the unemployed). Anthropologists, psychologists and unionists all shared a common goal: to investigate the circumstances and the effects of the phenomenon of unemployment in Bologna, a town which used to be untouched by such a ...
ww.pulplibri.it/enrico-terrinoni-chi-ha-paura-dei-classici/, 2020
Recensione del libro di Enrico Terrinoni Chi ha paura deri classici?

www.machina-deriveapprodi.com/post/la-politica-come-esperienza, 2020
Cosa dice la filosofia di Alain Badiou? E cosa dice riguardo alla politica? Domande ambiziose e i... more Cosa dice la filosofia di Alain Badiou? E cosa dice riguardo alla politica? Domande ambiziose e impegnative, sul pensiero di uno dei più importanti filosofi contemporanei, eclettico e prolifico, complesso e provocatorio. Attorno a tali questioni si sviluppa l’articolo di Valerio Romitelli, alimentato dal seminario che insieme a Luca Jourdan ha organizzato all’Università di Bologna. Romitelli mette da subito a critica due formule, tanto enfatiche quanto alla fin fine paralizzanti: «tutto è politica» oppure «la politica non conta nulla». Per andare in un’altra direzione, bisogna appunto considerare la politica come esperienza, confrontandosi con alcuni concetti fondamentali: eguaglianza e sottrazione, oggettività e soggettività, evento e comunismo. Dentro questa matassa, oggi quanto mai ingarbugliata, si possono trovare dei fili per pensare e ripensare la politica.

"Pulp.Libri" , 2020
valerio romitelli così vicino, così lontano C'è una battuta probabilmente circolante persino prim... more valerio romitelli così vicino, così lontano C'è una battuta probabilmente circolante persino prima del '68 che dice che in un partito Marxista-Leninista occorre essere almeno in tre, così la "linea rossa" può allearsi col "centro" ed espellere la "linea nera"... o viceversa. Oggi forse non fa più ridere nessuno, ma credo faccia ben capire alcuni clamorosi difetti di settarismo e dogmatismo di quell'esperienza dalla quale sia pur trasversalmente vengo. Per di più avendo quasi sempre vissuto a Bologna, ma in epoca militante molto più tra Trento e Parigi, ci si può chiedere che c'entro io con i Collettivi politici veneti per il potere operaio. Ebbene, oltre all'amicizia e agli impegni condivisi da anni con alcuni promotori di questo testo, mi sento di c'entrarci anzitutto come lettore appassionato. Questa raccolta di memorie e riflessioni l'ho trovata infatti costituire un raro e prezioso documento di ripensamento delle esperienze militanti degli anni '70 che è e resterà estremamente importante. Tra l'altro, e per quel poco o tanto che possa interessante,sto scrivendo da tempo un libro-si spera non troppo ponderoso-sulle due epoche politiche del secondo dopoguerra che precedono l'attuale: e per inquadrare la conclusione della prima tra gli anni '70 e '80,la lettura di questo testo mi ha acceso non poche ispirazioni. Ma qui preferisco parlare d'altro, di qualcosa direi persino di più intimo,di meditatamente sincero, almeno quanto mi sono parsi i diversi autori 1

gramsci a Wuhan published in https://www.machina-deriveapprodi. e http://www.maggiofilosofico.it/ novembre 2020, 2020
valerio romitelli Gramsci a Wuhan: la distrosa rivincita del nazional-comunismo (Anteprima di un ... more valerio romitelli Gramsci a Wuhan: la distrosa rivincita del nazional-comunismo (Anteprima di un capitolo del libro in corso di pubblicazione La politica come esperienza tra il XX e Il XXI secolo) L'epoca d'oro della democrazia all'americana ovvero neoliberale è decollata col crollo del muro di Berlino e ha cominciato a declinare da quando Cina e Russia sono ridiventati protagonisti della scena mondiale. Se è vero che l'epoca in corso è caratterizzata dall'emergere del modo sovranista e populista di pensare e sperimentare la politica1, ciò è possibile anche per il ritorno alla ribalta di questi due paesi ex-comunisti, il primo dei quali restato tale almeno ufficialmente. Anche le elezioni di Trump, così come molte sue scelte, sarebbero restate impensabili nel mondo precedente, quello nel quale gli Stati Uniti godevano di una superpotenza illimitata. Parecchi fatti storici cruciali attestano l'esaurirsi di questa supremazia globale di Washington. Tra di essi l'andamento della guerra in Siria nel quale la distruzione sistematica del paese adottata per la Libia di Gheddafi è stata bloccata dall'intervento russo. Ma anche nell'emergenza pandemica, mentre gli Stati Uniti hanno dimostrato inefficienze disastrose, la Cina, nonostante tutte le calunnie occidentali, è apparsa capace di mettere in opera la soluzione di distanziamento e controllo della popolazione che a partire da Wuhan è diventata il modello promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e seguito in ogni angolo del globo. Quello che è stato l'"Impero di mezzo", già tre secoli fa esempio del mercato prediletto dallo stesso Smith2, sembra oggi tornare a primeggiare non più solo in fatto di commercio e produzione. Di fronte simili novità mi interrogherò su quattro punti già in parte trattati da questo libo: 1) sull'importanza politica dei corpi collettivi organizzati alla guida dello Stato; 2) sulle perversioni politiche del nazional-comunismo; 3) su come la Cina abbia potuto divenire la superpotenza che è attualmente; 4) sulle conclusioni tratte da questo paragrafo che verranno ulteriormente elaborate alla ricerca di nuovi modi di pensare e agire la politica. 1. Per arrivare subito al cuore del primo punto occorre sbarazzarsi del maggiore pregiudizio che su simili temi viene diffuso dalla propaganda in uso in paesi vassalli degli Stati Uniti come il nostro. Si tratta del pregiudizio secondo il quale la differenza fondamentale tra "noi" e i cinesi o russi starebbe nel fatto che "noi" viviamo più o meno liberi in democrazia e mentre "loro" la libertà non sanno neanche cos'è perché soggiacciono a regimi totalitari o autoritari. Per capire che questo non sia altro che un pregiudizio non occorre alcun particolare ragionamento. Basta riuscire ad emanciparsi dal misero schematismo secondo il quale ogni vicenda politica si ridurrebbe ovunque ai rapporti contrastati che vedrebbero schierati, da un lato, un regime statale più compatibile con la natura umana, quello democratico, dall'altro, i regimi statali innaturali e retrogradi. Come già più volte rimarcato ricordo che la conseguenza peggiore di questo schematismo consiste nel distogliere l'attenzione da quelle che sono le forze più decisive delle dinamiche politiche. Sarebbe a dire quei corpi collettivi che in quanto organizzazioni almeno in parte immerse nel sociale e quindi estranee alle istituzioni statali, ne condizionano la loro stessa esistenza. Solo assumendo una simile angolatura ci si può rendere conto di una delle più importanti differenze tra come si vive prevalentemente nelle società occidentali o filoccidentali da come si vive prevalentemente nelle società più ad oriente come Russia e Cina. Laddove come "da noi" a occupare la scena politica sono infatti per lo più i partiti" leggeri" ovvero "mediatici" e i governi traballanti che ne derivano, non sono certo loro a decidere di quel che accade nei rispettivi paesi. I protagonisti della dimensione collettiva, ivi compreso quella delle istituzioni pubbliche, in tali casi sono piuttosto oligarchie mediatiche e finanziarie, forze militari, servizi segreti, lobby più o meno criminali 3 e così via. Componenti tutte queste che certo non sono estranee né alla Cina né alla 1 che in Ue continuiamo a credere un fenomeno micronazionalista, mentre i maggiori esponenti di questo corrente, come Bolsonaro, Duterte, Modi, Johnson lo stesso Trump, senza dimenticare Xi Jing Ping e Putin sono a capo di Stati multinazionali
valerio romitelli Joyce socialista ? "Ogni buona critica-dice Terrinoni commentando il "metodo mi... more valerio romitelli Joyce socialista ? "Ogni buona critica-dice Terrinoni commentando il "metodo mitico" di Joyce -aggiunge mistero, non rivela, ma nasconde", allo scopo, non di indirizzare i lettori "sulla via della rivelazione", ma di "deviarli", "sviarli"( p.41). Si sbaglierebbe però credere che così si finisca solo per celebrare il gusto frivolo dello spaesamento estetico. La posta in gioco è qui piuttosto "l'impulso verso la conoscenza, l'attrazione della scoperta, la sete di comprensione" che "non si lasciano scoraggiare neanche dal più fumoso degli enigmi , vale a dire, la teoria infinita dei perché" (p.95).
pubblicato in italiano su Manifestobolognaonline
Pour une guerre populaire sur le territoire alternative à la guerre gouvernamentale contre le con... more Pour une guerre populaire sur le territoire alternative à la guerre gouvernamentale contre le contagion CV-19
PUBBLICATO SITO DELLA CASA EDITRICE CRONOPIO
Il contagio del Corona virus non crea un evento, né uno stato d'eccezione, ma vien colta come ult... more Il contagio del Corona virus non crea un evento, né uno stato d'eccezione, ma vien colta come ulteriore occasione favorevole dalla oscura tendenza del sovranismo che si sta imponendo sempre più nell'epoca attuale post-democratica e neoliberale
Pubblicato on line ne Il manifestobologna
L'attacco all'esperienza di Riace universalmente ricono... more Pubblicato on line ne Il manifestobologna
L'attacco all'esperienza di Riace universalmente riconosciuta come d'eccellenza dimostra quanto altro mai l'abisso verso cui sta portando l'Italia e l'Ue il governo Salvini
Il declino della globalizzazione neoliberale lascia spazio al sovranismo populista di governi e p... more Il declino della globalizzazione neoliberale lascia spazio al sovranismo populista di governi e partiti che rischiano di creare una discontinuità epocale regressiva, quel quella a suo tempo creata dai fascismi (Pubblicato in www.EFFIMERA.org)

Salvini ha studiato Bauman? Probabilmente no. Così però sembrerebbe leggendo una frase come la se... more Salvini ha studiato Bauman? Probabilmente no. Così però sembrerebbe leggendo una frase come la seguente dell'autore di Modernità Liquida : "Un fronte unito contro gli 'immigrati', la più piena incarnazione della 'diversità', promette di fare il possibile per accorpare il variegato assortimento di individui impauriti e disorientati in qualcosa di vagamente simile a una "comunità nazionale": questo è uno dei pochi compiti che i governi dei nostri tempi possono espletare ed essere chiamati ad espletare" 1. Queste righe risalgono a diciotto anni fa. Dunque, per quanto lungimiranti, descrivevano qualcosa di già in gestazione. Ma bisogna dare al Salvini di oggi e al suo seguito, ivi compresi i Cinque Stelle, ciò che loro spetta: di avere adocchiato e staccato il frutto al momento in cui era maturo per darlo in pasto al "variegato assortimento di individui impauriti e disorientati" che non aspettavano altro. Gli sforzi di "accorpamento" di "qualcosa di vagamente simile ad una comunità nazionale" è oggi tendenza notoriamente sempre più diffusa nel mondo: dagli Stati Uniti di Trump alla Gran Bretagna di May, dall'Ungheria di Orban all'Austria di Kurz e così via. Ma per il momento atteniamoci agli affari di "casa nostra" dove anche le ultime elezioni comunali hanno definitivamente sancito uno dei trionfi più storicamente clamorosi di questa tendenza. Sminuire la portata di questa svolta epocale non aiuta. Non è il caso cioè di attardarsi nell'insistere su fatti ovvi. Ad esempio, sul fatto che la politica di Salvini in tema di immigrazione non è altro che la continuazione sia pur esasperata di quella di Minniti, la quale a sua volta non è stata altro che l'esasperazione dei precedenti impostati dalla legge Bossi-Fini e così via. Resta che la novità assoluta di questi giorni c'è tutta ed è ben precisa: consiste nel fatto che la politica di respingimento di stranieri è stata eretta al primo posto dell'agenda politica, ossia è uscita fuori dal cilindro dove i cinque stelle la mantenevano sullo stesso livello di importanza di altre questioni come la politica anticasta o le propensioni antieuro. È qui, in questa nuova assegnazione di priorità, che sta il segreto, tanto del colmo del successo che sta incassando Salvini, quanto dello spaesato accodarsi dei grillini. É infatti solo insorgendo senza remore contro "l'incarnazione della diversità" identificata negli immigrati-come spiega la citazione di Bauman-che Salvini riempie il vuoto di riferimenti, il disorientamento, provato dal "variegato assortimento di individui" recentemente sempre più accalcatisi attorno alla sua figura. Scatenandosi contro lo straniero e chi li aiuta pare loro infatti di sfogarsi contro cause ben tangibili, dominabili, punibili, fin anche seviziabili, del loro smarrimento. Ed è solo partendo da qui, da questa diretta e immediata rivalsa contro supposti intrusi e loro complici, che pare tornare anche solo per un attimo il sollievo di sentirsi a casa propria e dunque la sensazione di potervi finalmente rimettere le cose a posto..: "da papà"-parola d'ordine essenziale di Salvini! Senza la priorità della politica dei respingimenti le promesse del "governo del cambiamento" apparirebbero infatti per quello che sono e che i gesti dei ministri giallo-verdi immancabilmente confermano: farfugliamenti velleitari accompagnati da più o meno maldestre rassicurazioni di continuità rispetto alle politiche neoliberali. Sul "contratto" all'origine del governo ha ragione l'analisi critica di Euronomade2: approccio vagamente risarcitorio nei confronti delle vittime della globalizzazione; non tanto la decantata restaurazione della sovranità statale-in realtà fuori tempo massimo-quanto affermazione della centralità del potere esecutivo; ripristino della tradizionale idea proprietaria della giustizia e dello stato sociale conformemente ai sogni del piccolo capitale; e il tutto poi condito di razzismo, del razzismo di Stato. Fantasie tanto ingenue quanto perverse, comunque senza avvenire? Forse non proprio. Nel corso dei lunghissimi preliminari per la formazione dell'attuale governo, l'impressionante e 1 Bauman Zigmunt, Liquid Modernity, Oxford, 2000 (trad. it. di Minucci S., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2011) 2Il governo degli equivoci, la giustizia proprietaria e il popolo sovrano
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Papers by Valerio Romitelli
L'attacco all'esperienza di Riace universalmente riconosciuta come d'eccellenza dimostra quanto altro mai l'abisso verso cui sta portando l'Italia e l'Ue il governo Salvini
L'attacco all'esperienza di Riace universalmente riconosciuta come d'eccellenza dimostra quanto altro mai l'abisso verso cui sta portando l'Italia e l'Ue il governo Salvini
pubblicata in www.ilmanifestobologna.it
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Lo storico Valerio Romitelli, nell’intervista rilasciata a Diacronie. Studi di Storia contemporanea il 23 luglio 2016, presenta le sue valutazioni del dibattito sulle riforme costituzionali nel secondo dopoguerra. Partiti politici, organizzazioni e corpi intermedi della società e dell’economia sono al centro della sua analisi, attraverso la quale definisce una specifica visione dell’evoluzione degli assetti di potere nel percorso storico del nostro paese.
Parole chiave: Assemblea costituente, bicameralismo, Costituzione italiana, referendum, riforma costituzionale.